*La convivenza è iniziata a tutti gli effetti e Draco sembra disinteressato a tutto, cosa totalmente inaccettabile per il piccolo Harry che invece è pieno di vita e intende far di lui la sua missione sacrosanta: renderlo umano! Tuttavia a far breccia non sarà solo Harry nella sua spontaneità, ma anche Remus e Sirius, ognuno a modo proprio. La prima parte, ovvero quando loro sono bambini, è molto leggera e tenera ma ho ritenuto importante farla per far capire soprattutto la base da cui partivano i personaggi che, posti in contesti diversi e con storie differenti, sono necessariamente coerenti con ciò che vivono e per far capire cosa intendo, l'ho semplicemente mostrato. Non saranno molti capitoli. Come sempre, fan art non mia. Buona lettura. Baci Akane*

4. SCOPRIRE SÈ STESSI

drarry kids

Per Draco stare in camera o in qualsiasi altra parte della casa era totalmente indifferente, così come lo era mangiare, dormire, giocare, uscire... per lui era sempre uguale. 
Harry iniziò da subito a proporgli gentilmente varie attività, lui aveva sempre alzato le spalle fissandolo come se fosse una persona strana a non saper stare mai fermo. 
- Perché non mi lasci in pace? Vai da solo in piscina, cosa vuoi da me? - 
non che Draco non ci volesse andare, ma nemmeno il contrario. Trovava solo fastidioso che quel bambino lo tormentasse con mille proposte, non si arrendeva mai. 
- Ma è divertente ed oggi è una bella giornata, vedrai che ti piacerà.  
- Perché vuoi che venga? - chiese ancora imperturbabile. 
Harry ci pensò prima di rispondergli, poi decise di essere sincero. 
- Mi piacerebbe diventare amici. 
Draco, ancora privo di alcuna emozione, lo fissò serio senza fare una piega, seduto sul suo letto a fissare l’esterno dalla finestra. 
- Perché? 
Harry capiva che fare tante domande era una cosa normale, anche lui ne faceva tante agli zii, ma solo ora capiva perché erano seccati dopo un po’ che ne faceva a raffica. 
Si morse il labbro ed alzò le spalle un po’ imbarazzato, però sorridendo rispose: 
- Perché è bello avere amici. Non ne hai mai avuti.? 
- E tu? - Harry spiazzato da quella contro domanda dovette rispondere sinceramente abbassando la testa come se avesse le orecchie da cucciolo ferito. 
- Io no, per questo ne vorrei uno...  
- Come fai a dire che sarebbe bello se non ne hai mai avuti? - insistette insensibile Draco fissandolo senza provare ancora nulla nonostante Harry apparisse al momento come un cucciolo ferito. 
- Perché so che non è bello non averne. Perciò penso che sarebbe bello averne. - la sua risposta era incredibilmente logica e sensata. - A te piace non avere amici? - perché era così ovvio che non ne avesse. 
Draco non seppe rispondere, si rese conto che non ne aveva proprio idea perché non sapeva cosa gli piacesse e cosa no. Non sapeva cosa fosse bello per lui. Non aveva opinioni, solo domande. Tante domande, che però non voleva porre a sua madre perché la vedeva chiusa nei suoi eterni pensieri. Non sapeva a cosa pensava, non lo condivideva con lui, perciò supponeva che non fossero cose che volesse fargli sapere e lui sapeva solo di non volerla seccare. Aveva visto quanto era brutto essere maltrattati da lei, visto che l’aveva fatto con zio Ted e non aveva mai trovato dei motivi abbastanza validi per giustificare quegli atteggiamenti. 

- Non lo so. - la sua risposta sincera e monocorde colpì Harry. 
- Saprai cosa ti piace. - allargò il discorso visto che finora aveva rifiutato tutte le sue proposte di fare qualcosa. Dovevano passare l’estate, poi a settembre sarebbe iniziata la scuola, avrebbero fatto la prima elementare. 
Draco scosse il capo senza sentirsi idiota per non saperlo. 
- Prima cosa facevi? 
Alzò le spalle: - Niente. 
Harry riteneva impossibile che un bambino non facesse assolutamente niente, qualcosa di sicuro doveva farla. 
- Perciò non sai cosa ti piace. - constatò rimuginandoci su mentre gironzolava nella sua camera come sempre ordinata e a posto. 
Draco non rispose di nuovo a quella domanda e a quel punto Harry da pensieroso e contrariato si mise a sorridere e saltellare.
- Perfetto, allora lo scopriremo! Vieni con me! - così facendo lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla camera mettendosi a correre giù per le scale a rotta di collo. 
Iniziava la missione ‘scopri cosa piace a Draco’ che per lui in realtà era ‘rendi Draco umano’: tutto sommato solo un altro gioco.
Gioco che comunque nell’arco di una sola estate gli sarebbe riuscito molto bene!

Il calore della mano di Harry sulla sua rimase impresso al piccolo Draco al punto che si chiese se tutte fossero così. 
Non si era mai fatto toccare da nessuno perché nemmeno sua madre lo faceva. Era gentile con lui, ma manteneva sempre una specie di muro invisibile di separazione fra loro due. Era inarrivabile.
I suoi zii avevano provato a toccarlo per fargli qualche coccola, ogni tanto, ma lui si era scostato senza capire cosa stessero facendo.
In sei anni Draco cominciava a ricordare le cose e a farci più caso, ad assumere una propria personalità, una volontà, ma non ricordava niente di simile al tocco della mano di Harry sulla propria. 
Erano tutte così?

Quella cosa della piscina non era male, dopotutto.
Anche quello non l’aveva mai fatto, ora che l’avevano trascinato senza nemmeno chiedere il parere di sua madre, si rendeva conto che a parte sentirsi ridicolo con uno dei costumi a pantaloncino di Harry con una fantasia di cuccioli stampata sopra, non era male. 
Insomma, per il momento aveva immerso le gambe nell’acqua tiepida. Il sole era caldo e si stava bene. Forse troppo caldo.
Cominciava ad essere fastidioso, ma Harry e Sirius si stavano divertendo molto a tuffarsi. 
Così immerso nelle scene demenziali di quei due a cui non rideva nemmeno sotto tortura, gli venne un colpo nell’essere toccato di nuovo. Guardò subito Harry e realizzando che era in acqua, si girò per vedere Remus con un sorriso gentile accucciarsi accanto a lui, un tubetto di crema in mano. 
- Sei così pallido che se non ti metto un po’ di questa ti ustioni... ho promesso a tua madre che le avrei riportato il figlio intatto. - Draco a quel punto alzò le spalle e tornò a voltarsi verso l’acqua, dove Harry cercava di annegare Sirius. 
Prima di procedere, gli spremette della crema nelle mani indicandogli di mettersela sul petto e sulla pancia e mentre lui eseguiva automaticamente, Remus si pose dietro ed iniziò a spalmargliela delicatamente sulle spalle e sulla schiena esile. 
La sensazione calda tornò anche se la crema che gli stava mettendo era fredda. Draco trattenne il fiato rallentando i propri stessi movimenti su di sé. 
Perciò essere toccati era così. Sembravano carezze, non era poi così male.
Le mani di Remus passarono sulle braccia, finito con quella parte gli si sedette accanto e a quel punto, sollevandogli il visetto fino a farsi guardare, gli mise la crema sul viso. A quel punto Draco lo fissò con occhi spalancati, sconvolto. 

Remus si rese conto di aver osato troppo senza accorgersene e smise subito scusandosi. 
- Scusa, non volevo infastidirti. Non ho pensato che forse poteva darti fastidio essere toccato. - Draco a quel punto si strinse nelle spalle e scosse il capo tornando a controllare la propria mimica facciale. 
- Non fa niente. Non è che mi dà fastidio. Semplicemente non vengo mai toccato e... 
Remus lo guardò sconvolto nel saperlo, specie perché lo diceva come se fosse normale. 
- Davvero Narcissa non ti ha mai abbracciato o baciato? - Draco alzò le spalle. 
- Forse quando ero più piccolo... i miei ricordi partono da quando praticamente non mi tocca. Pensavo fosse normale. 
Remus sapeva che Draco per Narcissa era importante, era venuta a meno dei propri stupidi principi per lui, ma ugualmente non si era mai dimostrata particolarmente affettuosa. Poi si ricordò di quello che gli aveva detto Andromeda e capì che non era di sicuro stato facile essere diseredata dalle famiglie, allontanata e considerata come reietta solo per colpa delle scelte del marito. Scelte che per altro avevano sempre condiviso la maggior parte dei Black e dei Malfoy. Ovviamente per rimanere in piedi, ormai che Voldemort era morto e che tutti i suoi affiliati più noti finivano ad Azkaban, dovevano pensare alle apparenze. 
Abbassarsi a stare con Andromeda e suo marito babbano per una fissata con le ideologie purosangue, sicuramente era stato umiliante. 
Sirius diceva che era il karma, uno raccoglieva quel che seminava. Però era vero che quello che aveva passato dall’incriminazione di Lucius in poi non era stato facile. 
Le ripercussioni ora si vedevano nel figlio che, come la madre, aveva messo la propria anima dietro uno strato di ghiaccio per difendersi. 
Remus così provò pena per quel bambino che parlava di sé come se fosse un adulto e faceva una stranezza inaudita sentire quel contrasto fra quel che diceva e la sua voce infantile. 
- Tua madre se l’è vista brutta da quando tuo padre è finito in prigione. Lei ha fatto del suo meglio, ma ha dovuto affrontare moltissimi problemi ed ognuno vive il dolore a modo suo. Amava molto tuo padre e vivere senza di lui non credo sia facile. 
Draco non si aggrottò e nemmeno si incupì, parlò di quelle cose come nulla fosse, a conferma dell’apatia di cui parlava Narcissa: - Lo so che è infelice. Mi dispiace non riuscire a farla sorridere. 
Remus non voleva fare terapia e nemmeno curiosare, semplicemente gli veniva naturale comunicare col prossimo, a maggior ragione se qualcuno come quel bambino ne aveva bisogno. 
- L’hai mai vista sorridere? - Draco scosse il capo. 
- È la donna più bella che io abbia mai visto e tu le somigli molto. - non voleva che crescesse odiando l’unico genitore che gli era rimasto, non lo trovava giusto specie perché lei per lui stava facendo il possibile. Vivere prima della carità di sua sorella e poi con suo cugino Sirius era umiliante per lei, ma lo faceva per il suo bene. 
- Sorrideva una volta? - Remus ripensò ai momenti ad Hogwarts dove aveva incrociato il suo cammino con lei e le sue sorelle e ricordò che una volta era stata una ragazza normale che sapeva anche ridere e divertirsi. Una via di mezzo fra l’estremista eccentrica Bellatrix e la matura e normale Andromeda. 
Aveva sempre voluto fare una bella vita, infatti si era innamorata ed aveva sposato Lucius Malfoy unendo due fra le famiglie più famose e facoltose del mondo della magia. 
Draco non sapeva quanto sarebbe potuto essere fortunato se solo le cose fossero andate diversamente. 
Essere l’erede dei Black e dei Malfoy ai tempi d’oro era il sogno di molti. 
Adesso invece era solo un disonore. 
- Sorrideva. - rispose calmo Remus mentre si spalmava a sua volta la crema visto il proprio pallore e le molte cicatrici che attraversavano sia il suo viso che il suo corpo. Notava che Draco le osservava incuriosito senza il coraggio di chiedere nulla, perciò evitò di traumatizzarlo col piccolo dettaglio delle sue scorribande notturne al chiaro di luna piena. Tanto più che ormai riusciva ad evitarle prendendo sempre la pozione. Se se ne ricordava. 
- Dunque sono io... 
Per Draco era ovvio, ma Remus con un’ondata di dispiacere per quel bambino che sembrava non provare niente, troppo severo verso sé stesso, gli disse: - Azkaban lascia il segno non solo a chi ci sta dentro, ma anche a chi rimane fuori. - Draco lo guardò serio e penetrante, come se capisse di cosa parlava nonostante i suoi sei anni. 
- È il posto più brutto del mondo. 
Narcissa gli aveva detto qualcosa, altre gliene avevano dette gli zii perché sua madre non era in grado di comunicare molto. Il risultato era che di cose ne sapeva eccome. 
Troppe. 
- Bene, che vogliamo fare? Io avrei proprio voglia di una nuotata. Se siamo veloci non ci annegheranno! - disse riferendosi ai due chiassosi esemplari di esseri umani che schiamazzavano nella piscina davanti a loro. Draco a quel punto lo guardò con un’aria spontaneamente terrorizzata. 
- Io non so nuotare! 
Remus stupito di quello, capì che non doveva mai aver messo piede in una piscina prima d’ora. Capì che se gli avesse insegnato a nuotare con quei due esaltati che facevano tutto quel casino, sarebbe stato shoccante. 
Così gli fece l’occhiolino e con il dito sulla bocca che indicava il ‘silenzio’, si alzò, andò nel suo borsone all’ombra e recuperò un frisbee, si avvicinò alla piscina e con un lungo fischio attirò l’attenzione di Sirius ed Harry, poi lanciò il disco di plastica ben lontano da lì, fuori dalla piscina. 
A quel punto sia il bambino che l’adulto, per modo di dire adulto, si lanciarono fuori all’inseguimento, ma se per Harry ci volle un po’, a Sirius bastò un balzo e atterrato fuori già nella sua versione animale, scattò all’inseguimento. 
Draco si alzò in piedi spalancando gli occhi, meravigliato per la prima volta da qualcosa. 
“Oh ma guarda, gli piace la magia... avrà assistito ad incantesimi prima d’ora... beh è anche vero che Sirius che si trasforma in cane è sempre uno spettacolo.“ 
Remus ridendo si tuffò in piscina che finalmente era vuota. 
- Adesso saranno impegnati per un po’. - disse tendendo le braccia verso Draco, ancora fuori a guardare Sirius versione cane che prendeva i frisbee che Harry gli lanciava. - È un animagus. Può trasformarsi solo in cane. 
Draco non sapeva cosa fossero, ma improvvisamente ne voleva sapere di più. 
- Vieni, immergiti, prendi confidenza con l’acqua. Fuori fa caldo. 

Draco si immerse solo perché voleva saperne di più di quella cosa che aveva fatto. Così si lasciò scivolare giù nell’elemento fresco. La sensazione fu frizzante, la pelle era calda per il sole e reagì riempiendosi di brividi. Si maledì per esserci entrato, ma poi le mani di Remus lo recuperarono subito prima di farlo andare a fondo e lo appoggiarono al bordo. Quando si afferrò, si tolse l’acqua dalla faccia e tossì per quella che era inevitabilmente entrata nella bocca e nel naso. Prese ancora dei respiri profondi e poi una volta tornato normale, si rese conto che quella cosa della piscina non era poi così male. Anzi. 
- Cosa sono gli animagus? - anche se comunque era più importante sapere degli animagus. Remus contento d’aver involontariamente destato il suo interesse, iniziò a parlargliene mentre gli prendeva le mani e lo tirava in giro per la piscina facendogli muovere i piedi con l’intenzione di insegnargli a nuotare, il tutto mentre parlava di magia. 
Draco non se ne rese conto, troppo preso dal discorso che gli stava facendo su una categoria di maghi di cui non sapeva niente, ma quello era non solo il primo argomento di cui aveva mai chiesto qualcosa di sua iniziativa, ma era anche la prima volta che faceva qualcosa perché ‘non era poi così male’.
Non capiva che quello era veramente l’inizio di qualcosa di importante.
 


Note Finali: volevo anche dire che la piscina non ho la più pallida idea di dove sia, non l'ho specificato di proposito anche se solitamente descrivo meglio, ma in questo caso poteva essere A: una piscina pubblica per maghi sorprendentemente vuota o quasi per X ragioni; B: qualcosa creato con la magia nel perimetro di casa loro (non penso che Grimmauld Place abbia un giardino, ma non so se questo viene mai specificato da qualche parte...). Comunque ha poca importanza e per questa volta non sono andata nei dettagli. Conta che sono in piscina! 

Altra cosa, i tocchi di cui si parla nel capitolo che Draco percepisce come carezze, sono totalmente innocenti e assolutamente paterne, spero si capisca, non vorrei che si fraintendesse il senso di quella parte, in quanto ho voluto scrivere di un Draco che deve la sua apatia anche alla mancanza di calore umano. La Narcissa 'normale' era molto affettuosa, si capisce questo, però questa l'ho immaginata chiusa in una morsa di ghiaccio a causa del dolore subito.