CAPITOLO 52: 
PUBBLICAMENTE

drarrydrarry

Si svegliarono dopo un’oretta di soprassalto realizzando di essersi addormentati.
- Cazzo Harry! Le lezioni! - sbottò in allarme Draco, tornando sé stesso.
Harry sbadigliò alzandosi a sedere mentre Draco invece era già in piedi a vestirsi. 
- E vabbè ormai sono andate! 
- Ho capito ma come ci giustifichiamo? Dovevamo trombare? - disse acido. Harry capì che non aveva tutti i torti e provando a pensarci alzò le spalle. 
- Non avranno nemmeno notato la nostra assenza. 
Draco, praticamente vestito, si fermò dal lanciargli i suoi abiti. 
- Davvero? Proprio le nostre? - fece scettico. 
In effetti erano fra i più popolari. Lo erano sempre stati e crescendo non avevano fatto che alimentare la loro popolarità, così Harry piegò la testa di lato, ancora incredibilmente sereno per via degli ormoni in circolo. 
- Qualcosa ci inventeremo... 
Draco imprecò e gli lanciò anche le scarpe. 
- Muoviti! 


Non aveva realmente realizzato in quanti guai rischiavano di essere fino a che, una volta raggiunta la massa studentesca che si riversava fuori dalle lezioni ormai finite, non vennero assaliti dai loro compagni, fra i quali molti dei loro amici preoccupati. 
- Ehi, è tutta la mattina che siete strani ed ora sparite così! Si può sapere che succede? - chiese Ron in ansia. 
- Sì, Draco, sei sparito in quel modo. Tutto bene? - sopraggiunse il fan club di Draco. 
- Pure Harry è tutta la mattina che manca, eh? - sottolineò Neville. 
- Sì, in effetti ti abbiamo visto solo alla prima ora, mancavi perfino a colazione! - arrivò anche Hermione, l’osservatrice che non si perdeva un colpo. Draco alzò gli occhi al cielo stufo cercando di capire se Harry avesse un’idea, ma quando lo guardò vide il panico nel suo viso. Aveva la testa completamente vuota e a quel puntò sospirò decidendo di non dire assolutamente nulla. Peccato che voltandosi per semplicemente ignorarli, si imbatté nella McGranitt che li fermò come un generale più severa che mai. 
Harry spalancò gli occhi allarmato. 
- Signorini Malfoy e Potter. Si può sapere dove siete stati per tutte le lezioni? Non potete assentarvi senza giustificazioni. - ricordò loro la professoressa di trasfigurazione nonché vice preside. 
Harry iniziò a battere gli occhi nervoso come avesse le convulsioni, mentre gli studenti della loro intera classe si ammassavano intorno per sapere con tipica curiosità morbosa che gli era successo. 
- Ecco, noi... - non aveva proprio idea di cosa dire.
Fu a quel punto che Draco gli mise il braccio intorno alle spalle e con fare protettivo se lo tirò contro di sé.
Lì, davanti a tutti.
Per un momento Harry temette annunciasse che avevano fatto l’amore e si vide rovinato, ma Draco, con prontezza e padronanza, disse calmo: - Non stava bene. È tutta la notte che non sta bene, ha anche saltato la colazione. Ha provato a venire a lezione ma non ce l’ha fatta, così l’ho convinto a stare in camera e sono stato con lui, ero preoccupato e mi sono dimenticato di avvertire. 
Lo disse a testa alta e senza esitare. 
Harry spalancò la bocca avvampando, in quel momento agli occhi della McGranitt parve effettivamente come uno malaticcio. La donna si sistemò meglio gli occhiali squadrandolo.
- Perché non l’hai accompagnato in infermeria? 
- Diceva che gli bastava stare solo un po’ a letto... non mi fidavo e l’ho tenuto d’occhio. Mi scusi per aver saltato le lezioni senza un motivo più importante. Non mancherò quelle del pomeriggio.
Harry voleva chiedere veramente se non lo ritenesse sufficientemente importante, ma poi capì che aveva semplicemente preceduto la professoressa.
- Non voglio che la vostra relazione mini il vostro rendimento scolastico. Non costringetemi a parlarne coi vostri tutori. 
Sapeva che dire ‘genitori’ nel caso di Harry sarebbe stato indelicato, perciò usò il termine tutori. 
Harry l’apprezzò, ma apprezzò meglio il braccio di Draco sfacciatamente intorno alle spalle. Gli piaceva essere il suo ragazzo ufficiale. Senza ombra di dubbio aveva fatto enormi passi in avanti nel suo percorso. 
- No, professoressa. Non succederà mai più. 
La donna annuì poi si avvicinò ad Harry per scrutarlo meglio, ma Draco di riflesso strinse maggiormente la presa intorno a lui.
- Signorino Malfoy, non voglio sciuparglielo, voglio solo controllare le sue condizioni. Potrebbe cortesemente lasciarlo? 
Draco si rese conto che lo stava ancora tenendo sotto braccio e arrossendo lievemente lo lasciò facendosi da parte. Dietro di loro gli amici ridacchiarono sommessamente, altri bisbigliarono. 
La McGranitt toccò il volto di Harry per vedere che non avesse la febbre e quando capì che non era così, annuì e lo lasciò andare. 
- Per oggi lascerò correre, non faccia sforzi e si riposi anche nel pomeriggio, magari faccia un salto in infermeria per sicurezza. In quanto a lei, signorino Malfoy... - con questo guardò torva il suo compagno accanto che non chinò nemmeno il capo non essendo realmente pentito. 
- Finirà in punizione. Si presenti nel mio ufficio dopo le lezioni pomeridiane. Ora andate a pranzo.
Una volta che se ne fu andata, Harry sospirò rivelando che era stata una messinscena, ma la mano di Draco si serrò subito sulla sua più ad ammonirlo e a indicargli di continuare il gioco. Il gesto però non sfuggì ai molti studenti accorsi a curiosare, oltre che al Fan Club di Draco e ai loro amici. 
Harry avvampò di nuovo. 
- Oh, ma allora stai male davvero... - lo schernì Seamus che non se l’era bevuta. 
- Sì, guarda, è distrutto! - lo prese ancora in giro Dean sapendo perfettamente perché avevano bigiato.
- Ragazzi, però potevate anche avvertire, vi coprivamo... - brontolò Ron il quale per i suoi amici avrebbe fatto quello ed altro. 
- Complimenti per la serietà, davvero... - Hermione ovviamente disapprovava. Draco le lanciò un’occhiataccia piena di acidità, ma non diede nemmeno mezza risposta decidendo semplicemente di andarsene trascinandosi Harry che doveva effettivamente essere molto affamato avendo stupidamente saltato la colazione. 
Sempre per mano.
Sempre per i corridoi.
Sempre con un Harry bordeaux in viso.

Per Harry un conto era sognare di poter vivere la loro relazione tranquillamente davanti a tutti, un altro era ostentarla così.
Non aveva idea se Draco lo facesse apposta per tenere lontani i pretendenti o per dimostrare che non aveva problemi a vivere la sua relazione alla luce del giorno con lui o chissà cos’altro. 
Forse era un po’ tutto. Magari approfittava anche di portare avanti il suo percorso personale nello sciogliersi ed essere più sé stesso ed aperto con gli altri. 
Non lo capiva benissimo in quel momento di caos mentale, la mano stretta nella propria che lo tirava in mezzo a tutti facendolo sfilare, era la cosa più bella mai provata e al tempo stesso bruciante. 
- D-Draco... Draco, devo andare un attimo al bagno... 
In realtà aveva bisogno di sciacquarsi la faccia e respirare, si sentiva andare a fuoco come se avesse veramente la febbre. 
Quando Draco lo lasciò, Harry entrò da solo dicendo che avrebbe fatto presto e che non gli serviva assistenza; una volta dentro prese un respiro profondo prendendosi un momento per riesumarsi. Si schiaffeggiò le guance, andò al lavandino, si sciacquò il viso con acqua fredda e si guardò allo specchio.
Sorrideva ebete e a quel punto capì di essere semplicemente troppo felice. 
“Sarò felice, ma in questo momento sembro un idiota! Lui è come un Dio in questo momento, io solo un idiota! Che bella coppia che siamo!”

Draco rimase ad aspettarlo fuori dai bagni maschili impaziente, ma con la sua tipica posa eretta e composta, mani nelle tasche ed aria annoiata, indifferente a tutti per tenerli lontani.
Non ebbe comunque successo.
- È pieno? - un voce arrivò a disturbalo, quando si voltò lentamente, vide che si trattava di Liam Stevenson e immaginando che farlo entrare da solo con Harry non fosse una grande idea, improvvisò.
- Sì. - fece solamente senza fare cenni di alcun genere.
Stevenson annuì e si appoggiò al muro accanto a lui, in attesa che qualcuno uscisse, ignaro che invece era tutto vuoto. 
Per la verità aveva capito che Harry era nel caos mentale e gli serviva un attimo da solo per rimettere insieme le idee e tornare in sé, per questo non aveva insistito nell’entrare con lui.
D’altro canto se l’era cercata. 
Era arrivato a quel punto perché non si era mai sentito molto ‘il suo ragazzo’ in pubblico, soffrendone aveva iniziato a macinare che Draco si vergognasse di lui o che non gli volesse bene.
Oltre a quello, si erano aggiunte le voci di cui proprio Stevenson l’aveva messo a conoscenza. 
La gente credeva che non stessero insieme sul serio.
Bene, la gente andava messa a posto. Alla sua maniera. Con classe.
Quella che a quanto pareva piaceva tanto in giro. 
Harry comunque se l’era cercata perché sotto sotto era quello che aveva tanto voluto ed ora glielo aveva semplicemente dato, tutto lì. 
- Come sta Harry? - come tutti aveva visto e sentito la scena con la McGranitt. Draco non si voltò ed alzò indifferente le spalle. 
- Meglio. Riposerà anche nel pomeriggio. 
- Per questo stamattina non era a colazione? - continuò apparentemente gentile Stevenson. Draco non ci cascò. 
- Lo sai che era uscito presto, me l’avevi già chiesto in bagno stamattina. A proposito, è già la terza volta che ti incontro in un bagno. È davvero un caso o devo iniziare a pensare? 
Draco non intendeva guardarlo per non instaurare un contatto equivoco, ma Stevenson si scostò dal muro e gli si mise davanti. Si fermò innanzi a lui, sempre mani nelle tasche, posa altezzosa, di chi non se l’era bevuta né aveva paura di niente e nessuno. Un sorrisino compiaciuto e malizioso sulle labbra. 
- Allora sta bene davvero! - disse ignorando di proposito la seconda parte della frase.
Draco non si mosse nonostante non gli piacesse sembrare in una posizione di svantaggio, ma non abbassò gli occhi di un centimetro, né batté le palpebre con un atteggiamento di sfida, profondamente irritato da quanto osasse provocarlo. 
- Continuerò ad incontrarti in tutti i bagni, allora? Per regolarmi, sai... 
Liam non distolse lo sguardo, rimanendo sicuro di sé.
- Regolarti in che senso? 
Draco in realtà avrebbe potuto apprezzarlo per il coraggio e per il fatto che non aveva paura di lui, ma al momento lo irritava enormemente per come lo istigava di proposito cercando di farsi notare. Voleva nullificarlo se non addirittura maltrattarlo, ma stava proprio facendo un percorso per evitare di diventare il prossimo Signore Oscuro e temeva che insultarlo e schiantarlo rientrasse nelle cose da non fare.
- Hai le palle, te lo concedo. Comunque sto con Harry sul serio e non perché gli voglio bene come ad un fratello. Dovresti risparmiare le tue energie. 
Appena lo disse tagliente come un rasoio, finalmente Harry uscì. Vedendoli lì uno davanti all’altro si sorprese spalancando gli occhi, ma Draco gli prese di nuovo la mano decidendo che era molto meglio continuare a sfilare davanti a tutti ed ostentare la loro relazione, piuttosto che creare equivoci e altri disagi. 
Stevenson rimase in silenzio ad osservarli andarsene, ma non spense il suo sorrisino ironico sulle labbra. Era presto per arrendersi.

Finite le lezioni, come da richiesta della McGranitt, Draco si diresse nel suo ufficio per riscuotere la punizione. Non aveva particolare voglia, ma sapeva che era necessario, specie perché se l’era meritata. 
Una volta arrivato, diede un’occhiata sbrigativa e poco interessata all’interno dell’aula di trasfigurazione vuota, soffermandosi poi sull’insegnante seduta alla sua cattedra, in fondo allo stanzone. 
La salutò con la sua solita educazione che era pregna di una naturale nota saccente che non sapeva domare. La donna si tolse gli occhiali da lettura e sollevò lo sguardo serio e gelido su di lui, infine gli fece il cenno di avanzare. 
Draco eseguì senza pensarci su molto, sperando non gli desse un compito seccante, ma appena le arrivò davanti, un altro bussare catturò la sua attenzione. La donna indicò anche al secondo ospite di entrare e così la porta si aprì rivelando Liam Stevenson.
“Ma non mi dire! È una persecuzione, questa! Mi toccherà sistemarlo come si deve!”
Draco lo squadrò carico di veleno mentre avanzava verso di loro, ma non disse nulla, né Liam lo guardò. Il fastidio cresceva sempre più tutte le volte che lo vedeva, perché sapeva che tutto quel che stava facendo era di proposito e lui non poteva che detestarlo. 
Era pericoloso, Draco se ne rendeva conto. Era pericoloso stare solo con lui. Lo era se voleva dominare e cancellare il proprio lato oscuro. Quella era proprio una bella prova, si disse insofferente.
- Molto bene. Siete arrivati entrambi. - fece la donna raddrizzandosi sulla sedia e guardandoli uno accanto all’altro. Con freddezza, proseguì subito senza aspettare risposte: - Non voglio farvi perdere ulteriore tempo. Avete presente la Sfera Armillare nel cortile di trasfigurazione? 
Il cortile in questione era uno dei chiostri interni del castello. I due ragazzi annuirono avendo presente il grande oggetto sferico di cui parlava. 
- Voglio che la lucidiate e la portate a nuovo. Troverete tutto il materiale occorrente già là. 
Così dicendo si rimise gli occhiali e tornò alla correzione dei compiti, ignorandoli totalmente. 
Draco spalancò gli occhi incredulo. 
- La Sfera Armillare del Cortile è molto grande... - disse interdetto sperando d’aver capito male. La McGranitt sollevò di nuovo gli occhi sui suoi senza togliersi gli occhiali.
- Allora sbrigatevi. 
Con questo tornò ad ignorarli. 
Draco rimase un attimo in silenzio pensando a come uscirne senza dover passare il resto del giorno a pulire un’enorme Sfera piena di cerchi metallici, ma realizzando amaramente che non avrebbe potuto mancare alla punizione, imprecò e senza dire nulla si avviò e se ne andò imitato subito dopo da Liam.