CAPITOLO 70: 
UNA SPLENDIDA AQUILA

draco acquiladrarry

Il momento in cui Draco realizzò di essere fottuto, fu quando si rese conto che la catena che teneva ancorato il drago al suolo, non solo non aveva soffocato né tramortito l’animale, ma non l’aveva nemmeno fermato. 
L’Ungaro Spinato, infatti, aveva sradicato il chiodo della catena dalla roccia ed ora lo stava inseguendo per i cieli sopra Hogwarts, libero come non lo era mai stato. Sicuramente anche felice. 
“Se ne esco vivo ne dirò quattro a quei mentecatti che hanno deciso le prove! Draghi contro degli studenti? E poi si chiedono come mai la gente moriva durante questo torneo?”
Non si pentì comunque di essersi candidato, era convinto della propria partecipazione al Torneo, solo che colpevolizzava gli ideatori delle prove, importanti esponenti del mondo della magia, dei veri esperti. 
Draco volava ormai via ben oltre l’arena di gioco, oltre il campo visivo di tutto il pubblico. 
Nessuno sarebbe venuto a salvarlo, era contro le regole. Piuttosto l’avrebbero raccolto dal fondo del burrone che circondava il castello. 
Non se ne stupì, continuò a volare veloce in modo efficace cercando di essere pragmatico; provò a pensare ad un percorso per poter stordire il drago e vincerlo in qualche modo, magari facendolo andare contro qualcosa di così duro da farlo svenire, ma mentre volava intorno ad Hogwarts schivando agilmente, il drago lo inseguiva andando goffamente contro qualunque ostacolo distruggendolo secondo i propri piani. Voltandosi, però, venne a realizzare un’amara realtà.
“È un grosso idiota, questo drago! Tanto grande, grosso e forte quanto scemo! Ma è uno scemo molto robusto! Non sembra minimamente stordito da tutti gli ostacoli che investe!”
Sapeva che con quella stazza non avrebbe potuto deviare o fare svolte agili, perciò continuò ubriacandolo scegliendo strettoie dove lui riusciva ad infilarsi abilmente e mentre lo faceva, mentre voleva veloce intorno a qualunque cosa gli capitasse a tiro con un’agilità incredibile considerando che era la prima volta che volava come aquila, sentiva un’euforia incredibile assalirlo. 
Per la verità si stava divertendo come non era mai successo.
Vedendo che ponti e punte di torri non sortivano effetto sulla bestia, cominciò a salire verso l’alto con l’intenzione di ottenere una prospettiva più ampia e decidere dove farlo cadere per distruggerlo. 
Mentre lo faceva, però, si rese conto di quanto fosse bello volare.
Così bello come sapeva da tempo, ma ancora di più in quella forma.
Era leggero, non pesava nulla ed era come se fosse fuso col vento stesso.
Così Draco salì nel cielo nuvoloso sotto forma di aquila.
Salì e dopo aver raggiunto un’altezza soddisfacente che gli permettesse di osservare bene ogni cosa, si mise a vorticare nel cielo cercando di riflettere. 
Il drago era piuttosto lontano al momento, calcolò d’avere un certo lasso di tempo che decise di prendersi. 
Si guardò dunque intorno e vide il paesaggio roccioso che già conosceva bene intorno ad Hogwarts, vide il lago nero, la foresta proibita e il burrone che scendeva a picco sull’altra fiancata. Sapeva che il drago non si sarebbe tuffato nel burrone di sua iniziativa, né inseguendolo, poiché lui stesso alla fine non si sarebbe tuffato là sotto. Gli serviva una superficie sufficientemente dura per farlo schiantare e mentre ci pensava, vide che il drago ormai l’aveva quasi raggiunto, così guardando verso l’arena ovale, focalizzò il terreno roccioso che avevano creato con la magia per trasformarlo in un campo di gioco adatto a dei draghi e lì si accese capendo cosa poteva fare. 
“Glielo servirò come un pollo da arrostire!” pensò deciso e, percependo il suo arrivo, cominciò la picchiata verso il centro dell’arena. 
Non solo la velocità e la capacità di volo erano eccezionali, mentre si precipitava giù a rotta di collo fendendo il vento come una freccia acuminata scagliata dal dio della caccia, si rese conto che anche i suoi occhi vedevano in modo eccezionale al punto che pur da una distanza strabiliante e ad una velocità di picchiata pari ai 320 km orari, individuò precisamente l’uovo d’oro sulle rocce del campo. 
Sapeva che il drago era dietro di sé e stava scendendo in picchiata anche lui per raggiungerlo, ma non gli interessava. Percepiva la velocità della bestia aumentare mentre lo inseguiva dall’alto, ma non si distrasse, rimase totalmente concentrato mirando al puntino d’oro in mezzo allo sfondo grigio.
In un battito di ciglia che a Draco parve un secolo di cui godette assai, arrivò giù sul campo e prendendo l’uovo con le zampe e gli artigli, veloce come un lampo che si abbatte sulla Terra, si spostò subito, quasi invisibile per chiunque altro.
Qualche secondo dopo, il drago piombò al posto dell’oggetto prelevato e lo fece con un boato fragoroso che distrusse una parte considerevole del campo da gioco, riducendo in sassolini le molte rocce grosse presenti lì dove prima c’era stato l’uovo. 
Il pubblico, dopo un primo grido di stupire nel rivederlo, si silenziò di colpo in seguito al tonfo del drago e al fumo che si levò. Quando poi si disperse e poterono vedere, guardarono Draco in forma d’aquila planare all’ingresso circolare dell’arena simile all’imbocco di una grotta. Posò lì l’uovo ed infine chinando in avanti il capo e avvolgendosi con le ali, tornò a trasformarsi in ragazzo, così come se non avesse fatto altro da quando era nato. 
A quel punto il boato del pubblico decretò non solo la fine della prova ma anche la vittoria schiacciante e spettacolare di Draco. Nonché il ritorno alla vita di Harry, che per un momento fin troppo lungo era morto nel non vederlo più e nel saperlo inseguito dal drago libero. 
Appena tornato umano, Draco vacillò cadendo di schianto giù con le vertigini e le forze che lo abbandonavano, la vista si offuscò e gli parve come di essersi prosciugato di tutte le energie magiche, fisiche e mentali. Con l’ultimo residuo razionale rimasto, percependosi nudo, prese l’uovo e se lo posò sul proprio inguine che sentiva esposto, ma nemmeno la facoltà di imprecare. Aveva freddo e si sentiva totalmente senza forze. Non aveva dolori particolari, era più come uscire da una sonora influenza. Si mise sul fianco e cercò di proteggersi dal freddo e dagli sguardi di fin troppa gente.
“Dannazione, tutto Hogwarts, le delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons più quei due dannatissimi delegati del ministero! Un po’ troppo spettacolo anche per i miei canoni; mi piace essere ammirato, ma non così!”
Si era trasformato senza vestiti e bacchetta, l’umiliazione proveniva anche da quello, oltre che dalla propria nudità. L’abbandono della bacchetta per un mago era un errore da pivelli e soprattutto spesso fatale. Per non parlare del fatto che gli animagus si dovevano trasfigurare insieme ai vestiti per poi tornare umani con essi.
Draco si fustigò mentalmente non riuscendo nemmeno a parlare e lamentarsi, in attesa che qualcuno si degnasse di aiutarlo a togliersi da lì, ma il caos e la fatica di cui era preda non gli permise di muoversi e recuperare nulla. 

Fu Harry a reagire per primo richiamando a sé i vestiti e la bacchetta di Draco rimasti in un lato fortunatamente meno distrutto. Quando si era trasformato in aquila, l’aveva fatto ben lontano dal nido dell’uovo super protetto dal drago, di conseguenza quando si era schiantato al suolo, l’aveva fatto laddove prima c’era stato l’oggetto ovale dorato. In quel modo la sua bacchetta si era salvata dal disastro. 
Per una volta aveva avuto un po’ di fortuna. 
Dopo averli in mano, ottenuti con l’incantesimo ‘accio’, Harry iniziò a scendere dagli spalti per raggiungerlo con una certa foga. Il suo ragazzo stava male e, cosa ben peggiore, era nudo. Nudo davanti a tutti. Tutti. TUTTI! 
Sentiva già i sospiri sognanti di tutti i suoi fin troppi ammiratori e le battutine di quelli che comunque lo criticavano di nascosto, troppo codardi ormai per farlo in faccia. 
Ad ogni modo la cosa peggiore era sicuramente che troppa gente se lo stava mangiando con gli occhi.
“Maledetti, giù gli occhi dal mio ragazzo!” pensò infervorato.
Rispetto alla posizione dell’ingresso dell’arena, i docenti erano più vicini, infatti Sirius e Remus arrivarono per primi a Draco. Anche Silente fu presto lì mettendosi davanti all’ingresso del tunnel, coprendo così col suo corpo ed il suo mantello ampio lo spettacolo poco casto offerto dal giovane studente. In quel modo decretò ufficialmente la fine della prima prova, annunciando che a breve avrebbero annunciato le votazioni. 
Mentre lui prendeva tempo attirando l’attenzione del pubblico con la sua tipica tranquillità e nonchalance, alle sue spalle i due tutori provvisori avevano già soccorso Draco e mentre Remus si assicurava che stesse fondamentalmente bene, mettendogli in bocca il proprio rimedio migliore, un po’ di cioccolata, Sirius se la rideva bellamente rimanendo in piedi con le mani ai fianchi e l’aria bellicosa tipica sua. 
- Lo sapevo che ce l’avresti fatta! Visto che ti preoccupavi di nulla? 
Harry li raggiunse poco dopo buttandosi come una scheggia sul suo ragazzo, lo ricoprì con tutto sé stesso piuttosto che coi vestiti abbandonati preda del panico. 
- Smettila di prenderlo in giro sta male è stato bravissimo Dio Draco mi hai fatto morire di paura! - disse tutto d’un fiato, totalmente agitato, assordando e tramortendo ancor di più Draco che non riuscì nemmeno a lamentarsi per via della bocca piena di cioccolata nonché la voglia di morire davvero. 
Sirius rise più forte gettando la testa all’indietro, in modo anche piuttosto sguaiato. 
Draco, con fatica, molto più del dovuto per colpa di Harry che invece di aiutarlo gli aveva dato il colpo di grazia, alzò una mano e fece il dito medio a Sirius. Un dito che parlò più di mille frasi, nel suo caso. 
- Sì sì, me l’hai fatta vedere, bravo, bravo... ma rido lo stesso! Non ti sei trasformato coi vestiti e la bacchetta! In una situazione normale, dopo l’impresa saresti morto. 
- In una situazione normale si spera non rischi più la vita così! - replicò perplesso Remus che tentava di sradicare Harry senza successo dato che sembrava ancorato a lui. 
- Chi lo può sapere che gli riserva la vita? - Sirius non era proprio in grado di lasciar stare, né di dare conforto o sollievo al prossimo. 
- E poi era la prima volta, è già incredibile che ci sia riuscito così bene e non abbia fatto danni a sé stesso! - proseguì Remus, l’unico che cercava di aiutare concretamente Draco e lo sosteneva, non con molti successi in effetti. 
- Un momento, che significa? - fece Harry emergendo di scatto dal corpo del povero ragazzo sfinito. - Che poteva venire male la trasformazione? 
- Beh, la prima volta è molto difficile, per questo si fa con un esperto di trasfigurazione... 
- Ma è Sirius che l’ha spinto a farlo per questa prova! 
- Farò finta di non aver sentito! - a quel punto, il preside che aveva finito di assegnare i punti agli studenti in gioco e aveva rimesso la catena all’Ungaro Spinato, si voltò verso il gruppetto ancora nel tunnel alle sue spalle e li guardò con una certa severità. 
Sirius gli sorrise sornione sembrando ancora uno dei famosi Malandrini di Hogwarts dei loro tempi e Remus sospirò davvero estremamente provato, quasi quanto avesse fatto una notte da licantropo. 
- Signorino Malfoy, mi aspetto che metterà a punto la sua tecnica insieme alla professoressa McGranitt e che a fine anno andrà a segnarsi al Registro Animagus come da regolamento. 
Draco annuì, ma non aveva nemmeno idea a cosa la sua testa aveva detto sì, voci sempre più indistinte ed ovattate vorticavano intorno stordendolo. 
Tutto quel che sapeva era che aveva volato davvero e che era un aquila, non un serpente, un pipistrello od uno scorpione. 
Una splendida aquila bianca. Meravigliosa, magistrale, buona e pura. Il resto non contava più.  

Dopo aver ricevuto il massimo punteggio insieme agli altri due campioni, Draco poté andare a lavarsi e poi a dormire, cosa che fece per tutto il resto del giorno e per la notte intera, sotto il vigile e preoccupatissimo sguardo di Harry che di tanto in tanto andava a vedere se fosse vivo. 
Sapere che non si sarebbe trasformato in un animale oscuro era un conto, vedere quella meravigliosa aquila bianca era stato ben altro.
Oltretutto non solo si era trasformato da solo ed in modo perfetto senza intoppi, ma era anche stato in grado di volare quasi come se non avesse fatto altro in vita sua.
“È nato per questo. Ce l’aveva nel sangue!” 
Non era mai stato così orgoglioso di lui e riteneva un vero peccato che sua madre non fosse potuta venire, ma i genitori erano ammessi solo all’ultima prova.
Sicuramente quando l’avrebbe saputo sarebbe stata fierissima di lui.
Avrebbe dovuto rifarlo davanti a lei, ma intanto era bene si riprendesse. 
Certo doveva perfezionare la tecnica, si era trasformato senza vestiti e bacchetta e per fortuna non era andata distrutta con lo schianto del drago, ma quel che contava era il fatto in sé che ci fosse riuscito, che fosse un animale meraviglioso e soprattutto buono e puro. 
Oltre che avesse superato la prima prova. 
Sperava che le altre due non fossero così traumatiche e difficili o sarebbe stato difficile arrivarci vivo alla fine. 
Sapeva che per Draco era importante vincere, ma per lui ciò che contava era solo che sopravvivesse. 
Fermo in ginocchio davanti al suo letto, rimase ad osservarlo inquietante con il viso appoggiato al mento e l’aria apprensiva come faceva da piccolo. Di tanto in tanto lo carezzava spostandogli la frangia dalla fronte, ma non lo disturbò né tentò mai di svegliarlo. 
Sollevò infine gli occhi assonnati sull’uovo d’oro riposto premurosamente da lui sul suo comodino. 
Non l’aveva ancora aperto, subito dopo la prova e i punteggi era stato spedito in camera da Madama Chips a dormire, evidenziando come l’unica cosa di cui avesse bisogno fosse decisamente quello e niente altro. 
Avrebbe dormito quanto gli sarebbe servito e lui avrebbe vegliato come un angelo custode. 

Draco si svegliò poco prima della sveglia generale, c’era ancora un piacevole silenzio, intorno a sé, ma aprì gli occhi come richiamato da qualcosa di particolare. 
Appena mise a fuoco il volto addormentato davanti al proprio, sorrise assonnato ma dolcemente. 
Harry doveva averlo vegliato fino ad addormentarsi seduto per terra, appoggiava con le braccia ed il capo sul proprio letto, ma dubitava fosse comodo. 
Si girò sul fianco senza fare rumore e nel farlo realizzò di riavere finalmente le sue forze normali. Un po’ spossato in generale, ma probabilmente niente che non sarebbe tornato a posto con una colazione sostanziosa. 
Si voltò verso il comodino a guardare l’ora e vide l’uovo d’oro, a quel punto il ricordo dell’impresa del giorno precedente lo investì come un’onda alta dieci metri. 
O una raffica di vento potentissima. A quel secondo paragone, da lui di gran lunga preferito, sorrise chiudendo gli occhi e tornando a voltarsi verso Harry. Non lo toccò né lo svegliò. Si strinse sotto le calde coperte crogiolandosi nel ricordo più bello mai vissuto. 
Aveva volato. Volato senza scopa. Volato sul serio. 
Con la mente tornò al momento in cui si era sentito leggero, come aveva poi percepito il vento fra le piume.
Volteggiare libero nel cielo senza tener conto di alcuna regola, senza dover stringere il manico della scopa, senza fare calcoli e manovre per non cadere. 
Aveva sempre saputo, per tutto il tempo che era stato aquila, che non sarebbe mai caduto.
Poi quel salire in alto fino a raggiungere le nuvole, il successivo volteggiare, ma anche poi il guizzare fra i ponti di Hogwarts, fra le strettoie, le torri. 
Era stata la cosa più bella che avesse mai fatto, ma infine la sensazione della picchiata.
Non aveva mai pensato al volo pratico di un uccello, aveva solo pensato fermamente di voler essere uno di loro, ma non si era nemmeno fissato sulle aquile. 
Aveva visualizzato le ali bianche e si erano formate sulle sue braccia. 
Avrebbe ricordato per sempre la picchiata a più di 300 km orari contro quel piccolo punto d’oro.
Il non perdere la testa né la concentrazione, la velocità che aumentava sempre più, il vento che sferzava le sue piume, l’adrenalina che scorreva vigorosa nel suo corpo. 
Era stata in assoluto l’esperienza più bella mai vissuta.
Era un’aquila, si disse. 
Il proprio animo era buono.
Era bianco. 
Era leggero.
Era libero.
Gli occhi, ancora chiusi per non lasciar andare la sensazione del volo, gli bruciarono di lacrime e stringendoli le lasciò uscire. 
Era come successo al drago. Si era finalmente liberato dalle proprie catene.
Niente più tenebre né paura di esse.
Solo purezza e bellezza. 
Aveva superato l’ostacolo più grande e terribile della propria vita e quella ne era la prova. 
“Dovrò dire a Remus che aveva ragione. Valeva la pena vedere una volta per tutte ciò che ero senza scapparne all’infinito. A Sirius no, non gli dirò nulla. Chi lo sopporterebbe, poi, se gli dicessi che alla fine aveva ragione lui?”
Così aprì gli occhi con un sorriso sereno in volto, si strofinò via le lacrime dalle guance e avvicinando il viso a quello di Harry, lo baciò svegliandolo delicatamente. 
Era ora di tornare alla vita reale. 


Note: Draco è un'aquila completamente bianca ed immacolata, ma in quella foto l'aquila aveva esattamente la stessa posa quando plana a terra e mi era piaciuta molto. Mi rendo conto che fare che Draco ha una prestazione così eccellente appena si trasforma in aquila per la prima volta è un po' un azzardo, ma ho pensato che fosse pieno di adrenalina e comunque si era preparato moltissimo sotto ogni aspetto in vista della prova, perciò potrebbe essere abbastanza fattibile, forse. Ho cercato di controbilanciare con il fatto che sebbene si trasformi e riesca a volare così bene, non si è trasfigurato con nient'altro, nemmeno la bacchetta, cosa da inesperti. La fan art scelta per il capitolo non rappresenta proprio la scena, ma è comunque il modo in cui Harry osserva Draco (che io definisco inquietante perché se uno mi guarda dormire è inquietante di per sé anche se lo fa con amore; nel suo caso era in modo carino ma Harry si reputa inquietante a farlo, tuttavia non ne fa a meno lo stesso).  Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane