CAPITOLO 64:
CONFRONTO
Era stata una lunghissima conversazione, la prima mai avuta con sua madre.
Draco per la prima volta le aveva parlato a cuore aperto dicendo che aveva sempre cercato la sua approvazione sin da piccolo, cercando di imitarla per trovare la sua benevolenza, ma non si era mai sentito nemmeno visto, oltre che non accettato. Quando poi era cresciuto, aveva sviluppato il desiderio di rialzare l’onore della loro famiglia per lei, per renderla di nuovo felice, convinto che fosse quello a renderla triste.
Lentamente si era ossessionato con la ricerca delle sue attenzioni e del suo amore, fino a rendersi conto che non l’avrebbe mai potuto ottenere proprio per ciò che ormai lo rendeva realmente felice, cioè Harry e la relazione con lui; a quel punto era nato un abisso incolmabile fra loro.
Aveva capito che più si avvicinava al vero sé stesso, più si allontanava da lei e le due cose in totale contrasto una con l’altra, l’avevano demolito perché teneva ad entrambi. Sia a renderla orgogliosa che a stare con Harry.
Infine le aveva chiesto pazienza e fiducia, promettendole che nonostante quel suo lato che la vergognava e che non le piaceva, lui sarebbe riuscito a renderla comunque fiera per il mago che sarebbe diventato un giorno.
Dirle che le voleva bene era stata la cosa più difficile e catartica che avesse mai fatto.
Narcissa si era infine scusata, colpita dal comprendere finalmente suo figlio.
Gli aveva detto che non aveva mai capito quanto per lui fosse stato importante trovare la sua approvazione e che aveva sempre pensato non gli importasse di nulla.
Tuttavia era già molto orgogliosa del mago che stava diventando e sapeva che un giorno sarebbe stato il più grande di tutti.
‘Per noi genitori è difficile equilibrare l’idea di ciò che per noi è considerato assolutamente giusto con quella che è, infine, ciò che è considerato giusto da parte dei nostri figli quando le due cose non coincidono.’
Era stato un pensiero complicato da spiegare, ma lui l’aveva compreso.
Aveva sempre pensato fermamente che le proprie idee su determinate cose fossero giuste e nel momento in cui aveva capito che Draco non le approvava e non solo, ma considerava giusto l’esatto opposto, era stato molto difficile accettarlo. Non ne era stata in grado provando di fatto a correggerlo pur di renderlo giusto così come lei pensava dovesse essere.
Solo all’eventualità concreta di perderlo definitivamente e non per la rottura insanabile, ma per quella maledizione oscura quasi scagliata che l’avrebbe separato da lei rovinandolo in modo totale, lei aveva capito di doversi fermare e doverlo accettare.
Lei avrebbe continuato a vedere le cose a modo suo, ormai troppo radicato nel proprio inconscio, ma al primo posto avrebbe comunque sempre messo lui ed il suo bene e se per lui era troppo importante essere accettato così com’era e quel suo modo di essere era incancellabile, allora ci avrebbe convissuto e sarebbe scesa a patti.
Capire che per sua madre lui era davvero la sua priorità assoluta nonostante tutte le sue idee, l’aveva riempito di sollievo e commosso di nuovo.
Aveva concluso abbracciandola, assaporando il momento per bene.
Al suo ritorno in dormitorio, Harry era sul divano della sala comune Serpeverde, steso a pancia in giù le braccia avvolte al bracciolo e la testa sul cuscino, gli occhiali storti, addormentato.
L’aveva aspettato sicuramente in ansia ed infine si era addormentato.
Si chinò su di lui avvolgendolo da dietro, gli baciò il collo subito sotto l’orecchio e lo sentì sospirare nel sonno e rilassarsi, percependolo.
- Grazie, Harry. - mormorò Draco emotivamente sfinito ma mai più realizzato e sereno di così.
Leggero.
Quella notte andò a dormire con l’assoluta certezza di poter volare e questa volta davvero.
Il giorno dopo ci fu la finale di Quiddich, Serpeverde contro Grifondoro, un Classico per Hogwarts, e sebbene gli avversari gli diedero molto filo da torcere, specie perché la loro Cercatrice era Ginny ed era formidabile, alla fine la spuntarono loro e dopo i molti punti fatti da Draco, quasi in versione macchina da canestro, Harry aveva finalmente preso il boccino d’oro per un pelo, strappandolo di un soffio dalle veloci dita dell’amica.
Vincere quella finale fu come un segno del destino e non solo perché erano venuti i genitori a vederla, come di consueto, e di conseguenza avevano vinto davanti a Narcissa e Sirius, ma anche perché rappresentava una sorta di vittoria metaforica sulle loro vite e su quello che entrambi avevano solennemente deciso.
Draco avrebbe vissuto per la luce e sarebbe diventato un fortissimo mago rispettato che un giorno avrebbe ricoperto un ruolo di prestigio nel mondo della magia, mentre Harry sarebbe diventato l’auror più forte mai esistito, in grado di affrontare e respingere qualsiasi maledizione e mago, per difendere e proteggere chiunque.
Decisioni sul loro futuro serie e importanti, specchi di una vittoria personale.
Infine Narcissa si era piegata a chiedere a Sirius di continuare a tenere con sé Draco.
- E tu non vuoi tornare? - chiese lui sorpreso più di quella richiesta che di vederla di nuovo lì a sostenere suo figlio.
In qualche modo lui aveva sempre saputo che non sarebbe durata molto lontana da Draco e di conseguenza, sapendo anche che lui non si sarebbe mai separato da Harry, aveva immaginato l’esito della questione.
Non però quella strana domanda.
Narcissa dopo aver salutato Draco mentre Sirius aveva fatto altrettanto con Harry e Remus, andandosene insieme al cugino, gli aveva fatto quella singolare richiesta spiazzandolo.
Lei scrollò le spalle altezzosa, sollevando il mento.
- Mi sento meglio nella mia indipendenza. L’idea di essere un peso per qualcuno mi infastidisce. - rispose senza guardarlo, mentre una carrozza trainata dai trasparenti Thestral li accompagnava fuori da Hogwarts.
- Più che peso, direi pesantezza...
Narcissa si girò di scatto a guardarlo con occhi sgranati simili a quelli di una gatta a cui avevano appena pestato la coda. Lui rise di gusto.
- Non sei un peso, ma sei pesante! - rincarò convinto e crudele nel suo tipico modo. - È diverso, capisci la differenza?
Narcissa lo guardò carica di acidità.
- Certo che la capisco, mica sono ignorante. Va bene, in ogni caso non voglio dare fastidio, mi sento più serena per conto mio.
Sirius sapeva che in realtà si vergognava a tornare da lui dopo quella sceneggiata ed il suo orgoglio era ancora la cosa più grande che lei possedeva, dopo il bene per Draco.
Così decise di rispettarla e non forzarla, specie in virtù dell’enorme sforzo fatto, sforzo sicuramente non scontato.
- Ad ogni modo se sei sicura di volermi affidare Draco, per me va bene. Lui è d’accordo? - era stata una domanda puramente formale. Sapeva che lo era.
- Devi chiederlo? - replicò piatta Narcissa, chiaramente infastidita dal fatto che Draco preferisse quel cugino ribelle a sua madre.
Sirius sogghignò vittorioso appoggiandosi allo schienale e sollevando le braccia che incrociò dietro la nuca. I capelli per una volta in ordine, sebbene lunghi come al solito.
Avendo partecipato ad un evento pubblico non aveva avuto scelta che rendersi presentabile, tuttavia vederli vicini faceva ancora una gran impressione. Sembravano sempre come il giorno e la notte.
- Se comunque non hai paura che io possa rovinarlo ulteriormente con le mie tendenze e le mie idee così contrarie a quelle della nostra gloriosa famiglia di merda...
Narcissa sospirò, ci avrebbe potuto giurare su quell’ultima frecciata. Del resto se l’era meritata.
- Quel giorno mi hai frainteso. - disse marcando freddamente sulla frase, cercando di essere superiore. Preferiva farlo senza guardarlo.
- Sì, come no... - la derise Sirius, consapevole di quali fossero le sue ideologie.
Nacissa alzò gli occhi al cielo esasperata.
- Dopo tutti questi anni come puoi pensare che non abbia imparato a conoscerti?
- Questo non significa che mi approvi e mi apprezzi.
- Siamo due poli opposti, Sirius. Tu sei anticonformista e ribelle, io... - si strinse nelle spalle nervosa, girando ancora il capo dall’altra parte, come a vergognarsi di quel suo aspetto che però riconosceva: - conformista e ligia al dovere.
- Sono le tue idee a cozzare troppo con le mie. Io penso che la purezza della propria razza sia una gran puttanata e che i maghi non siano superiori ai babbani, tu invece il contrario! - puntualizzò Sirius facendosi ora serio, quasi come avesse quel grosso rospo da buttare fuori da probabilmente anni.
Narcissa, comprendendolo, lo lasciò parlare e quando la carrozza arrivò fuori dai cancelli di Hogwarts, scese per prima seguita da suo cugino. Una volta lì, prima di smaterializzarsi e tornare a casa propria, si fermarono uno davanti all’altro continuando a parlare seri, questa volta guardandosi dritti negli occhi per chiarire una volta per tutte quella questione.
- Ognuno è fatto come è fatto, Sirius. Non ci cambieremo mai a vicenda. Ma nonostante questo ho vissuto con te e se sono rimasta anche quando ho trovato la mia indipendenza, significa che c’era qualcosa, no?
Sirius non la interruppe e attese. Non perché non sapesse cosa volesse dire, ma perché voleva sentirglielo dire una volta per tutte.
Narcissa così in una posa regale lo guardò negli occhi alzando il mento in aria di sfida a sé stessa, più che a lui.
- Penso ancora che i maghi siano superiori ai babbani. - volle precisare. - E che i purosangue siano meglio dei sangue misto. - continuò per non essere ipocrita. Sirius si indurì facendo una smorfia schifata. - Però ognuno ha diritto ad un’esistenza dignitosa e soprattutto ad essere felici.
Questo lasciò senza fiato Sirius, il quale non avrebbe sicuramente mai pensato di sentirle dire qualcosa del genere.
A quel punto la vide calare le difese, abbassò la mano che aveva agganciato al fianco e ammorbidì indubbiamente l’espressione che si fece meno dura.
- E si può trovare la felicità nei modi più svariati. - ammise infine pensando a Sirus e Remus e poi a Draco ed Harry, nella speranza sincera che un giorno i due ragazzi avrebbero potuto raggiungere la stessa felicità dei due adulti con cui aveva convissuto per anni.
Non che l’avrebbe mai detto ad alta voce. Giammai.
Sirius alla fine decise di accettare quelle come le sue scuse formali, di meglio non avrebbe mai ricevuto da lei e comunque era quello che aveva voluto sentire. Infatti sorrise col suo solito modo arrogante e alzò il mento salutandola.
- Scuse accettate. Sei la benvenuta quando vuoi.
Sentendolo lei si accese e aprì bocca per replicare livida, ma Sirius si smaterializzò ridendo sadico per non permetterle di confutare e ribattere.
- Non mi sono mica scusata, ho solo voluto chiarire, è diverso.
Ma sapeva che tanto non gli avrebbe mai fatto cambiare idea, tuttavia quel che contava veramente era aver ritrovato suo figlio, il resto erano solo stupide sciocchezze. Adesso ne era consapevole.
Del resto, di cose che non avrebbe mai detto ad anima viva, nemmeno a sé stessa, ce n’erano ancora molte, ma alla fine quello che contava erano i fatti ed i risultati.
Per esempio non avrebbe mai detto che preferiva Draco stesse con Sirius, Remus ed Harry e non con lei in seguito a quell’episodio preoccupante e sconvolgente dove le aveva quasi scagliato la maledizione addosso.
Non per paura che un giorno le si rivoltasse contro uccidendola o ferendola, ma per il terrore di perderlo nelle tenebre e trasformarlo inavvertitamente nel nuovo Signore Oscuro per l’odio che avrebbe potuto scaturirgli di nuovo.
Non avrebbe detto a nessuno che pur di proteggerlo l’avrebbe tenuto lontano da sé stessa il necessario, ma per lei non era strano farlo. Era andata da Andromeda, per il bene di suo figlio e successivamente da Sirius.
Era perfettamente in grado di agire pensando al suo bene, quello reale. Ora che aveva definitivamente aperto gli occhi, non avrebbe esitato a continuare.
“Draco vuole che lo ami e lo accetti e lo farò, ma so quanto soffre con me. Lo amerò e ci sarò cercando di essere più come quei due piuttosto che come sono sempre stata io, ma non metterò più alla prova il suo lato oscuro. Non avevo idea che fosse così forte e spiccato, ma insieme riusciremo a salvarlo.” pensò ricordando l’ammonizione ricevuta da Silente quando era andata a dirgli che ritirava Draco da scuola. Quando le aveva detto che se avesse estirpato Draco da quell’ambiente sano e soprattutto allontanato da Harry, lui avrebbe ceduto ad un lato oscuro che non avrebbe potuto gestire e sopportare, lei non ci aveva creduto, così le aveva detto di provarci pure per constatare coi suoi stessi occhi.
Aveva visto. Aveva visto eccome. Ed ora sapeva cosa desiderava realmente per lui.
La salvezza.
Salvezza che ormai gli avevano già dato.
Dopo di quelli gli studenti del quinto anno poterono concentrarsi unicamente sui GUFO, gli esami del loro anno molto importanti per decretare il proprio futuro.
Prima degli esami, i ragazzi avevano già fatto un incontro di orientamento professionale coi docenti delle proprie Case in relazione ai desideri e alle predisposizioni. Sia con Harry che con Draco, Piton era stato molto chiaro.
Per essere Auror serviva ottenere il MAGO al settimo anno in determinate materie che aveva doverosamente provveduto ad elencare, alcune delle quali necessitavano non solo del raggiungimento del GUFO, ma anche un voto elevato se non addirittura l’’Eccezionale’, come nel caso della sua materia di Pozioni.
L’orientamento di Draco era stato ancora più facile ed esplicito. Aveva subito detto senza peli sulla lingua di voler diventare Ministro della Magia e quando Piton gli aveva chiesto se intendeva specificamente Ministro o se si accontentava anche di un ruolo all’interno del Ministero, lui aveva puntualizzato deciso e chiaro che voleva essere proprio Ministro.
Piton non l’aveva deriso consapevole che su tutti, lui sarebbe potuto essere uno dei pochi ad avere reali possibilità di successo. Non l’aveva nemmeno ridimensionato e demolito come aveva fatto con i desideri sconsiderati di molti alunni.
Aveva semplicemente risposto con onestà dicendo che in quel caso avrebbe dovuto avere il massimo in tutti i GUFO, poiché il Ministro è la massima autorità esperta di qualsiasi questione riguardi la magia e di conseguenza il migliore su ogni aspetto magico. Perciò avrebbe dovuto non solo frequentare tutti i MAGO al sesto e al settimo anno, ma avrebbe anche dovuto avere il massimo dei voti in quelli.
- E si intende che non si è mai visto un futuro Ministro della Magia che arriva ai MAGO ottenendo dei GUFO ‘Accettabili'. Dovranno essere tutti ‘Eccezionali’, Malfoy.
Draco non si era scomposto né perso d’animo, anzi, aveva sinceramente apprezzato la sua chiarezza quasi crudele.
- Non mi aspettavo diversamente, professore. - aveva risposto riempiendo d’orgoglio l’interlocutore.
Alla fine Draco aveva ottenuto il GUFO in tutte le materie, per lo più col massimo dei voti. Sicuramente aveva avuto l’’Eccezionale’ in quelle giuste, limitandosi al ‘Oltre ogni previsione’ come peggior voto.
Harry aveva fatto più fatica raggiungendolo solo in quelle che gli piacevano di più, in qualcuna di esse con un buon punteggio, mentre in altre più stentatamente. Non ottenne i GUFO in tutte le materie, ma furono quelli giusti per il suo obiettivo di Auror, quelle prefissate, insomma.
Era diventato matto ad ottenere l’Eccezionale in Pozioni, voto espressamente richiesto da Piton per accettare gli studenti al MAGO nella sua materia, ma alla fine comunque ci era riuscito grazie alle molte ripetizioni severe sia di Draco che di Hermione. Insieme avevano fatto il miracolo in quanto Pozioni era sempre stata il tallone d’Achille di Harry.
Fu così che il quinto anno si chiuse dietro di loro, con l’ultima grande fatica da studenti ed il primo importante passo verso il loro futuro e le loro aspirazioni.
Tornarono a casa leggeri e contenti pronti per una rilassante, divertente e liberatoria estate.
Note Finali: avendo io scritto secoli fa non ricordavo d'aver poi specificato il dettaglio del colloquio fra Narcissa e Silente, ma ecco svelato quel piccolo mistero. La sesta parte si chiude qua, ci sono state aperture e chiarimenti doverosi e Narcissa ha avuto modo di mostrare una crescita che mi sembrava giusto in quanto personaggio secondario al pari di Sirius e Remus (i quali per ovvie ragioni non avevano bisogno di maturare anche se Sirius ogni tanto mi lascia qualche dubbio). Nei libri mi è sempre piaciuto quel modo che lei aveva di fare una sola cosa giusta per il bene di suo figlio in mezzo alle mille sbagliate, questo genere di personaggi mi intrigano sempre e così ho cercato di inserire questo suo aspetto peculiare. Ritengo che ci sia sempre speranza per tutti (o quasi). La prossima parte è l'ultima ed infatti sarà la più lunga. Qualche indizio? Sono alle prese col titolo, lo ammetto, ma diciamo che mi ha esaltato molto scriverla e non vedo l'ora di pubblicarla! Sì, so che non è un indizio, ma fra 4 giorni arriva un altro capitolo. Grazie dell'attenzione. Baci Akane