CAPITOLO 49:
IL TEST DA NON FARE
Una volta arrivati in aula, Harry non si era ancora spiegato con Draco, voleva dirgli che sapeva d’aver sbagliato, ma lo considerava uno sbaglio giustificato poiché si voleva controllare quanti rivali avesse.
Rimase con la risposta sulla lingua per tutto il tempo, imbronciato accanto a lui come se fosse stato ingiustamente sgridato e quando finalmente poterono uscire per la lezione finita, Draco lo trattenne permettendo a tutti i compagni di uscire e precederli, quando furono rimasti soli, gli indicò con lo sguardo ed un cenno del capo di indossare il mantello.
- Draco, dobbiamo parlarne...
- No, dobbiamo chiudere questa patetica stronzata! Mettitelo!
Harry sospirò insofferente iniziando a pentirsi del suo sciocco test, suo malgrado, frustrato, si mise la stoffa diventando come di consueto trasparente.
A quel punto il suo ragazzo, senza aggiungere nulla, uscì.
Draco era assolutamente convinto che Harry esagerasse. Su Stevenson aveva ragione, gli veniva dietro ed era uscito allo scoperto solo quando Harry si era allontanato da lui, ma non era possibile che piacesse improvvisamente a tutti.
Aveva notato di non essere più mal sopportato, ma da lì a pensare di addirittura piacere il passo era troppo lungo.
Si mosse altezzoso ed elegante per i corridoi dove si riversava un considerevole numero di studenti di varie classi, tutti lo salutavano gentilmente o addirittura felici.
Tutti.
Non ci fu nessuno che lo ignorò, né anima viva che lo guardò male per qualsivoglia motivo.
Fino all’anno precedente c’era sempre qualcuno che lo insultava e lo irritava, quella volta però sembrava andare a genio a tutti.
Era davvero strano.
Sconvolgente. Anzi, forse addirittura assurdo.
Non aspettandosi una cosa simile, rallentò il passo consapevole che Harry era ancora dietro.
Un gruppetto di ragazze lo affiancò.
“Il fan club che diceva Harry?” si chiese inarcando un sopracciglio e accennando ad un sorriso preso alla sprovvista per quel che stava realizzando.
- Ehi Draco, come ti è andata la verifica? - chiese una di loro. Draco le guardò sorpreso che addirittura si impicciassero dei fatti suoi, suo malgrado rispose mentre stava rigorosamente attento agli sguardi di tutti gli altri intorno.
- Bene ovviamente. - rispose superiore, come a dire ‘che diavolo di domande stupide’. Loro ridacchiarono come delle galline e faticò a non dir loro qualche cattiveria.
Nessuno degli altri che lo guardava pensava di essere notato da lui dal momento che stava parlando con delle ragazze, perciò erano tutti piuttosto spontanei.
Ammiccavano, sgomitavano fra di loro e qualcuno sospirava indicandolo.
In un istante si rese conto di star facendo una sfilata e di essere il modello di punta.
- Bravissimo come sempre! Ti va se andiamo alla prossima aula insieme? - chiesero dopo metà strada percorsa con loro non per sua volontà. A quel punto Draco sembrò svegliarsi e scosse il capo.
- No, devo passare prima in toilette. Ci vediamo dopo. Ciao.
Si sforzò addirittura di salutarle. Mentre scappava a gambe levate fingendo di camminare solo molto veloce, le sentì ridacchiare e fare stupidi sospiri di gioia.
Una volta entrato in bagno, stava per parlare ad alta voce con Harry dandogli ragione, quando una risata lo bloccò in tempo.
Draco si irrigidì e si voltò in tempo per veder entrare Liam Stevenson. Ancora. Draco alzò gli occhi al cielo senza farsi notare, limitandosi poi ad un indifferente: - Hai visto tutta la scena?
- Tu che scappi a gambe levate dal tuo fan club? Certo!
Liam avanzò e lo superò andando agli urinatoi continuando a ridacchiare divertito.
Draco rimase fermo guardandosi intorno come a cercare tracce di Harry.
Sicuramente c’era, ma finché Liam non se ne sarebbe andato non poteva togliersi il mantello, perciò decise di avere pazienza sperando non decidesse di provarci con lui proprio in quel momento.
Si avvicinò agli orinatoi scegliendone uno non vicino, Liam gli lanciò un’occhiata perplessa.
- Non mordo, sai. Non sono mica una di loro... - fece malizioso. Draco lo ignorò.
- Vorrei sapere se hanno capito che sono gay. - disse invece con freddezza.
Non riteneva di essere realmente gay, non aveva mai provato attrazione per altri ragazzi, ma era più comodo dirlo.
Liam alzò le spalle.
- Probabilmente non gli interessa. Pensano che tu possa cambiare sponda. O magari che tu sia bisessuale. O, non lo so, gli basta bearsi della tua meravigliosa presenza accanto a loro... - l’ultima frase la disse con enfasi marcata per sdrammatizzare un po’, sebbene era chiaro lo pensasse realmente.
Draco sospirò apertamente frustrato e questo fece ridere di nuovo Liam che, finito di espletare i propri bisogni, si sistemò ed andò ai lavandini lanciandogli un’occhiata languida. Molto languida.
- Per quello che vale, io non credo tu possa cambiare sponda, così come non credo tu sia bisessuale o confuso.
Draco si irrigidì di nuovo sistemandosi a sua volta per andare al lavandino, questa volta scelse uno accanto al suo per evitare che pensasse fosse un vigliacco.
Aprì il rubinetto e si lavò le mani.
Se non si muoveva ad andarsene non aveva scuse per rimanere lì, ma doveva parlare con Harry.
- Confuso? - chiese senza capire, sentendo la scia di irritazione salire ancora.
Liam alzò le spalle molto sicuro di sé, era una dote che di norma Draco apprezzava negli altri, ma al momento lo infastidiva e basta.
- Sì, qualcuno vocifera anche questo, che stai con Harry perché sei cresciuto con lui, ma in realtà sei solo confuso. In realtà gli vuoi un gran bene, ma non sei proprio innamorato di lui. Non sei insomma di quella sponda.
Lo spiegò fin troppo bene, come fin troppo bene aveva spiegato ogni altra cosa fino a quel momento. Draco immaginava il nervoso di Harry arrivare alle stelle e pensò che per il suo bene fosse meglio uscire da lì e permettergli di togliersi il mantello.
Draco si asciugò le mani aspettando Liam che per parlare con lui aveva rallentato. Una volta finito, gli fece un sorrisino ammiccante e lo seguì verso l’uscita dove l’aspettava. Prima di andare oltre la soglia, Draco però volle rispondere lì ad alta voce, mostrando tutta la sua irritazione per quella teoria spregevole.
- Non sanno un cazzo di me. Come non l’hanno mai saputo. Era meglio quando mi odiavano, sapevo gestire meglio il disprezzo. Che vadano tutti a cagare!
Non fu tanto elegante nel mandarceli e Liam probabilmente rise per quello, seguendolo infine fuori dal bagno.
Rimasto solo, Harry si tolse il mantello, ma invece di spaccare tutto infuriato come sarebbe stato nel suo stile, se lo strinse al petto faticando a non scoppiare a piangere.
Gli occhi bruciavano e le lacrime premevano sulla soglia delle ciglia al punto che guardandosi allo specchio, nemmeno si vedeva bene. Era tutto offuscato.
Dunque non lo pensava solo lui, se ne erano accorti anche gli altri.
La sua risposta non faceva testo perché era altamente probabile che comunque Draco non ne fosse consapevole e pensasse di amarlo veramente, ma in quel caso non si sarebbe spiegato la sua latitanza sul sesso con lui da attivo.
“Può anche essere semplicemente passivo, ma lo conosco bene, non è così. È attivo eccome, solo che con me non ce la fa e forse non è quello, ma proprio il sesso con me. L’abbiamo fatto con fatica e poco ed ho gestito io. Gli piace che faccio il prepotente, ma credo si stia cercando di aggrappare a tutto pur di non ammettere a sé stesso quello che io e a quanto pare tutti pensiamo!”
A quel punto Harry si accucciò a terra e col petto compresso contro le ginocchia, sventò l’attacco di panico che stava per venirgli.
“Scappare da questa verità non servirà. Dobbiamo affrontarla, devo liberarlo da me.”
Con questa convinzione, nascose il viso contro il mantello e pianse saltando l’ora successiva di lezione.
Draco sapeva che Harry ci era rimasto male e nel non vederlo arrivare in aula, si preoccupò al punto che non stette nemmeno attento alla lezione. Non diede alcuna risposta lasciando ad Hermione il compito per lei non ingrato di rispondere a tutto.
Aveva eluso anche le domande dei loro amici su dove fosse Harry, era sgusciato via sia da Liam, il quale non aveva per la verità fatto cenni di assalti inopportuni, sia dal suo famoso Fan Club che invece ne aveva dati. Si diresse svelto verso il bagno dove era stato prima e quando lo vide vuoto, provò a chiamarlo sperando fosse ancora sotto il mantello, ma nessun cenno in risposta, nemmeno un respiro.
Realizzò dunque che non era più lì, perciò imprecando si precipitò fuori alla sua ricerca, ma dovette fermarsi a riflettere su dove potesse essere invece di perdere preziose energie correndo a caso per il castello più grande del mondo.
Per quanto geloso fosse, dubitava fosse solo quello; sapeva che era insicuro e che non credeva di piacergli abbastanza. Grossomodo era convinto di quel che aveva detto Stevenson, solo che non immaginava lo pensassero anche altri. Questo sicuramente aveva colpito Harry spingendolo a crederci con più intenzione.
Pensò di dare un’occhiata al ponte di legno ma si rese conto che a quell’ora era pieno di studenti e che difficilmente Harry si sarebbe rifugiato lì, perciò si fermò di nuovo e provando a pensare stizzito ad un posto che sarebbe potuto essere da lui, vagliò le varie torri. Ad Harry piacevano i posti alti in quanto gli ricordavano il campanile in cui erano stati quell’estate, per la verità non aveva mai avuto un suo posto speciale, ma probabilmente da quell’anno ce l’aveva.
Draco, infastidito per non riuscire a risolvere subito l’enigma su dove fosse, iniziò a salire verso l’alto attraverso le scale che continuavano a cambiare, non diretto ad una meta precisa, ma semplicemente alla ricerca di un posto totalmente casuale, che fosse in alto.
Probabilmente nemmeno Harry aveva avuto un’idea specifica nel girovagare come un’anima in pena e sicuramente si era mosso col mantello per non farsi vedere.
Non poteva nemmeno chiedere a qualcuno se l’avessero visto, nessun fantasma o quadro.
Frustrato, proseguì la sua salita, aspettando tutte le volte che le scale decidevano di cambiare. Doveva solo avere fortuna? Davvero non aveva avuto niente in testa se non il fatto stesso di salire?
“Oh sì, nel suo caso è assolutamente possibile! Harry è istinto, non è testa. Non sapeva cosa faceva, probabilmente piangeva come una fontana annegando nel suo dramma di stupido idiota che non mi parla delle cose che lo disturbano! Appena lo trovo gliene dico tante che non le dimenticherà per un po’!”
Raggiunto l’ultimo piano, il settimo, iniziò a vagare per i corridoi senza sapere minimamente dove potesse essersi infilato per piangersi addosso. Il problema era il mantello, ma non poteva chiamarlo a gran voce per farlo uscire allo scoperto. Dubitava anche che fosse semplicemente affacciato ad una finestra dimostrando di non essere a lezione.
Si rese conto di non avere minimamente idee su dove potesse essere e al terzo passaggio per lo stesso corridoio eseguito borbottando irritato il nome di Harry, con solo lui in testa stile mantra, iniziò a sentire qualcosa muoversi alla sua destra.
Draco si fermò e si voltò di scatto sperando di aver visto qualcosa che potesse essere un indizio.
Peccato che sembrasse non esserci nulla, era una parete grande e liscia come tutte le altre.
Draco sospirò insofferente, stava per andarsene, ma il rumore tornò a sentirsi e guardando bene realizzò che si trattava di mattoni che si muovevano.
Il giovane alzò un sopracciglio perplesso.
- Che diavolo... - lentamente, davanti ai suoi occhi, il muro mutò facendo venire a galla una porta. Una porta apparentemente comune a tutte le altre che erano lì nel castello.
Una volta che vi fu davanti, Draco capì subito di cosa si trattava e lo pronunciò a fuor di labbra, stupito: - La stanza delle necessità...
Rimase fermo un istante a fissare la stanza che era appena apparsa.
- Ne avevo sentito parlare, ma pensavo fosse una leggenda...
Era una stanza che appariva solo quando degli studenti ne avevano reale necessità e a seconda delle loro esigenze, essa mutava.
Battendo più volte gli occhi, realizzò che poteva essere perfettamente plausibile che Harry si fosse rifugiato lì dentro e senza esitare, aprì la porta e varcò la soglia.
Una volta dentro, richiuse subito l’uscio alle spalle e si fermò a guardare l’interno.
Una camera da letto.
Draco alzò perplesso il sopracciglio per la seconda volta, rimase fermo un istante.
“Pensavo ad Harry, non ad una camera da letto...” poi si illuminò capendo. “Ma Harry pensava ad una camera, invece!”
Era nel posto giusto, ne era certo. Prendendo la bacchetta praticò un semplice incantesimo di lumos, la punta brillò permettendogli di vincere il buio che l’aveva accolto, nel quale aveva solo potuto notare il mobilio piuttosto classico ed inequivocabile.
Un armadio, un comò con uno specchio, dei comodini ai lati del letto matrimoniale antico a baldacchino. Poteva apparire quasi come una stanza d’altri tempi, da re. C’era un che di regale.
Rimase sorpreso dal vedere che non c’erano finestre e che invece l’odore al suo interno non sapeva di vecchio e polvere, ma sembrava tutto di nuovo e pulito.
Arrivato a guardare il letto, fermò il movimento del braccio e puntò la luce contro uno dei due lati. Un forma stava seduta tutta ricurva sul bordo.
Draco sospirò ed alzò gli occhi al cielo accendendo con un facile incantesimo le lampadine poste sui due comodini, una delle due illuminò Harry il quale, sentendo la sua presenza lì, si voltò sussultando, gli lanciò un’occhiata cupa e tornò a dargli le spalle.
In quel breve istante vide che il suo viso era segnato da un pianto che probabilmente aveva fatto fino a quel momento.
Draco scosse il capo sospirando scontento.
- Per essere uno che non fa che dirmi da quando sono piccolo di parlare e dire quello che ho dentro, sei uno che ingoia un po’ troppo... quanto pensavi di nascondere questo schifo che hai dentro?
Senza preliminari di alcun genere, decise di andare subito al sodo e senza risparmiarsi. Non voleva sgridarlo né litigarci, ma era ora di sciogliere definitivamente ogni nodo.
Anche i propri, se necessario, pur di risolvere le cose e farlo stare di nuovo bene.
“Se devo scopare con lui per dimostrargli che lo amo, lo farò. Anche se non credo d’aver concluso il mio percorso di fuga dalle tenebre.”
Note Finali: In realtà Harry sarebbe più grande dell'età dimostrata in questa fan art, ma non ne ho trovate altre più adatte. In questo bel disegno (non mio ma di chi l'ha fatto) è reso benissimo ciò che prova.
Il fatto che Draco non può fare l'amore con Harry da attivo per paura di rovinarlo e contaminarlo in qualche modo, è solo una sua paura, una convinzione che si è auto inflitto, ma non è detto che abbia ragione. Resta il fatto che fare l'amore è un atto profondo ed intimo che due 15enni non possono capire e vivere completamente, ma è del tutto normale farlo a quell'età (o volerlo assolutamente fare). Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane