CAPITOLO 72:
DEGNO DI LUI
Harry non aveva pensato di tenerci a quel ballo fino al 24 dicembre, giorno in cui si era reso conto di non avere niente da indossare e di avere dei capelli a dir poco osceni.
Normalmente non se ne sarebbe preoccupato, ma aveva passato tutto dicembre a capire quanto importante fosse che i tre campioni del torneo facessero uno splendido figurone.
Viktor aveva chiesto ad Hermione di accompagnarlo, oltretutto lui era un gran bel ragazzo, gli ci sarebbe voluto poco per fare bella figura. Lei era diventata molto carina soprattutto negli ultimi anni e comunque conosceva incantesimi molto utili per sistemare i propri capelli che fino al secondo anno erano stati crespi, per non parlare del semplice quanto non trascurabile dettaglio che lei, in quanto ragazza, con un bel trucco in faccia sarebbe potuta apparire bellissima.
Fleur era Fleur, avrebbe potuto chiedere anche ad un rospo di essere accompagnata, nessuno l’avrebbe notato. Aveva origini di Veela, significava che con la sua bellezza avrebbe incantato chiunque, cosa che faceva tutte le volte che appariva.
Non aveva minimamente importanza a chi avrebbe chiesto di essere accompagnata, insomma.
Draco di suo faceva un enorme figurone, era uno dei più bei ragazzi della scuola, si era sviluppato fin troppo egregiamente, per non parlare del suo talento nel ‘conciarsi’. Insomma, sapeva mettersi a tiro e da sempre si teneva bene, tutto quel che indossava gli calzava a pennello, i suoi capelli non erano mai fuori posto.
Insomma, era il ragazzo più desiderato e ammirato della scuola proprio per quel suo rinascere dalle proprie ceneri di ragazzi odiato e bullizzato che per anni aveva vissuto nell’ombra.
Adesso era sbocciato, si era mostrato non solo nella sua bellezza, uno dei pochi doni dei suoi genitori, ma anche nell’atletismo e nel talento come mago. Doti, queste ultime due, che Draco si era impegnato tantissimo a sviluppare.
Aveva dato prova di avere un gran coraggio ed un carattere molto forte, anche se asociale e molto difficile, ma era sempre stato in grado di superare gli ostacoli e addirittura fare coming out in un ambiente scolastico che prima di quel momento non gli era mai stato favorevole.
Adesso invece era ammirato dagli etero e desiderato dai gay.
Le ragazze gli morivano dietro anche se sapevano che non avevano speranza, molti ragazzi si scoprivano con certe tendenze per merito sua.
A Quiddich era uno dei cacciatori più forti.
Non c’era nulla che negli ultimi anni avesse dato prova di non saper fare o essere ed ora era addirittura uno dei tre campioni del Torneo studentesco più prestigioso di sempre.
Gli occhi di tutti erano su di lui, in quanto erano proprio ad Hogwarts e non in una delegazione in una scuola ospitante.
Oltretutto quello era un Ballo. Il Ballo del Ceppo. Un ballo prestigioso ed antico quanto il torneo, importantissimo e prezioso.
Un ballo dove lui era uno dei tre ospiti d’onore che avrebbe dovuto aprire le danze sotto gli occhi di fin troppa gente.
Harry realizzò di non sentirsi all’altezza, era convinto che gli avrebbe fatto fare sicuramente bruttissima figura.
Era convinto di non essere niente di speciale, del tutto normale, specie per gli occhiali a cui teneva perché uguali a quelli di suo padre.
A parte quelli, che per una sera avrebbe anche potuto togliere pur di apparire più carino grazie ad un incantesimo di riparazione della vista momentaneo, non sapeva da dove cominciare per i capelli che non aveva mai pettinato in vita sua. E poi l’abito?
Non poteva di certo andare in divisa!
Naturalmente non era realmente un disastro come si vedeva lui, tanto meno Draco non era realmente un dio come Harry era convito che fosse, ma nell’età in cui era, e soprattutto col suo carattere esagerato di natura, tendeva ad ingigantire, peggiorare o estremizzare ogni cosa creando degli autentici drammi anche laddove non esistevano.
Harry era un ragazzo del tutto normale, né bruttino, né splendido, in generale nella media. Sarebbe bastata una buona mano a sistemarsi e sarebbe apparso molto carino. In suo favore aveva un carattere solare e molto positivo in grado di attirare amicizie ovunque, qualcosa che non a tutti riusciva. Draco, per esempio, vedeva in questo il proprio punto debole. Il suo carattere spigoloso, acido e poco amabile non l’aveva di certo mai avvantaggiato. Crescendo non era migliorato, non si era addolcito né era diventato gentile, ma semplicemente i pregi esteriori derivanti dall’aspetto che si curava molto e dalle doti atletiche e magiche su cui aveva lavorato a fondo, l’avevano aiutato ad essere più ben visto.
Tuttavia Harry era molto severo con sé stesso perché non era egocentrico e nemmeno narcisista, il che lo portava a non essere consapevole di sé stesso, né tanto meno a notare le proprie qualità.
In ogni caso, il giovane Potter quel giorno era letteralmente disperato, al punto che, vergognandosi di dirlo a Draco, passò tutto il giorno a nascondersi da lui per non fargli capire quanto si sentiva inadeguato ed inferiore.
Fino a che decise di chiedere aiuto a Remus.
Non che lo ritenesse in grado di sistemare a puntino qualcuno visto il suo aspetto sempre trascurato. Aveva la classica giacca con le toppe ai gomiti perché così faceva ‘professore’ ed in faccia era sempre pieno di cicatrici e segni per via delle molte notti di Luna piena passate trasformato.
Non nutriva molta fiducia in lui, ma Sirius era anche peggio, oltre che lontano.
Lui gli avrebbe dato una delle sue magliette rock dicendo di fare i capelli con la cresta.
Quanto meno Remus poteva essere più serio nel vivere il proprio dramma adolescenziale.
Così quando gli piombò in ufficio, era pomeriggio e lui aveva passato tutta la mattina a buttare all’aria il suo scarno ed inutile armadio, ignorando totalmente lo specchio.
Aveva l’aria più allucinata che mai ed entrò nell’ufficio di suo zio gridando tragico sull’orlo di una crisi isterica, senza guardare niente e nessuno.
- ZIO REMUS SONO DISPERATO TI PREGO SO CHE NON NE CAPISCI NULLA MA HO BISOGNO CHE MI AIUTI! LUI È SPLENDIDO ED IO SONO UN CESSO AMBULANTE! NON SARÒ MAI ALLA SUA ALTEZZA, MA VOGLIO FARGLI FARE BELLA FIGURA E NON SO DA DOVE INIZIARE, TI PREGO, DIMMI CHE ALMENO PER QUALCHE MIRACOLO HAI UN VESTITO O SAI CHE FARE CON QUESTI CAPELLI ANTIGRAVITAZIONALI!
Urlò molto e se avesse avuto qualche animale domestico sarebbe scappato, ma lì non c’era un animale domestico, con lui, bensì qualcun altro.
Qualcuno che non aveva notato fino a che, al termine della sua sceneggiata da primadonna, tossì con profonda disapprovazione se non pure disprezzo.
Quando Harry si voltò in direzione della tossita, spalancò gli occhi incredulo dimenticandosi per un momento i suoi problemi.
Un momento.
Il tempo di realizzare meglio.
Lì con Remus c’era Narcissa, era splendida, seduta in una delle due poltrone con la sua tazza di thé in mano e lo guardava nel suo vestito perfetto per l’occasione, qualunque essa fosse.
Bella, bella quanto Draco, anzi di più, ma Draco ai suoi occhi comunque lo era di più.
Quando la vide e la mise a fuoco, dopo lo shock nel vederla lì, tornò ad urlare girandosi per non guardarla.
- ECCO, ANCHE LEI ADESSO A RICORDARMI CHE SONO ORRIBILE!
Non che fossero le sue intenzioni, Narcissa guardò un perplesso Remus che non sapeva come fermarlo.
- È adolescente, sono gli ormoni. Vede tutto come un dramma... - sussurrò piano in direzione della donna ancora ferma in totale disapprovazione.
Narcissa così sospirò, mise già la tazzina e con calma ed eleganza, si alzò avvicinandosi ad Harry ancora di spalle, col viso coperto dalle mani.
- Se la smetti di fare sceneggiate martiri totalmente fuori luogo e sicuramente ineleganti... - disse gelida attendendo che la smettesse. Harry tirò su col naso e si voltò, comunque aveva ancora il moccio e gli occhi erano rossi e gonfi perché se li era strofinati nel disperato tentativo di non piangere sul serio. Stava cercando di smettere, ma a quanto pareva non era facile.
Narcissa fece una mezza smorfia involontaria di schifo per il naso, il viso gonfio e gli occhiali sporchi e storti.
Non riuscendo a parlargli in quelle condizioni alzò la bacchetta e gliel’agitò in faccia con un incantesimo di pulizia.
Come d’incanto tornò al suo stato normale, rappresentato da un viso pulito, capelli osceni e occhiali quanto meno dritti e lindi.
Narcissa sospirò lieta di poterlo guardare mentre gli parlava, lui ancora ammutolito ma col broncio più infantile del mondo, la guardava con i suoi grandi occhi identici a quelli di Lily Potter.
- Ebbene, sapendo che non saresti mai stato all’altezza di mio figlio e che non avresti avuto il minimo aiuto dai tuoi zii... - disse marcando di nuovo il tono di dissenso con uno sguardo veloce ad un divertito Remus, - sono venuta in tuo aiuto.
Harry in condizioni normali si sarebbe reso conto di quanto incredibile fosse che lei venisse ad aiutare il ragazzo di suo figlio dopo l’anno precedente passato a cercare di separarli e a rifiutare la cosa, ma lì Harry non era di certo in condizioni normali, così realizzando che lei l’avrebbe aiutato e consapevole che al mondo non ci sarebbe stato nessuno di più adatto, le piombò addosso abbracciandola di slancio, ringraziandola e rimettendosi a piangere.
- GRAZIE ZIAAAAA!
Remus scoppiò a ridere non facendocela più a resistere, l’espressione shoccata di Narcissa fu epica e si pentì solo di non avere una macchina fotografica per immortalare il momento.
Narcissa rimase rigida, ferma e soprattutto trattenne il fiato.
- Sì... - fece dopo un po’ piano. - Adesso lasciami che abbiamo da fare. - disse tagliente.
Harry si separò da lei annuendo di nuovo con la faccia terribile appena ripulita.
- Molto da fare! - aggiunse cercando di non cedere ad una crisi di nervi anche lei.
Narcissa era venuta preparata, con un abito adatto alla cerimonia e ad Harry e con una serie di prodotti per il viso ed i capelli, oltre che un profumo costosissimo di cui non sapeva assolutamente nulla.
Dopo averlo obbligato ad una serie di azioni volte alla preparazione personale quali l’igiene e avergli consegnato la base del vestito da indossare, un classico smoking composto da pantaloni neri e camicia bianca dal tessuto morbido e pregiato, si fece raggiungere nella stanza di Remus che avevano invaso per l’occasione.
Lì proseguì l’opera mettendogli il panciotto nero con l’allacciatura bassa a quattro bottoni, glielo allacciò lei consapevole che lui ci avrebbe messo una vita ed avrebbe pure sbagliato.
Harry, sorpreso come non mai sia del fatto stesso che fosse venuta lì per lui che dell’estrema cura e pazienza che stava usando per vestirlo e sistemarlo, si perse a guardare le sue dita affusolate che allacciavano abili i bottoni.
Per un lungo insolito momento non disse nulla e lei ne approfittò per mettergli anche il papillon nero.
Gli alzò il colletto e glielo fece passare intorno allacciandolo con la clip per poi sistemargli la camicia e allacciare anche i bottoncini.
- Draco sa che sei qui? - chiese poi lui immaginandosi che gli avrebbe fatto piacere sapere che lo stava aiutando.
Narcissa non fece una piega.
- Chi credi mi abbia chiesto di venire ad aiutarti consapevole che non saresti mai stato in grado di farcela da solo?
Harry a quell’acidissima rivelazione in pieno stile Narcissa, spalancò gli occhi e la guardò come se fosse appena stato tradito, lei ricambiò lo sguardo col suo azzurro, così simile a quello di Draco anche se di un colore diverso. Non capiva che ci fosse che non andava.
- Pensavi che mi sarebbe venuto in mente da sola di portarti un abito della mia nuova collezione da boutique?
Harry aveva di nuovo voglia di piangere, ma invece rise stemperando la tensione.
- Ora ti riconosco! Ero inquietato dal tuo atteggiamento così premuroso!
La donna non replicò girandolo di spalle e costringendolo poco dolcemente a sedersi su una sedia. A quel punto gli si mise dietro ed evocando uno specchio, glielo mise davanti per fargli vedere ed istruirlo al contempo su come si faceva per gestire dei capelli osceni come i suoi.
Mentre glieli ribagnava un po’ per poi applicargli della cera come facevano le persone normali, gli spiegava freddamente come fare la prossima volta da solo.
Lui ascoltò divertito del fatto che fosse convinta avrebbe potuto rifarlo da solo, ma la lascò fare. A sentirla sembrava facile.
- Sei convinta io possa rifarlo da solo? - chiese sorpreso della pazienza mostrata mentre effettivamente dava splendida forma alla massa che aveva sul cranio.
- Se vuoi fare una figura decente quando uscirai con Draco anche fuori da qua, dovresti iniziare a preoccupartene. Sai che lui ci tiene all’aspetto!
Harry tornò ad incupirsi realizzando il senso delle sue parole.
- Perciò lui ti ha chiesto di rendermi presentabile?
- Mi ha chiesto di fare qualcosa per te perché sapeva che nessuno ti avrebbe aiutato. - spiegò precisa allargando le braccia ed ammirando il suo lavoro finito.
Harry si riguardò allo specchio sorpreso e shoccato. Non sembrava nemmeno lui e per un momento assurdo pensò che se avesse avuto sua madre, sicuramente sarebbe venuta lei ad occuparsi di lui in una serata così importante. A quel punto, dopo averla ringraziata dicendo che non si riconosceva nemmeno e che era stata molto brava, si alzò chiedendo senza filtri: - Ma Draco non avrà bisogno di te?
Lui lo intendeva in quanto madre, lei ovviamente la interpretò in altro modo.
- Draco è perfettamente in grado di prepararsi da solo, gli ho fatto avere il vestito, la sola cosa che non aveva con sé. So che non ha bisogno di aiuto a prepararsi. - disse lei che preferiva concentrarsi sul compito che suo figlio le aveva dato in quanto era la prima cosa che le aveva chiesto.
Oltre che effettivamente ci teneva più di lui che Draco avesse una compagnia almeno decente accanto.
Harry sospirò paziente, mettendosi le mani in tasca ancora scalzo e senza giacca. La guardò morbido, con un certo affetto.
- Non intendevo aiuto a prepararsi. - fece quindi semplice, mentre lei gli applicava le gocce di profumo sotto le orecchie e all’interno dei polsi. - Ma magari poteva aver bisogno di sua madre.
Quando lo disse, calò per un momento il silenzio, Narcissa rimase con le mani sui suoi polsi mentre glieli faceva strofinare uno contro l’altro. Sembrava gli stesse stringendo le mani. Harry trattenne il fiato per un momento capendo che anche lei non respirava.
La cosa gli era uscita spontanea, ma magari aveva esagerato. Stava per scusarsi, quando finalmente la donna sollevò gli occhi chiari ora lucidi sui suoi e con un filo di voce, chiese: - Pensi davvero che gli farebbe piacere vedere sua madre?
Non era in grado di parlare come gli altri, né tanto meno chiedere un consiglio diretto e senza filtri, ma lui che ormai la conosceva, sorrise dolcemente ed annuì.
- Ne sono certo.
Narcissa cercò di mascherare la commozione e ricacciare le lacrime indietro voltandosi in fretta per prendere la giacca e indicando le scarpe.
- Metti quelle e poi infila questa. Dovrai tenerla per tutta la durata del primo ballo, poi se vuoi potrai toglierla. Naturalmente il panciotto non si toccherà.
Gli aprì la giacca aiutandolo a mettersela, non replicò e quando gliela ebbe fatta indossare, gliela sistemò addosso allacciandogli un bottone.
- Dovresti fare queste cose con Draco, darei tutto ciò che ho affinché fosse mia madre qua al tuo posto a sistemarmi la giacca... - aggiunse in un mormorio del tutto spontaneo, la voce gli tremò e gli occhi divennero lucidi.
Narcissa si fermò con il fazzoletto di raso bianco fra le dita da infilargli nel taschino. Lo guardò negli occhi e gli sorrise.
- Tua madre sarebbe fiera di te, se fosse qua oggi al mio posto.
Le lacrime a quel punto superarono la soglia degli occhi e mentre lei metteva il fazzoletto al suo posto tenendogli fuori la punta, lui cercò disperatamente di asciugarsele.
- Dovresti correre da Draco a dirlo anche a lui.
Narcissa staccò le dita dal suo taschino e lo guardò sospesa come in un fermo immagine, la muta richiesta nel suo sguardo.
Davvero poteva? Davvero doveva?
Harry annuì comunicandole la parola d’ordine per l’accesso alla loro Casa e così lei si fece scappare un sorriso di scuse e di gratitudine insieme che fece rabbrividire il giovane.
Quando se ne fu andata, ben consapevole di come fare per trovare i sotterranei di Serpeverde, Harry si voltò verso lo specchio ancora sospeso nel vuoto e si guardò intero.
Gli occhi ancora rossi, ma le lacrime tolte.
Sorrise e si ammirò non riconoscendosi affatto, puntando in particolare sui capelli.
- Davvero i miei capelli erano così? - ordinati, pettinati e con un’elegante riga in parte.
- Aveva ragione, comunque. - la voce di Remus arrivò alle sue spalle, spuntando dalla porta lasciata aperta da Narcissa.
Harry si voltò di scatto e lo guardò sorpreso. Remus avanzò sorridendo paterno.
- Su tua madre. Lily sarebbe molto fiera di te.
E le lacrime tornarono a scendere di nuovo.
Note: penso si sia capito che essendo un capitolo dal punto di vista di Harry, è tutto diciamo storpiato dalle sue convinzioni (che di fatto sono quelle di una adolescente di 16 anni) sul fatto che mette Draco su un piedistallo mentre sé stesso non si vede per niente con obiettività, ma è una caratteristica di qualsiasi 16enne, specie se non è un narcisista egocentrico. Nella realtà Draco è ovviamente più bello di Harry, ma Harry soprattutto a 16 anni è più che soddisfacente. La fanart che ho trovato non rappresenta realmente Harry come l'ho immaginato dopo il trattamento di Narcissa, ma non c'erano molti disegni decenti di lui ben vestito. Come tutti, anche Narcissa ha la sua evoluzione anche se ovviamente è mostrata di meno perché è comunque un personaggio secondario (seppure importante). Buona lettura. Baci Akane