CAPITOLO 85: 
LA LUCE DI OGGI

drarry

Draco si voltò verso gli altri, c’erano davvero tutti ed anche di più. L’ansia salì mentre valutava che erano davvero molte persone e che forse avevano fatto un incantesimo di espansione per poterle contenere tutte nella sala. Realizzando che pur di non parlare la sua mente stava vagando per sciocchezze, si richiamò all’ordine.
Prese un respiro profondo e tentò di parlare. 
- Beh... - Silente però lo fermò di nuovo pensando bene di fargli usare l’amplificazione vocale. 
- Ragazzo, sono sicuro che la sai fare... - insistette quando Draco lo guardò come se scherzasse. 
Non avrebbe comunque contraddetto Silente, così a malincuore eseguì l’incantesimo posando la bacchetta sulle corde vocali e quando tentò di nuovo di parlare, la sua voce uscì forte e chiara fino in fondo alla Sala ancor più Grande del solito. 
- Beh, non so cosa dire. Non ho mai fatto discorsi... - ricordò quello che aveva tentato di fare coi Serpeverde quando aveva aperto l’uovo, alla fine della prima prova. Tentativo disastroso. 
Sicuramente Harry lo ricordava, infatti rideva insieme a Blaise. 
“Quei due stronzi ora sono proprio amici, eh?”
- Prima percorrendo la sala mi sono ricordato della prima volta che ho messo piede qua. Non è stato bello come ora. Anzi. - mentre parlava si rendeva conto di essersi trasformato forse in Sirius, troppo preso dal suo ‘idolo’. 
Ma la propria bocca non voleva più saperne di zittirsi e lo capì quando si sentì continuare più fluido e sicuro di quel che avrebbe sospettato. 
Così decise semplicemente di parlare e vedere cosa sarebbe uscito, senza cecare di frenarsi e controllarsi come aveva sempre fatto. 
- Mi odiavate tutti, ho ricevuto solo sguardi malevoli e sentivo tutte le brutte voci sul mio conto. Non piacevo a nessuno perché ero figlio di un noto Mangiamorte. - un brusio di disappunto si levò mentre Silente sembrava ridersela sotto la barba, sebbene rimanesse apparentemente indifferente. 
Tutti, probabilmente, lo ricordavano anche se se ne vergognavano. 
Draco, ormai senza freni, continuò notando come l’ispiratore di tale eccessiva onestà si stava divertendo apertamente, mentre sua madre disapprovava, tanto per cambiare. 
Ricordare in un’occasione simile che era figlio di un noto Mangiamorte che fra l’altro aveva seminato il panico proprio in quella scuola pochi anni prima, non era il massimo. Tuttavia proseguì spedito e deciso, sempre meno impacciato e con le idee apparentemente chiare. 
- In quel momento ho fatto un giuramento solenne a me stesso. Ho giurato che avrei conquistato l’ammirazione e il rispetto di tutti voi che mi guardavate male carichi di odio. Che avrei riabilitato il mio nome e che un giorno, percorrendo questa stessa sala, sarei stato acclamato, amato e benvoluto. Adesso non so se fate solo finta di amarmi perché sono bravo a Quiddich ed ho vinto la coppa per Hogwarts... - alla battuta che stemperò la tensione tutti risero e l’apprezzarono. Draco sospirò, si strinse nelle spalle e sorrise più morbido dimostrando che oltre ad essere tagliente e coraggioso, poteva anche essere degno di una sincera e spontanea benevolenza e non solo di timore. 
Non era il timore che voleva incutere, ma sincero apprezzamento. 
- Però penso di esserci riuscito. Di aver tenuto fede al mio giuramento. Adesso, mentre percorrevo questa sala, l’ho pensato. Credo di avercela fatta. Oggi posso dire a quel piccolo Draco Malfoy malvisto e pieno di risentimento che un giorno fra sei anni ce la farai e di tenere duro. 
Stava per staccarsi la bacchetta ed andare a nascondersi, quando decise di concludere con un’ultima cosa. 
- Volevo chiudere ringraziando chi mi è sempre stato vicino dal primo all’ultimo giorno e anche oltre. Mia madre che ha sempre fatto ciò che era meglio per me nonostante magari non fosse ciò che desiderava per sé stessa, ponendo me sopra di sé; il mio ragazzo Harry che mi ha sempre amato anche quando io stesso non riuscivo a farlo; Remus che mi ha accolto in casa con sé accettandomi e vedendo prima di tutti qualcosa che nessuno aveva ancora visto. E poi Sirius. Che mi ha mostrato cos’è un vero padre e come vorrei che fosse stato il mio. Se oggi sono qua lo devo solo a loro. Grazie. 
La voce si incrinò nel finale, nell’ultimo grazie, e si maledì per non aver tenuto duro fino alla fine. Era stato dannatamente perfetto, aveva anche trovato le parole giuste. Come diavolo aveva potuto rovinare tutto con quel piccolo principio di piantino? 
Draco tolse la bacchetta dal collo con un gesto secco, si voltò verso il preside accanto a lui che gli sorrise dolcemente, gli fece un cenno reverenziale e di ringraziamento per poi scendere giù dagli scalini.
Originariamente aveva pensato di rifare la passerella e riprendersi gli applausi, realizzando quanto belli e giusti fossero, ma poi dopo quel grazie incrinato capì che aveva bisogno di piangere in un angolo e dare fondo a tutta la sua umanità e fragilità.
Perché era libero di farlo, dopotutto, se ne aveva voglia. Ed ora ne aveva. 
Così andò via dalla porta secondaria, quella in parte al tavolone dei professori e varcata quella soglia lasciò gli applausi scroscianti alle spalle, mentre gli occhi si riempivano di lacrime di commozione. 
Stupide sciocche lacrime di gioia. 
Aveva vinto su così tanti fronti che non gli sembrava nemmeno vero.
Non sapeva dove i suoi piedi l’avevano portato, sapeva solo d’aver camminato una volta uscito dalla Sala, fino ad arrivare ad una delle grandi finestre in pietra, sopra degli scalini che facevano un angolo. 
Un posticino perfetto per fermarsi e piangere un po’ da solo.
Si sedette sul balcone guardando fuori la splendida giornata che c’era, da lì si vedeva la Foresta Proibita che di giorno sembrava bella e luminosa come poche, al contrario di notte che appariva tetra e terrificante. 
Sospirò asciugandosi le lacrime che scendevano sulle guance, era stanco fisicamente, ma realizzato e sereno.
Si sentiva anche un po’ idiota per quello che aveva detto, ma aveva voluto farlo ed era contento d’aver evidenziato come tutti quelli che ora l’acclamavano, all’inizio l’avevano odiato. 
- Se non fossi stato così dotato esteticamente probabilmente mi avrebbero odiato ancora, ma fa niente... - commentò imbronciato da solo per sdrammatizzare e smettere di piangere. 
- Io sicuramente sarei stato più sereno e meno geloso, ma nessuno può cambiare realmente la storia! Nemmeno stupidi incantesimi di merda! 
La voce decisa e familiare lo raggiunse alle spalle poco prima delle sue braccia che l’avvolsero prepotente da dietro.
Draco sorrise ammorbidendosi contro Harry gli scoccava un orgoglioso bacio sulla guancia bagnata e posò le mani sulle sue braccia che gli cingevano il collo con dolcezza. 
- Grazie di esserci. - ripeté poi piano, finalmente senza piangere e senza divincolarsi dall’abbraccio. 
- Bel discorso, a proposito! Ci stava tutto! Quando hai citato tuo padre, quello vero, mi hai fatto morire! Credevo che tua madre svenisse, ma hai fatto bene! Anche Sirius ha sussurrato ‘ben detto, ragazzino!’
Per lui sarebbe sempre stato ‘ragazzino’ anche a trent’anni. Draco sorrise sapendolo e voltò il capo verso di lui. 
- È uscito da solo. 

Harry gli si sedette accanto mentre Draco si girò per guardarlo. Con una mano gli prese la sua e l’altra corse a sistemargli i capelli davvero malmessi. Ci teneva al suo aspetto ed ora era davvero ben lontano dalla sua tipica perfezione. 
Lo fece con gesti carichi di tenerezza e Draco non li contrastò lasciando che le loro dita si intrecciassero. 
La verità era che era stato massacrante.
Tutto. 
Il giorno intero.
Harry ora poteva rilassarsi, ma sentiva di non poter mai abbassare interamente la guardia, Draco aveva sempre bisogno di una mano, un sostegno, una spalla su cui piangere, un’esortazione a liberarsi dai pesi perché tendeva sempre a tenerseli per sé, anche se era migliorato molto. 
Aspettare che eseguisse la terza prova da solo senza sapere come sarebbe andata era stato atroce. Per la seconda era stato incosciente e non aveva avuto idea di che cosa era successo. La terza l’aveva guardato dagli spalti e aveva visto quasi tutto. 
Ma l’ultima era stato là, così vicino eppure lontano. Non aveva mai saputo cosa era successo, cosa aveva fatto. 
Per tutto il tempo era stato al buio e l’ansia l’aveva mangiato fino a che poi l’aveva sentito urlare.
Quell’urlo Harry non l’avrebbe più dimenticato. Sarebbe stato il suo incubo per sempre, il peggiore.
Ripensandoci rabbrividì e si incupì dimostrando come sempre ogni emozione che provava. 
Draco inarcò le sopracciglia preoccupandosi. 
- Cosa c’è? - fece infatti. 
Harry sospirò arrendendosi facilmente, si strinse nelle spalle e chinò lo sguardo. 
- Ripensavo a quell’urlo terribile di prima. Mi hai sconvolto. Ti ho sentito fin fuori. È stato viscerale. Non oso immaginare cosa ti sia capitato... 
Gliene aveva parlato ma in quel momento era stato confuso e frettoloso ed aveva approfondito poco, lui non aveva chiesto poiché il contesto non l’aveva permesso, ma ora sentiva di dover sapere. 
Draco attese silenzioso e quando Harry sollevò di nuovo lo sguardo, glielo chiese cauto: - Vuoi parlarmi di quel che è successo? 
Gli lesse negli occhi il dolore a quella richiesta, un dolore ancora molto vivido e si pentì, ma riteneva di dover sapere tutte le cose importanti del suo ragazzo, perché sicuramente ora aveva bisogno di lui. 
Così sebbene riluttante Draco gli spiegò quello che era successo nel labirinto, dall’inizio alla fine. Harry non lo interruppe, ma quando arrivò al momento della sua morte, la voce di Draco si incrinò e per un momento pensò scoppiasse a piangere di nuovo. Strinse forte le mani e avvicinò la fronte alla sua, posandogliela contro. 
Gli occhi lucidi di Draco si posarono sui suoi, sorrise tristemente e facendosi forza, proseguì.
- In quel momento ero confuso perché si era spezzata la fattura, ma era successo per un trauma emotivo e non riuscivo più a ricordare cosa stessi facendo. Non ricordavo di essere nel mezzo della Terza Prova e per un momento ho addirittura pensato di averti ucciso io. Avevo ancora vivido l’odio che nutrivo nei tuoi confronti dell’altro Draco. Non... non so descrivere quello che ho provato in quel preciso istante. 
Draco non riuscì a proseguire, ma Harry non ne aveva bisogno. 
- Non serve, l’urlo che hai fatto è stato sufficiente. Era atroce, Draco. Spero tu non prova mai una cosa simile nella tua vita, veramente. E non perché in quel caso significherebbe che io sarei veramente morto... - fece un flebile sorrisino imitato dall’altro. I loro occhi si incrociano e parvero trovare la forza a vicenda per superare quel momento di difficoltà e pesantezza. 
Era come se percepisse la tristezza profonda di Draco nel ricordare quello che aveva vissuto, ma ancor peggio, sentiva il vuoto di cui aveva parlato. Il vuoto come un buco nero enorme dentro di sé mentre era l’altro Draco. 
- Erano le tue paure, non è detto che sarebbe stata veramente così la tua vita se tuo padre non sarebbe finito ad Azkaban ma in qualche modo ne fosse uscito pulito tenendoti con sé. Magari ti avrebbe amato, viziato schifosamente e trasformato in un damerino odioso so-tutto-io che mi avrebbe bullizzato! - Draco si staccò dalla sua fronte per guardarlo meglio e capire se fosse serio e lui proseguì sorridendo più leggero. - sicuramente non ti avrebbe mai parlato bene di me spingendoti ad odiarmi, questo sì. Credo saremmo rivali, ma sono sicuro che ti avrebbero amato tantissimo e viziato da morire. Io probabilmente ti odierei. Ecco, non avremmo ‘noi’... 
Stava per continuare come se non fosse niente di che, quando Draco a quel punto lo abbracciò di slancio, forte e tremante. 
Lo strinse così tanto che gli tolse il fiato. Non sapeva che aveva gli occhi sbarrati in un terrore sacro. 
- Non è una vita che vorrei vivere comunque!
- Ma avresti la tua vera famiglia che ti amerebbe un sacco e tutta la ricchezza, la fama, il successo e quelle belle comodità che avevano i tuoi... 
Sapeva che non era una valida alternativa, Draco lo strinse più forte e lui tossì non riuscendo più a respirare. Gli batté la mano sulla schiena per chiedergli aria e lui allentò. 
- Non dire stronzate! Non dirlo mai più! È questa la sola vita che voglio! Anche se è stata difficile in certi versi ed ho dovuto lottare per ottenere ammirazione, rispetto e anche amicizia ed amore... ma non vorrei niente di diverso da ora, se significherebbe non avere te! 
Fu il turno di Harry di piangere, a quel punto, e lo fece senza vergognarsi e nemmeno trattenersi. 
Singhiozzò subito, strinse Draco come prima aveva fatto lui e nascose il viso pieno di lacrime contro il suo collo. 
- Oh Draco, così mi fai piangere di nuovo! Piango già troppo perché Remus mi ha insegnato che i sentimenti sono sempre belli e non vanno trattenuti, che non devo vergognarmi di ciò che provo e voglio fare. Voglio piangere? Piango! Voglio gridare? Grido! Voglio arrabbiarmi? Mi arrabbio! Voglio abbracciare e baciare? Abbraccio e bacio! 
- Vuoi parlare tanto? Parli tanto! - lo schernì Draco per calmarlo. Harry annuì e proseguì con foga, sempre abbracciandolo. 
- Sì, anche quello! Però mi ha insegnato che va bene vivere ciò che proviamo e fare ciò che desideriamo se questo non lede e non ferisce gli altri! Che non ci sono cose da uomini che si devono o non devono fare. E quindi piango tanto, ma anche rido tanto e credo di essere equilibrato e felice, anche se sono geloso e possessivo e forse ho altri difetti...
- Togli il forse... - continuò Draco nel tentativo di riprendersi il proprio collo stritolato. 
Harry però non smise e continuò. 
- Però grazie a questo ho anche tanti amici ed ho te e sono felice così come sono. Perciò scusa se piango sempre e se ti abbraccio tanto e ti dico di continuo che ti amo, ma non riesco proprio a trattenermi, è colpa di Remus, è lui che mi ha cresciuto così! Sirius nasconde di più e si vergogna di certe cose, ma Remus no! È colpa sua! 
Avrebbe parlato ancora a lungo a ruota libera dicendo cose che c’entravano poco e tutto per giustificare le lacrime di gioia e il ‘ti amo’ ennesimo uscito dalla sua bocca. 
Ma Draco non cercò di scrollarselo, lo tenne a sé e ricambiò quel tenero ‘ti amo’. 
Infine gli prese il viso fra le mani e se lo staccò per poterlo baciare, ma prima di farlo si fermò a guardarlo con una smorfia spontanea. 
Così gli pulì la faccia con un facile incantesimo elementare facendolo ridere e solo allora lo baciò, intrecciando delicatamente le labbra alle sue. Trovò la sua lingua, si fusero e si abbandonarono all’amore di cui non si sarebbero mai vergognati. 
Era tutto perfetto, si disse Harry mentre lo abbracciava continuando a baciarlo, mentre sentiva la vita rigenerarsi in entrambi. 
Erano successe cose brutte, ma avevano comunque dato vita a qualcosa di bello che non avrebbero mai voluto scambiare con altro. 
Sacrifici importanti per qualcosa che in realtà alla fine era valsa la pena. 
Eppure un pensiero volò ai suoi genitori, mentre baciava il suo ragazzo e ringraziava il destino per quello che aveva trovato grazie a Sirius, Remus e Draco. 
Se fossero sopravvissuti significava che Voldemort era vivo a sua volta e magari avrebbe vinto seminando il terrore ovunque, perché le profezie erano una massa di sciocchezza che venivano realizzate dalla gente che ci credeva. 
Lui aveva indirettamente ucciso Voldemort perché lui aveva creduto ad una profezia che diceva che un bambino che corrispondeva alla sua descrizione l’avrebbe ucciso. Perciò in base alla descrizione della profezia Voldemort aveva deciso che quel bambino era il figlio dei Potter e gli aveva dato la caccia fino ad ucciderli e nel tentativo di farlo anche con lui, la sua cattiveria gli si era ritorta contro. 
Si era ucciso da solo, in realtà. 
Se quell’idiota non avesse dato vita a quel potente incantesimo di protezione facendo sì che sua madre Lily si sacrificasse per proteggerlo, il piccolo Harry non l’avrebbe mai ucciso accidentalmente e sarebbe ancora vivo.
Ci pensò, Harry, dopo aver ascoltato la versione alternativa vissuta da Draco. Continuò anche dopo che si furono separati e tenendosi per mano si presero un po’ di tempo lì prima di tornare dagli altri in sala. 
Se Voldemort non avesse deciso di credere ad una profezia dandogli il significato che voleva, designando così i suoi genitori come progenie del suo nemico futuro, non solo tutti loro sarebbero vivi, compreso il Signore Oscuro. Ma lui non avrebbe di sicuro mai avuto il potere necessario per contrastarlo ed essere realmente il suo fantomatico rivale. Se non ci avesse creduto, avrebbe potuto vivere seminando terrore incontrastato. 
Aveva perso perché aveva creduto ad una profezia, non perché lui avesse avuto reali doti supreme. 
- A cosa pensi? - chiese Draco tirandogli la mano e notando il suo strano silenzio prolungato. 
Harry sospirò e lo guardò, poi gli sorrise con un pizzico di malinconia. 
- Varie versioni alternative... - rispose vago senza andare nei dettagli. Specie perché addentrandosi in quella a cui aveva pensato, probabilmente avrebbe realizzato che Lucius in quanto braccio destro di Voldemort avrebbe sicuramente trasformato Draco in un vero mostro. 
- Torniamo dagli altri? - fece poi capendo che era meglio vivere la realtà, grati di ciò che aveva infine offerto loro nonostante tutto. 
Draco annuì e alzandosi insieme camminarono ancora mano nella mano fino al ritorno in sala. 
Era ora di vivere la vita attuale con ciò che aveva donato loro ed essere grati di ciò che avevano fra le mani, senza alcuna paura del buio di domani. Semplicemente essendo felici per la luce dell’oggi. 
E lo sarebbero stati sempre. 


Note: Ultimo capitolo, dopo di questo solo l'epilogo. Un po' di fili tirati e di conclusioni, considerando che è una versione alternativa della storia originale, riflessioni su altre possibilità varie ci stavano e mi intrigano tutte ma non penso scriverò ancora! ahahah! Vedremo che mi riserva il futuro. Comunque le note di chiusura le faccio con l'epilogo, perciò ci sentiamo ancora una volta. Alla fine ho deciso per un murales di fanart (tutte troppo belle, bravissimi gli autori), visto che non sapevo decidermi le ho messe tutte insieme. Grazie dell'attenzione. Baci Akane