EPILOGO:
RITROVARSI
 
Ogni passo fatto su questa strada ci troverà
con le preoccupazioni del mondo dietro di noi
Abbiamo tutto il tempo del mondo
semplicemente per l'amore
nulla di più, nulla di meno
solo amore”
 
/We have all the time in the world - Luis Armstrong/
 
Per chi già conosceva gli eventi in largo anticipo, la loro separazione non fu vissuta allo stesso modo dei diretti interessati, ma per questi fu diverso.
Peter e Caspian non conoscevano il loro destino e nel momento in cui si lasciarono furono semplicemente convinti che non si sarebbero mai rivisti.
Vissero il resto dei loro giorni con il pensiero fisso l’uno rivolto all’altro nella consapevolezza che la persona che amavano, viveva un’altra esistenza in una dimensione irraggiungibile e che così sarebbe stato per sempre.
Vivere in questo modo non sarebbe stato facile per nessuno e sebbene i loro animi e la loro volontà erano diventate molto più forti, la tristezza di fondo nei loro sguardi non se ne sarebbe mai andata.
Non si sposarono mai e non fecero famiglia e gli anni passarono con entrambi rivolti a costruire il proprio futuro con sicurezza e determinazione.
Andarono avanti e seppure senza una parte di loro stessi, non si fermarono comunque mai.
Tuttavia quella che passò innanzi a Peter e Caspian non fu una vita intera, seppure anche solo un giorno fu da loro vissuto come un anno intero.
Quelli che passarono per loro, vissuti con la totale convinzione di non rivedere più la persona che contava, furono solo un paio di anni, coloro che li videro passare dall’età della giovinezza a quella adulta.
L’ultimo viaggio dalla Terra a Narnia fu per Peter una specie di ritorno alle origini, un ritrovare tutte le meravigliose e assopite sensazioni che un tempo aveva conosciuto perfettamente, nonostante le circostanze per cui tutto quello fu possibile.
Pianse nel rendersi conto che quello che provava era possibile collegarlo a due unici e precisi istanti del suo passato.
Le visite a Narnia.
Pianse ma naturalmente asciugò immediatamente le sue lacrime facendo violenza su sé stesso, per non fare la scenata del bambino che riotteneva il suo giocattolo preferito dopo una severa e duratura separazione. Per riuscirci si concentrò forzatamente sulla parte logica e razionale della situazione, per quanto questo fosse un controsenso.
Cominciò a chiedersi cosa fosse mai successo se addirittura lui a cui era stato vietato il ritorno a Narnia da anni, ora era lì. Si rimembrò le parole di Aslan nell’ultimo contatto con quel mondo fantastico.
Pensò ed elaborò mille teorie, tutte coincidenti comunque con un brutto presentimento.
Eppure magari non era passato poi così tanto. Magari avrebbe potuto rivedere qualcuno delle sue vecchie e preziose conoscenze di quello che comunque sarebbe sempre stato il suo mondo.
Quando quest’ultimo pensiero si insinuò nella mente, non poté fare a meno di sentire l’ansia crescergli dentro, un’ansia ben diversa da quella appena provata per il riapprodo a Narnia; essa crebbe vertiginosamente fino a che, attanagliato lo stomaco in una morsa d’acciaio, credette di impazzire.
Tutte le funzioni del suo corpo andarono in un folle crescendo, il cuore, il respiro, persino tutti i muscoli tremavano come attraversati dalla corrente elettrica.
Certo che sarebbe anche potuto morire in quel modo assurdo ed estremamente stupido, ebbe tregua solo nell’esatto momento in cui giunto al castello e raggiunta quella discreta folla nella sala centrale, lo intravide di spalle.
Solo la sua schiena e la nuca dove i capelli neri erano legati in una coda bassa che arrivava oltre le spalle. E la posa. La sua posa inconfondibile, elegante, naturale, regale.
Poi notò la spada alla cintura, la propria.
Sicuramente lo scudo era conservato insieme all’armatura nella sua stanza personale.
Peter, inspiegabilmente sicuro che quell’uomo fosse ‘lui’, trovò finalmente la propria pace e calmandosi istantaneamente, sorrise con sicurezza e altezzosità.
Era tornato.
Raddrizzandosi e ponendo la testa e l’espressione in segno di sfida, percorse tutta la sala ampia e affollata, mano a mano che procedeva, tutti si fermavano a fissarlo ammutoliti e stupiti. Chi riconoscendolo come il glorioso Gran Sovrano di un tempo e chi intuendo che comunque dovesse essere una persona importante.
Giunto alle spalle del Re, gli colpì la nuca con un piccolo schiaffo autoritario ma non di cattiveria, questo gesto in bilico fra lo scherzo ed il rimprovero -a giudicare dalla sua espressione severa e risoluta era difficile capire- fu accompagnato da un suo commento brusco e saccente:
- Mi auguro che il mio scudo esista ancora e sia in buone condizioni! -
Il silenzio ora era totale e al suo gesto fu istantaneo.
Aveva osato colpire il Re.
Costui si fermò dal parlare e prima di girarsi per vedere la provenienza di tale sfrontata voce e mano, rimase immobile come se qualcuno gli avesse staccato i fili.
La persona che aveva davanti con cui dialogava fece un timoroso passo indietro e osservò il viso del Re impallidire ed irrigidirsi. Lo shock lo colse, da un lato pensava d’aver capito di chi si trattava -anzi, ne era certo, lo sentiva proprio- dall’altro aveva il terrore di essere in un altro dei suoi sogni che negli ultimi anni avevano tormentato le sue notti.
Dopo di che, con una lentezza esasperante, si girò e quando posò i suoi occhi color pece su quelli grigio-azzurri di Peter, il fiato gli venne a meno e per poco non si sentì mancare la terra sotto i piedi.
La testa girò vorticosamente ed il viso rimase di pietra.
Peter lo definì una delle statue più belle che avesse mai visto.
Era cresciuto, era un uomo, ora, e la barba sul suo viso lo rendeva più maturo e affascinante di quando l’aveva conosciuto in giovane età. Ma i lineamenti, sebbene adulti, erano i suoi, con un’eleganza classica di fondo.
E al collo aveva il filo di cuoio con la croce intagliata dalle proprie stesse mani di bambino mentre all‘anulare sinistro l‘anello dei Re di Peter il Magnifico.
- P-Peter… ? - Disse il Re temendo di stare veramente sognando.
La propria voce gli giunse lontana e si aggrappò allo studio della persona che aveva davanti.
Era davvero lui?
Gli somigliava anche se era cresciuto, i lineamenti angelici che ingannavano circa il suo vero carattere che in realtà era tutto l’opposto, ora erano più induriti ma erano i suoi. La bocca carnosa nella perenne inclinazione ironica, lo sguardo altero e presuntuoso tipico di un grande Re, la posa altezzosa, eretta e fiera.
E al dito anulare sinistro aveva il proprio anello dei re.
- Caspian! - Disse Peter con sicurezza senza la minima esitazione, come se il suo inferno l’avesse già passato e superato nel viaggio per arrivare al castello.
Caspian, all’udire la voce più corposa degli anni in cui l’aveva visto ma comunque inconfondibilmente sua, specie per il piglio orgoglioso che possedeva, si trovò a sciogliersi completamente e come se ogni forza evaporasse, sentì le propria ginocchia piegarsi, la pelle bruciargli, la testa esplodergli e la propria consistenza corporea farsi gelatina.
Quando Peter vide i suoi occhi bui illuminarsi di una luce accecante, preludio alle lacrime che erano sulla soglia di uscire, per nascondere il suo pianto ed il suo stato poco regale annullò la distanza con sicurezza e l’avvolse in un vigoroso e deciso abbraccio. Con le mani sulla nuca gli nascose il viso contro di sé e lo sentì aggrapparsi alla propria schiena come un naufrago che risaliva dagli abissi.
Si strinsero a vicenda fino a farsi male e mentre Caspian teneva stretti gli occhi nascondendo il suo pianto silenzioso che scioglieva ogni pressione, Peter guardava fisso innanzi a sé senza esitazione, con un sorriso soddisfatto e radioso.
Quando una voce a loro accanto annunciò l’identità di Peter, Edmund e Lucy, i due re si separarono con fatica cercando di tornare in loro il necessario per non dire e fare niente di compromettente.
Tutti i presenti nella sala si inginocchiarono all’udire i loro nomi ed i titoli e chiedendosi come fosse possibile che i Re e le Regine di un Tempo -ad eccezione di Susan che non era venuta a Narnia con loro poiché troppo ‘lontana’ da quel mondo- fossero di nuovo tornati, investirono Peter e Caspian di una sorta di energia benefica grazie alla loro profonda ammirazione ed emozione di assistere ad un tale onore.
Questa sorta di energia fece tornare in sé stessi i due Re e quando si guardarono davanti a tutta quella gente, Caspian si ricordò di ciò che gli aveva detto quando si erano separati a Narnia.
Prese così la spada del Gran Sovrano e con solennità gliela porse con un leggerissimo cenno reverenziale della testa. Non si inchinò dal momento che anch’egli era Re e questo dimostrò a Peter quanto finalmente Caspian non subisse più la sua autorità e non si sentisse più inferiore.
- Gran Sovrano, ecco la tua spada conservata in ottime condizioni come da me promesso quando ci lasciasti. - Peter scacciò le proprie considerazioni sull’uomo davanti a sé e guardò l’arma che gli porgeva. Inghiottì mentre l’emozione prepotente gli saliva nuovamente.
Se aveva superato in qualche modo quella provata una volta tornato a Narnia e quella per Caspian, l’attuale era tutta un altro paio di maniche.
Allungò il braccio sforzandosi fortemente di non tremare ma la punta delle dita alla fine lo tradirono, suo malgrado afferrò in fretta il fodero che conservava la sua spada, quindi come se ogni energia fosse prosciugata improvvisamente tese tutti i muscoli e raccogliendo tutto ciò che gli rimaneva, facendo perno sulla propria volontà, lì, davanti all’emozione di tutti, sfilò la lama su cui tenne gli occhi fissi per un lungo momento.
Occhi chiari che brillarono diventando lucidi di commozione.
Quello era lui che tornava nel proprio ruolo naturale immergendosi in quella che per lui sarebbe sempre stata la sola e unica vera vita possibile.
Ogni altra pallida imitazione o tentativo di rimpiazzo vissuto fino a quel momento sulla Terra, venne immediatamente spazzato via in quell’istante.
Quando alzò infine la spada in alto fissandola con solennità.
Le grida di incitamento, di gioia e di acclamazione di tutti i presenti, gli restituirono la propria coscienza svanita per un lungo momento.
Per lui tutto quello significava molto più di ciò che gli altri potevano capire e non si curò di dare spiegazioni, ciò che era suo era suo e sarebbe sempre rimasto dentro di sé.
Ora era tornato.
Ora era felice.
Ora era nella propria vita.
E scambiandosi uno sguardo complice e significativo con Caspian accanto a lui che sorrideva commosso e raggiante, si disse che ora era anche con la persona che amava.
Qualunque cataclisma sarebbe avvenuto, l’avrebbero affrontato e superato.
Ora era nel suo ambiente e le forze che traboccavano in lui non si sarebbero mai esaurite.
Agli applausi e alle ovazioni in suo onore, abbassò ridendo la spada e cinse le spalle di Caspian il quale, in quel gesto, tornò a sua volta alla vita.
Cioè quella vera, quella che aveva atteso per anni in cui in fondo aveva sempre sperato.
E tutto il loro dolore trovò un senso solo in quel preciso istante capendo che alla fine di ogni calvario, di qualunque tipo fosse, c’era sempre -sempre- la ricompensa.
Loro l’avevano appena ottenuta.
 
FINE