CAPITOLO 68:
LA VIGILIA DELLA PRIMA
Draco era rimasto profondamente colpito dall’ira di Sirius, non era da lui prendersela così. Era irascibile, ma non così e mai con lui.
Rimasti soli, il giovane guardò il professore che era quasi mortificato per la reazione eccessiva del suo compagno.
- Perdonalo... - fece poi andando alla teiera e mettendo su l’acqua per il thé. - Fa così perché ci tiene ed è fermamente convinto di quel che dice.
Draco sospirò stanco pieno di mal di testa e si sedette sulla poltrona, sfinito e senza forze, come se avesse provato mille incantesimi.
- Cosa pensi sul serio? Dovrei provare e fidarmi?
Remus lo guardò voltandosi verso di lui, rimase a distanza, appoggiato al piano dove c’era la teiera accesa, infine piegando il capo di lato, rispose con la sua tipica calma diplomatica: - Penso che tu ormai abbia la tecnica per essere animagus, non sei meno dotato di Sirius alla sua età.
Quell’ammissione detta dalla persona che al mondo conosceva meglio Sirius, lo riempì d’orgoglio. Era l’essere umano che ammirava più di tutti.
- Ma? - fece poi capendo che c’era qualcosa.
- Ma se hai paura, non dovresti provare. Quel genere di cose non si provano con la paura.
Draco si appoggiò con la schiena, il gomito sul bracciolo ed il mento sul palmo. Stanchezza e pesantezza gravavano su di lui.
Corse con lo sguardo sulla stanza riflettendo senza vedere nulla, isolandosi per un momento. Remus lo lasciò fare.
- Non ho paura di non farcela. Come dici tu, so di poterlo fare. Ho la tecnica e la potenza magica.
Remus non dubitava che Draco credesse in sé stesse e nelle sue capacità.
- Il Calice non ti avrebbe mai scelto, altrimenti. - puntualizzò infatti.
- Però ho paura di vedere che tutto il duro percorso fatto fin qua sia stato inutile. Ho paura di trasformarmi comunque in un animale oscuro che rifletta il mio animo. Ho paura di essere segnato e destinato, che qualunque cosa io farò, non ci riuscirò mai.
Remus non lo interruppe, non sapendo realmente cosa dire.
Gli versò il thé dopo averlo fatto aromatizzare con la miscela di foglie speciali che aveva sempre con sé, infine glielo consegnò sedendosi nell’altra poltrona con una tazza per sé.
Lo tenne fra le dita con la tipica posa inglese, più elegante in Draco che somigliava sempre più a sua madre.
Bevvero in silenzio, infine quasi alla fine della bevanda, Remus disse calmo: - Non pensi che dovresti sapere una volta per tutte cosa c’è nel tuo animo e smetterla così di tormentarti e vivere nell’incertezza?
Draco così lo guardò sorpreso della sua conclusione, sorpreso perché aveva ragione.
Ebbene sì, forse era ora di smetterla di struggersi nell’incertezza. Forse proprio sì.
Harry era quasi andato a colpo sicuro.
Essendo Draco quello da trovare, le opzioni ovvie erano due: o un giro in scopa, oppure il cortile di trasfigurazione.
Prima di verificare nella rimessa delle scope se la sua ci fosse, scese a rotta di collo tutte le scale della torre del dipartimento di trasfigurazione; stando sotto l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, proprio lì dove aveva incontrato un furioso Sirius, aveva trovato più pratico controllare prima lì.
Il posto faceva parte del Cortile di Mezzo e si accedeva dai piedi della torre da cui si apriva il chiostro interno.
Harry sorvolò con lo sguardo sulla sfera armillare e si soffermò senza stupore sul grande albero antico che cresceva al centro del prato.
Draco era seduto lì ai suoi piedi, su una delle radici sporgenti che si prestavano ad ospitare molti studenti che accorrevano lì nelle varie pause.
“Io sarei andato sulla cima della Torre di Astronomia, ma a lui piace questo posto, a quanto pare...”
Ma lui sapeva perché.
Harry si avvicinò senza nemmeno chiamarlo, lo raggiunse alle spalle e si chinò su di lui abbracciandolo da dietro, baciandogli la guancia.
Draco lo riconobbe subito e invece di tendersi e respingerlo, si rilassò appoggiandosi a lui.
Lo sentì sospirare sollevato.
Rimasero così per un po’ senza dirsi nulla, come se le parole fossero superflue. Sicuramente Draco sapeva che aveva incontrato suo zio e gli aveva detto tutto e sapeva anche cosa pensava di tutta quella storia. Per questo non disse nulla. Rimasero così per un po’, fino a che fra le sue braccia Draco si decise a parlare: - Pensi che dovrei provare a trasfigurarmi in animagus?
Harry, con la sua solita semplicità e la sicurezza scaturita dal semplice fatto che credeva ciecamente più in Sirius che in qualunque altra cosa al mondo, rispose: - Senza dubbio.
- E se dovessi trasformarmi in un animale di merda? - mormorò senza voltarsi, le mani sulle sue braccia agganciate sotto il mento. Harry lo cullava dietro di lui, appoggiato alle sue spalle.
- Sarai un animale di merda fortissimo! - fece ridendo. Non lo voleva prendere in giro, semplicemente sdrammatizzare e alleggerire.
Draco sospirò come sconfitto e lentamente si sciolse dalle sue braccia, si girò verso di lui e guardandolo ancora un po’ smarrito, si rifugiò meglio fra le sue braccia che tornarono a cingerlo questa volta intorno alla vita. Si piegò per appoggiare il volto contro il suo collo. Harry lo avvolse meglio e lo strinse a sé con un tenero sorriso.
- Andrà tutto bene. Ho seguito anche io le lezioni di animagia della MacGranitt. Puoi guidarti verso l’animale che desideri. Per questo mio padre si trasformava in un cervo e Sirius in un cane. Sono diventati animagus non per dimostrare la loro superiorità o per divertimento, ma per aiutare Remus durante le sue trasformazioni, per tenergli testa, perciò volevano animali grandi, di un certo tipo. E guarda un po’? Sono diventati uno un cervo, uno un cane.
- Ma anche se puoi guidare verso un certo tipo di animale, comunque alla fine rispecchia il tuo animo. - puntualizzò abbattuto Draco.
Faceva parecchio fresco essendo novembre e nessuno dei due ovviamente aveva il mantello, usato solo durante le lezioni o se dovevano uscire.
Si strinsero rabbrividendo di freddo, le mani di Draco appese ai suoi fianchi.
- Sirius ha detto che ti serve un animale con le ali, puoi ottenerlo. - Harry non considerava il dilemma profondo di Draco perché sapeva che non si sarebbe mai trasformato in un animale oscuro. Ormai ne era certo.
- E se divento un pipistrello? - fece l’altro insistendo.
Harry rise e si separò prendendogli il viso fra le mani, sereno, rilassato e tranquillo.
- Non succederà, perché nessuno meglio di me conosce il tuo animo ed io so chi sei davvero, Draco.
Draco lo guardò negli occhi, era ancora insicuro e perso, così tanto non lo era mai stato e non tanto per la paura di non sopravvivere al drago, bensì per la paura di deludere Harry.
Riflettendosi nel verde delle sue iridi, capì che si trattava di quello.
Non tanto per sé stesso, quanto per lui.
“Se mi trasformassi davvero in un animale oscuro, lo deluderei. Dopo tutto quel che ha fatto per contrastare questo mio lato, se io...”
Ma le labbra di Harry gli impedirono di continuare il pensiero, intrecciandosi alle sue, scaldandolo e trasmettendogli la solita serenità che provava nel stare con lui.
Si abbandonò al suo bacio sentendosi già meglio.
I giorni passarono arrivando alla vigilia della prima prova.
L’ansia di Draco era alle stelle per più motivi.
Aveva stabilito un piano alternativo piuttosto buono. Avrebbe trasfigurato una pietra in un animale come un cane o una gazzella che avrebbe distratto il drago, nel frattempo lui avrebbe invocato la scopa e con quella avrebbe volato più o meno alla pari col mostro, ma ancora non sapeva di preciso cosa avrebbe dovuto fare poiché aveva potuto sapere solo che c’erano i draghi, non alcun altro dettaglio.
Supponeva di dover prelevare qualcosa per completare il test.
Dopo aver finito di ripassare per l’ennesima volta tutti gli incantesimi utili, chiuse il libro e si stiracchiò anchilosato girando il capo di lato, verso il resto del divano della sala comune Serpeverde, illuminata solo dal fuoco del caminetto che aveva alimentato durante il suo ripasso.
Sorrise al suo ragazzo addormentato accanto.
Non gli aveva più fatto pressione, ma ricordava bene le cose che si erano detti. Il padre di Harry, James, e Sirius avevano guidato la trasformazione puntando ad animali di un certo tipo, adatti a contrastare un licantropo.
Anche lui avrebbe potuto farlo concentrandosi su un animale che volava, ma se davvero sarebbe diventato comunque qualcosa di orribile che indicava chi era davvero?
“Almeno lo saprò.” si disse ricordando le parole di Remus. “Oltretutto Harry non mi lascerebbe solo perché divento un serpente piuttosto che un puma!”
Non voleva essere un puma, ma non aveva ancora niente di preciso in mente.
Sospirando, prese la coperta che era caduta e stendendosi su Harry, si coprì con essa accoccolandosi sul suo corpo caldo.
Nel sonno l’abbracciò cingendogli la schiena.
L’idea era stata di svegliarlo per fare l’amore con lui, consapevole che sarebbe potuta essere l’ultima volta se il drago l’avrebbe ucciso, cosa plausibile, ma Harry probabilmente l’avrebbe insultato pesantemente consapevole del vero motivo per cui l’avrebbe fatto. Così sorridendo, si addormentò fra le sue braccia, senza dire o fare altro. Senza nemmeno deciderlo.
L’indomani, al suo risveglio, avrebbe saputo cosa fare.
Venne svegliato dalle mani infilate sotto i vestiti, la pelle sensibile riempita di brividi di piacere e la bocca di Harry che lo baciava sul collo, scendendo via via sempre più giù.
Draco nel dormiveglia capì che Harry lo stava svegliando per fare l’amore con lui e in un primo momento si rilassò compiaciuto. Poi spalancò gli occhi ricordando di essere nella sala comune.
Fu un risveglio traumatico, ma la mano di Harry corse subito sulla sua bocca per non farlo parlare, cosa che non gli piacque gran che.
Quando i suoi occhi focalizzarono qualcosa sopra di loro che li ricopriva entrambi, qualcosa di trasparente, Draco si rilassò riadagiando la testa sul cuscino del divano.
Erano sotto il mantello dell’invisibilità e dormendo Harry doveva aver invertito le posizioni per recuperarlo e fare tutto quel che gli pareva con lui.
- Ti avevo detto di svegliarmi quando finivi di ripassare... - sussurrò sui suoi capezzoli, raggiunti dopo avergli sollevato la maglia leggera del pigiama.
- Dormivi così bene... - rispose piano allo stesso modo. - Che ora è? - chiese poi.
- Le tre di notte. Abbiamo tempo.
Draco ridacchiò sentendolo scendere dritto al suo inguine che scoprì senza troppi complimenti.
- Ed io che pensavo l’avresti vissuta come una scopata d’addio!
A sentirglielo dire con ironica leggerezza, Harry si interruppe e tornò sul suo viso per guardarlo e capire se era serio. Lo ammonì per nulla divertito.
- Non fa ridere! - sibilò. Draco però rise ed Harry non gli fece il muso tornando verso dove si era interrotto.
Draco lo lasciò avvolgere con le labbra e succhiare, mentre si abbandonava al piacere che si espandeva in tutto il corpo.
Mentre si occupava di lui e di dargli piacere, si sentì rilassare e percepì la propria mente vagare libera come se volasse in un cielo stellato bellissimo, come quello sotto cui avevano fatto l’amore quell’estate.
Ripensandoci, fantasticò di essere un maestoso uccello che volava libero in cielo e mentre si sentì scuotere dai brividi di piacere che lo stavano per far venire, spalancò gli occhi convinto per un momento di essersi trasformato senza volerlo.
Realizzò di essere ancora lì in carne ed ossa, così fece un respiro di sollievo e prendendolo per le spalle, se lo tirò via spingendolo all’indietro, cambiando le posizioni, avendo cura che il mantello continuasse a coprirli.
Harry si ritrovò divorato da un Draco incandescente, come se cercasse da lui e dal suo corpo la forza ed il coraggio di affrontare il giorno successivo. Così lieto che fosse tornato in sé e che stesse ritrovando vigore, lo lasciò fare.
Draco sparì col capo fra le sue cosce, leccò la sua pelle sensibile e lo succhiò fino poi a scendere e proseguire con la lingua e le dita dentro di lui.
Una volta che lambì quella parte così delicata, Harry dovette mordersi una mano per non gemere ad alta voce.
Era già bello che pronto, così finalmente lo sentì appoggiarsi su di lui, lo ricoprì col suo corpo caldo e ben sviluppato e dopo una brevissima pausa dove si baciarono, Draco lo penetrò.
Harry si abbandonò immediatamente a lui, alla sua erezione eccitata ed al piacere che si espanse con delle potenti scariche elettriche.
Ogni volta che entrava era così, sentiva come se dovesse scoppiare di piacere.
I brividi aumentavano ad ogni spinta, affondava di più ad ogni colpo e ogni volta Harry si apriva maggiormente a lui, accogliendolo per sentirlo più che poteva.
Avvolse le gambe intorno al suo corpo e altrettanto fece con le braccia, premette le labbra sul suo collo per non gemere e fu molto difficile, ma ad un certo punto, quando sentì i brividi raggiungere ogni terminazione nervosa, si rese conto di star venendo.
A quel punto però successe qualcos’altro.
Per la prima volta, nello stesso momento, venne anche Draco e lo sentì perché iniziò si irrigidì tremando dentro di lui, fino a che entrambi esplosero il loro piacere più intensamente che mai.
Harry strinse forte gli occhi e si abbandonò a quell’orgasmo condiviso e lì, proprio lì, vide qualcosa.
Una visione invase la propria mente nell’estasi.
Due ali immense ed immacolate, un uccello splendido, due occhi grigi.
Harry strinse le dita sulle sue scapole cercando assurda conferma che lì non ne fossero spuntate due proprio in quel momento e quando capì che era ancora sopra di lui, tornò lentamente in sé.
Quando scivolò fuori da lui, aprirono febbrili gli occhi cercandosi subito confusi e quando lo fecero capirono che avevano avuto tutti e due la stessa visione.