CAPITOLO 79:
ACCETTARE
"Il sonno della ragione genera mostri." - Goya
" E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te." - Nietzsche
L’umore di Draco non migliorò subito, nonostante il punteggio massimo ottenuto e la cima provvisoria del torneo.
Nessuno oltre lui sapeva cos’era successo in fondo al Lago, quando aveva perso la testa faticosamente tenuta salda sul collo.
Non ne aveva parlato per non dare troppa importanza a qualcosa che non voleva fosse reale, ma in cuor suo lo sapeva. Sapeva che era successo. E sapeva anche precisamente cosa.
Giorno dopo giorno si sentiva sempre più pesante, mentre da fuori fingeva di essere il solito Draco.
La vedeva come una ricaduta su qualcosa di cui si era illuso d’aver vinto con fatica.
Invece no.
Invece le tenebre non si vincevano mai, si conviveva con esse.
Ripensava ripetutamente al momento in cui aveva pensato di usare l’anatema che uccide contro la sirena, rea di avergli impedito di salvare entrambe le vittime, in particolare Harry.
Più ci pensava, più capiva che Harry era sia la sua forza che la sua debolezza e temeva il proprio futuro al suo fianco, temeva il momento in cui gli sarebbe potuto accadere qualcosa.
Non poteva pensare con presunzione che non gli capitasse mai nulla, che lui potesse sempre esserci per proteggerlo e tanto meno riuscirci nel modo più giusto.
Più i giorni passavano, più Draco vedeva la vita complicata.
“Sarà sempre una lotta fra me e il buio? Sarà sempre così? Mi sono solo illuso di avercela fatta, di averle vinte? Ci sarà mai un momento in cui smetterò di combattere?”
E lì, mentre pensava a questo, una voce rimbombò nella propria mente. Era una voce uguale alla propria, solo più strisciante e sibilante quasi come quella di un serpente.
“Per non cadere basta liberarsi dei punti deboli...”
Appena la propria mente produsse contro volontà quel pensiero, Draco si raddrizzò fissando terrorizzato la vetrata della Sala Comune davanti cui era seduto, il fondo del Lago Nero era ora più scuro che mai, vista l’ora tarda.
Era sgattaiolato fuori dal letto dove aveva lasciato Harry addormentato.
Quando i compagni dormivano, solitamente si infilava con lui per qualche coccola innocente, non facevano nulla. Quella sera aveva sentito la necessità si isolarsi e riflettere, tormentato dai pensieri che erano sempre più pressanti.
Ogni volta che tentava di dormire, i flash di quel momento in fondo al lago tornavano e gli impedivano di rilassarsi.
Quando sentì quella voce nella testa, simile alla propria eppure diversa, era la prima volta che gli capitava, ma realizzò che c’era qualcosa di strano.
A partire dal fatto che non avrebbe mai pensato ad una cosa simile.
Aveva sempre pensato ad Harry come alla sua salvezza, la sua luce. Eppure era la prima volta che lo vedeva come anche la sua debolezza. Tuttavia era vero. Se un giorno sarebbe caduto davvero, sarebbe potuto essere solo per via di Harry. Se gli fosse successo qualcosa o se si fossero lasciati, per lui non ci sarebbe mai stata speranza.
Appesantito e turbato, un secondo timore subentrò in sé.
“E se ora, trasformandomi in animale, diventassi un serpente? Potrei cambiare in base a come evolvo nella mia vita? C’è il rischio che io non sia mai realmente salvo?”
Aveva sempre visto la trasformazione in aquila bianca come la prova concreta della sua bontà, ma forse era solo una fase di sé stesso. Una fase che poteva cambiare.
Forse, alla fin fine, quell’aquila non aveva alcun reale significato.
Tormentato da questi pensieri, ma più che altro da quella voce sentita nella testa, si voltò e prese la bacchetta da cui nessun mago si separava mai.
Era sicuro che Sirius avesse un modo pratico per comunicare con Remus, ma non voleva metterlo in mezzo, ma aveva necessità di essere rintracciato subito da lui e sapeva che Sirius sapeva come farlo. Una volta l’aveva visto apparire nel fuoco del caminetto della loro Sala Comune per parlare con Harry, perciò doveva solo spedirgli una comunicazione immediata a distanza ed aspettare che lo contattasse.
Sapeva che solo Sirius avrebbe potuto aiutarlo, forse perché era un Black come lui ed aveva un lato oscuro che aveva vinto andandosene dalla sua famiglia.
C’erano similitudini fra loro, come anche le reazioni violente ed eccessive a certe situazioni, specie quelle dove erano coinvolte le persone che amavano.
Ricordava quel che aveva detto Remus quando gli aveva comunicato della seconda prova che metteva a rischio Harry.
Che anche lui avrebbe reagito male, di quelle reazioni che poi sarebbero entrate nel libro di storia.
Ricordava le lezioni di Remus sull’Incanto Patronus, oltre a proteggere dai Dissennatori e i Veli Viventi, potevano essere usati per comunicare con altre persone.
Era un uso del Patronus inventato proprio dal loro preside, fondatore dell’ormai non più segreto Ordine della Fenice, una sorta di società segreta che Silente aveva a suo tempo creato con lo scopo di distruggere Voldemort.
Remus aveva insegnato solo a lui e ad Harry che i Patroni potevano essere usati per comunicare a distanza dei messaggi importanti poiché era un modo sicuro e non rintracciabile e soprattutto veloce.
Non l’aveva insegnato in classe quando aveva poi eseguito la lezione per tutti gli studenti come da programma ed aveva capito che non era una cosa che si doveva espandere.
Draco aveva usato l’incantesimo per proteggersi dai Dissennatori quella volta di suo padre ed aveva prodotto un’aquila luminosa, tuttavia quella volta non ci aveva fatto caso troppo preso dal sopravvivere e nemmeno dopo ci aveva più ripensato.
Sapeva, però, che l’animale del patrono cambiava a seconda della maturazione del proprietario.
Era un altro modo per sapere chi era e al momento di usarlo Draco esitò realizzando che una seconda prova per sé stesso era proprio quella.
Rimase così con la bacchetta stretta fra le dita a mezz’aria, pronta ad usarla.
Sgranò gli occhi e capendo cosa sarebbe potuto succedere, per un momento contemplò l’idea di rinunciare, ma poi a quella di tenersi dentro una cosa importante come la voce sentita e oltretutto quella di rinunciare ad una magia così importante, gli fece capire che dai problemi non si scappava ma si risolvevano.
Non doveva involvere, ma evolvere.
Così si raddrizzò in piedi e lì davanti alla finestra buia, alla sola luce delle braci del caminetto e delle lanterne verdi spettrali che scendevano dal soffitto di pietra dei sotterranei della sua Casa, Draco mosse la bacchetta ed espresse con voce limpida e sicura la formula: - Expecto Patronum!
In un istante, dal movimento della bacchetta che emise dalla punta una luce chiara, divampò un piccolo lampo azzurro da cui prese forma un animale che iniziò a volare per la stanza. Per un momento Draco ebbe paura di guardarlo ma quando capì che stava volando, spalancò gli occhi e la vide.
Il suo patrono era sempre quello di una volta, un’aquila.
Quando successivamente l’aveva eseguito in classe dando vita a quell’animale, oltre a ricordarsi della prima volta che gli era uscita coi Dissennatori, aveva iniziato a nutrire in sé la speranza che se un giorno si fosse mai potuto trasformare in animagus, sarebbe stato proprio un’aquila. Per questo, probabilmente, si era influenzato quando ci era riuscito.
Non aveva visualizzato due ali a caso, ma le ali di quell’aquila a cui non aveva osato pensare razionalmente.
In altre parole quell’animale era tutto ciò che aveva sempre desiderato essere. Quando la vide ancora lì meravigliosa, azzurro chiaro quasi bianca, intatta e brillante, si rilassò.
Richiamò a sé l’animale tenendo la bacchetta ancora dritta ed in uso per non interrompere l’incantesimo.
L’aquila, percependo la sua volontà come se fosse viva, si posò sul balcone interno della finestra alta davanti cui era stato seduto fino a quel momento.
- Va da Sirius e digli che ho bisogno urgente di parlare con lui. L’aspetto davanti al fuoco nel camino della mia Sala Comune.
Finito di comunicare, Draco lanciò l’animale tramite un movimento della bacchetta che lo trasportava oltre il vetro e il lago.
Remus gli aveva spiegato di fare così, non aveva mai provato ma si fidava delle proprie capacità, rincuorato nel vedere che il proprio animale non era cambiato.
Eppure quello che aveva sentito era reale, così come lo era quel che era quasi successo in fondo al lago.
Era inutile non parlarne per non renderlo vero. Ignorarlo non l’avrebbe cancellato e non poteva rischiare.
Non dovette aspettare molto; poco dopo, alle proprie spalle, il fuoco ravvivato da lui in attesa dell’apparizione del viso di Sirius, lo richiamò parlandogli con la voce di quello che tecnicamente era suo cugino.
- Draco? Che è successo da chiamarmi con un patrono? Vuoi farmi venire un infarto? Inizio ad essere vecchio, sebbene sembro sempre un gran figo!
Sirius scherzò sapendo che non poteva essere niente di grave, ma lo fece per stemperare l’ansia che sicuramente gli aveva fatto venire.
Draco si sedette in ginocchio davanti al caminetto e guardò fra le fiamme il viso dell’uomo da lui chiamato.
La prima volta gli aveva fatto venire un colpo, ma poi aveva pensato fosse utile e di dover imparare. Prima o poi l’avrebbe fatto.
Supponeva fosse un incantesimo di proiezione attraverso un veicolo.
- Io... - al momento di parlare, realizzò che non era tanto facile. Chinò il capo non riuscendo a reggere il suo sguardo nemmeno attraverso il fuoco. Sicuramente Sirius lo ritenne strano dato che non aveva mai distolto gli occhi, era sempre stato arrogante.
- Draco? - chiese perplesso Sirius. - So che la seconda prova è stata tosta e per fortuna che Remus mi ha detto tutto dopo, che se me lo diceva prima mi fiondavo lì e facevo saltare ogni cosa...
Questo fece un po’ sorridere Draco che trovò il coraggio di parlargli.
- Volevo sapere se l’animale dell’animagus può cambiare. Una volta che divento aquila resto aquila oppure se io cambio, può cambiare anche l’animale?
La prese larga fino ad un certo punto, Sirius capì al volo di cosa si trattava e andò dritto al punto senza tergiversare, uno dei motivi per cui a Draco piaceva. Oltre che per la verità che diceva sempre e comunque senza mezzi termini, a qualunque costo.
- L’animale da animagus che assumi sarà lo stesso per sempre, non cambia mai. E rispecchia il tuo animo. Però è l’animale del Patronus che può mutare nel corso degli anni a seconda della maturazione personale e anch’esso rispecchierà sempre il proprio animo.
- Perché se entrambi rispecchiano il proprio animo, l’animagus non può cambiare come il patronus? - incalzò subito Draco che non capiva la differenza.
- Perché sì o non avrebbe senso doversi registrare in quell’insulsa lista ufficiale del ministero! - replicò schietto Sirius. Lista su cui lui ovviamente non risultava e non sarebbe mai risultato.
- Ma che significa? Se il patronus è sensibile ai cambiamenti personali e anche l’animagus rispecchia il proprio animo... - Draco non sembrava voler mollare, convinto di correre dei rischi che nemmeno lui comprendeva.
- Draco, non ha importanza perché. È così e basta! Se vuoi sapere a che punto è il tuo animo, se ti stai perdendo o meno, invoca più spesso il patronus e troverai le tue risposte! Ma sappi che è una stronzata vivere con quest’ansia! Tutti cambiamo, il cambiamento è inevitabile! Lo devi solo accettare e cercare di plasmarlo a seconda della tua volontà e non ho dubbi sulla tua!
Sirius non sapeva nulla dei suoi recenti dubbi, non ne aveva parlato con nessuno sebbene da pochi dettagli avesse facilmente dedotto cosa ci fosse in lui. Draco non se ne stupì molto, ma rimase colpito dalla sua piccola sfuriata. Il fuoco divampò rispecchiando il suo umore e Draco si calmò come se l’avesse davanti, realizzando d’aver fatto bene a parlarne con lui.
Abbassò lo sguardo di nuovo, afflosciandosi sulle gambe in una posizione non da lui, come se gli avessero tagliato i fili ed improvvisamente non fosse più fiero di sé.
Come se si vergognasse.
Si sentiva denudato e stupido, ma aveva bisogno di andare a fondo a quella questione.
Intercorse del pesante silenzio fra loro interrotto solo dal crepitio delle fiamme nel camino, le stesse dove si proiettava il volto di Sirius in attesa.
- Là sotto c’è stato un momento in cui stavo per perdere il controllo. Stavo per fare un anatema alla sirena perché mi stava impedendo di salvare sia Harry che la ragazza. Voleva che scegliessi sacrificandone uno e lì... non lo so, c’è stato un momento in cui stavo per rivolgerle la maledizione, ho perso la testa, il sangue freddo, il controllo e la concentrazione.
Si fermò, non riuscì a dire altro, come se quello fosse più che sufficiente a spiegare cosa gli fosse preso e perché stesse così.
Gli occhi puntati ancora in basso, sul fondo del caminetto, dove le braci si spargevano sotto la legna infuocata.
- Ma non l’hai fatto. - rispose piano Sirius.
- No. Harry mi ha inconsapevolmente riportato in me. Ho così eseguito uno stupeficium.
- E allora di cosa ti preoccupi? L’importante sono le azioni scelte nel momento che conta. - Sirius sembrava avere sempre una risposta a tutto e Draco gliene era grato, sembrava anche non avere assolutamente mai dubbi e si chiedeva come facesse.
Draco si strinse le mani e contrasse la mascella, aggrottò la fronte e si concentrò sulle parole da dire, soppesandole e scegliendole con accuratezza.
- Harry è il mio punto debole ed il mio punto di forza insieme. Se io un giorno dovessi cedere davvero alle mie tenebre, so per certo che sarà perché gli è successo qualcosa. E se un giorno dovessimo lasciarci io...
La voce gli tremò e gli occhi gli bruciarono, incapace di proseguire senza scoppiare a piangere, non disse più nulla e attese la risposta di Sirius. Ma il silenzio, invece, l’accolse, fino a che non fu costretto a sollevare gli occhi lucidi. A quel punto, attraverso le fiamme incandescenti dove si specchiavano gli occhi di Sirius, incrociò lo sguardo col suo e prima che rispondesse, si sentì meglio.
- Non puoi vivere per sempre con la paura di cadere o ti divorerà. Non sarà la mancanza di Harry la tua rovina, ma la paura dell’oscurità. Sono le scelte che facciamo a determinare chi siamo, poiché in tutti c’è sia luce che ombra.
Erano le parole che tutti gli avevano sempre detto e lui le condivideva, ma sapeva che c’era qualcosa di più che andava oltre questo.
- Ma l’impulso, quello non lo puoi controllare. L’ho fatto perché Harry era lì con me, ma se non ci fosse stato, se gli fosse successo qualcosa io...
- Anche io ucciderei per lui e Remus, senza esitare. Perché significherebbe che qualcuno me li ha portati via e solo il male potrebbe farlo. Ed il male merita l’abbattimento, senza se e senza ma. E non per questo diventerei io il male.
A quelle parole serie, decise e pronunciate con molta forza nonostante lui non fosse lì, scavarono in Draco come una freccia appuntita. Lo penetrarono e lo squarciarono. A quel punto le lacrime scesero libere sulle sue guance, smise di trattenersi e a quel pianto liberatore, Draco iniziò a sentirsi stupidamente meglio.
Le sue parole, le sue certezze, l’avevano appena salvato.
- E se... se fosse un incidente a strapparteli via? Tu non cadresti nelle tenebre? Le hai anche tu, vero? Sei un Black, la nostra famiglia è fatta di Mangiamorte, hanno quasi tutti scelto il male. Siamo sempre costantemente sull’orlo. Non pensi che senza un colpevole giusto da punire, tu ti perderesti?
Senza rendersene conto aveva sottolineato ad alta voce la loro somiglianza, ma Sirius parve non stupirsene.
- Sarei perso, sì. - fece quindi senza mentire per aiutarlo. Draco attese il resto che non arrivò, perciò tornò a guardarlo interrogativo e confuso.
- E?
- E niente. Sarei perso, non so cosa sarebbe di me. È vero, potrei cadere.
- E non ti spaventa questo? Non ti terrorizza? Come fai a convivere con questa consapevolezza? - chiese con l’ansia che dopo essersi placata grazie a quella risposta, tornava congelandogli le lacrime.
- Mi terrorizza, certo. Ma vivo pieno di gratitudine perché in questo momento loro ci sono.
- E se un giorno non dovessero più esserci? - chiese Draco spaventato in un sussurro. In quel momento dimostrava tutti i suoi 16 anni, sembrava adulto, ma in realtà era solo un ragazzo e Sirius lo vide.
- Maledirò il mondo. Ma lo farò da quel momento in poi. Adesso voglio vivere con gioia tutto ciò che ho e tenermelo stretto.
- Non hai paura delle tenebre nel tuo cuore?
- Se un giorno dovessero impadronirsi di me, significherebbe che non ci sarebbe più niente da proteggere per cui varrebbe la pena vivere, nessuna ancora di salvezza. A quel punto non avrebbe più senso nulla, nemmeno vivere nella luce.
Sentirlo ammettere senza peli sulla lingua né il minimo problema o vergogna quelle cose, fu sconvolgente e catartico per Draco.
Fu la vera cura.
Sapeva che poteva cadere, c’era la concreta possibilità, ma se fosse successo l’avrebbe accettato perché avrebbe significato che non ci sarebbe stato alcun motivo per vivere nella luce.
- Vivere per il momento che abbiamo fra le mani, con ogni forza... - mormorò fra sé e sé riassumendo sconvolto le parole di Sirius. Mai in vita sua avrebbe pensato di sentirgliele dire e fu di estremo conforto sapere che uno come lui, uno dei maghi più forti mai conosciuti, accettava l’idea di cadere nell’ombra un giorno. Non ne aveva paura nonostante sapeva sarebbe potuto succedere.
- Tu adesso hai paura delle tenebre perché hai qualcosa da proteggere, qualcosa di bello, buono e puro per cui vivere. Ma se quello un giorno dovesse mancare, non ti importerebbe più di niente ed è esattamente per quello che cederesti. Ma non puoi vivere in funzione di qualcosa che non sai nemmeno se rischia di accadere. Devi vivere solo per ciò che è certo in questo momento, o impazzirai, Draco.
Draco ascoltò le parole di Sirius imprimendosele a fuoco, così come l’elemento attraverso cui parlava. Scavarono nel suo animo e divennero il suo nuovo faro.
- Sotto il Lago sei andato fuori di testa perché volevi salvare sia Harry che un’altra ragazza che nemmeno conoscevi. E so che hai addirittura aiutato la tua rivale.
Quelle parole stupirono Draco che lo guardò meravigliato senza capire perché le tirasse in ballo ora. Annuì.
- Sì, è andata così.
- Ebbene non lo vedi? Avresti anche fatto una maledizione, ma quale mago malvagio uccide per proteggere e salvare? Quale mago malvagio aiuta i rivali?
Draco, vedendo finalmente le cose nella loro più pura semplicità, si rese conto di ciò che era veramente in quel momento. E l’accettò.
- Grazie. - mormorò infine con un sorriso stanco e arrendevole.
- Non sarai mai solo, Draco.
E anche su quello ormai sapeva che aveva ragione.
Dopotutto era più fortunato di quel che avesse sempre pensato.
Note: non era una cosa progettata sin dall'inizio l'evoluzione del rapporto fra Draco e Sirius, ma scrivendo è venuto spontaneo vuoi per le somiglianze dei due (entrambi Black e comunque discendenti da famiglia di Mangiamorte e note per aver tutti intrapreso un cammino oscuro, entrambi con un grande amore per persone per cui farebbero di tutto e che rappresentano la parte buona di loro, entrambi con dei caratteri a dir poco spigolosi), vuoi perché c'era la necessità di una figura adulta nella vita di Draco che lo potesse capire e guidare anche grazie ad esperienze personali di un certo tipo. Ma sarà sufficiente Sirius a calmare la sempre presente paura di Draco dell'oscurità che rischia di assumere forme pericolose? Per saperlo dovrete aspettare ben più di una settimana, adesso vado in vacanza e il prossimo capitolo spero di riuscire a pubblicarlo il 7 settembre. Per rimanere aggiornati sulla pubblicazione, c'è la mia pagina su FB. Alla prossima. Baci Akane*