CAPITOLO 82: 
NEL LABIRINTO

draco

Nonostante fosse pomeriggio, appena Draco mise piede all’interno del labirinto, gli sembrò di venire catapultato nella sera, come se le siepi si chiudessero sopra di lui.
Sollevò il capo per guardare il cielo, ma con suo sgomento non lo vide. Le siepi erano molto alte e davano una sensazione soffocante, aggiunto a quello scese una nebbiolina, la stessa che impediva di vedere l’azzurro del cielo. 
Non era fitta, ma creava un’atmosfera spettrale che lo inquietò subito con l’umidità che penetrava nelle ossa creandogli freddo sin dentro. 
Draco rabbrividì ma si riscosse raddrizzandosi, strinse la bacchetta ed eseguì l’incantesimo dei Quattro Punti. La bacchetta si illuminò e vorticò nella sua mano puntando con la punta verso una zona specifica. Capì così che quello era il nord e facendo due calcoli su dove aveva individuato il centro rispetto all’ingresso, prese la strada che ritenne migliore. 
Più avanzava, più si rendeva conto che c’era qualcosa di strano in quel labirinto e che decisamente non era solo un insieme di siepi troppo cresciute. 
Strinse la bacchetta pronto sia con l’incantesimo di scudo con cui si era esercitato a lungo per poterlo utilizzare di riflesso, sia con lo stupeficium, notoriamente l’incantesimo più utile nei combattimenti.
Si aspettava a breve qualche mostro, ma più proseguiva, più si rendeva conto che quello sarebbe stato il minore dei suoi problemi. 
Non sapeva perché, ma a quel punto ne era sicuro. 
Dopo una decina di minuti lo scoppio esterno gli indicò l’ingresso di Krum, seguito da Fleur un’altra decina di minuti successivi.
Dedusse che era lì da venti e si stizzì nel non trovare alcun ostacolo in quel lasso di tempo. 
“Li beccherò mica tutti insieme? Dove diavolo sono quelle dannate bestie?”
Come evocati, poco dopo sentì il rumore di zampe che si muovevano sul terreno compatto. Draco si fermò raddrizzando l’udito. Erano tante zampe, doveva essere un mostro simile ad un insetto e probabilmente anche troppo cresciuto. 
Il labirinto stregato stordiva i suoi sensi impedendogli di focalizzare precisamente la direzione e per un momento gli parve di essere circondato, poi finalmente voltandosi di scatto vide quello che sembrava un enorme scorpione farsi avanti. 
- Schiopode sparacoda. 
In un istante Draco reagì di riflesso e fece appena in tempo ad alzare lo scudo che il mostro di svariati metri sparò dalla coda delle scintille che per poco non lo colpirono. Si infransero contro lo scudo creato usando l’incantesimo Protego Totalum e schizzarono altrove. 
Draco immediatamente rimembrò l’esemplare visto dal vivo durante una delle lezioni di Hagrid e lo insultò senza peli sulla lingua. 
- Quel pazzo! 
Era decisamente più grande quello che aveva davanti a sé, molto più grande, ma non si perse d’animo. Ricordò che il suo unico punto debole era la pancia che purtroppo stava contro il terreno, coperta dal resto del corpo ben corazzato. 
“Se lo colpisco contro la corazza mi rimbalza contro l’incantesimo...”
Draco iniziò a muoversi all’indietro tenendo lo scudo attivo mentre pensava alla mossa più utile da fare, contemporaneamente l’insetto dalle molteplici zampe e la coda ricurva munita di pungiglione sparò ancora scintille velenose che si infransero di nuovo contro lo scudo. 
Questo irritò enormemente il mostro che nel vedere il secondo attacco respinto, decise di attaccarlo andandogli addosso con tutto il suo enorme corpo.
Appena scattò verso di lui ad una notevole velocità, Draco pensò in un lampo ad un’opportunità ed invece di scappare si fece raggiungere, all’ultimo tolse lo scudo e si gettò a terra lanciando prima di tutto un Impedimenta. 
Mirò bene alla pancia che solo da quella posizione poté intravedere. 
Lo Schiopode si paralizzò in un mezzo salto, un istante più tardi e gli sarebbe piombato addosso venendo infilzato dallo stesso pungiglione che aveva sparato a distanza. 
Dopo di questo non perse nemmeno un secondo e senza prendere respiro né pensarci oltre, sempre rimanendo sdraiato a terra a poca distanza da lui, praticamente quasi sotto, sparò lo Schiantesimo. 
Colpendolo in pieno sulla pancia e da vicino, l’incantesimo di ottima fattura ottenne l’effetto desiderato e il mostro di molto più grande di lui che lo sovrastava in procinto di un salto e di un affondo, venne respinto lontano, tramortito e momentaneamente svenuto. 
Draco sospirò di sollievo, ma si alzò in fretta e si mise a correre nella direzione opposta, non volendo sfidare la sorte per proseguire nel sentiero da lui sbarrato. 
Una volta che si fu allontanato da lui a sufficienza, Draco si fermò e si asciugò il sudore dalla fronte imperlata con la manica della maglia leggera che indossava. 
Faceva caldo ed era umido, aveva sudato tutto in un attimo e spalmandosi a terra si era anche ricoperto di polvere. 
Si sentiva sporco e sudicio, ma con una smorfia prese un respiro e tornò al suo sangue freddo. 
Ripeté l’incantesimo dei Quattro Punti e si orientò di nuovo realizzando che doveva essersi spostato di molto dal centro. 
Imprecò con profondo fastidio e tenendo la bacchetta ben alta e pronta ad essere usata di nuovo, proseguì la marcia cercando di correggere la direzione. 
La cosa positiva era che nel movimento aveva dimenticato il senso di inquietudine e di oppressione provato appena messo piede nel labirinto. Ritornò poco dopo a ricordargli che non era un percorso per nulla facile e di nuovo ebbe la sensazione di essere colpito da qualcosa da un momento all’altro. 
“Un altro mostro? No, sembra qualcosa di diverso. Sembra più un’incantesimo. Anzi, una stregoneria. Qua le cose si fanno difficili.”
Appena lo pensò, attraversò una coltre di nebbia più fitta, ma lo fece senza esitare, consapevole che doveva arrivare al centro il prima possibile. 
Quando superò il muro bianco che lo investì con un gelo spettrale che andava ben al di là di quello che si sentiva in pieno inverno, Draco si fermò e si irrigidì convinto di essere in compagnia di un mostro. 
Si girò e lo cercò con la bacchetta alta, sull’attenti, i peli della nuca dritti mentre sentiva i brividi attraversargli la schiena. 
Cercò la creatura, ma non si presentò nulla, non subito. 
Draco proseguì riprendendo la direzione che riteneva corretta in base all’incantesimo del nord e dopo aver svoltato, si imbatté in un nuovo mostro. 
Era un’orribile ed enorme Acromantula, un essere ben più brutto e pericoloso di un semplice ragno gigante. 
Anche quello mostrato in lezione, ma nella versione più piccola e apparentemente più innocua. 
“Quel demente, appena esco di qua mio padre si farà sentire da questa massa di inetti! Sarà anche un Torneo prestigioso, ma qua ci sono in gioco delle vite! Non intendo morire per una dannata coppa!”
Draco, nel pensarlo con disprezzo profondo, si buttò in ginocchio verso il mostro e quasi come fosse stufo di quel genere di creature, tese la bacchetta contro la pancia del mostro e sparò un potente stupeficium. 
Il ragno era più grande e robusto dello Schiopode, ma subì comunque il contraccolpo, così Draco usò lo stesso metodo di prima e usando prima l’Impedimenta provò prima di tutto a bloccarlo e confonderlo, in seguito attaccò con una serie di schiantesimi uno dietro l’altro. Ogni volta che li tirava erano sempre più carichi di odio e disprezzo e questo parve aumentare la potenza dei raggi fino a che l’enorme Acromantula batté in ritirata. 
Consapevole che mostri simili non si abbattevano se non con una Maledizione più potente, Draco si raddrizzò e puntò la bacchetta nella direzione in cui era sparita, pronto ad aggiungere il colpo di grazia finale se necessario. 
“Se devo, la farò! Magari un banale Cruciatus, ma almeno sarà più efficace!”
La durezza e la serietà con cui lo pensò lo fece sembrare una statua di ghiaccio in totale contrasto con l’aspetto sgualcito, sudato ed affaticato. 
Vedendo che non tornava, Draco sputò a terra sprezzante e si pulì le ginocchia, infastidito dallo sporco. 
“Che merda, non mi piace affrontare mostri. Se non era per mio padre che mi aveva praticamente ordinato di vincere quella stupida coppa, non mi sarei mai candidato. Era ovvio che sarei stato scelto io.” 
Infine sospirò e scosse il capo. 
“Bah, vediamo di farla finita e prenderla in fretta!”
Avanzando Draco pensò all’idea che per un momento aveva contemplato ad ottobre, ovvero quella di non candidarsi, ma sapeva che poi a casa sarebbero stati dolori.
A Villa Malfoy c’era un’intera stanza ed anche bella grande, nei sotterranei, che l’aspettava tutte le volte che suo padre lo doveva punire. 
La stanza che era diventata il suo incubo, nella quale era stato per la maggior parte del suo tempo. 
Non esisteva che lo contrastasse, suo padre l’aveva terrorizzato sin da piccolo crescendolo per essere l’erede del compianto Voldemort.
Aveva giurato alla sua morte che avrebbe portato avanti la sua eredità e la sua volontà riuscendo dove lui aveva fallito. 
Come prima cosa avrebbe fatto in modo di eliminare i nemici senza perdere tempo ed in quello non avrebbe fallito.
Draco era stato cresciuto per essere la versione riuscita di Lord Voldemort, il Signore Oscuro, e sin dal primo alito di vita suo padre Lucius non si era risparmiato in insegnamenti e metodi terribili. 
Non ricordava un momento felice e sereno, solo sua madre cercava di proteggerlo perché gli voleva bene, ma aveva paura anche lei di lui, come tutti. 
Ben presto a suon di torture aveva capito che era meglio non solo eseguire, ma riuscire alla perfezione in tutte le sue indicazioni.
“Appena otterrò il potere che lui si aspetta io abbia, quello necessario, quando sarò veramente forte, come prima cosa mi sbarazzerò di lui e renderò felice mia madre. Poi mi occuperò di tutti gli altri che mi hanno terrorizzato e disturbato. Ma per ora devo diventare più forte. Non è ancora abbastanza.”
Draco avanzava e mentre lo faceva rimaneva ben focalizzato sul suo reale obiettivo, l’obiettivo della sua adolescenza, quello che considerava il primo passo importante per raggiungere il suo scopo finale. Un potere tale da eliminare i veri mostri della sua vita. 
“Dovrò uccidere Potter, è l’unica cosa che posso fare per arrivare a quello scopo. Perché se non lo farò io, un giorno lo farà lui come ha fatto con Lord Voldemort. Io e lui siamo nemici destinati a finirci a vicenda, ma non sarò io a perdere. La vita schifosa che ho vissuto fin qua mi deve qualcosa e me la prenderò con le mie mani, a costo di usare il mio primo Avada Kedavra contro di lui!”
Draco si caricava di odio sentendo uno strisciante senso di inquietudine montargli dalle viscere.
C’era una voce dentro di sé, qualcosa che stava gridando ma che non capiva. 
Era forse il vuoto che provava da sempre a ottenebrarlo in un momento di pericolo come quello?
Gli era sempre mancato qualcosa, anche se non aveva mai capito bene di cosa si trattava fino a che non era entrato ad Hogwarts ed aveva visto tanti ragazzi sereni e felici ma soprattutto spensierati. Molti di loro con famiglie fantastiche e sane. 
Allora aveva capito cos’era quel vuoto. 
L’amore. 
Sua madre ci aveva provato, ma la paura per suo padre non le aveva mai permesso di colmare quel vuoto ed ora, quando era in difficoltà, sembrava un enorme buco nero che risucchiava tutto e tutti.
Odiava suo padre, odiava l’oscurità, odiava la gente, odiava il mondo intero.
Erano tutti colpevoli di quella vita schifosa e triste che aveva dovuto vivere, le torture subite, gli incubi infiniti. Il buio eterno, chiuso in quella dannata stanza nei sotterranei piena di insetti con cui convivere. 
Tutti erano colpevoli del suo odio e lo meritavano, a partire da Harry Potter che aveva osato uccidere Lord Voldemort, sebbene involontariamente e grazie al sacrificio di sua madre. 
Se non fosse morto, non sarebbe toccato a lui. Avrebbe potuto magari vivere una vita serena, migliore. Forse addirittura felice, ma di sicuro non carica di torture ed oscenità. 
Fu lì, carico di una quantità infinita e contrastante di emozioni negative e pesanti, che svoltando l’ennesimo angolo si ritrovò davanti un altro ostacolo.
Una creatura prese forma dalla nebbia o così gli parve per un momento.
Fino a quando, avvicinandosi con la bacchetta alta pronta ad utilizzarla, non riuscì a vedere bene.
Riverso a terra non c’era una creatura sconfitta da qualcun altro, era una persona. 
Un corpo di ragazzo magro, capelli scuri spettinati, occhiali storti e rotti.
Era supino, rigido.
Draco si avvicinò piano e rimase dritto in piedi a fissarlo dall’alto mentre la nebbiolina si levava permettendogli di vedere meglio il suo viso e riconoscerlo, la bacchetta stretta in pugno non più puntata. 
Era una persona morta, colpita dalla maledizione che uccide. 
Col piede lo toccò e fu allora che i suoi sospetti vennero confermati.
Harry Potter giaceva morto ai suoi piedi con gli occhi sbarrati e velati di una luce verde, la traccia tipica dell’Avada Kedavra. 
Fu lì che qualcosa in lui fece un primo suono interiore che lo irrigidì dalla testa ai piedi lasciandolo immobile a fissarlo livido e senza fiato. 
“Harry Potter è morto?! E che ci fa qua nel labirinto della terza prova?”
Ma mentre lo pensava razionalizzando in un disperato tentativo della sua mente di difendersi dallo shock, ci fu un secondo rumore ben più forte. Gli parve un boato così potente che gli spaccò la testa in due e con un dolore lancinante si piegò a terra in ginocchio accanto al corpo inerme di Harry. 
Fu lì, solo a quel punto, mentre si contorceva dal dolore con la bacchetta abbandonata, chino sul volto privo di vita del suo compagno, che la stregoneria di cui era stato vittima si spezzò.
Fu per l’enorme shock e sconvolgimento emotivo del vero Draco, che egli tornò in sé e quando lo fece e mise a fuoco il corpo steso sotto di sé, il mondo si fermò. 
Harry giaceva morto e la confusione di cui era preda con la testa che gli esplodeva era tale che non gli permise di ricordare dove fosse e cosa stesse facendo, né tanto meno cosa fosse accaduto. 
Sapeva solo che Harry era lì morto e lui non ricordava assolutamente nulla. 
A quel punto si spezzò. 

drarry


Note: Lo so, sono una stronza. Al prossimo capitolo. Baci Akane