CAPITOLO 32:
I VERI AMICI
Harry alzò la testa dal proprio piatto, sentendo i bisbigli intensificarsi improvvisamente.
Cercò verso la porta in fondo e per un momento si maledisse di essersi messo dalla parte opposta, ma essendo stato il resto del tavolone occupato, non aveva avuto scelta.
Anche lui aveva dovuto fare il percorso della vergogna attraversando tutta la sala grande, fra le postazioni di Serpeverde e Corvonero.
Si era chiesto dove fosse finito Draco, ma aveva pensato preferisse non farsi vedere sempre insieme a lui per proteggerlo dalle voci che sarebbero continuate per un po’.
Harry non era d’accordo, ma non poteva nemmeno cercarlo ossessivo tutte le volte che si isolava. Era deciso a dirgliene quattro appena l’avesse rivisto, ma quando lo vide attraversare tutta la sala fra occhiate malefiche e bisbigli ancor più malefici, capì che quella era una punizione sufficientemente pesante.
Osservò con attenzione il suo ragazzo mentre sopraggiungeva dritto e teso, i capelli erano stranamente voluminosi, come se si fosse asciugato i capelli in una corrente di vento.
Anche la sua divisa sembrava appena sistemata, come se fino a quel momento fosse stata in disordine, altra cosa non da lui.
Poi guardò meglio il volto cupo e torvo. O forse gelido e livido. Difficile descrivere con attenzione cosa fosse ora quell’espressione, sicuramente non distesa e serena.
Ma le guance?
Le guance erano decisamente ravvivate di un insolito rosso.
“Un momento, che ha fatto? Di solito brilla di un biancore accecante! Sembra abbia corso come un matto!”
Naturalmente lo conosceva e sapeva che non poteva aver fatto ciò che all’apparenza sarebbe potuto sembrare trattandosi di un ragazzo qualunque. Draco non era un ragazzo qualunque!
Non si trattava di sesso, perciò l’altra opzione era un’attività fisica. La corsa comunque non era da lui.
Harry si rabbuiò curioso come suo solito, ma fu distratto dai suoi occhi che taglienti si spostarono pericolosi sui compagni di Corvonero, quelli più vicini e che sentiva chiaramente parlottare. Fu un guizzo, ma lui lo vide chiaro e netto.
Istinto omicida.
Con panico cercò la sua mano destra e la vide stringersi alla bacchetta fino a quel momento posata nella tasca laterale dei pantaloni, dove normalmente stava l’oggetto.
Harry scattò per alzarsi e fermarlo, perfettamente consapevole che questa volta non sarebbe andata bene come la sera precedente. Sicuramente affrontare i Serpeverde era diverso che il resto della scuola.
Stava per correre da lui e tirarlo via, quando sentì altri movimenti altrove, come di persone che si alzavano dal tavolo.
Per un momento temette che fossero quelli di Corvonero intenzionati ad alzar rissa con un Draco in assetto da guerra.
Si era alzato per precipitarsi da lui, ma sapeva non avrebbe fatto in tempo a fermarlo. Era già rivolto ai ragazzi della Casa vicino che avevano parlato male di loro, col suo sguardo feroce e velenoso, quando qualcuno gettò una ciotola piena di cereali proprio lì dove si stava per consumare il probabile delitto.
I cereali finirono in mezzo al tavolo, nel gruppetto di malelingue più incaute che avevano istigato Draco. Si fermarono stupiti senza capire chi diavolo avesse osato, si guardarono intorno alzandosi di scatto e videro Ron Wesley e Seamus Finnigan che da Grifondoro, il tavolo vicino a Corvonero, si erano precipitati per dare il loro contributo.
Draco ed Harry li guardarono meravigliati.
- Che diavolo fate? - chiesero aggressivi i Corvonero colpiti alzandosi in piedi, pronti a litigare con Ron e Seamus invece che con Draco alle loro spalle.
- Siete un branco di patetici falliti! - Ron a quanto pareva era uno dei migliori ad offendere vista la lingua lunga che si ritrovava. Era anche uno di quelli più legati ad Harry.
- E a voi che ve ne frega se parliamo di loro? - sbottarono i Corvonero coinvolti, in piedi e rivolti verso di loro.
- Che frega a voi di loro, cazzo! - replicò furioso Seamus, quasi che ci fosse una questione personale. Fu presto raggiunto dal fedele Dean Thomas e ad Harry, che conosceva le loro dinamiche, fu chiaro il motivo per cui Seamus se la prendesse tanto per quel discorso.
Li vide fronteggiarsi e ci fu un momento di tensione in cui fu evidente l’intenzione di tutti i protagonisti dell’alterco di esagerare e passare addirittura alle mani se necessario.
Harry raggiunse Draco, completamente bloccato e spento dalla reazione imprevedibile dei suoi amici Grifondoro. Gli strinse il braccio ed in quello i bisbigli tornarono dopo un momentaneo sospensione. Si guardarono intorno e realizzarono che il resto della scuola presente in sala, in quel momento li stava osservando morbosamente come fossero al cinema. Videro Harry raggiungere ed addirittura toccare Draco davanti a tutti, per la prima volta li vedevano insieme dalle voci della sera prima -eccezione fatta per i Serpeverde- e fu lì che scoppiarono di incredulità.
Sembravano tutti sconvolti dal fatto che osassero farsi vedere insieme in pubblico, come se avessero dovuto come minimo rimanere nascosti a vita. Perché non potevano mostrare le loro dinamiche amorose in quanto facevano troppo ribrezzo alla maggior parte della gente.
Questo pensavano le loro menti limitate.
- È curioso. - si levò una vocina soave a quel punto, facendosi notare nei sussurri e nel caos generale che stava scoppiando. Tutti si girarono a guardare chi stava parlando e dal fondo del tavolo di Corvonero, Luna Lovegood si alzò muovendosi al centro, verso il gruppetto in piedi in procinto di peggiorare le cose.
Tutti la guardarono nelle sue movenze da fata sbadata. Luna non faceva ancora parte del gruppo di Harry, ma andò proprio da lui, accanto a Draco. Guardandola davanti a lui sembrò per un momento sua sorella viste la carnagioni particolarmente simili.
- Se foste un ragazzo ed una ragazza non vi avrebbero nemmeno notato.
Draco alzò un sopracciglio perplesso dell’ovvietà che aveva detto e del modo in cui l’aveva fatto. Harry tratteneva il respiro mentre gli altri la guardavano aspettandosi una conclusione.
- È proprio curioso come un piccolo dettaglio insignificante come essere maschio piuttosto che femmina, possa sconvolgere a tal punto le menti così impressionabili dei nostri compagni. Poverini, che pena... - il ‘poverini che pena’ era chiaramente rivolto ai loro compagni impressionabili e mentre questo scaturiva una reazione sbalordita, lei sorrise sia ad Harry che a Draco. Li salutò e come niente se ne andò allo stesso modo in cui era arrivata. Come una fata.
Non aveva urlato, ma tutti l’avevano udita ed erano shoccati dall’offesa poco velata, quando un battere sonoro di mani li distrasse. Era arrivato Remus, tardi alla colazione come sempre nonostante il risveglio traumatico di Draco.
- Che succede qua? Si può sapere perché siete lì in piedi in assetto da guerra? E questi cereali? - indicò il tavolo pieno di cereali sparsi.
- Professore, non è colpa di Harry e Draco! Tutta la scuola sta parlando male di loro da ieri sera, Ron, Seamus e Dean li hanno difesi!
Hermione Granger aveva deciso di intromettersi, con lei si alzò subito anche Ginny Wesley.
- Sì, ma non hanno fatto niente, non meritano questo trattamento!
- Sì, è assurdo che non li lascino in pace solo perché stanno insieme! - si era intromesso anche Neville Paciock, alzandosi e unendosi ai suoi amici come gli altri.
Remus sospirò e guardò Harry e Draco cercando di placare gli animi infervorati degli studenti coinvolti rappresentata dall’armata di Harry, a quanto pareva.
Dentro di sé era sollevato che fossero stati aiutati, forse non sarebbe scoppiato un caso nazionale su quella faccenda. Forse.
- È vero? - chiese ai due ragazzi che parevano all’unanimità al centro del problema.
- Non abbiamo nemmeno aperto bocca! Lo giuro! Ci stavamo facendo i fatti nostri, poi hanno iniziato ad insultarci e loro ci hanno difesi, ma non hanno fatto niente di male! - Harry provò a difendere tutti, ma Remus doveva comunque intervenire in quanto unico professore presente in quel momento e di conseguenza responsabile del fatto.
- Tutti stavano offendendo Potter e Malfoy solo per la loro relazione? - chiese delucidazioni. Hermione annuì decisa, Ginny insieme a lei. Remus fece un passo indietro allargando le braccia scettico rivolto a tutta la scuola presente nella sala grande. - Davvero, tutti?
- Beh, in realtà i Serpeverde no. E la gran parte dei Grifondoro nemmeno. E Luna Lovegood si è scostata dalle voci. Il resto sì! - precisò Hermione senza esitare a dire tutta la verità in modo come sempre dettagliato.
- No, certo, visto che la metà dei Grifondoro è amica di Harry. - commentò più a bassa voce e divertito Remus, il quale dentro di sé pensava che Harry aveva anche scelto di andare a Serpeverde per stare vicino a Draco, ma che lo volesse o meno era un Grifondoro dalla A alla Z!
- Professore, sto solo esponendo dei fatti, può chiedere a chiunque!
Hermione iniziava ad agitarsi e quando lo faceva diventava puntigliosa, saccente e provocatrice. Il suo sguardo impertinente e altezzoso parlava chiaramente. Doveva fare qualcosa. Era obbligato. O sarebbe peggiorato.
Remus però era d’accordo, era meglio fare qualcosa, in effetti.
Per mettere un po’ di sale nella zucca dei suoi stolti e arretrati studenti.
- Non posso certo punire qualcuno perché ha rovesciato dei cereali sul tavolo di qualcun altro. - disse quasi derisorio per la situazione su cui Hermione pareva chiedere giustizia.
- Non è questo che deve essere punito, professore! Ma il comportamento ignobile di chiunque ha maltrattato e denigrato degli studenti senza motivo!
Hermione, la paladina della giustizia e dei più deboli, sembrava del tutto decisa a non lasciar perdere e Remus sapeva che non l’avrebbe fatto.
- Signorina Granger, se la stupidità fosse punibile, saremmo sempre tutti quanti ai lavori forzati. Tecnicamente parlando non ho assistito a nulla di particolare che richieda alcuna punizione, gli studenti sono liberi di parlare. La sola cosa fuori posto che vedo sono quei cereali sul tavolo, che presumo saranno raccolti da chi li ha ‘persi’. - accentuò la parola ‘persi’, poi come se non fosse così importante quanto successo, si voltò e andò al suo tavolo, quello dei professori, per fare la sua colazione.
Era apparentemente disinteressato al problema così ampiamente e precisamente esposto da Hermione. I ragazzi del gruppo di Harry, tutti lì riuniti, si guardarono shoccati della sua mancanza di reazione, Harry e Draco stessi rimasero stupiti del suo non schierarsi. Draco di meno. Capiva che essendo uno zio adottivo per Harry, non poteva fare certi favoritismi.
Il giovane scrollò le spalle e senza dire nulla a nessuno se ne andò sfilando via dalla mano del suo ragazzo.
Harry rimase a guardarlo cercando di capire se dovesse preoccuparsi. Lo vide rinunciare alla colazione ed uscire dalla sala grande, ma vedendo che sembrava calmo decise di rimanere coi suoi amici che l’avevano difeso e aiutarli a mettere a posto.
- Ragazzi, grazie... ma non voglio che vi mettete nei guai per me. È andata bene questa volta, ma se era Piton avrebbe colto l’occasione per farvela pagare!
Harry aveva ragione, ma i suoi amici non sembravano minimamente pentiti e mentre tutti se ne andavano alla spicciolata per prepararsi all’inizio delle lezioni, loro rimasero lì a parlare insieme e sistemare il caos combinato da Ron e Seamus.
- Non è solo per voi. Anche. Ma non solo! - sbottò Seamus infervorato, mentre più che pulire faceva ancora più disordine sul tavolo.
- Sì insomma! Adesso andrà così sempre? Chiunque vorrà dichiararsi gay o stare con un altro del proprio sesso sarà messo in croce? - fece eco Dean il quale condivideva lo stato d’animo di Seamus.
- Come dice Luna! Quando sono un ragazzo ed una ragazza tutto bene! Perché diversamente deve essere un problema? È ingiusto! - Ginny era d’accordo con quel pensiero. Per Ron semplicemente era stato un difendere uno dei suoi migliori amici.
Harry li guardò sorpreso della loro reazione che la sera prima non aveva potuto conoscere, era contento di essersi circondato da persone così in gamba e di averle ancora dalla sua parte. Aveva temuto di averli persi e che si sarebbero potuti arrabbiare per il fatto che gli aveva nascosto di loro. A parte Ron che già sapeva e Seamus che aveva sicuramente capito quella volta in punizione insieme.
Invece avevano reagito benissimo.
“Dopotutto Sirius aveva ragione. Sono un Grifondoro, alla fine!” rise fra sé e sé pensando anche che tanto non glielo avrebbe mai detto.
Non avrebbe fatto un dramma per la casa in cui era ora. Non la più bella, ma quella che Draco preferiva e tanto a lui era sufficiente.
Tutti stupiti, chi gratificato e contento, chi shoccato e indignato, andarono verso le rispettive aule per le lezioni della giornata.
Il professor Lupin non aveva fatto nulla nonostante, forse, sarebbe stato giusto.
Non che fosse una situazione facile da gestire. Non c’erano stati dei veri e propri comportamenti sbagliati da punire di persone circoscritte. Avevano litigato, forse, ma non li aveva nemmeno beccati.
Sapeva che la maggior parte degli studenti parlava di Draco ed Harry in quanto coppia e che erano stupidamente schifati da loro, ma non poteva realmente andare da ognuno di loro e recriminare sulla loro idiozia.
Tuttavia non rimase con le mani in mano.
A tutte le sue classi, di tutti gli anni, dal primo all’ultimo, assegnò lo stesso compito.
Una serie di ricerche sulla vita di alcuni maghi famosi.
Dei nomi precisi, stabiliti da lui.
Tutti maghi dichiaratamente gay.
Tutti dovettero fare la stessa ricerca e poi esporla il giorno successivo.
Solo un insolito ed innocente fuori programma, nulla di che.
Ma, sicuramente, un gran bel messaggio.
“Aggiornatevi, ragazzi. Siamo nell’epoca moderna. I gay sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Fatevene una ragione. Capiranno anche loro che ci sono cose più importanti per cui prendersela.”
Forse molti non l’avrebbero comunque capito, ma quantomeno si sarebbero abituati a vedere due ragazzi insieme sapendo che in realtà erano solo due dei tanti.
Draco era rimasto profondamente stupito dalla reazioni degli amici di Harry che lui aveva sempre disprezzato. Dal primo all’ultimo, in particolare Seamus, col quale aveva avuto problemi qualche mese prima proprio per un motivo apparentemente simile.
Evidentemente a volte si sbagliava sulle persone.
Oppure potevano stupirlo crescendo e maturando.
Comunque fosse, lui non poteva rimanere così indietro rispetto a loro, non perché li considerasse degli zeri, ma bensì perché se l’avevano fatto loro, se loro avevano fatto un chiaro passo in avanti importante, anche lui doveva farne.
Non poteva limitarsi a non reagire male, questo magari faceva felice Harry, ma poteva fare di meglio.
Doveva.
A partire dal fatto che Harry sarebbe dovuto essere Griffondoro ed invece era Serpeverde per lui.
Harry meritava di più. Meritava decisamente di più.
Harry l’aveva lasciato in pace dal momento in cui si era svegliato da solo nel letto, in sala grande a colazione l’aveva raggiunto per evitare facesse una strage, ma poi quando se ne era andato di nuovo da solo, non l’aveva inseguito cercando di stare con lui a tutti i costi come faceva sempre.
Draco lo conosceva bene e sapeva che questo significava che stava macinando qualcosa che però non gli voleva far sapere per non pesargli.
A metà mattinata, dopo le prime lezioni, e appreso della ricerca punitiva che Remus stava dando a tutti gli studenti, notò che Harry non cercava la sua vicinanza a tutti i costi e gli lasciava lo spazio che pensava volesse. Fu lì che capì non era solo qualcosa che Harry stava macinando.
Non gli stava facendo il muso, non era arrabbiato con lui. Non era nemmeno deluso.
Harry si stava convincendo di qualcosa. Qualcosa a cui non doveva nemmeno pensare e Draco lo sapeva. Lo sapeva perché lo conosceva meglio di quanto si conoscesse da solo.
Poteva dubitare di sé stesso, ed anzi lo faceva. Del suo animo, di quanto buono fosse.
Ma di Harry sapeva tutto, alla perfezione.
Sapeva che questo suo lasciarlo in pace, stargli vicino ma non come prima, in modo appiccicoso ed asfissiante, bensì come un amico comune, era sintomo di un profondo disagio che stava soffocando con tutto sé stesso per non farglielo pesare in un momento così delicato per la sua crescita.
Draco era alle prese con la propria natura ed Harry non lo voleva distrarre, ma la verità era che stava male.
Stava male dentro. Ma non male come quando hai un problema che vuoi risolvere e non sai come, ma ci proverai perché sai che in qualche modo lo risolverai.
Era quel tipo di problema che ti rendi dolorosamente conto di avere e non pensi di poter risolvere. Perché non dipendeva da lui.
“Pensa di non piacermi abbastanza, che io non provo per lui quel che lui prova per me. Mi ci gioco la testa che è così. Perché non voglio fare sesso con lui e trovo sempre mille scuse per non farlo. E perché ero così restio a venire allo scoperto con lui ed ora sono furioso per il fatto che tutti parlano di noi. Lui pensa di non valerne la pena, per me. Che io non provo le stesse cose. Ci scommetto proprio che è così. Del resto per quanto mi sia aperto e gli abbia detto certe cose, quella più importante ancora non gliel’ho detta.”
Che aveva paura di contaminarlo con le sue tenebre se non le avesse prima sconfitte.
Ma era la cosa più difficile da dire, sperava di non doverlo fare, di poter prima risolvere.
Tuttavia Draco realizzò di non poter continuare così.
“Sono vicino al perderlo. Se non faccio qualcosa adesso sarà lui ad allontanarsi da me. E questa volta sul serio. Non posso permettermelo.”
E così, di nuovo, per Harry, Draco fece un enorme pesante passo in avanti.
Note Finali: Come al solito la fan art è presa da Pinterest, questo stile per Harry e Draco non rispecchia molto quello che c'è nella mia testa, però era un disegno che rendeva abbastanza bene la scena descritta a colazione. Il Draco che arriva all'inizio invece è proprio quello che potrebbe presentarsi dopo una folle corsa a tutta velocità, spero di averlo descritto bene.
Adesso gli amici di Harry sono scesi in campo a dimostrare il loro appoggio e Draco si renderà conto che come minimo deve fare uno sforzo anche lui verso di loro, ma prima di tutto c'è una questione non da poco da risolvere. Riuscirà a non perdere il suo ragazzo?
Grazie per chi segue la fic. Buona lettura. Baci Akane