*Ron ha beccato Harry e Draco che si baciavano e quest'ultimo non ha reagito molto bene, anzi. Harry, preoccupato per quel che ha visto, decide di parlargli per paura che un unghia nera diventi un arto in cancrena, ma ne sarà in grado? E Draco come la prenderà? La fan art usata non richiama molto lo stile che mi immagino per loro due che invece è rispecchiato da altre fan art che metto, ma ugualmente l'ho trovata utile. E ribadisco sempre che sono degli aventi diritti. Ringrazio chi legge la fic e la commenta, sono contenta se piace, ci sono molto affezionata ed ho fatto del mio meglio considerando che usavo personaggi di un mondo così ben tratteggiato e definito mettendoli in un enorme What If. Al prossimo capitolo. Baci Akane*

CAPITOLO 23: 
PAURE CHE DIVIDONO

drarry

Draco non ci aveva pensato molto, dopo il fatto gli era rimasta in testa solo la necessità di assicurarsi che nessuno ora iniziasse a parlare di loro o a guardarli in modo sospetto. Poiché avrebbe significato che Ron aveva parlato, cosa su cui contava abbastanza vista la scarsa considerazione che aveva di lui. 
Se lo scandalo fosse uscito davvero, era pronto a sistemarlo e passare all’azione. Ormai il danno era fatto, però almeno non gli sarebbe venuta voglia di parlarne ancora in giro. 
Non sapeva bene di preciso cosa avrebbe fatto, si sarebbe fatto guidare dall’istinto, proprio come dentro al Platano Picchiatore. Puro istinto, era stato piuttosto intimidatorio. Ricordava solo questo, non credeva di aver fatto niente di particolare, un paio di minacce.

Harry la ricordava e la vedeva diversa, così come Ron che era più che mai intenzionato a non avvicinarsi mai più a Draco nemmeno per sbaglio. A costo di evitare anche Harry, se necessario. 
Ovviamente gli dispiaceva, ma era stato sincero con lui. 
Gli aveva detto che non intendeva più averci a che fare e così sarebbe stato, di cercare di capirlo e che non era una cosa personale con lui ma solo con il suo ‘amico speciale’. 
Cercava di non usare mai certi termini, nemmeno se soli, poiché sapeva che ad Hogwarts c’erano orecchie ovunque. Tuttavia pur si sforzasse, Ron era una persona molto cristallina e comunque anche se non diceva certe cose, erano chiare ugualmente. 
Non cosa in particolare cercasse di nascondere, ma che per lo meno tentava di non rivelare un segreto. Nella fattispecie riguardava Harry e uno dei suoi amici. 
Ne aveva molti, era vero, ma solo pochi erano stretti. Harry lo sapeva che non ci sarebbe voluto molto prima che la voce si spargesse, perciò doveva correre ai ripari e per lui, ‘ripari’, significava affrontare Draco e quel suo piccolo poco trascurabile istinto pericoloso che aveva avuto nei confronti di Ron. 
Aveva avuto la netta impressione che non fosse solo una minaccia intimidatoria come tante, che però non si sarebbe mai applicata se le condizioni l’avrebbero reso necessario. 
Non aveva mai visto Draco in quel modo se non con suo padre, ma adesso la domanda che gli sorgeva era spontanea.
“Sarà Draco in grado di distinguere le situazioni dove è davvero necessario essere aggressivi ed addirittura cattivi, in un certo senso, da quelle in cui non serve?”
Si sentiva un idiota a porsi quella domanda e aveva timore a parlarne con Draco; non per paura di lui, ovviamente non era così. Ma perché sapeva che avrebbero finito per litigare, che Draco non avrebbe capito, l’avrebbe respinto e non avrebbe ricavato niente. Tuttavia lui sapeva ciò che aveva visto. Non aveva avuto le visioni. Conosceva Draco da quando era piccolo, non poteva ignorare ciò che era successo. Solo che non sapeva esattamente come affrontarlo. Non era il più diplomatico del mondo. 

Draco era in biblioteca a leggere l’ennesimo libro sull’animagia. 
Prima che in classe avessero affrontato l’argomento, lui avrebbe già saputo tutto.
Del resto ormai era impaziente, aveva atteso tanto come da indicazioni di Sirius, poiché capiva che prima di una certa età era presto per affrontare la materia, ma adesso quell’età c’era e non vedeva perché aspettare ulteriormente le tempistiche dettate da qualcun altro. Soprattutto non gliene importava nulla di fare le cose insieme agli altri della classe. 
Il regolamento dietro al complesso argomento degli animagus l’aveva compreso, dovevano essere registrati al Ministero, però Sirius e il padre di Harry erano diventati animagus giovani e non si erano mai registrati, non era mai successo niente, bastava essere cauti. Non voleva che il mondo sapesse che si poteva trasformare, a lui bastava farlo. 
Non era la gloria che gli interessava, ovvero far sapere al mondo intero quanto bravo era nelle magie più complesse. A lui bastava saperle fare, soprattutto bene. Il resto erano sciocchezze. 
Era vero che il suo desiderio più grande era redimere il nome dei Malfoy e dei Black perché era il proprio, però per quello non serviva necessariamente ostentare bravura. Innanzitutto doveva essere un bravo mago, poi doveva ricoprire un ruolo di rilievo e solo allora il nome dei Malfoy e dei Black sarebbero tornati ai fasti a cui appartenevano. 
Perciò non era mettersi in mostra ciò che voleva, bensì essere effettivamente il numero uno. 
Essere una animagus, ovvero riuscire a trasformarsi in un animale, richiedeva un’enorme dose di magia e di applicazione. Non tutti i maghi più potenti riuscivano a farlo, il loro preside, Silente, uno dei maghi più forti del mondo e di sempre, non era un animagus. Lord Voldemort, un altro mago potentissimo, seppure oscuro, non lo era. Grindelwald idem. 
Leggendo i libri sulla materia aveva compreso che non era facile trasformarsi in animale e padroneggiare totalmente quella magia, dovevi essere molto bravo e molto forte, dovevi avere un controllo completo dell’incantesimo che facevi a te stesso, perché una volta diventato un animale, c’era il rischio di perdere la propria coscienza e rimanere animale per sempre. 
Ogni volta che studiava l’animagia, Draco si faceva totalmente assorbire e normalmente preferiva farlo nella stanza comune dei Serpeverde, al riparo da occhi fastidiosamente indiscreti, ma in quel caso non trovando nessuno e trovando il libro in questione straordinariamente piccolo, aveva pensato di leggerlo in fretta lì senza fare avanti ed indietro. 
Tuttavia ad un certo punto era entrato uno studente e vedendolo aveva sussultato e si era brevemente fermato, poi aveva accelerato il passo nascondendosi nei molti scaffali di libri. 
Draco aveva ovviamente notato l’atteggiamento sospetto e si era irritato scuotendo la testa. 
“L’ha già detto a tutti, ne sono sicuro! Appena finisco qua, quel verme mi sente!”pensò furioso tornando sul libro di cui ormai gli mancava poco. 
Un’altra volta la porta si aprì, Draco sospirò spazientito alzando gli occhi in alto senza staccare la testa dalla lettura. Poco dopo due mani gentili e prepotenti insieme lo presero per le spalle, lo tirarono indietro raddrizzandolo contro lo schienale e gli voltarono il capo alla ricerca delle sue labbra. 
Quelle morbide di Harry si adagiarono dolcemente sulle sue e il primo istinto di Draco fu di rilassarsi, riconoscendolo. Il secondo fu di respingerlo irrigidendosi. 
- C’è qualcuno. - disse freddamente con un gesto del capo. - E probabilmente già sa, visto che appena mi ha visto è corso a nascondersi! - aggiunse acido. 

Harry rise cercando di smorzare la tensione già subito alta, in cuor suo rimasto male della sua reazione. Sapeva che da lì in poi non sarebbe stato facile, ma si sarebbe adattato. Draco non voleva sbandierare la loro relazione, doveva farsene una ragione. 
- Allora possiamo riprendere senza problemi... - Draco lo fissò torvo. - Se già sa di noi, tanto vale, no? 
A quello sospirò spazientito, per niente più rilassato di prima. 
- Non scherzare su questo. Quel demente ha parlato, appena lo becco mi sente! 
Harry impallidì e si sedette con lui nella sedia accanto, l’aria paziente di chi si faceva coraggio per affrontare una questione complessa. 
- Sì, beh, a questo proposito... 
Draco lo guardò senza capire. 
Harry sospirò, si grattò la nuca spettinandosi ulteriormente i capelli, cosa che spinse il compagno a sistemarsi i propri spaventato all’idea di apparire così scapestrato anche lui, infine si decise e lo disse e basta, senza mezzi termini. 
- Non serve che ammazzi tutti quelli che lo sanno... o che pensi lo sappiamo... o che secondo te hanno parlato... insomma, non ammazzare nessuno, ok? 
Draco lo guardò stupito che dicesse sul serio una cosa simile. 
- E chi ammazza? Al massimo li torturo un po’ per fargli passare la voglia di  parlare di noi! - lo disse con derisione, convinto che Harry esagerasse, ma lui dopo un risolino nervoso, tornò serio e per essere più chiaro gli prese la mano per farsi ascoltare meglio. 
- Ascolta. 
Draco la tirò subito via ed Harry allargò le sue come in un gesto di evidenza. 
- Ecco! Non serve essere così rigidi su di noi! 
L’altro alzò gli occhi al cielo e chiuse con un botto il libro che stava leggendo, ancora aperto sul tavolo. 
- Non farò coming out se è questo che vuoi dire! 
Era una posizione netta.
- Nessuno te lo chiede! Solo che se viene fuori non ha importanza, non è un dramma... - tentò cercando di essere il più mansueto possibile. Draco scosse il capo indurendo l’espressione del proprio viso, ora sembrava levigato nel ghiaccio. 
- No, non è un dramma. È totalmente inaccettabile. - sbottò categorico fissandolo dritto negli occhi. Harry si sentì a disagio nel guardarlo in quel momento ed era la prima volta che gli capitava, non voleva essere a disagio col proprio ragazzo, ma stava scoprendo nuovi lati che non aveva mai saputo avesse. E non erano tanto facili da digerire. 
- Perché? Ci sono tanti gay, non sono mica messi in croce! 
- Ma sono derisi, non vengono presi sul serio e comunque vengono visti male. E poi questa è una cosa nostra, perché devono saperla tutti? 
- Non devono saperla tutti, ma se capita che qualcuno lo scopra pazienza... non è vero che sono tutti derisi... 
Harry si stava agitando, si sentiva montare da un tremore interiore d’inquietudine. Era forse il primo litigio che poteva ricordare? Se non altro il primo da fidanzati. 
Draco si alzò dalla sedia con un movimento fluido ed elegante, una mano sul libro chiuso sul tavolo. Lo sguardo dall’alto era ancora più tetro e intransigente. 
- Tu non sei me, Harry. Non sai cosa significa far parte di una famiglia decaduta. L’anno scorso mio padre è venuto qua ed ha seminato il terrore. Era MIO PADRE! Io non sono come te o come gli altri. Tu poi... tu sei l’eroe che in qualche modo ha ucciso il mago oscuro, a te tutto è concesso, attiri gente solo perché esisti! Io le persone le allontano... no, Harry... tu non capisci. 
Draco era fuori di sé, nonostante questo non urlava sebbene Harry invece avesse voluto farlo. 
Si alzò infatti di scatto facendo un gran fracasso della sedia, sbatté le mani sul tavolo e gridò di slancio, snervato: - AIUTAMI A CAPIRE, ALLORA! PERCHÉ PER ME ORA COME ORA TU SEMPLICEMENTE TI VERGOGNI DI ME! 
Dannazione, l’aveva cercato per dirgli di non ferire nessuno nel caso fosse venuto fuori di loro, invece stava parlando di tutt’altro. Di qualcosa che non aveva minimamente contemplato potesse venire fuori.
Davvero Draco si vergognava di lui? 

Draco scosse il capo guardando fugacemente verso gli scaffali dietro cui era sparito il ragazzo, provando un immenso ed insano impulso di cercarlo e cancellargli la memoria. 
La presenza di Harry fu la sola cosa che glielo impedì, così respirò a fondo una volta tirando i muscoli del corpo, poi ancora teso come una corda di violino e la voglia di gridare e cancellare tutto ciò che non andava, uscì dalla biblioteca senza aggiungere altro. 

Harry provò ad inseguirlo ma si rese conto che se avessero continuato a parlare ora, non sarebbe finita bene. Probabilmente avrebbero solo litigato di più. 
Così tornò a sedersi di schianto, si tolse gli occhiali e si strofinò i palmi contro gli occhi, la testa gli esplodeva. Non sapeva cosa fare e non ci poteva credere. 
Aveva litigato con Draco, e che litigio! Lui si vergognava di loro due e come se non bastasse il tarlo che avesse un animo malvagio, dentro di sé, stava scavando gallerie decisamente profonde. 
Aveva parlato della cosa più facile, evidentemente. L’insicurezza del suo ragazzo. Perché chiedergli se avesse fatto realmente del male a qualcuno per motivi stupidi, era più difficile. Più grave. Come lo era concepirlo, ma finché non chiariva il punto affrontandolo una volta per tutte, quel tarlo, quella fissa, quel pensiero rimaneva lì a creare solchi nel suo animo. 
Conosceva davvero Draco? Di chi si era innamorato? 
Quanti altri aspetti di lui ignorava? Gli sarebbero piaciuti, sarebbe stato in grado di conviverci? Come poteva, dopo tutti quegli anni insieme, non sapere di lui ancora così tante cose?
No, su una cosa Draco aveva ragione. Non lo capiva davvero e questo era veramente un enorme problema. 
L’idea di perderlo per quello lo colpì con un’ondata bruciante che gli salì sugli occhi chiusi, facendogli venire voglia e bisogno di piangere. 
Non poteva perderlo, non l’avrebbe fatto, non esisteva.