CAPITOLO 31:
LO SFOGO GIUSTO
Remus si ritrovò Draco davanti alla porta del suo studio e per poco non si sentì male.
- È successo qualcosa ad Harry? - chiese immediatamente, allacciandosi la vestaglia. Draco aveva letteralmente buttato Remus giù dal letto bussando con ossessione alla sua porta, perciò aveva ancora i capelli arruffati e i segni del letto sulla faccia. Il colpo provato nel vedersi Draco alle sei e mezza del mattino, molto prima dell’orario normale di risveglio, lo fece rinvenire molto male, e già di norma i suoi risvegli non erano rosei.
- No no, sta bene! - si affrettò a dire Draco tamburellando le dita sullo stipite della porta. - Posso entrare?
Remus impallidì convinto di avere le allucinazioni.
- Stai male tu?
Non che si aspettasse di vederselo arrivare lì, in quel caso.
Draco scosse la testa, ma appena Remus si fece leggermente da parte, si intrufolò dentro iniziando subito a guardarsi intorno, come se si aspettasse di vedere qualcun altro.
Remus capì subito chi aveva sperato di trovare, ma dovette contraddirlo.
- Se cerchi Sirius non è qua.
Con delusione Draco si fermò facendo una smorfia apertamente contrariata. Remus ci rimase anche male piegando il capo di lato e fissandolo come se avesse davanti il più impertinente piccolo mago del mondo. Quale poi era, in effetti.
- Cioè mi butti giù dal letto alle sei e mezza del mattino per vedere se c’è Sirius? E visto che non c’è, cosa, te ne andrai senza nemmeno scusarti?
Draco capì che si era indispettito probabilmente per la preferenza dimostrata verso Sirius. Scrollò le spalle e come se non fosse minimamente importante, si sedette su una delle sedie nel suo studio, al di qua della scrivania. Dietro allo studio c’era la sua camera da letto, la porta ancora aperta.
- Scusa. - disse senza minimamente sentirlo. Remus provò l’irrefrenabile impulso di mandargli una piccola innocente maledizione, ma dal momento che non ne conosceva di piccole ed innocenti, decise di vedere quale cataclisma si era abbattuto su quell’impertinente tanto caro ad Harry.
Si vedeva che aveva qualcosa che lo preoccupava, che era teso e pensieroso. Piombargli lì a quell’ora, sia pure alla ricerca di Sirius, non era per nulla normale.
Decise di mettere su un thé rassegnandosi a rinunciare all’ultima mezz’ora legittima di sonno.
- Che succede?
Probabilmente non gliene avrebbe voluto parlare, ma visto che c’era tanto valeva farlo. O forse era troppo importante dirlo almeno a qualcuno. Qualcuno che non fosse Harry.
Per un momento temette che si trattasse di sesso, che i due avevano fatto sesso per la prima volta, cosa di cui dubitava. Non che l’avessero fatto, ma che fosse la prima volta. Non così tardi.
Harry era tardivo ed ottuso, ma sicuramente Draco no.
Draco fissò la teiera sul piccolo fornello magico che si scaldava, ma non la vedeva realmente. Ci guardava attraverso rivedendo quello che era accaduto la sera prima.
Non sapeva come dirglielo, ma di sicuro Remus sapeva già tutto. Fra Harry e Sirius era ovvio che fosse già stato informato. Lui preferiva Sirius per qualche ragione misteriosa, forse perché si somigliavano in certe idee o reazioni, o magari perché erano entrambi Black. Ma in realtà quello più sensato, affidabile ed empatico era proprio Remus.
- Io ed Harry siamo stati beccati. - disse a denti stretti senza fissarlo minimamente nemmeno in faccia.
Remus inarcò un sopracciglio. Gli era giunta voce, aveva capito che a cena gli studenti avevano parlato di qualcosa di particolare, ma capendo che non gli sarebbe piaciuto perché sembravano malignità e pettegolezzi, non aveva voluto ascoltare.
- A fare?
Dovette chiederlo per chiarire quanto nei guai fossero. Era plausibile che per un problema simile corressero da lui a chiedere aiuto, magari rischiavano di essere messi in punizione per qualche brutta reazione. Anche se si sarebbe aspettato Harry precipitarsi lì.
Draco allora lo fulminò col suo sguardo più terribile.
- Ci baciavamo e basta! - sbottò. Remus annuì alzando le mani in segno di pace, anche se non aveva assolutamente insinuato nulla.
In suo aiuto arrivò la teiera che si mise a fischiare, così si alzò ben volentieri per versare le due tazze. Ne diede una a Draco e l’altra la tenne per sé, sedendosi poi accanto a lui dallo stesso lato della scrivania.
Remus lo guardò e notò che era a disagio e teso, ma non sapeva come aiutarlo a sciogliersi. Del resto era tanto che fosse lì in cerca di un consiglio. Era un evento più unico che raro già solo il tentativo.
- Siete nei guai? Avete reagito male per difendervi?
Draco rimase stupito del fatto che avesse pensato subito alla cosa più logica. O meglio che quella fosse la cosa più ovvia.
- No in realtà... in realtà è proprio l’opposto. - disse esterrefatto capendo solo lì quanto fosse assurdo quanto accaduto. - Abbiamo reagito bene e per il momento ce la siamo cavata. Con i nostri compagni di casata, per lo meno. Il resto della scuola vedremo.
Remus, totalmente stupito di quella rivelazione, lo guardò strabiliato. Non ci poteva credere che Draco avesse reagito bene davanti ad uno dei suoi incubi che diventavano realtà.
- E quindi qual è il problema? - chiese sorseggiando il thé caldo che gli trasmise subito un po’ di vita, aiutandolo a svegliarsi meglio.
Draco ignorò la propria, stringendosi le mani. Serrò le labbra fissando la tazza fumante, poi si decise.
- È che avrei voluto, capisci?
Remus lo guardò rallentando i respiri. Era la prima volta che Draco gli parlava di quelle cose, ma probabilmente gli stava per mollare una bella patata bollente e lui, come sempre, doveva risolvere le cose più complesse.
Chissà cosa si aspettavano che facesse, gli altri due, ogni volta che gli lasciavano i compiti più ingrati? Qualche magia?
- Cosa? - chiese cauto, senza muoversi.
- Reagire male. - Draco spostò gli occhi penetranti su Remus. - Molto male.
Il sottinteso fu chiaro.
Non ne avevano mai parlato in modo diretto, ma era chiaro cosa intendesse. Ed era chiaro che entrambi sapevano che l’altro sapeva.
- Ma non l’hai fatto, giusto? - fece piano Remus, come ipnotizzandolo. Nessuno dei due osava muovere un muscolo, staccare gli occhi, né tanto meno respirare più forte. Come per paura di interrompere un incantesimo importante. Quello della verità e della confidenza.
Draco scosse il capo.
- No. Ma dentro di me... credimi, la mia testa esplodeva di incantesimi di stupeficium. Io li volevo schiantare tutti dal primo all’ultimo. Non sai quanto. Non ne hai idea Remus.
Normalmente tutti potevano provare una rabbia tale da spingerli a reagire male o a desiderarlo, non era un dramma. Poteva capitare. Nessuno ci dava troppo peso.
Ma nel suo caso era diverso e tutti e due lo sapevano.
Remus si sporse piano piano verso di lui, muovendosi al rallentatore, respirando quasi impercettibilmente come se gli leggesse il pensiero od il cuore.
- Ma non l’hai fatto. È questo che conta. - sottolineò piano.
Draco sospirò e scosse il capo, gli occhi gli bruciavano e gli dolevano i muscoli.
Mentre Remus era rimasto semplicemente immobile, lui lo aveva teso ogni muscolo fino allo spasmo. Fece una smorfia di sofferenza, emise un lamento e distolse lo sguardo sentendo le lacrime sul punto di uscire.
Stava per esplodere di nuovo. Remus lo capì subito e fece qualcosa che da quando l’aveva incontrato non aveva mai fatto. Gli mise le mani sulle sue, rendendosi conto di quanto forte se le stesse stringendo da solo.
Draco si sentì scottare a quel contatto e fece per ritrarsi istintivamente, ma lui lo obbligò ad accettarlo usando un po’ di forza ed insistenza.
Il ragazzo si concentrò sulle loro mani, poi Remus parlò ancora, calmo e pacato, ma con una sottolineatura nel suo tono.
- Draco, non l’hai fatto. Lo capisci? Non conta quanto disperatamente vuoi una cosa, contano sempre le tue azioni, alla fine.
Era vero? Contava solo ciò che si faceva alla fine dei conti? E se nel frattempo avevi sognato di ferire atrocemente chiunque avevi davanti? Di cancellarli dalla faccia della Terra?
Quello non contava?
- Ho paura di non riuscire a trattenermi la prossima volta. Di cedere a questo lato che...
- Harry lo sa?
Draco annuì.
- Me ne ha parlato lui per primo e da allora vivo nel terrore che prenda il sopravvento. Sirius ha detto di smetterla di soffocare tutto e affrontare le mie paure ed ora ne sto affrontando una e non so se... se ce la farò sempre... e se dovesse andare male la prossima volta che ci prenderanno di mira?
Draco aveva aperto la diga e lasciava uscire il fiume che straripava. Remus lo lasciò tirare tutto fuori, poi tornando a stringere le mani nelle sue, attirò la sua attenzione e disse calmo, con la sua tipica dolcezza: - Ne hai parlato ad Harry, a Sirius, ora ne stai parlando a me. Ieri nonostante volessi con tutto te stesso ferire i tuoi compagni, non l’hai fatto. Anche se stavi vivendo una delle tue paure. Non lo capisci?
Draco non capiva, lo guardò stordito e confuso, gli occhi lucidi e rossi, pieni di voglia di piangere. Anch’essa trattenuta.
- Stai andando bene, Draco. Non ti chiudi più, cerchi consigli, ti sfoghi e alla fine reagisci comunque nel modo giusto. Stai andando bene. Non è facile, non lo sarà mai. Ma stai andando bene. Credi in te stesso e continua come stai facendo.
- A parlarne? - chiese smarrito Draco, iniziando a sentire un assurdo stupido sollievo nel sentirsi dire che stava andando bene anche se a lui non sembrava.
- E a sfogarti. Trova uno sfogo anche fisico. Quando accumuli tanta rabbia repressa, fai qualcosa che ti scarica i nervi. Corri, tira pugni ad un sacco... ci sono tante cose che puoi fare. Non importa cosa sia.
Draco assorbì le sue parole ed annuì. Voleva Harry. Voleva perdersi in lui e farlo suo, ma non poteva. Sapeva di non potere fino a che non fosse stato sicuro di avere vinto la sua lotta contro il lato oscuro. Forse stava andando bene, come diceva Remus, ma non era ancora finita e fino a che non avrebbe saputo di essere arrivato, non avrebbe fatto suo Harry.
Perciò voleva volare. Voleva volare via. Sentiva il profondo desiderio di librarsi in cielo e correre veloce come il vento, confondersi nell’aria e volare.
Pensò così alla scopa e decise che poteva valere la pena provare.
Annuendo, lo ringraziò educato, si scusò formalmente e fece per andarsene. Poi si fermò sull’uscio e lo guardò storto.
- Non lo dirai a nessuno, vero?
- Sai che a Sirius lo dirò.
Draco alzò le spalle.
- Quello è scontato. Non ad Harry o mia madre.
Remus sorrise e scosse il capo.
- Harry lo saprà già da solo.
- Qualcosa gli ho detto. Non quanto li volevo disperatamente schiantare, ma gli ho detto.
Poi la sua felicità nel vederlo reagire nel modo giusto l’aveva elettrizzato e fatto sentire bene, facendogli scacciare ogni ansia e paura.
Per un po’. Il tempo di sognare di farli sanguinare tutti per vendicarsi adeguatamente dell’affronto subito.
Al suo risveglio era sgattaiolato via in silenzio sperando di trovare Sirius in una delle sue scappatelle dal suo compagno.
Alla fine era andata bene anche così, si era detto. Remus gli aveva dato un’idea ed un aiuto che probabilmente gli altri due non sarebbero stati in grado di dargli.
Dopotutto quel tipo non era così male.
Dopotutto.
Quando salì sulla scopa il cielo si stava appena colorando di rosa e oro. Inizialmente non notò le prime luci dell’alba, spiccò il volo sentendosi anche piuttosto idiota ed insultandosi per fare una cosa così sciocca e banale senza un motivo preciso dietro.
Ma appena iniziò a muoversi nel fresco del mattino, avvolto nel mantello Serpeverde nero e verde, sentì il bisogno di aumentare la velocità e lo fece.
Il vento che lo schiaffeggiava sul volto era freddo e divenne tagliente mano a mano che aumentava la velocità.
Ben presto si ritrovò a correre impazzito per il cielo sopra Hogwarts e sulla vallata incantevole in cui sorgeva, che nemmeno percepì il gelo del vento.
Provò un piacevole brivido che crebbe aumentando le prodezze.
Era bello.
I capelli tirati indietro dal vento erano quasi bianchi, ma diventavano d’orati nella luce dell’alba; il mantello frusciava dietro di sé, ma lui era appiattito sul manico della scopa con gli occhi assottigliati per guardare l’indistinto mondo intorno.
Era tutto una macchia d’oro e rosa e mentre i raggi abbracciavano la vallata, si ritrovò attratto dalle macchie che si espandevano e senza accorgersene andò giù a rotta di collo all’inseguimento del sole che come una coperta iniziava a rivestire gli alberi, le valli, il lago ed il fiume.
Andò giù velocissimo fino quasi a schiantarsi sulla superficie del lago e prima di tuffarcisi virò in orizzontale e strisciò coi piedi sull’acqua, sui raggi d’oro che dipingevano il lago, e si sentì bene.
La mente era azzerata, l’animo lo era. Non c’era passato né futuro. Solo quel momento. Nessuna preoccupazione. Nessuna ansia.
Nessuna paura.
Per tutto il tempo che corse come un matto sulla scopa, si sentì libero da ogni imposizione, dovere e angoscia. Non aveva né un lato buono né cattivo. Né luce né ombra. Semplicemente era lui, qualunque cosa fosse in realtà.
Né uomo, né animale, né rettile. Lui e basta.
Solo lui ed il vento.
Draco si rese conto che non si era mai sentito così bene al di fuori dei momenti in cui stava con Harry. Si impresse quella sensazione, decidendo che l’avrebbe rifatto tutte le volte che avrebbe voluto.
Draco scese a terra riponendo la scopa al proprio posto rendendosi conto che era già ora inoltrata di far colazione. Non aveva detto niente ad Harry, era solamente sparito dal letto e sicuramente era preoccupato, ma aveva avuto bisogno di pensare e stare un po’ da solo.
Adesso si sentiva meglio, i nervi più rilassati e scarico dalla rabbia e dalla tensione.
Sperava che quello stato rimanesse il più possibile, conscio che lo stava per aspettare un periodo complicato.
Affrontare un gruppo ristretto di persone era un conto, affrontare tutta la scuola era un altro.
Oltretutto sia lui che Harry erano molto popolari e non erano mai passati inosservati.
Harry era l’eroe del mondo, Draco l’erede dei decaduti.
Dopo essersi brevemente sistemato, andò in sala grande diretto al tavolo dei Serpeverde. Ignorando totalmente gli altri, cercò esclusivamente Harry che trovò in fondo, da solo. Gli altri compagni erano ben lontani da lui e la cosa un po’ lo sollevò. Sarebbe stato peggio vederlo vicino a loro, probabilmente l’avrebbero offeso.
Percorse tutta la sala per arrivare a lui e nel farlo passò fra il tavolone dei Serpeverde e quello dei Corvonero.
Ignorare era la sua parola chiave del giorno.
Ignorare, si ripeteva.
Consapevole che tutti avevano prima guardato Harry ed ora guardavano lui con curiosità morbosa e accuse varie, ci riuscì nonostante li sentisse bisbigliare.
Fu bravo, perché nel vederlo arrivare ognuno dei presenti lo guardò lanciandosi occhiatine significative, ma non era un problema.
Parlavano di lui.
Era abituato ad essere criticato e malvisto.
- Guardate, è arrivato!
- Va da Potter! Allora è vero!
- Tu pensa come l’ha rovinato!
- Era già impossibile che fossero amici, ma ora è definitivo!
- Sì, Potter è spacciato! È rovinato, ormai! Malfoy l’ha contaminato del tutto!
Il problema, appunto, sopraggiunse quando sentì parlare male di Harry.
È lì che tutte le sue buonissime intenzioni sull’ignorare il mondo, sfumarono come fumo nel vento.
Note Finali: la fan art come sempre non è mia, ma presa da Pinterest. Cercavo un Draco quattordicenne cupo per accompagnare il capitolo e questa mi sembrava abbastanza perfetta.
Come dicevo all'inizio della fic, è tutto Dracocentrico, perciò seguiamo più lui di Harry. Mi piace evidenziare di tanto in tanto i rapporti che crea o che evolvono fra lui e gli altri, in questo caso con Remus, anche se io personalmente adoro quello che matura con Sirius.
So che le corse sulla scopa sono una cosa da Harry, ma per ragioni che scoprirete più avanti (un bel po'), l'ho messa anche a lui.
Buona lettura. Baci Akane