CAPITOLO 63:
LOTTA FINALE

drarry

Narcissa era splendida, nella sua matura bellezza. 
Ferma ai piedi della scalinata davanti all’ingresso ampio e spazioso, un po’ buio come sempre. 
Sembrava illuminare con la sua perfezione un posto che appariva addirittura grottesco confronto a lei. 
L’abito formale le stava d’incanto nonostante non fosse uno da cerimonia, così come i suoi capelli biondo platino raccolti in una acconciatura da cui non scappava nemmeno un capello.
La sua pelle era candida, gli occhi azzurri gelidi.
Pareva una statua, lì ferma nell’atrio principale di Hogwarts, come in attesa di qualcosa o qualcuno. 
A Draco mancò il fiato e si congelò, mentre Harry fu investito da un’ondata di fuoco e paura istintiva. 
Dopo la prima sorpresa, Draco iniziò ad avere consapevolezza di ciò che stava succedendo e dopo aver realizzato che quella era sua madre e che era splendida come mesi prima la ricordava, si rese conto delle proprie condizioni e fu la prima volta che sentì di nuovo la pressione sulle spalle tornare a schiacciarlo. La stessa che aveva provato dalla nascita quando ogni gesto compiuto era stato in funzione di sua madre e della sua approvazione. 
Era sudato ed in disordine, i capelli scomposti appiccicati sulla fronte, i vestiti probabilmente puzzavano ed erano scombinati e sicuramente per nulla eleganti. 
Era sicuramente un disastro e lo lesse negli occhi carichi di sgomento e disapprovazione di sua madre che lo squadrava snob. 
In un istante maledì il momento in cui non si era fatto la doccia subito dopo gli allenamenti, ma la mano di Harry ancora stretta nella propria lo riportò alla realtà e senza rendersene conto, dopo averla percepita, la sfilò.
Era davanti a lei, non le sarebbe piaciuto parlargli in quelle condizioni. 
Lasciò dunque il proprio ragazzo e alzando la testa si fece forza avanzando verso di lei ancora ferma, si sentiva le giunture rigide come quelle di una statua di ghiaccio.
Mentre si forzava a muoversi verso di lei, lo stomaco venne contratto in una morsa di ferro. 
Era da mesi che non si sentiva così. 
Così come? Male. 
Aveva chiuso sua madre in un remoto anfratto di sé consapevole che non sarebbe mai più tornata nella sua vita e sebbene dispiaciuto, una parte di sé aveva iniziato a stare bene senza di lei. 
Proprio perché era finalmente stato libero di essere sé stesso. 
Ora, mentre avanzava verso di lei lento e solenne quasi come un principe al cospetto della sua regina, sentiva le catene tornare a serrarsi sulle proprie caviglie, sui propri polsi ed intorno al proprio collo.
Nemmeno respirava bene, ma non l’avrebbe dato a vedere. 
Si fermò dunque davanti a lei e pur non volendolo, tornò quel Draco che cercava di piacere a quella splendida madre perfetta che aveva altissime aspettative sul suo unico figlio. 
- Se potete aspettarmi, mi laverò e mi renderò presentabile. Vengo dall’allenamento di Quiddich. - disse senza nemmeno salutarla, come se si fossero lasciati appena poche settimane prima e senza nessun problema. 
Narcissa non mosse un muscolo, ma posò i suoi occhi distanti sui suoi, senza fargli leggere nulla. 
- Non avete gli spogliatoi nel campo di Quiddich? 
- Sì, ma avevo fretta e... - si rese conto che la sua fretta era rappresentata dall’appartarsi con Harry per avere un orgasmo veloce con lui. Sicuramente non qualcosa da poter condividere con lei o che avrebbe approvato. Arrossì lievemente realizzandolo e non proseguì: - Beh, potete aspettarmi? 
Narcissa scrollò lievemente le spalle accentuando una smorfia di disgusto. 
- Puoi approfittarne per fare le valige, ho parlato col preside ed ho esercitato la mia patria potestà. Ti ritirerai da questa scuola e ci trasferiremo così come avevo già stabilito. - disse con freddezza, piatta e altera. 
Draco si raggelò ulteriormente, la sua mente si svuotò. 
In condizioni ottimali avrebbe replicato che non aveva senso non fargli finire la scuola visto che ormai mancava poco, ma quello avrebbe significato che comunque era d’accordo con lei sul venire via e non lo era. 
Ma in condizioni ottimali avrebbe anche notato che proprio per l’illogicità della tempistica, significava che Narcissa in realtà non era lì per portarlo realmente via o avrebbe appunto aspettato la conclusione dell’anno accademico. 
Era lì per altro, ma Draco andò nel panico e la propria mente si disconnesse. 
Nessun ragionamento logico ad aiutarlo, nemmeno mezzo pensiero pratico, né tanto meno la capacità di staccarsi e riflettere con cura su come gestire la situazione. 
No, lì Draco divenne istinto puro e mentre realizzava che voleva di nuovo strapparlo dalla propria vita perché gli voleva bene ma non nel modo in cui era, perché voleva cambiarlo e modellarlo a suo piacimento, un’ondata di rabbia lo investì dopo il panico. 
Fu veloce, repentina ed oscura e mentre sentiva ogni terminazione nervosa tendersi, vide buio tutto intorno a sé.
L’atrio si raffreddò e prima che se ne potesse accorgere, stava stringendo la bacchetta intenzionato ad usarla contro di lei.
Draco voleva farle male. 

Harry lo visse al rallentatore fino ad un certo punto.
Tutto fu lento. Dall’incontro con Narcissa alla mano di Draco sfilata dalla propria con successiva avanzata verso di lei. 
Il loro lunghissimo scambio di sguardi ed infine quel breve dialogo.
Per Harry, immobile avvolto in un’agitazione che lo gettava nel caos più completo, passò un secolo invece che solo qualche secondo. 
Ma nel momento in cui il proprio fuoco divenne freddo, fu come se si svegliasse. 
Non era lui a generare freddo, ma Draco. E buio.
C’era veramente buio, lì intorno a loro, anche se era giorno. 
Harry spalancò gli occhi ed impallidì, abbassò lo sguardo sulla mano di Draco come se lo sentisse e quando notò che stringeva la bacchetta e che i suoi muscoli erano tutti tesi, non gli servì guardarlo in viso. 
Agì subito d’impulso, quasi fosse pronto nonostante l’apparenza, nonostante il caos iniziale. 
Si mosse e in un lampo fu su di lui, avvinghiato forte al suo braccio, la mano sul suo polso, le dita sulle sue ad impedirgli di usare la bacchetta contro sua madre. A cercare di dirottare l’incantesimo ma soprattutto la sua voglia. 
- Draco! - sibilò a denti stretti al suo orecchio, usando forza per cercare di sbloccarlo. Ma era una statua di marmo, non pareva più capace di muoversi e nemmeno di percepirlo. 
- DRACO PER L’AMOR DI DIO! - urlò allora nel panico capendo che era davvero a rischio. 
Draco ancora non lo percepiva, notò il suo sguardo duro, oscuro, fisso su quello di sua madre. Odio, disprezzo, repulsione e tante, tantissime cose lì in quel nodo che volevano uscire tutte insieme. 
Cose che sarebbero esplose con una maledizione senza perdono. Harry lo sapeva, ne era certo.
“Sapevo sarebbe successo un giorno! Era questo! Era questo che sentivo! Questo preciso momento! Non l’ho mai scongiurato, l’ho solo accompagnato al patibolo! Dio, se solo ci fosse Sirius!”
Ma lì non c’era Sirius, nemmeno Remus o qualche altro adulto.
Lì c’era lui e Draco solennemente intenzionato a scagliare una maledizione di odio verso sua madre che osava tornare nella sua vita in quel modo, in quel momento, per strapparlo dalla sua felicità, dalla sua libertà e scaricargli tutto il suo disprezzo e la sua disapprovazione. 

Harry continuava a tirarlo, ma Draco era inamovibile e nemmeno lo sentiva.
Era come risucchiato in un buco nero dentro di sé, catalizzato a sua volta sul volto marmoreo di sua madre priva di emozioni. 
O così a lui pareva.
“UCCIDI!” gridò una voce dentro di sé, strisciante, grottesca, oscura. “Ti rovinerà la vita, ti strapperà via la tua felicità, ti distruggerà! Non ti ama, non ti ha mai amato, non ti amerà mai. Vuole solo farti male. Quanto te ne ha già fatto? Non ti accetta, non ti ha mai accettato, non lo farà mai. Per mesi è scomparsa ed ora torna solo per costringerti a fare cosa? Separarti da Harry? Non permetterlo, non può farlo, non lo farà mai! I tuoi genitori sono la tua rovina, cancellali e sarai libero!”
Draco così alzò la mano con la bacchetta a cui era appeso Harry che cercava di strattonare.
Sentiva vagamente qualcosa, lui, la sua presa, la sua voce, ma non era veramente lì. Non c’era sul serio e solo quando puntò la bacchetta contro sua madre, lei aprì la propria espressione in meraviglia, shock e terrore. 

- Draco? - mormorò Narcissa che fino a quel momento aveva semplicemente rifiutato l’assurda possibilità che lui potesse farle del male. 
Ma Harry sapeva che non era assurdo, aveva sempre saputo che sarebbe stato terribilmente possibile ed ora era lì e non aveva idea di come fare per salvarlo da sé stesso.
“Se farà questa magia contro di lei è finito. Come diavolo lo salvo? Come?”
Harry nel panico guardò Narcissa sperando che capisse come aiutarlo, per lui era chiaro cosa dovesse fare, ma rimaneva lì ferma immobile senza emettere alcun suono. Sconvolta da ciò che vedeva, dal suo rifiuto, ma assolutamente zitta. 
Draco tese ulteriormente tutti i muscoli del braccio e lo mosse per sollevare la bacchetta sopra la testa, pronta a lanciare la maledizione e a quel punto, con un grido nell’anima, Harry si separò da lui e si mise davanti a Narcissa in un ultimo atto disperato di salvarlo. 
- DRACO TORNA IN TE, NON PUOI FARLO|

Fu allora, quando il contatto visivo con Narcissa si interruppe e vide Harry, che Draco tornò in sé e capendo cosa aveva quasi fatto lasciò cadere la bacchetta a terra sconvolto. 
Era quello. Era contro di quello che aveva sempre lottato e ci era quasi caduto. 
Allora non l’aveva mai sconfitto.
Le sue tenebre erano ancora lì e per un pelo non l’avevano preso. 
Per colpa sua, di quella donna che non sapeva essere una madre e non sapeva amarlo. Non riusciva proprio a capirlo. 
Mosse qualche passo incerto indietro, sentendosi instabile, sfinito e mollo. Gli occhi bruciavano come se stesse per perdere la vista, li rialzò sulle due figure avanti a sé e andò oltre Harry congelato dal terrore, gli occhi sbarrati. 
Di nuovo l’emozione esplose in lui, ma diversa da prima. 
Non era buia e fredda. L’ambiente circostante divenne rovente e la luce quasi divampò, mentre muoveva dei passi traballanti. 
Arrivati a loro, spostò delicatamente Harry e solo quando fu davanti a sua madre, le prese il viso fra le mani che tremavano. Le posò sulle sue guance e lì strinse. 
Non la vedeva bene e strizzando gli occhi ripetutamente capì che era così perché piangeva.
Stava piangendo e stava tenendo il volto di sua madre fra le mani. 
- Perché? - mormorò solamente con voce rotta dal pianto. Non riusciva a parlare, ma ne aveva bisogno, Dio, ne aveva così bisogno. 
La gola annodata. 
Chiuse così gli occhi e appoggiò la nuca sfinito sulle labbra ancora serrate di Narcissa, rigida, immobile, zitta. 
- Perché non riesci ad amarmi? 
Lentamente le gambe gli si piegarono e si sentì scivolare giù davanti a lei. Per non cadere le si appoggiò completamente addosso, totalmente privo di forze, disperato. 
- Cosa ti ho fatto per meritarmi tutto questo disprezzo? 
Le mani erano scivolate sul suo vestito, ora erano aggrappate alla sua gonna, il volto affondato sulle sue gambe, mentre ormai le stava inginocchiato innanzi e piangeva.
Piangeva così tanto che sapeva di star sporcando il bellissimo vestito di sua madre e sicuramente l’avrebbe disprezzato per questo, ma non riusciva a smettere. 
Perché nessuno dei suoi genitori non aveva mai pensato a lui prima di ogni altro desiderio personale? Perché nessuno era mai riuscito ad amarlo sul serio? 
- Perché non puoi proprio amarmi? - sussurrò infine disperato, piangendo a dirotto. 
- Io ti voglio bene. Amami così come sono, non cercare di cambiarmi perché sono felice qua con Harry e gli altri. Sono una persona felice, oggi. Per favore. Amami così come sono. Amami così come sono... 
Lo ripeté come in un mantra infinito e continuò nel lamento delle sue lacrime che gli spezzavano la voce fino a che le mani di Narcissa si mossero posandosi delicatamente sulla sua nuca, fra i suoi capelli scomposti e sudati. 
Le lacrime si congelarono, il fiato rimase sospeso. 
Lentamente le mani divennero braccia e sentì le gambe su cui appoggiava il proprio volto, scendere lentamente. Draco la lasciò inginocchiarsi a sua volta avanti a sé e quando gli fu alla stessa altezza, le braccia divennero abbraccio e quando il corpo di sua madre l’accolse nascondendogli il volto contro il proprio collo caldo, le sue labbra sulle orecchie lo baciarono tremanti e la sua voce, finalmente, si levò spezzata. 
- Perdonami Draco... ti amerò così come sei se questo ti renderà felice... 

Solo Harry sapeva quanto le era pesato dire una cosa simile. Dirlo e pensarlo. 
Solo lui, lì in piedi accanto a loro a guardare esterrefatto i due abbracciarsi e piangere insieme come non era mai accaduto.
Trovarsi, finalmente. 
Essere per la prima volta madre e figlio. 
Sospirando di sollievo come se fosse stato in apnea fino a quel momento, sollevò lo sguardo verso l’alto. Corse senza rendersene conto sopra le scale e sul parapetto incrociò gli occhi pieni di lacrime di commozione con quelli indecifrabili del preside Silente. 
Da lontano si scambiarono un’occhiata strana, quasi complice. Harry sospese le lacrime per focalizzarsi su di lui e solo quando lo vide annuire come gli facesse un complimento, capì di aver appena superato una prova.
Non lui, ma Draco. 
E che quella prova l’aveva appena superata a pieni voti. 
“Che glielo avesse permesso apposta per vedere la reazione di Draco?” 
Si chiese confuso mentre l’uomo dalla folta barba bianca si girava per risalire. 
“E se avesse davvero scagliato quella maledizione contro sua madre l’avrebbe potuto fermare? L’aveva previsto? O forse voleva metterlo alla prova? Se non avesse corso il pericolo di cedere al suo lato oscuro l’avrebbe allontanata o le avrebbe permesso di tentare di portare via Draco?”
Mille domande vorticarono nella mente di un Harry che non aveva mai avuto molto anche fare con quella misteriosa e intrigante figura. Sapeva solo che era il mago più potente in vita e forse anche mai esistito, ma di fatto non lo conosceva praticamente per niente. 
Harry alla fine rimasto solo con i due ancora in ginocchio a terra abbracciati a piangere insieme, si riscosse e si asciugò le lacrime cristallizzate per ritrovarsi a sospirare e sorridere contento di come alla fine fosse andata. 
Quel che contava erano i fatti e quella volta i fatti parlavano chiaro. 
“Comunque sia l’ultima tentazione di Draco ormai è stata cancellata, adesso potrà costruire qualcosa di bello e sincero con sua madre, non avrà più motivi di cedere al suo lato oscuro. Tornerà a stare bene, ne sono sicuro!”
Ma mentre lo pensava, raccoglieva la bacchetta di Draco e ricordando la sensazione terribile di ghiaccio provata mentre aveva realizzato che stava per scagliare una maledizione, si chiese se ci fosse stato davvero il modo di fermarlo con la magia. 
“Sirius è un auror ed è anche molto forte, penso che potrebbe fermarlo. Ma sarà possibile fermare una maledizione senza perdono?”
Harry si mise ad elucubrare sul respingere incantesimi oscuri e si immaginò a riuscirvi con successo in un futuro non molto prossimo, dopo il diploma di Hogwarts. 
Aveva sempre voluto diventare un mago più forte per poter proteggere chi amava, ma lì alla scena appena vissuta inerme, consapevole che la propria forza era ancora nulla confronto alle possibili necessità, decise il proprio destino. 
“Diventerò l’auror più forte del mondo e proteggerò chiunque da qualunque maledizione, sarò in grado di gestire e annullare qualsiasi oscurità. È questo il mio scopo da qui in avanti.”
Stringendo la bacchetta di Draco che per un momento aveva rappresentato quelle tenebre, quel male primordiale, lo giurò solennemente a sé stesso e così sarebbe stato. 


Note Finali: La fan art scelta per rappresentare il capitolo non si sposa molto con le vicende scritte ma in qualche modo rendeva l'idea di ciò che succede. Per questo capitolo mi sono ispirata a quando Harry fa una magia spontanea gonfiando sua zia, nei libri. Nel caso di Draco ho peggiorato parecchio la situazione facendogli influenzare l'ambiente e l'atmosfera circostante, mentre il proprio istinto oscuro veniva a galla per spingerlo a praticare una maledizione senza perdono. Per fortuna Harry scongiura il tutto e non succede niente di irreparabile. Ho voluto inoltre dare uno spiraglio di redenzione a Narcissa perché come ho sempre scritto, lei è semplicemente il risultato di ciò che è stato modellato da una famiglia di merda, sebbene come dice Sirius è una scusa fino ad un certo punto perché poi uno deve pensare con la propria testa. Di conseguenza dopo un bel deragliamento (in pieno stile Narcissa Black DOC), ho voluto darle la possibilità di tirare fuori il suo amore di madre che anche nei libri c'è sempre stato, alla fin fine. La sua figura la vedo molto controversa, né proprio buona, né proprio cattiva, ma con un grande amore per suo figlio nonostante le proprie idee discutibili. Idee su cui alla fine è in grado di soprassedere per amore di Draco. Perciò alla fine ho deciso di far svolgere così questa vicenda fra loro. Il piccolo cameo di Silente non avrà seguito, è solo un'apparizione che mi pareva ci potesse stare consideranto il personaggio e la situazione. Grazie dell'attenzione. Grazie a chi commenta, mi fa sempre piacere cosa suscitano i miei capitoli. Alla prossima. Baci Akane