*La bomba è scoppiata, qualcuno li ha visti baciarsi ed ha subito spifferato tutto in giro. Uno delle paure di Draco si concretizza. Sarà in grado di affrontarla in modo accettabile o farà un disastro? Harry riuscirà a gestirlo e aiutarlo? Per saperlo non resta che leggere. La fan art non è mia ma dell'avente diritto (ovvero colui che l'ha fatta). Mi era piaciuta così tanto che avevo deciso di usarla in qualche modo, ma non sapevo come. Scrivendo questo capitolo, mi è venuta l'illuminazione e così l'ho ovviamente adattata alle mie esigenze, ma diciamo che l'ispirazione è partita da questo bel disegno. PS: non faccio spoiler a nessuno in nessun caso per nessun motivo, perciò è inutile che mi fate domande del genere! XD Pubblico ogni 4 giorni, la fic è già pronta, perciò le risposte arrivano presto, non resta che leggere! <3 Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO 30:
REAZIONI DELICATE

drerry

Ci fu un breve istante in cui Harry pensò trionfante: “Se non facciamo sesso ora, non lo facciamo più! È perfetto perché lui è vulnerabile ed ha bisogno di calore e forza ed io sono quella forza per lui! Io ho quel calore per lui! Perciò è perfetto! Faremo sesso! È deciso! Non mi rifiuterà! Devo solo trovare il momento ed il posto giusti in modo che non trovi scuse e non si inibisca!”
Ma fu un breve istante, perché poi scoppiò il putiferio e di fare sesso non se ne parlò più. 
Harry per primo non riusciva a pensarci né ad averne voglia, sebbene si fosse fustigato per mesi pensando di non essere più voluto e desiderato da Draco, non in quel senso. 
Appena le voci iniziarono a correre, ogni energia, anche la più piccola, fu concentrata nel tenere a bada Draco. 


Iniziarono entro quella sera stessa, la notizia si espanse come una macchia d’olio.
Draco ed Harry facevano coppia e si erano baciati. 
Era anche peggio dover affrontare voci generiche e non una persona in particolare. Chiunque avesse dato inizio a tutto quello, non ci mise la faccia.
Draco fece esplodere un vaso con uno scatto di rabbia accompagnato ad un ringhio animalesco. Vaso che Harry prontamente ricostruì pensando che più che un serpente c’era il rischio si trasformasse in una tigre feroce, in quel momento. 
- Vigliacco di merda! Che mostri la sua faccia! 
- Chi dovrebbe mostrare la sua faccia? - chiese distrattamente Harry, il quale cercava principalmente di evitare che facesse esplodere altro nella sala comune dei Serpeverde, al momento deserta poiché al posto di cenare avevano capito che era meglio evaporare, sentendo le voci che correvano sul loro conto. 
- QUEL PEZZO DI MERDA CHE CI HA SPUTTANATI! 
- Ma chi?! - insistette Harry che non capiva con chi in particolare ce l’avesse, visto che praticamente tutti parlavano di loro. 
- CAZZO HARRY! QUALCUNO CI HA BECCATI PRIMA! 
La rabbia di Draco era letteralmente esplosiva, ogni volta che alzava la voce tendendo la bacchetta, scintille partivano colpendo mobili, oggetti o pareti che venivano scheggiati e riparati da un apprensivo Harry. Non aveva tempo di preoccuparsi per quel che stava succedendo. Doveva stare troppo attento che il suo compagno non distruggesse tutto. 
Da un lato forse poteva essere contento che non implodesse facendosi divorare dal male, ma così era devastante. 
- L’ho capito, ma se devi farlo fuori è meglio non sapere chi sia! 
- UCCIDERÒ TUTTI QUELLI CHE PARLANO DI NOI, ALLORA, VA BENE? 
Draco non sapeva davvero cosa diceva, era istinto puro, accecato da una rabbia che gli disattivava completamente il cervello. Harry ridacchiò sperando che scherzasse. Alla sua occhiata feroce capì che era serio.
- Oh dai, non puoi veramente affrontare tutti quelli che parlano di noi! Sono... sono praticamente tutti, ormai! - esclamò puntualizzando che con il termine ‘uccidere’ non poteva credere intendesse DAVVERO ‘uccidere’.
Harry ne era certo, più o meno. 

Non Draco, il quale nello stato in cui era si sentiva mostruosamente capace di farlo sul serio. 
Nel suo cuore nacquero una serie di incantesimi oscuri usati per ferire e fare del male al prossimo. Uno dopo l’altro, tutti quelli che aveva appreso al quarto anno, erano vividi nella sua mente. 
Si sentiva incapace di controllarsi. 
- Cosa dobbiamo fare ora, secondo te? Come fai a rimanere così calmo? 

- E cosa serve arrabbiarmi? Fai tu per due! - forse anche per dieci. Ma cercò di non scherzare troppo. Draco smise di lanciare scintille magiche di rabbia in giro e mise via la bacchetta, cosa di cui Harry fu contento. Stava iniziando a pensare di dovergliela requisire. Purtroppo un mago dotato ed emotivamente potente poteva riuscire ad usare la magia anche senza bacchetta in quella che si definiva magia spontanea, ma in quel caso era più pericoloso perché la bacchetta permetteva di incanalare la magia usandola in modo controllato e mirato. 
- Cosa diavolo facciamo? - chiese per l’ennesima volta Draco furioso.
- NON LO SO! - rispose esasperato Harry guardandolo riprendere la bacchetta per far esplodere ancora qualcosa: probabilmente quell’attività gli dava sollievo.
Harry, allarmato, cercò di prendergli il polso per fermarlo, ma invece notò che l’altro braccio sanguinava attraverso la camicia. 
Glielo prese e gli arrotolò la manica scoprendo un taglio che si era fatto con qualche scheggia di uno degli oggetti che aveva fatto esplodere.
Draco vide il sangue uscire dalla ferita non particolarmente profonda, sbuffò e scrollò le spalle. Questo però parve calmarlo.
Harry pensò che fosse curioso che il dolore fisico potesse placare la sua ira e decise di ricordarsi quel metodo in casi estremi. Sperava non sarebbe servito.
Gli stese il braccio verso di sé, il taglio rivolto in alto.
- Lascia stare! - brontolò Draco, ma Harry con una mano gli voltò la faccia per zittirlo poco gentilmente, e con l’altra puntò la bacchetta dove sanguinava, praticando un incantesimo di guarigione. 
Quel piccolo istante in cui il compagno fu investito della sua calda luce sulla ferita, lo placò estinguendo momentaneamente la sua rabbia furiosa. Abbassò la sua bacchetta senza più la minima intenzione di usarla e tornò a respirare con calma. 
Quando Harry ebbe finito, Draco lo guardò stupito.
- Quando l’hai imparato? 
Harry alzò le spalle, non era importante spiegargli che mentre Draco si faceva dare lezioni su come trasformarsi in animale, lui se ne faceva dare su come guarire gli altri. 
Era stato un desiderio istintivo che aveva seguito e basta. Oltretutto aveva scoperto di essere piuttosto dotato in quel genere di incantesimi.
- Cosa facciamo ora, Harry? È successo quello che non volevo... - tornò alla carica Draco, ma questa volta senza impeto e furia, quasi spento mentre il manto del terrore iniziava a ricoprirlo malevolo. Harry lo guardò negli occhi confuso. 
- Non siamo criminali, Draco. Non è un dramma se siamo gay e stiamo insieme. Possiamo non piacere, ma tante cose non piacciono. Si va avanti lo stesso! Lo dovranno accettare comunque! Non hanno scelta! Non smetteremo di stare insieme e amarci solo perché non gli piacciamo! Se ne dovranno fare una ragione! 

La sicurezza di Harry contagiò Draco al punto che lì per lì non si ricordò più perché avesse avuto tanta paura di far sapere della loro relazione. 
Trovando sollievo in lui e in quel suo modo di essere forte e positivo, gli mise una mano sulla nuca, l’attirò a sé e poco prima di baciarlo quasi con prepotenza e bisogno, sospirò di sollievo. 
Lo baciò prendendo da lui la forza per affrontare quanto sapeva sarebbe accaduto da lì in poi. 
“Non deluderlo, Draco. Non puoi deluderlo. È la sola cosa che non potresti sopportare.”
Baciandolo nella penombra della sala comune, cercò disperatamente di aggrapparsi a quel sentimento, incidendosi il pensiero più importante di tutti.
“Lo amo troppo per deluderlo.”
Non per paura di diventare malvagio cedendo al suo lato oscuro, ma per paura di perderlo. Harry non l’avrebbe seguito, in quel caso. L’avrebbe perso. E non poteva assolutamente accettarlo. 


La prima prova non tardò ad arrivare.
I primi membri dei Serpeverde cominciarono ad arrivare nella loro casa dopo cena e appena li videro, iniziarono a ridacchiare fissandoli e sgomitandosi. 
Qualcuno andò diretto nelle stanze, qualcuno si fermò lì fingendo di dover fare qualcosa. 
Draco iniziò a macinare, Harry lo teneva per il polso impedendogli di usare la bacchetta. Il cuore gli batteva impazzito, non per le occhiate, le risatine e le voci, bensì per il terrore che Draco facesse qualcosa di irrimediabile.
Cosa avrebbe fatto, a quel punto? Se avesse ferito i loro compagni cosa avrebbe fatto? Un conto era coprire un guaio, un altro conto un crimine vero e proprio, una colpa seria. 
Non poteva permettere che Draco si scatenasse. 
Lo tirò per trascinarlo in camera, non che poi lì fosse meglio dal momento che dormivano con altri compagni, gli stessi che ora ridevano di loro. 
- Vi nasconderete come vermi per sempre? - chiese uno degli altri; Draco non si mosse, rimanendo fisso lì in mezzo alla sala. Il volto leggermente abbassato e gli lo sguardo alto, feroce, puntato su chiunque parlasse. Penetrò il ragazzo che strafottente aveva aperto bocca, impavido, schifato. 
- Fareste bene, fa schifo a tutti vedere due froci che se la fanno! 
Harry, con la mano sul suo polso e le dita proprio all’altezza dell’arteria, sentiva i battiti del cuore di Draco. Sembravano dei tamburi di guerra. 
Stava per esplodere. 
Doveva fare qualcosa. Subito. 
- Eravate troppo amici per essere normali ed ecco spiegato tutto! 
Harry scosse il capo alzando gli occhi al cielo. Li poteva anche ignorare finché non si sarebbero stufati, ma Draco non ci sarebbe riuscito. 
Doveva fare qualcosa e subito. 
- Venite qua! - ruggì improvviso Draco. Non urlò, ma era quasi come lo facesse. Harry spalancò gli occhi e lo guardò terrorizzato. Li voleva far esplodere in massa?
- Draco, lascia stare... - tentò aggrappandosi alla sua spalla. 
- No. - sibilò. - È meglio chiarire subito un concetto, così potremo dormire tutti sonni tranquilli! - continuò il suo ragazzo come se parlasse agli altri mentre lo faceva a lui. Poi si rivolse ad uno dei compagni che erano lì a provocarli. - Avanti, vai a chiamare gli altri che sono saliti! Dì che dobbiamo fare un annuncio! 
Vedendo che non si muoveva, incredulo che reagisse in modo tanto insolito, Draco andò dal compagno e lo spinse su per le scale. 
- VAI, HO DETTO! - urlò a quel punto.
Il ragazzo andò, nel tempo che ci impiegò a far scendere tutti quelli che erano saliti, altri ne arrivarono fermandosi tutti nella sala, incuriositi da quel che stava succedendo, capendo che qualcosa era nell’aria.
Draco ed Harry al centro della folla disposta ora a cerchio, Harry che fissava preoccupato ora i compagni, ora Draco. Lui deciso, furioso, la bacchetta ancora in tasca. Non che gli servisse per fare distruzioni di massa. 
La mano stretta sul suo polso, l’altra aggrappata alla sua spalla.
Quando furono tutti lì, Draco prese Harry per il colletto della camicia, da dietro, come se lo stesse portando dal preside per scontare qualche grave colpa. 
Poi fissando uno ad uno i compagni esterrefatti e morbosamente curiosi, puntò quello che aveva parlato prima. 
- Stiamo insieme, siamo gay. La notizia sconvolgente è che anche a noi voi ci fate schifo, ma cercheremo di tollerarvi perché non abbiamo scelta! Ma se ci romperete ancora il cazzo faremo proprio come voi ed inizieremo a prendervi per il culo e accusarvi di ciò che ci fa vomitare di voi! 
Harry era sorpreso, stava facendo un discorso sensato; rabbioso e provocatorio, ma sensato. Insomma, non li stava solo minacciando di ucciderli e non sembrava intenzionato a farli schiantare tutti, sebbene probabilmente volesse farlo con tutto sé stesso. 
- Di che cazzo parli, che diavolo c’è di peggio di due froci? - chiese sbruffone il primo dei compagni che aveva preso la parola prima. 
Draco lo puntò col dito, sempre tenendo l’altra mano sul colletto di Harry, stringendo con rabbia e forza. 
- Sei grasso. Mi fai vomitare da quanto sei grasso. Sei un sacco di lardo rotolante! - rispose immediatamente, con una velocità di pensiero sconvolgenti. Il giovane rimase di sasso a quella risposta e divenne paonazzo. Era davvero in sovrappeso e spesso preso in giro, per quello aveva iniziato a prendere in giro gli altri, per spaventarli ed essere lasciato in pace. 
Poi Draco puntò il dito contro un altro, uno di quelli che prima aveva parlato dicendo che facevano schifo e dovevano nascondersi. 
- Tu sei stupido come la merda che nemmeno se prendi mille ripetizioni potrai mai capire la differenza fra un babbano ed un magonò. Hai dei voti penosi e non perché non ti impegni, proprio non ci puoi arrivare. Hai un QI così scarso che sei un ritardato mentale. - accusa in un certo senso fondata in quanto davvero non riusciva a prendere voti decenti anche in materie e argomenti facili e dopo ripetizioni. Il suo limite mentale in quel senso era risaputo e lui per nasconderlo faceva battute al veleno su tutti quelli che gli capitavano a tiro. 
- Tu sei una puttana e la dai a tutti, l’hai data così tante volte che ormai fa schifo a tutti mettertelo dentro e accettano solo gli sfigati disperati! - con questo indicò una ragazza che ci era andata particolarmente pesante. 
- Posso continuare. Ne ho per tutti! - Draco proseguì indicando gente a caso che non aveva nemmeno parlato, indicando con crudeltà ogni loro difetto evidente, marcando e sottolineandolo. 
Infine si placò, lasciò che il silenzio esplodesse e facesse assimilare il concetto che lui aveva così brillantemente messo in mostra. 
- Ho usato le vostre stesse monete per fare a voi ciò che avete fatto a noi. Spero capirete, che non siate davvero così mentalmente limitati da non arrivare al concetto che se io e lui stiamo insieme sono cazzi nostri. - dicendolo lo circondò col braccio smettendo di tenerlo come un gattino per il coppino. Glielo mise intorno al collo possessivo. 
- A voi possiamo non piacere, ma tranquilli che la cosa è reciproca. - aggiunse poi. - Ma cercherò di non farvi pesare ciò che a me non piace di voi! Proveremo a convivere! Ma giuro che se mi romperete ancora il cazzo non sarò delicato come ora. 
Harry avrebbe voluto chiedergli quando gli sembrava di essere stato delicato, ma sapeva che in realtà lo era stato, considerando che aveva fatto esplodere tutta la sala poco prima. 
Sollevato da quella sua reazione davvero sorprendente, sperò che nessuno osasse replicare. 
Il silenzio generale lo presero come un accordo non sancito a cui tutti acconsentirono ed i due sfilarono su verso le camere ed i rispettivi letti. 
Una volta soli nel loro angolino in fondo, fecero attenzione a non avere alcuna dimostrazione di affetto; si cambiarono in silenzio e quando si infilarono sotto le coperte, non per dormire ma per isolarsi dagli altri che iniziavano a salire alla spicciolata sempre senza proferire parola, Harry si sporse dal letto e aspettando che Draco facesse altrettanto, sussurrò piano con aria divertita, soddisfatta ed estremamente orgogliosa. 
- Sono fiero di te! 

Sentendolo, Draco riprese a respirare sollevato.
Per tutto il tempo aveva pensato di esplodere, di non riuscire a trattenersi e a cedere a ciò che gli voleva fare davvero. 
- Volevo schiantarli tutti. - ammise infine, piano, sempre spuntando di poco dalle coperte e facendosi vedere e sentire solo da lui. Harry ridacchiò.
- Temevo proprio lo facessi. 
- Ma ho optato per l’idea meno cruenta. Solo che avevo paura non ti fosse piaciuta. Ci sono andato pesante... 
Harry lo guardò meravigliato di quel suo timore. 
- Oh, io un pugno o due l’avrei mollato! Sei stato molto più bravo di me! 
Era vero. Ma se Harry tirava qualche pugno non era un problema visto quanto positivo era come persona, se lo faceva lui sarebbe stato messo in croce, dal momento che Draco era al microscopio da praticamente tutti per la sua risaputa negatività. 
- Sei stato grande! - ripeté Harry fiero. Conoscendolo, sicuramente ora voleva sgusciare nel suo letto e riempirlo di baci e fare sesso selvaggio con lui, ma visto che stava fermo al suo posto presumeva sapesse che non era decisamente il caso. Suo malgrado il sorriso radioso fu meglio di qualunque bacio per Draco che si rese conto in quel momento di aver appena superato uno dei suoi scogli. La paura di perdere Harry passava da quella di essere maltrattati per la loro relazione nel caso sarebbe diventata di dominio pubblico. 
Il primo ostacolo l’aveva superato con successo, sperava negli altri. Perché sapeva che non era finita lì. Ma se scegliere la parte giusta lo faceva sentire così, perché mai avrebbe dovuto scegliere quella sbagliata?