CAPITOLO 83: 
PAURE E CRESCITE

drarry

Harry era lì, rigido, steso a terra. Gli occhi sbarrati e velati di verde, lo stesso colorito spettrale che tingeva la sua pelle pallida. Era stato colpito da un Avada Kedavra ed era morto.
Appena lo mise a fuoco e lo realizzò, nel caos apocalittico della sua mente profondamente confusa e spaccata in due dal dolore più lancinante mai provato, il cuore si fermò.
Draco ne era sicuro, era certo che il proprio cuore si fosse fermato. 
Si tolse le mani dalla testa dolorante e sempre in ginocchio accanto al suo ragazzo, lo fissò terrificato ed inorridito. 
Non ricordava nulla su come fosse arrivato lì, né dove fosse, per la precisione.
Non capiva in che posto era e non aveva la più pallida idea di che cosa stava facendo.
Non ricordava nulla della Terza Prova, del Labirinto e delle Creature che stava affrontando, né di cosa aveva fatto prima di quel momento. Il momento in cui aprendo gli occhi aveva focalizzato Harry morto. 
Non sapeva niente, solo che il ragazzo che amava, la luce della sua esistenza, era privo di vita in una materializzazione totale delle sue paure più profonde e terribili. 
Harry era morto e guardando la bacchetta a terra al proprio fianco per un istante, mentre ancora il fiato non gli veniva ed il petto gli faceva lo stesso dolore che esplodeva nella mente, pensò shoccato: “L’ho ucciso io con un Avada Kedavra?” 
Le mani tremanti si posarono su di lui, lo prese per le guance e lo mosse, il volto cadde su un lato. Draco allora prese Harry per le spalle ed iniziò a scuoterlo.
Non ricordava. Non ricordava come era arrivato lì né cosa era successo. 
Non ricordava nemmeno dove fosse.
Non ricordava.
Non ricordava assolutamente nulla. 
Ma solo una cosa sembrava reale. 
Harry era morto. 
E lo era davvero. 
Quando il suo petto andò in carenza d’ossigeno ricordandogli di essere invece ancora terribilmente vivo e che a quel punto doveva respirare o sarebbe svenuto, Draco prese fiato a pieni polmoni. Nel farlo flash della sua vita, la sua vera vita, lo colpirono veloci uno dietro l’altro. 
Il suo primo incontro con Harry da bambini, l’amicizia con lui, i contatti, gli abbracci, i sorrisi, la sua dolcezza, la sua allegria. 
La prima magia.
La convocazione ad Hogwarts.
Il primo bacio con lui.
L’amore, le coccole, le dolcezze, le mani intrecciate, insieme sotto le coperte. 
La prima volta che avevano fatto l’amore. 
Le promesse che si erano scambiati.
L’aiuto reciproco che si erano dati.
Le parole, i ti amo, le dichiarazioni, i progetti di vita insieme. 
Quando i suoi polmoni si riempirono di aria, totalmente spezzato da un dolore profondo dell’anima, con tutti quei ricordi esplosi insieme, Draco gridò.
Lo fece così forte che lo sentirono anche al di fuori del labirinto.
Piegato premuto sul suo petto freddo, Draco piangeva e mentre lo faceva stringendo i pugni su di lui, una voce maschile lo chiamò alle spalle con un accento straniero.
- Ehi! 
Fu un lampo. Quando si voltò lo fece con uno scatto invisibile, prese la bacchetta e la puntò contro la persona che gli era arrivata alle spalle.
Senza guardarlo né metterlo a fuoco, dalla sua bocca si levò un rabbioso: - Impedimenta! - e mentre lo diceva facendo arretrare il compagno di alcuni metri per l’onda d’urto, si stupì di non sentirsi dire ‘Avada Kedavra’. 
Solo quando mise a fuoco Viktor Krum bloccato dal proprio incantesimo, Draco tornò in sé riconoscendolo e ricordando che stava facendo il Torneo Tremaghi. 
A quel punto capì, fu un attimo. Si girò di nuovo verso quello che sembrava il suo ragazzo, si alzò in piedi di scatto e lo guardò con più attenzione, con gli occhi sbarrati dallo shock, ancora profondamente scosso. 
- Sono al Torneo, sono nel Labirinto! 
E mai come in quel momento gli era parso di essere in un labirinto mentale, più che fisico. 
- È un molliccio! - esclamò tornando in sé e ragionando con lucidità.
Fu a quel punto che puntando la bacchetta contro la figura supina a terra, pronunciò un secco: - Riddikulus. 
In un istante il corpo che era sembrato di Harry, girò su sé stesso appallottolandosi in una massa informe e quando riprese solidità era diventato un buffo pupazzo a molle che muoveva la testa e le braccia in tutte le direzioni.
La volta successiva Draco lo colpì con uno schiantesimo che lo fece saltare via dalla sua strada, ma non fece in tempo a mettere insieme i propri pezzi ancora sparpagliati in sé stesso, che la vociona bassa e penetrante di Viktor si udì chiara.
- Expelliarmus!
L’Impedimenta si era sciolto e pensando l’avesse colpito di proposito per ostacolarlo, schivò all’ultimo con ottimi riflessi l'incantesimo; lo fece girando su sé stesso e veloce come una saetta, una volta dritto innanzi a lui allungò la bacchetta e replicò l’Expelliarmus. 
Il suo incantesimo andò a segno e la bacchetta di Viktor volò a diversi metri facendogli perdere tempo. Draco avrebbe potuto colpirlo con una fattura più efficace, bloccandolo per un po’, ma pensando che sarebbe stato sleale e che non gli piaceva vincere facilmente, si girò ed iniziò a correre nella parte opposta. 
Sapeva che appena Viktor avrebbe ripreso la bacchetta gli sarebbe corso dietro, perciò non esitò a svoltare nel primo angolo trovato e appena lo fece una luce lo rallentò.
Al centro di una radura, alla fine della via appena imboccata, c’era più bella che mai la coppa che brillava azzurra. 
Draco spalancò gli occhi e con un’ondata di meraviglia e gioia, riprese a correre in tempo per sentire Viktor alle sue spalle che l’aveva quasi raggiunto in poche falcate.
Sapeva che anche lui era molto atletico, faceva parte della nazionale di Quiddich Bulgara, era molto bravo con le attività fisiche, ma anche lui non era da meno e aumentando la velocità corse annullando ogni pensiero e preoccupazione. 
Cancellò tutto quello che era appena successo, quello che aveva vissuto o creduto di vivere. Il dolore, l’angoscia, il terrore e la vita alternativa che per dei minuti interminabili era convinto d’aver vissuto. 
Solo un pensiero infine rimase. 
“Ho usato l’Expelliarmus ed un Impedimenta, per Krum. Persino quando ero ancora nel caos per Harry. Non ho usato l’Avada Kedavra od uno Stupeficium! Cazzo, non mi ha preso nemmeno stavolta! Non mi prenderà. Il fottuto buio non mi prenderà. Anzi, sarò io a prendere qualcosa.” 
Draco correva, la coppa si avvicinava. Sentiva la presenza sempre più vicina di Viktor a pochi centimetri da lui, uno scatto, questione di millimetri sicuramente. Ma non si voltò, non si deconcentrò. 
“La coppa!”
Con un ultimo scatto di reni si allungò il necessario per prenderla fra le mani, cadde a terra con essa ben stretta fra le sue braccia, ma la strinse forte contro il petto. 
Appena l’ebbe, mentre ancora rotolava al centro del labirinto, dei raggi colorati esplosero in alto trasformandosi in fuochi d’artificio coi colori di Serpeverde, indicando così la vittoria di Draco nel Torneo Tremaghi! 

Non aveva immaginato cosa avrebbe potuto provare nel caso in cui sarebbe riuscito a vincere, ma ora che era successo, Draco si rese conto che era di nuovo sotto shock e confuso, anche se in modo diverso da prima.
Adesso sapeva perfettamente chi era e dov’era. Sapeva cosa era successo.
Aveva vinto. 
Aveva vinto il Torneo per davvero e non ricordava un senso di sollievo e realizzazione simile prima d’ora.
Fu come raggiungere una cima impestata ed inarrivabile dopo mille tentativi e fatiche.
La soddisfazione si fece lentamente largo in lui, mentre ancora stordito rimaneva steso a terra. 
Non gli pareva d’aver vinto un semplice torneo, sebbene molto difficile. 
Gli sembrava d’aver vinto molto di più, come se ad ogni prova ci fosse stato un ostacolo da superare, dentro di sé, profondo e sempre più terribile, per arrivare all’unica verità finale che aveva cercato da una vita. 
La risposta definitiva alle sue mille domande tormentate. 
Tutto ciò che aveva sempre cercato era rappresentato da quella vittoria e dal fatto che persino nel momento peggiore della sua mente spezzata da un dolore senza precedenti, non aveva reagito nel peggiore dei modi.
Non era caduto.
Draco non era mai caduto, nemmeno quando sarebbe stato giustificato farlo e quando vide Remus arrivare per recuperarlo sulla scopa e portarlo fuori dal labirinto, realizzò che per lui la vera vittoria non era quella coppa che stringeva forte al petto come se fosse un tesoro. 
La vera vittoria era la convinzione assoluta che non sarebbe caduto, che non serviva avere paura del buio. 
Il buio non l’avrebbe mai preso. 
Vedendo Remus sorridergli raggiante e concedersi un abbraccio nonostante cercasse sempre di contenersi per via del proprio ruolo di insegnante, Draco si rilassò iniziando a perdere via via le forze, ma era ancora scombussolato e sotto shock.
Quando fu in piedi fra le sue braccia, in quell’istante tutti i ricordi traumatici che aveva pensato d’aver vissuto per via della stregoneria subita, tornarono agghiaccianti. 
Strinse forte le braccia intorno a Remus senza dire nulla, mentre lui si complimentava capendo che doveva essere stata più dura di quel che loro avevano capito. 
- Vieni, ce l’hai fatta. Ti porto da loro. 
Draco registrò vagamente le sue parole, non capiva bene ogni cosa, era ancora confuso e la stanchezza si stava abbattendo su di lui. 
Si rese conto di essere portato sulla sua scopa, sempre con la coppa sotto un braccio come fosse una pluffa e di essere appoggiato alla schiena confortevole di Remus in modo alquanto imbarazzante. 
Appariva fragile? 
Come sembrava, in quel momento?
Se lo chiese un istante, mentre le parole di Remus risuonarono in ritardo e le comprese solo quando atterrarono fuori dal labirinto, lì al punto di partenza dove inizialmente c’era stato solo Crouch. 
Adesso oltre a tutti i giudici, c’erano anche i familiari dei campioni.
Quando mise a fuoco il genere di gruppo accalcato lì al punto di arrivo fu tardi, perché aveva potuto solo mettere i piedi a terra e riconoscere i volti dei presenti che due braccia prepotenti lo soffocarono con entusiasmo. Allo stesso modo, una voce lo assordò. 
- DRACO DIO MIO MI HAI FATTO MORIRE DI PAURA! COS’ERA QUELL’URLO? LO SO CHE ERI TU, SAI? LO SO! STAVO PER ENTRARE A RECUPERARTI, PER QUESTO SONO QUA! MI HANNO DOVUTO PLACCARE! ALLORA CI STAVA ANDANDO SIRIUS E HANNO DOVUTO PLACCARE ANCHE LUI E POI PER FORTUNA HAI ESPLOSO LE LUCI DELLA VITTORIA CAZZO NON FARLO PIÙ! AVRÒ GLI INCUBI CON QUELL’URLO! 
Harry non solo aveva urlato sul suo orecchio stringendolo forte fino a farlo diventare blu, ma aveva anche gridato tutto d’un fiato, dando comunque a Draco una sorta di contatto con la realtà. 
Sentendo del suo urlo, si ricordò la propria allucinazione. Come durante l’incantesimo che l’aveva confuso facendogli credere d’aver vissuto una vita atroce, quella di cui aveva sempre avuto paura, e come poi si era imbattuto in un molliccio che aveva assunto invece la forma più temuta dal Draco autentico e non quello stregato. 
A quel punto a farlo tornare era stato proprio lo shock di vedere Harry morto, ma contemporaneamente tornare in sé in quel modo l’aveva lasciato comunque in un caos così profondo che non era stato in grado di ricordare cosa stesse facendo e dove fosse. 
Per via di questo aveva temuto, anzi, creduto, d’aver non solo perso veramente Harry, ma anche di averlo ucciso lui.
Per un momento, l’aveva creduto. 
Pensandoci, capì di non avere nemmeno idea da dove iniziare, ma quando stava cercando di farlo, si separò da lui e lo guardò. 
Quando i suoi occhi si incrociarono coi suo, ricordò il vuoto, il profondo vuoto totale sentito durante la visione alternativa. 
Quel vuoto raggelante simile ad un buco nero in continua espansione, non riusciva a dimenticarlo e voltandosi smarrito, quasi temendo di poter tornare in quell’incubo ad occhi aperti, si ricordò di una cosa che si era pentito di non aver fatto. 
Gli occhi corsero frenetici e spaventati, in una versione così libera di sé da far rabbrividire, fino a che non individuarono chi cercava e appena lo trovò, si scostò da Harry e si gettò fra le sue braccia facendo quello che probabilmente da tempo aveva voluto, senza mai trovare il coraggio liberamente. 
Draco abbracciò Sirius di slancio e lo fece con tutte le sue forze, nascondendo il viso contro il suo petto in un modo ben diverso da come era successo l’estate precedente al compleanno di Harry.

Sirius, profondamente colpito e shoccato da quel gesto, ricambiò imbarazzato ed impacciato ma al tempo stesso commosso e sollevato nel vederlo lì sano e salvo dopo quell’urlo atroce. 
Mise una mano sulla schiena e l’altra sui capelli chiari tutti spettinati e dopo un paio di istanti dove lo lasciò così contro di sé, come aggrappato ad un’ancora, mormorò paterno e tranquillo: - Ehi, ce l’hai fatta, hai visto? Gliel’hai fatta vedere a tutti! Ma sapevo che l’avresti spuntata tu.
- Il vuoto... - mormorò Draco scosso, con voce spezzata ancora premuto contro il suo petto. - Il vuoto che ho provato era la vostra mancanza. - disse ancora tirando su il naso, senza fargli capire che diavolo dicesse. - Ho creduto d’aver vissuto la vita di cui avevo tanta paura. In questa vita voi non c’eravate, ero con mio padre nella sua villa e mi cresceva col terrore per trasformarmi nel nuovo signore oscuro. Ed ero la nemesi di Harry, vivevo per ucciderlo. Ero carico di odio e risentimento, ma quello che mi è rimasto, quello che mi ha terrorizzato, che mi scuoteva era... - Draco si staccò finalmente da lui e lo guardò negli occhi, era ancora spaventato e smarrito e le lacrime scendevano nei suoi occhi che apparivano come quelli di un ragazzo molto più piccolo dei suoi diciassette anni. - Era il vuoto. Provavo un vuoto assurdo dentro che mi divorava come un buco nero. Adesso so cos’era. Eravate voi. Mi mancavate voi. La mia famiglia, la mia vera famiglia. 
Sirius provò a fermarlo per evitare facesse piangere anche lui, sapeva dove voleva andare a parare e non voleva lo facesse così davanti a tutti. Intorno a lui si erano radunati anche Harry che gli teneva la mano sulla schiena e Remus accanto a loro. 
- Draco... - tentò di fermarlo, ma lui alzò la voce per continuare, volendo farlo a tutti i costi. Strinse le mani sulle sue braccia e con forza lo disse, quasi esplodendo. 
- Per me sei come un padre, volevo dirtelo perché quando prima ho sentito quel vuoto ho capito che cosa siete voi tutti per me, lo so da tempo e ve l’ho detto, ma quello che non ti ho mai detto e che voglio che tu sappia... 
- Draco... - tentò ancora, ma ora si fermò da solo perché ormai la propria voce era incrinata di emozione. 
- Ti voglio bene come ad un padre e volevo ringraziarti per avermi preso con te e avermi salvato! 
A quel punto Harry pianse per tutti abbracciandoli da dietro, questo fece sorridere Sirius che riuscì a nascondere la lacrima traditrice uscita all’ultimo dai suoi occhi.
Quando anche la mano di Remus si chiuse sulla propria spalla, con Harry appeso su di loro come un koala, Sirius si arrese e baciando la fronte di Draco, sussurrò piano: - E tu per me sei come un figlio. Sono contento di averti accettato con me. Adesso però penso dovresti dire alla vera madre che nella tua famiglia c’è posto anche per lei... 
Con questa pensata geniale, dopo che Crouch aveva decretato ufficialmente la chiusura del Torneo Tremaghi annunciando Hogwarts come vincitrice, con Draco Malfoy come campione, e mentre il pubblico esplodeva di gioia e lo acclamava a gran voce, Draco si sciolse doverosamente da loro lasciandoli per andare da sua madre ancora in disparte.
Narcissa era stata in ansia tutto il tempo e quando avevano sentito l’urlo terribile di Draco, si era alzata dagli spalti scendendo in campo come gli altri. 
Draco esitò una volta davanti a lei, si asciugò il viso vergognandosi della scenata e dell’aspetto che probabilmente riteneva pietoso. Infine, probabilmente ancora scosso da quanto vissuto, mormorò un ‘al diavolo’ a denti stretti e semplicemente l’abbracciò. 
Narcissa si sciolse subito e ricambiò con dolcezza sorprendente, carezzandogli i capelli nel primo vero gesto tipico da madre. 
Quello fu davvero un bell’abbraccio fra madre e figlio. 
- So che ci avresti provato e che saresti rimasta sempre con me in ogni caso, a qualunque costo. 
Qualcosa che ebbe senso solo per Draco, ma che fu probabilmente apprezzato da Narcissa, la quale depositò addirittura un bacio sulla sua testa, fra i capelli sudati e spettinati. 
- Perdonami per non averti dato tutto ciò di cui avevi veramente bisogno. 
- Me l’hai dato comunque portando loro nella mia vita. 
Harry si appese al braccio di Sirius che si appoggiò a quello di Remus, entrambi per cercare conforto da qualcosa che era decisamente troppo emotivamente bello per non apprezzarlo. 
- Dannato ragazzino, mi ha fatto piangere! Questa me la paga! 
Remus sorrise divertito, straordinariamente più equilibrato rispetto agli altri. 
- Tanto lo so che era da mesi che volevi dirglielo anche tu. Ti sei fatto battere da un ragazzino, non so se te ne sei reso conto. 
Sirius ruggì un basso: - Taci! - ma Harry rise e tutto si rischiarò. 


Note: spero di essermi fatta perdonare per il cliffhanger dello scorso capitolo ma essendo alle fasi finali ci stava. Ci tenevo a mostrare l'umanità di Draco ed anche il suo legame anche con gli altri al di là di Harry, una cosa su cui ho sempre lavorato nel corso della fic intera. In particolare Sirius rappresenta il padre che Draco avrebbe sempre voluto fosse il suo, perciò questo finale così emotivo, dopo quel che ha passato nel Labirinto, ritengo che ci stia bene. Nei prossimi ci sarà spazio anche per Draco ed Harry che troveranno un po' di meritata privacy. Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane