CAPITOLO 76: 
SOLUZIONE DEL CASO

draco

Gennaio ormai era cominciato in grande stile, col suo tipico freddo invernale e la neve che ricopriva il castello e tutti i dintorni.
Al ritorno dalle vacanze di Natale, Draco si era immerso a pieno ritmo nel problema accantonato dell’Uovo d’Oro per svolgere la seconda prova. 
Aveva meno di due mesi per capire come aprire quell’oggetto ed ascoltare l’indizio, oltretutto supponeva che non bastasse ascoltarlo, ma che ci fosse anche un indizio da scoprire. 
Insomma, aprirlo e sentirlo era solo una delle parti da svolgere con successo e visto che il fallimento non era un’opzione, passò del considerevole tempo in biblioteca a leggere tutti i libri che parlavano di oggetti magici dorati. Senza il minimo successo. 
Probabilmente era stato incantato in qualche modo. 
Dopo aver realizzato che non c’erano studi in merito, tutto il tempo libero dalle lezioni Draco lo passò seduto nella propria Sala Comune, seduto in uno dei balconi interni dei finestroni che si affacciavano direttamente nel fondale del Lago Nero. 
Spesso si sedeva lì a pensare, la sua mente vagava liberamente sebbene preferisse il cielo, specie da quando si era trasformato in aquila.
Ripensandoci gli tornò in mente quando per le vacanze invernali era andato a trovare sua madre nella sua nuova casa. 
Era una bella abitazione di medie dimensioni, ben lontana dalla villa Malfoy dove gli aveva raccontato di essere vissuta per gli anni in cui era stata sposata con Lucius. 
Un maniero enorme in campagna dove si era sentita una regina. 
Questo glielo aveva raccontato quando era stata in quella che a confronto, a detta di sua madre, sembrava un monolocale. 
Ai suoi occhi, vissuto prima in una normale e poi con Sirius e Remus in una casa ereditata dai Black, gli era sembrata un’abitazione di tutto rispetto. 
Essa sorgeva in un buon quartiere magico di Londra dove i babbani non ci passavano nemmeno per sbaglio. Proprio un posto perfetto per lei.
Aveva passato qualche giorno lì e gli aveva raccontato della famosa Villa Malfoy che al momento era andata all’asta per la caduta della casata. Nessuno aveva osato comprarla ritenendola maledetta ed al momento era in rovina, sebbene fosse un posto molto antico e solido che sicuramente le intemperie non avrebbero fatto crollare. 
Narcissa gli aveva detto che se avesse voluto lo avrebbe portato lì, in quanto erede Malfoy forse un giorno e volendo avrebbe potuto ottenerla.
Gli era sembrato che fossero più le sue speranze, a farla parlare così. 
Aveva capito che sua madre sognava ancora la bella vita fatta fin dalla nascita, prima nelle tenute dei Black e poi in quella Malfoy, piena di ricchezza e prosperità. 
A lui non importava minimamente l’idea di ereditare un maniero simile, non credeva fosse maledetto ma probabilmente era pieno di energie negative che non voleva rischiare di assorbire. Però se avesse potuto metterci mano e regalarla a sua madre, l’avrebbe fatto volentieri. 
Al momento gli aveva spiegato che era diventata Direttrice di un’importante catena di boutique per maghi e streghe, insomma, stava facendo carriera in un ambiente a lei congegnale. Di sicuro in vita sua non aveva mai messo in conto la necessità di lavorare, ma per lo meno l’avere un certo conto in banca, di nuovo e finalmente, l’aveva rilassata molto.
Con la mente vagò per un sogno ad occhi aperti dove avrebbe potuto regalarle la Villa, magari dopo essere entrato nel Ministero della magia. Una volta lì avrebbe scalato posizioni fino ad essere eletto Ministro.
In un modo o nell’altro avrebbe ridato a sua madre la vita che le spettava e desiderava. Non solo perché le voleva bene e sapeva che era una delle cose che desiderava di più, ma anche per sé stesso. Perché a quel punto avrebbe significato essere diventato quella persona importante e rispettata da tutti che tanto ambiva sin da piccolo.
Per farla vedere a tutti, certo, ma soprattutto per sé stesso.
Perché se lo doveva. 
Non per fare la bella vita, essere ricco e famoso. Voleva solo redimere il nome dei Malfoy e dei Black e voleva essere lui a farlo. In modo che non fosse più maledetto ed insultato, ma acclamato e ammirato. 
Non temuto. 
Rispettato sì, ma soprattutto ammirato.
Era questo che voleva. 
Proprio mentre aveva lo sguardo perso nei fondali del Lago Nero, che da lì appariva di uno spettrale color verdastro probabilmente per via delle alghe,  le sirene si avvicinarono alle finestre dei sotterranei Serpeverde, come spesso accadeva. 
Sia le Meridi che gli Avvincini e la Piovra Gigante abitavano notoriamente il Lago Nero e spesso si avvicinavano. Altre creature vi si trovavano e di tanto in tanto Draco così come tutti i Serpeverde che stavano ad ammirare le profondità a cui si affacciava la loro Casa, ne vedevano. 
Draco guardò la creatura identificata facilmente già da tempo come una Selkie, il tipo di Meride che viveva nel loro lago. 
Pelle grigia, capelli verde scuro che fluttuavano nell’acqua e gli occhi gialli. Nuotava con la sua coda lunga da pesce ed il corpo superiore da umana, sebbene nell’aspetto comunque ricordasse più un pesce anche in quella parte. Non era per niente bella, così come il resto della sua tribù acquatica. 
Quando i loro occhi si incrociarono, per un momento Draco rimase sospeso. Le Selkie non essendo belle come le Sirene tendevano a suscitare reazioni inconsulte di terrore, ma Draco rimase fermo senza dimostrare la minima reazione, rigirandosi soprappensiero l’uovo fra le mani. 
Quando la creatura parve notarlo, abbassò gli occhi gialli sull’oggetto e fu come se lo riconoscesse in qualche modo. 
A quel punto la creatura aprì la bocca per parlare e non per ringhiare con l’intento di spaventare l’interlocutore. Si videro i suoi orribili denti spezzati, parlò ma lui da fuori l’acqua non poté sentire né capire.
Fu lì che gli venne un lampo di genio e scattando dritto sul balcone in cui era seduto con una posa principesca, spaventò la selkie che si ritrasse con una smorfia spaventevole. Poco dopo se ne andò, ma a quel punto a Draco era venuta la sua illuminazione. 
“E se dovessi sentirla dentro l’acqua? Non ci sono altri elementi così particolari che ti permettono di sentire qualcosa che da fuori non senti. Sicuramente terra e fuoco non si prestano a tale esperimento e aria... beh, siamo già nell’aria, ma sto coso strilla!”
Senza aspettare oltre, corse all’unico bagno che aveva una vasca dove poter provare l’esperimento.
Non ci avrebbe perso nulla se non il tempo del bagno. Valeva la pena provare. 

Harry stava tornando dal giro ad Hogsmade fatto coi suoi amici a cui Draco aveva gentilmente declinato l’invito per necessità di pensare alla sua prova.
Era ancora mezzo imbacuccato e totalmente infreddolito, quando si ritrovò a scontrarsi con un Draco animato da qualcosa che sembrava ritenere un’idea geniale. 
Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa potesse significare, né dire qualcosa, che venne preso per il polso e accendendosi ancora di più, mentre teneva l’uovo sotto il braccio, se lo tirò con sé facendogli cambiare direzione in modo poco arbitrario. 
- Andiamo, mi è venuta un’idea! - esclamò senza lasciargli tempo di replicare né tanto meno dargli qualche indizio. 
- Dra-Draco... hai capito come aprire l’uovo? 
- Forse! - sbottò criptico portandolo fuori dai sotterranei di Serpeverde. 
- Ebbene? - chiese curioso correndo con lui, per poco non si ribaltò per le scale e solo in un secondo momento vide che oltre all’uovo sotto il braccio, aveva anche una sacca da bagno. 
- Draco, ma cosa stiamo per fare? - chiese perplesso non riuscendo a conciliare il kit da bagno con l’idea di aprire un uovo incantato. 
- Un bagno! - ma per Draco evidentemente era ovvio.
- Un bagno?! - fece convinto d’aver capito male. 
- Sì, un bagno! - confermò il suo ragazzo. 
- Ma ti sembra il momento? E l’uovo? 
- Adesso lo apriamo! 

Per fare un bagno dovettero andare in quello dei prefetti, l’unico con una vasca dove potersi immergere insieme all’uovo.
L’alternativa sarebbe stata il lago, ma era troppo freddo in pieno inverno, così Draco aveva optato senza esitazione per quel luogo. 
Harry non v’era mai entrato, ma quando lo fece rimase strabiliato. 
- Wow, i prefetti hanno un bagno simile? - fece Harry senza parole guardando come Draco apriva l’acqua per riempire la grande vasca a pavimento. 
L’acqua iniziò a scendere di mille colori dai molti rubinetti posti al centro, con essa si creò come per magia una deliziosa schiuma profumata. 
Harry fece un sorrisino mentre osservava la vasca riempirsi di invitante acqua calda molto scenografica e romantica. 
- Che bella idea... - fece malizioso. Draco si voltò verso di lui alzando un sopracciglio. 
- Davvero? - fece perplesso come se fosse ovvio il motivo per cui invece non lo era, non per ciò che pensava Harry. 
- Non possiamo approfittare per fare un bagno romantico? - usò quel termine con spiccata malizia ma Draco scuotendo la testa, prima di rispondergli, si spogliò in fretta e come se qualcuno lo stesse inseguendo, si infilò il costume. 
- Il bagno col costume? Mica sei nel lago! 
Draco fece un sorrisino ironico e si immerse nella vasca che ormai si stava ben riempiendo. 
- Fallo nudo, se ti va, ma io al tuo posto non lo farei! - replicò provocatorio. A quel punto Harry capì che doveva essergli sfuggito qualcosa di ovvio e solo quando iniziò a togliersi i vestiti partendo dal maglione, realizzò cosa intendeva. 
Quando si girò per posare l’indumento, vide infatti il fantasma di Mirtilla Malcontenta spuntare da uno dei cubicoli del grande bagno dei prefetti. Era già in posa, bella comoda, ad osservarli con estremo interesse morboso.
Harry capì ed avvampò togliendosi in fretta i pantaloni e rimanendo coi boxer, dopo di quello si tuffò nella vasca alzando numerosi schizzi che stizzirono il compagno. 
- Sei sempre il solito! - brontolò infatti pulendosi il viso dall’acqua. 
Harry, già completamente bagnato, spuntò divertito. 
- Non mi ricordavo di lei! 
- Oh, fate come se io non ci fossi, non dovete mica preoccuparvi della mia presenza... fate come se fossi un fantasma! - la battuta pessima la fece ridere con la sua tipica vocina stridula, ma in men che non si dicesse, si unì a loro nella vasca come se si stesse lavando a sua volta. 
Draco inarcò le sopracciglia con fare scontato in direzione di Harry, ancora deluso per via del mancato bagno erotico e poco romantico. 
- Va bene, sbrighiamoci! - borbottò imbarazzato. 
Vide il compagno prendere l’uovo d’oro posato sul bordo della vasca e senza provare ad aprirlo di nuovo fuori dall’acqua, lo immerse, lo aprì e solo allora vide che non strillava.
I due si guardarono complici e accesi di entusiasmo e in tandem presero aria e si infilarono sott’acqua. 
A quel punto la voce soave che proveniva dall’interno dell’uovo, che lì dentro brillava ancor di più, si levò soave e melodiosa.
“Sirene!” pensarono i due riconoscendo subito il tipo di canto. 
La voce femminile intonò per loro dei versi che contenevano l’enigma da risolvere in modo da trovare l’indizio per la seconda prova. 
Le parole citavano: 
- Vieni a cercarci dove noi cantiamo,
che sulla terra cantar non possiamo,
e mentre cerchi, sappi di già:
abbiam preso ciò che ti mancherà,
hai tempo un'ora per poter cercare
quel che rubammo. Non esitare,
che tempo un'ora mala sorte avrà:
ciò che fu preso mai ritornerà. 
Quando riemersero i due ragazzi si pulirono gli occhi dall’acqua e dalla schiuma e mentre Harry rimase coi capelli com’erano dopo l’immersione, Draco si apprestò infastidito a sistemarseli all’indietro con le mani. 
Riprese l’uovo e lo chiuse posandolo fuori dalla vasca, poi esclamò già con le idee chiare: - Mi ruberanno qualcosa e la nasconderanno in fondo al Lago Nero, sorvegliata dalle selkie. Avremo un’ora per recuperarla ed io devo trovare un modo per stare sott’acqua per tutto quel tempo! 
Mentre lo ascoltava, Harry lo guardò colpito e meravigliato. 
- Hai già capito tutto questo con un solo ascolto? Io ero rimasto al suono splendido della voce e mi chiedevo come ci fossi arrivato! E poi scusa, sapevi che ci sono i selkie nel lago? Draco, dove vai? 
Ma Draco invece di rispondere alla sua raffica di domande stava già uscendo dalla vasca, avvolgendosi nell’asciugamano che si era portato. 
Iniziò ad asciugarsi sbrigativo contorcendosi per togliersi il costume e mettersi i boxer senza denudarsi del tutto, aveva l’aria già concentrata sul suo nuovo problema e lo guardò distrattamente, con la sua tipica aria di superiorità che ogni tanto non controllava per nulla, irritando così Harry quando osava sfoderarlo con lui. 
- Vuoi rimanere a fare un bagno con Mirtilla? Accomodati pure, non farò il geloso! 
Con questo acidume livello pro, Draco gli lasciò l’asciugamano accanto al bordo, consapevole che Harry non si era portato nulla, e ormai coi boxer infilati iniziò a vestirsi del tutto. 
- Io vado a cena, ho fame! - fece poi lasciando un Harry perplesso ancora in acqua, infastidito come solo lui riusciva. 
- Odio quando fa così! Mi ha piantato in asso come se nemmeno esistessi! - brontolò Harry col broncio. 
- Che caratteraccio... certo è un gran bel ragazzo e molto dotato, ma è proprio pessimo. Mi ricorda qualcuno che c’era ai miei tempi... 
Harry capì immediatamente l’allusione poiché come tutti sapeva la sua storia, ovvero che era stata uccisa proprio ad Hogwarts dal basilisco di Salazar Serpeverde, su ordine di Voldemort, all’epoca uno studente di nome Tom Riddle. 
La ragazza era stata compagna di scuola del mago oscuro e non ne aveva un bel ricordo, ogni tanto ne parlava anche se preferiva lamentarsi della sua morte nella fattispecie. 
Harry, che ormai era uscito e si stava asciugando, si girò a guardarla con un’occhiataccia proprio degna del famoso basilisco che si diceva infestasse le fogne di Hogwarts. 
Mirtilla si irrigidì ed alzò le mani con aria derisoria. 
- Oh, come sei suscettibile! Non volevo dire che sembra la copia di Colui-che-non-deve-essere-nominato...
- Puoi nominarlo, invece, perché non fa più paura a nessuno, è morto grazie ai miei genitori! E Draco non c’entra proprio niente con lui! È bello e bravo e anche se ha un brutto carattere, è comunque buono! 
Non si abbassò a discutere oltre con un fantasma morto in modo così traumatico da renderla ciò che era ed impedirle di andare oltre il velo della morte, ma era così arrabbiato che si tolse i boxer bagnati davanti a lei, fregandosene delle risatine e delle occhiate morbose. Si rivesti poi in fretta rimettendosi i vestiti di prima non avendo dei cambi e rimanendo senza intimo.
Infastidito anche da quello si gettò l’asciugamano sulla spalla e improvvisamente arrabbiato col mondo intero, si scrollò i capelli bagnati come se fosse un cane che rientrava dalla pioggia, li sparò così in mille direzioni diverse e totalmente disinteressato ad essi, si rimise gli occhiali ed uscì dal bagno. 
Era vero, era sempre stato vero. 
Draco e Tom Riddle si somigliavano, entrambi con un passato doloroso, avevano dovuto superare molte difficoltà per risalire la china e spinti da questo avevano cercato il modo di ottenere il rispetto altrui, solo che a quel punto l’avevano fatto in modi diversi. 
Draco aveva cercato di redimere il suo nome e dimostrare che era degno di stima e fiducia, oltre che un mago talentuoso e dotato, mentre Tom aveva semplicemente cercato il potere per assoggettare tutti al suo comando. 
Avevano forse cercato la stessa cosa, all’inizio della loro adolescenza, ma avevano percorso strade diverse per ottenerle in modo differente. Ed era quello ciò che contava. 
Anche se a volte era il primo a volerlo impiccare. Volte come quella, per esempio, che l’aveva piantato in asso come un idiota per concentrarsi solo sul suo dannato Uovo!


Note: a parte il carattere di merda di Draco, che ogni tanto è bene ricordare perché altrimenti sembra troppo positivo, finalmente ha scoperto parte della soluzione. Non sapevo come fargli capire come aprire l'uovo perché nei libri sia Cedric che Harry vengono indirizzati, perciò alla fine ho usato quell'espediente che non so se sia credibile, ma in qualche modo ci doveva arrivare. Alla prossima. Baci Akane