CAPITOLO 69: 
PRIMA PROVA

draco

Il mattino successivo, Harry si svegliò solo sul divano, era coperto da un plaid normale, mentre il mantello era piegato e riposto in un angolo.
Era ancora molto presto, ma Draco era già andato via, probabilmente a prepararsi per conto suo, risolvere gli ultimi demoni rimasti della sua vita prima di affrontare una delle tre prove più difficili, non della sua intera esistenza, ma sicuramente qualcosa che l’avrebbero ugualmente segnato.
Al suo posto, Harry vide un piccolo origami bianco. Lo prese e l’osservò per poi sorridere sentendosi pieno di sensazioni positive. 
Era l’origami di un uccello.
E così capì.
“Ci proverà.” pensò. “E ci riuscirà.”
Non era mai stato così tanto convinto di qualcosa. 


Era un’ansia diversa dalle altre provate.
Anche quando aveva dovuto affrontare suo padre o dire tutto a sua madre, aveva provato moltissime emozioni terribili, tutte preda dell’ansia, ma lì era una cosa molto differente.
Dopo aver pescato il suo Ungaro Spinato ed aver rivisto con la mente tutto il capitolo che lo riguardava, dopo essersi ripetuto la propria tattica, la sua mente si azzerò e tutto divenne una lavagna nera. 
Anzi, bianca. 
Chiuse gli occhi respirando a fondo per concentrarsi e calmarsi, ma si rese conto che non c’era più nulla nella propria mente, proprio lì dove prima c’erano state tante nozioni.
Se le era appena ripetute, come aveva fatto a dimenticarle?
Vedeva solo bianco.
Un bianco immacolato.
Riaprì gli occhi stranito. Da quando vedeva bianco e non nero?
Probabilmente fare sesso con Harry quella notte l’aveva aiutato.
Ripensò alla visione avuta mentre gli veniva dentro e percepì i battiti del cuore placarsi, lo stomaco tornò giù al proprio posto e l’udito tornò intatto. 
La voce del signor Crouch gli arrivò mentre spiegava cosa dovevano fare di concreto durante la prova dei draghi.
Aveva appena pescato dal sacchetto il proprio animale, un Ungaro Spinato che saltellava allegramente in miniatura nella propria mano, quando aveva avuto quel momento di panico accompagnato da uno splendido vuoto immacolato preceduto da tutto il suo gran sapere che era sfumato via in un attimo.
Però era tornato, pur continuando a non ricordare nulla. 
Aveva sentito di dover recuperare un uovo dal nido del drago senza il quale non sarebbero mai potuti passare alla seconda prova. 
“Fallire non è contemplato.” si disse tornando al suo umore deciso e sicuro. 
Anche se non ricordava più nulla sul drago studiato, né sulla sua tattica e non aveva memoria nemmeno di mezzo incantesimo, sapeva benissimo cosa avrebbe fatto.
Non gli serviva sapere nulla, solo visualizzare.
Due splendide ali bianche. 

Essendo il più giovane dei due che invece avevano diciassette anni ed essendo il campione di casa, fu l’ultimo a scendere in campo che si trattava del campo da Quiddich trasformato in un’arena per draghi per l’occasione.
Per prima andò la ragazza che ci mise un po’, ma alla fine tornò vincitrice. Terrorizzata, spossata e malconcia, ma col suo uovo dorato fra le braccia.
Quando per secondo andò Krum, Draco rimase solo all’interno della tenda, il campo base allestito per i campioni. Per tutto il tempo della prova di Viktor, fu lui e solo lui.
Passò il tempo esclusivamente a concentrarsi sul proprio respiro e sul battito cardiaco. 
Fermo in piedi, immobile. Non cercò più di ricordare nulla, né di mettere in atto un qualche tipo di strategia.
Solo una, c’era.
Remus aveva ragione.
Era ora di  affrontare la resa dei conti e vedere una volta per tutte ciò che era. Una volta che l’avrebbe visto, che SI sarebbe visto, avrebbe potuto affrontare la cosa. Accettarla, o lottare per cambiarla ancora.
Magari aveva pensato di essere progredito e migliorato, di aver vinto le proprie tenebre ed invece non era così. Magari era rimasto qualche rimasuglio di buio.
Però era ora di scoprirlo ed, eventualmente, liberarsene. 
Non sarebbe stata la fine, ma solo un passo. Uno dei tanti. 
Però un ricordo, il solo che gli era rimasto nella mente dalla lavagna bianca, primeggiava su tutti. 
Lui ed Harry che facevano l’amore, che venivano insieme e quella visione, la stessa che era certo aveva visto anche il suo ragazzo, anche se non ne avevano parlato. 
Krum tornò meno malconcio di quel che si sarebbe aspettato, qualche lieve ammaccatura, ma col suo uovo d’oro stretto sotto il braccio stile pluffa da buttare nel cerchio di quiddich. 
I due si scambiarono un’occhiata gelida, non sembrava nemmeno particolarmente spaventato, ma Draco, irritato per quella finzione che richiamava tanto il proprio stile, tornò a fissare l’uscio davanti a sé.
L’apertura della tenda l’aspettava. 
Respirò ancora. 
Sentì la voce di Silente chiamarlo fuori, in quanto padrone di casa faceva anche gli onori presentando le prove ed i campioni al pubblico.
Draco prese un altro respiro e concentrandosi su quella lavagna bianca vuota che stava dentro di sé, decise di prendere un pennello ed iniziare a dipingervi lui qualcosa.
Quello che desiderava essere sin nel profondo della sua anima. 
Aprì gli occhi e stringendo la bacchetta, uscì. 

Il boato di tutta la scuola, del corpo docenti e delle altre due delegazioni, distribuiti tutti sugli spalti, si levò alla sua uscita. Draco raggiunse l’interno dell’arena, rappresentato dal campo che un tempo era stato del Quiddich, lanciò una prima veloce occhiata agli spalti pieni di gente, individuò subito Harry ed i suoi amici, in un’altra zona, insieme ai docenti, vide Remus e Sirius che per l’occasione aveva ricevuto un invito speciale. Si chiese come diavolo facesse dal momento che i familiari potevano presenziare solo all’ultima prova, ma immediatamente cancellò la questione. 
Meglio che ci fosse. Avrebbe visto anche lui. 
Silente decretò subito ufficialmente l’inizio della sua prova e a quel punto il silenzio innaturale calò inquietante. 
Il giovane, dritto, rigido e con la bacchetta ancora ben stretta in mano, fermo nell’ingresso dell’arena rocciosa rappresentato da un buco laterale collegato ad un tunnel imboccato uscito dalla tenda, scivolò con lo sguardo sul manto di rocce frastagliate e di diverse dimensioni che c’era al posto del prato solito. C’erano anche tante buche, alcune parevano piuttosto simili a burroni.
Percorrere quel luogo non sarebbe stato facile nemmeno senza un mostro alle calcagna, figurarsi con una creatura come un drago.
I suoi pensieri si forzavano di essere analitici per un’ultima volta e vide al centro dell’arena, su un insieme di rocce rialzate, l’uovo dorato; infine un enorme ruggito gli fece tremare le viscere, oltre che il terreno sotto i piedi. 
Draco sollevò lo sguardo e vide l’Ungaro Spinato appollaiato su un gruppo di massi appuntiti. Aveva una catena al collo, ma quando vide Draco iniziò a volare per divorarlo subito e a quel punto poté constatare quanto lunga fosse quella catena agganciata al centro del campo. Supponeva dovesse impedirgli di volare via e fare danni agli spettatori. 
“Non è molto corta comunque. Arriverà ovunque, qua dentro!” pensò seccato saltando dentro il campo per evitare il getto del fuoco sputato dalla bocca in sua direzione. 
Era qualcosa di inimmaginabile, dal vivo. 
Di una grandezza sconcertante e oltremodo terrificante, pieno di aculei su tutta la testa e sul dorso. Le zanne uscivano dalla bocca mentre ruggiva, per non parlare di quegli artigli.
L’avrebbe sventrato facilmente. 
Doveva far perno sul fatto che avesse una catena al collo e che era molto grande, sicuramente il suo volo non era agile. 
Il drago si precipitò verso di lui e Draco saltò agilmente giù da una roccia planando vicino ad un fosso che cercò di schivare. Ci riuscì per un pelo e imprecando continuò a sgattaiolare veloce, percependolo tornare.
Per fortuna faceva rilevare continuamente la sua presenza grazie ai ruggiti e anche senza vederlo era in grado di capire dove fosse.
Strisciò fuori un nascondiglio per individuare l’uovo, quando l’oro luccicò a molti metri da sé, dovette subito saltare di nuovo per evitare la picchiata del drago. 
“Bene” si disse con l’adrenalina a mille che contrastava con la paura di quella bestia gigantesca e feroce. 
Paura, sì. Era proprio paura.
Paura di morire.
Era legato ad una catena, ma poteva raggiungerlo tranquillamente.
Presumeva che il preside non avrebbe permesso che uno studente morisse, ma sapeva anche che quel torneo era stato sospeso perché in troppi erano morti in passato disputandolo. Perciò la possibilità di rimanerci era parecchio concreta. 
Draco continuò a saltare da una roccia all’altra schivando artigli e fuoco col suo atletismo spiccato, fino a che, stufo di fare la scimmia, si fermò stizzito di colpo dopo un notevole salto. 
Finì su una roccia particolarmente alta, si fermò di colpo e dopo aver lanciato un’ultima occhiata al drago che prendeva slancio verso di lui, Draco girò su sé stesso e chiudendo gli occhi visualizzò le ali bianche. 
Fu un lampo, come l’esplosione di mille soli che demolisce e spazza via tutto, quando tornò cosciente realizzò che stava volando e che lì dove poco prima c’era stato lui, adesso c’era il drago che si era scagliato mancandolo di nuovo. 
La propria coscienza era lì intatta, sapeva di essere ancora Draco, ma al tempo stesso si sentiva diverso. Si percepiva in tutt’altro modo.
Sentiva il vento contro le proprie piume bianche e appena lo realizzò, capì e si guardò.
Il proprio corpo era coperto di piume bianche e ai lati della testa c’erano due ali. Non poteva guardarsi, ma lui sapeva ormai chi era.
Lo sapeva perfettamente e lanciando un’occhiata con la sua vista straordinaria, mise immediatamente perfettamente a fuoco Harry che piangeva di gioia battendo le mani e saltando sugli spalti, tutti gli altri presenti carichi di stupore e meraviglia, anche Remus era commosso, mentre Sirius semplicemente sorrideva consapevole. 
Era l’unico che aveva saputo l’esito della sua trasformazione. 

- È una meravigliosa aquila bianca... 
La voce gli morì in gola mentre gli occhi gli bruciavano, se li strofinò tirandosi via le lacrime per poter vedere meglio lo spettacolo che si presentava innanzi a lui. 
Si alzò saltando ed applaudendo girandosi alla ricerca di Remus e Sirius, li intravide che ricambiavano orgogliosi il suo sguardo, brillava di luce propria nonostante quel giorno il tempo fosse piuttosto nuvoloso e grigio. 
Ma lì gli parve ci fosse addirittura il sole.
Subito dopo tornò a voltarsi verso l’arena sotto di sé e vide Draco volare abile come lo facesse da sempre. 
Fece alcuni giri intorno all’arena ubriacando il drago e si prese il privilegio di volare sugli spalti per farsi ammirare meglio, sicuramente fiero di sé.
“Non è mai stato così felice!”
Lo sapeva, non aveva bisogno di sentirglielo dire. 
Quando gli passò sopra, vide che aveva mantenuto i suoi splendidi occhi grigi che sull’aquila apparivano argentati e che aveva un’apertura alare di quasi due metri. 
Era l’animale più bello che avesse mai visto, anche se era consapevole che forse era di parte. 
- È un animagus?! - fece sbalordito Ron accanto. Harry si strinse nelle spalle.
 - A quanto pare... 
- Ma tu lo sapevi? - chiese ancora incredulo. 
- Sapevo che era il suo sogno da sempre, ma non ci era mai riuscito... 
Decise di non andare nei dettagli, ma quando tornò a Draco vide che proprio mentre stava per puntare all’uovo con una picchiata di notevole velocità, sebbene fosse la prima e non fosse facile farla senza alcuna prova prima, all’ultimo deviò e schivò il soffio infuocato del drago il quale si precipitò verso di lui cercando di prenderlo.
Non era più veloce di lui, ma aveva un’arma decisamente più pericolosa.
Poteva sputare fuoco. Oltretutto aveva una forza di molto superiore. 
Draco dalla sua aveva solo la velocità, non sapeva di preciso a quanto potessero arrivare le aquile, ma sapeva erano delle schegge. 
- Il massimo sono 320 km orari. È di molto più veloce di un drago. - fece Hermione come se gli leggesse nella mente. Harry la ringraziò dell’informazione, mentre lo vedeva risalire per riprovarci. 
- Sì, però è la prima volta che si trasforma, non so quanto sia abile al momento... - commentò preoccupato vedendo che saliva di molto sperando chiaramente di farsi seguire dal drago e magari strozzarlo col collare. 
Il drago cominciò a rincorrerlo senza considerare la catena al collo, ma quando raggiunse la massima lunghezza, invece di fermarsi, quello strattonò con una forza indicibile sradicando il chiodo dalla roccia che lo teneva al suolo. 
La furia per la preda che osava sfuggirgli animò il drago trasformandolo in una massa di odio istintivo e morte, liberandolo. 
In quel momento Harry si sentì morire, adesso Draco era alla totale mercede di quella bestia feroce. 

draco aquila


Note: io non vedevo l'ora di scriverlo! Sicuramente tutti lo sapevano che sarebbe successo, ma era una delle prima cose che ho deciso progettando la fic. Doveva diventare un aquila bianca! Adesso bisogna vedere se sopravvive al drago e se riuscirà ad adattarsi veramente bene alla sua nuova forma. Alla prossima. Baci Akane