*Piccolo salto di tempo di 5 anni, estate degli 11, l'inizio della grande avventura, uno dei momenti più importanti e significativi di Draco. Una parte del capitolo spiega i cambiamenti di questi 5 anni e come stanno ora le cose, mentre nell'altra do inizio alla storia vera e propria. Di tanto in tanto ci saranno altri salti di tempo, ma non così consistenti come questo. Buona lettura. Baci Akane*
6. UN POSTO NEL MONDO
Il sole scaldava davvero un sacco, quel giorno di piena estate.
A Londra non si vedeva un’estate così calda e afosa da molti anni, non era certo una cittadina famosa per il sole splendente.
Quel giorno era bello e si stava proprio bene all’esterno, così Draco stava approfittando dell’ombra di un albero al parco vicino casa per leggere un libro sulla magia, seduto sull’erba.
Harry approfittava di lui e gli dormiva addosso.
Non era particolarmente morbido, anzi, era piuttosto magro, ma comunque le sue gambe erano sicuramente meglio dell’erba.
Sarebbe stato più comodo un letto, ovviamente, ma se Draco stava fuori a fare qualcosa, qualunque cosa fosse, non poteva certo farlo da solo.
Lui ormai era abituato ad averlo stile appendice, sempre attaccato addosso in ogni circostanza. All’inizio ovviamente gli aveva dato molto fastidio, poi aveva imparato a farci il callo e non era più un grosso problema, anzi, dopo un po’ era diventato bello.
Una delle molte cose che aveva capito gli piacevano, che non avere la gente intorno, bensì Harry. Una sua esclusiva, insomma.
Cinque anni lì in casa Black erano volati e sebbene all’inizio avesse pensato si sarebbero fermati solo per l’estate, come una sorta di vacanza sia pure non lontano da dove avevano sempre abitato, poi aveva capito che invece quella ‘cosa’ avrebbe funzionato e i mesi erano diventati anni.
Cinque.
L’estate degli undici anni.
Fra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno, dopo meno di due mesi quello di Harry. Però quella non era un’estate normale. Non era un’estate come le altre.
Appoggiato con la schiena al tronco dell’albero, girò la pagina del libro che reggeva con una mano tornando ad appoggiare l’altra sulla fronte di Harry. L’aria fresca gli aveva asciugato il sudore con il quale si era steso su di lui dopo aver fatto chissà quale attività fisica, adesso i suoi capelli erano spettinati più che mai.
Senza farci caso, giocherellava con la sua cicatrice a forma di saetta sulla fronte, scostandogli la frangia arruffata. Era una sorta di passatempo, piaceva ad entrambi, per Harry era rilassante perché era particolarmente sensibile e gli piaceva quando la solleticava.
Nei primi sei anni aveva festeggiato il compleanno dai Tonks, i suoi zii che era tornato a trovare regolarmente e che ogni volta gli avevano sempre fatto una cena speciale e dei regali, anche sua madre. Ma lì dai Black era tutta un’altra cosa.
I compleanni erano delle feste in grande stile anche se non comprendevano una folla mostruosa. Beh, per Harry veniva più gente, l’aveva notato, ma questo probabilmente dipendeva dal fatto che sua madre non si era lasciata dietro di sé tanti buoni rapporti. Ciononostante lui preferiva una festa più mite rispetto a quella esagerata che si faceva sempre per Harry.
Ma quel compleanno era diverso. Non perché lo sentisse di più, bensì perché sapeva che a breve avrebbe ricevuto la sua lettera di accettazione.
Sirius e Remus gli avevano spiegato che qualche giorno prima del proprio undicesimo compleanno, si ricevevano le lettere di accettazione per la scuola per maghi e streghe di Hogwarts.
Da quando a sei anni aveva avuto il suo primo episodio di magia spontanea avendo conferma di essere un mago, la sua vita era cambiata. Forse lo era perché era andato a vivere in quella casa, niente contro gli zii, era stato bene con loro, ma era diverso. Lì c’era stato anche Harry.
E poi lì aveva visto un animagus.
Ed anche un licantropo.
Aveva visto sua madre usare la magia in modo serio, nell’aiutare Sirius a gestire le trasformazioni di Remus.
Aveva finalmente saputo un sacco di cose sulla magia ma soprattutto su suo padre.
Quando appena arrivato aveva scoperto che Remus raccontava ad Harry storie sui suoi genitori per permettergli di viverli almeno tramite i suoi ricordi, si era reso conto che li conosceva meglio di quanto lui conoscesse i suoi. Nonostante sua madre non fosse in una prigione di magia terribile, aveva realizzato che non sapeva niente di lei.
I primi tempi si era intrufolato nella stanza di Harry di nascosto per sentire i suoi racconti, fino a far trasferire il letto nella sua camera. Poi aveva trovato il coraggio di chiedere a sua madre qualcosa su di lei e su suo padre.
La prima volta che glielo aveva chiesto era stato molto difficile, si era vergognato profondamente e si era scusato per averle fatto quella domanda inopportuna. Ma dal momento che era stata la prima domanda di Draco, lei l’aveva accontentato con una gioia ben nascosta dietro la sua consueta maschera di regina dei ghiacci.
Una maschera che lentamente, nei sempre più frequenti discorsi con suo figlio sui momenti felici e positivi della sua vita, si era un pochino sciolta.
Adesso poteva dire di conoscerla un po’ di più, nonostante non fossero mai arrivati ai livelli di Harry con i suoi padri adottivi. Però non sentiva di averne bisogno. O meglio. Gli piaceva quando Harry aveva manifestazioni d’affetto con lui, ma non voleva che le avessero tutti.
Era comunque convinto che se sua madre non gliene aveva mai date era perché non voleva, ed era contento di avere più rapporto ora a quasi undici anni, però non voleva forzarla. Aveva sempre paura di costringerla a qualcosa che non voleva, che non si sentiva.
Non poteva ancora immaginare cosa le era successo una volta che tutto il suo mondo le era crollato addosso, ma Remus gli aveva spiegato che ognuno reagiva a modo suo al dolore e lei si era chiusa. Perciò lui non voleva forzare il suo dolore, ma ci teneva tanto ai momenti in cui lui le chiedeva qualcosa su di lei o su suo padre e lei le raccontava con orgoglio e fierezza le loro prodezze scolastiche.
Per qualche ragione erano i momenti di cui raccontava di più, di cui andava più fiera.
Tramite essi Draco aveva scoperto che sua madre una volta era stata felice e fiera di essere una Black e poi una Malfoy. Adesso sembrava quasi vergognarsene.
Gli dispiaceva; crescendo e scoprendola un po’ di più, aveva deciso che un giorno l’avrebbe resa ancora fiera di quel cognome. Avrebbe elevato di nuovo il nome dei Malfoy facendolo tornare grande, in modo che sua madre ne fosse ancora orgogliosa di portarlo e che non lo nascondesse quasi come fosse lei una criminale.
Su suo padre non aveva mai saputo farsi un’idea precisa, perché in realtà lei le aveva raccontato di un uomo fiero, bellissimo, forte e brillante, che si distingueva sempre in tutto quello che faceva. Un uomo di successo. Gli aveva parlato di una persona di cui andare fieri, però non aveva mai parlato di quando si era assoldato al servizio del Signore Oscuro ed era caduto diventando un Mangiamorte.
Harry gli aveva raccontato quello che sapeva, ovvero ciò che Remus gli aveva raccontato, e capiva che i Mangiamorte e Voldemort erano persone malvagie, però era come se lei non considerasse quella parte di Lucius, bensì guardasse a ciò che l’aveva fatta innamorare.
Perciò forse era giusto così, ma lui non riusciva a dimenticare che alla fine lui era caduto ed aveva fatto azioni malvagie.
Alla fine alla domanda su che tipo di uomo voleva diventare, si era trovato a fantasticare su uno forte, di successo e distinto che potesse rendere di nuovo sua madre fiera del cognome Malfoy. Non si era mai reso conto che pensava ad una versione migliore di suo padre.
Harry sapeva che Lucius era un argomento tabù e lo rispettava, nonostante per il resto non era in grado di rispettare niente.
Non aveva tatto.
Però la sua spensieratezza e la sua allegria lo rendevano una persona solare, aperta, sicura e molto vivace, pieno di voglia di spaccare il mondo. Viveva tutto con forte entusiasmo ed era un grande contrasto vederlo al fianco di Draco, il quale invece era sempre chiuso e silenzioso e spesso anche triste. Di quella tristezza che velava il suo bel viso.
Era meno apatico di quando era arrivato. Adesso aveva interessi che approfondiva, gli piacevano cose che cercava e rifiutava altre che non gli piacevano. Però rimaneva una persona più chiusa di Harry, più ombrosa.
Spesso quando Harry stava troppo lontano da lui si sentiva come congelare, ma era una sensazione che svaniva appena lui tornava col suo tipico chiasso. Solitamente rincorrendo Sirius versione cane.
Fu lì in quel bellissimo pomeriggio soleggiato che nel cielo sopra le loro teste, sorvolò un gufo lasciando cadere sulla testa di Draco e successivamente sulla faccia di Harry, una lettera.
Harry si svegliò subito mentre Draco mise giù il libro incuriosito. Non aveva mai ricevuto una lettera dal cielo.
Con un nuovo senso di curiosità e stupore prese la lettera, ma stava ancora leggendo il mittente che Harry già era saltato in ginocchio con le mani davanti a sé stile cane scodinzolante.
- È ARRIVATA FINALMENTE! PER MERLINO, DRACO, TI È ARRIVATA! LO DICEVANO GLI ZII CHE TI SAREBBE ARRIVATA A MOMENTI! NON OSO IMMAGINARE QUANTO SEI EMOZIONATO! CHISSÀ QUANDO ARRIVERÀ A ME!
Harry avrebbe urlato ancora a lungo se lui non gli avesse messo una mano sulla faccia ed in particolare sulla bocca per zittirlo; lo spinse via proprio come avrebbe fatto con un cane e ignorandolo come se non gli avesse appena urlato in faccia, aprì la lettera senza mostrare particolare emozione.
Non aveva ancora capito cosa significava, sapeva ovviamente che genere di lettera era, ma finché non la lesse per Draco fu come una sospensione.
Sospensione che finì quando lesse l’invito scritto ad unirsi ad Hogwarts per il prossimo anno scolastico. Insieme ad essa il biglietto del treno e la lista del materiale scolastico da recuperare entro il primo settembre.
- Sono stato ammesso. - disse piano come se dicesse che era una bella giornata.
Harry gli prese la lettera convinto che ci fosse qualcosa di strano, ma quando lesse tutto quanto, lo fece per la prima volta in realtà, si mise a piangere e lo abbracciò.
- CONGRATULAZIONI AMICO! TI INVIDIO UN SACCO! ADESSO TOCCA ASPETTARE A ME! - così lasciandogli la lettera sulle gambe, si alzò e si mise a correre verso casa, non molto lontano da lì, chiamando a gran voce gli zii.
Draco, una volta da solo e ritornato alla pace silenziosa che aveva avuto prima della lettera, la guardò di nuovo prendendola fra le dita, una carta pregiata, una scrittura elegante, la presentazione del preside, la firma della vicepreside.
Ed il suo nome.
Draco Malfoy.
- Sono un mago. - si disse. Lo sapeva di esserlo, ma quella era l’ufficialità.
Quello lo rendeva reale.
Quello dava inizio realmente a tutto, in qualche modo, ed anche se non sapeva di che genere, capiva che era la prima cosa veramente ed esclusivamente sua.
Non era più la casa degli zii o la casa dei cugini. Era la sua scuola. Il suo posto nel mondo cominciava da Hogwarts.
Ed era un mago. Un mago vero.
Solo dopo alcuni istanti si rese conto di avere le lacrime agli occhi e prendendo la lettera si alzò in piedi asciugandoseli velocemente, vergognandosene.
Infine andò da sua madre per dirglielo, nella sciocca e assurda speranza che per qualche ragione lei ne fosse contenta, che avrebbe potuto dimostrare qualcosa, almeno per quell’occasione.
Quando la vide sorridere nel leggere la lettera, capì quanto giusto fosse tutto quello, quanto bello. In quei cinque anni lì qualche volta lei aveva sorriso, poche volte, ma era capitato ed era stato molto bello.
Certe cose valeva proprio la pena viverle, finalmente Draco ne era sicuro.
Note Finali: La fan art scelta mostra Draco ed Harry in una posa simile a quella che descrivo, ma sono ritratti più grandi di come sono nel capitolo poichè come già detto, hanno 11 anni. Tuttavia la posizione era più o meno quella. Oltretutto sono fuori sotto un albero, non in camera in un letto.