EPILOGO:
RITROVARSI
Per
chi già conosceva gli eventi in
largo anticipo, la loro separazione non fu vissuta allo stesso modo dei
diretti
interessati, ma per questi fu diverso.
Peter
e Caspian non conoscevano il loro
destino e nel momento in cui si lasciarono furono semplicemente
convinti che
non si sarebbero mai rivisti.
Vissero
il resto dei loro giorni con il
pensiero fisso l’uno rivolto all’altro nella consapevolezza che la
persona che
amavano, viveva un’altra esistenza in una dimensione irraggiungibile e
che così
sarebbe stato per sempre.
Vivere
in questo modo non sarebbe stato
facile per nessuno e sebbene i loro animi e la loro volontà erano
diventate
molto più forti, la tristezza di fondo nei loro sguardi non se ne
sarebbe mai
andata.
Non
si sposarono mai e non fecero
famiglia e gli anni passarono con entrambi rivolti a costruire il
proprio futuro
con sicurezza e determinazione.
Andarono
avanti e seppure senza una
parte di loro stessi, non si fermarono comunque mai.
Tuttavia
quella che passò innanzi a
Peter e Caspian non fu una vita intera, seppure anche solo un giorno fu
da loro
vissuto come un anno intero.
Quelli
che passarono per loro, vissuti
con la totale convinzione di non rivedere più la persona che contava,
furono
solo un paio di anni, coloro che li videro passare dall’età della
giovinezza a
quella adulta.
L’ultimo
viaggio dalla Terra a Narnia fu
per Peter una specie di ritorno alle origini, un ritrovare tutte le
meravigliose e assopite sensazioni che un tempo aveva conosciuto
perfettamente,
nonostante le circostanze per cui tutto quello fu possibile.
Pianse
nel rendersi conto che quello che
provava era possibile collegarlo a due unici e precisi istanti del suo
passato.
Le
visite a Narnia.
Pianse
ma naturalmente asciugò
immediatamente le sue lacrime facendo violenza su sé stesso, per non
fare la
scenata del bambino che riotteneva il suo giocattolo preferito dopo una
severa
e duratura separazione. Per riuscirci si concentrò forzatamente sulla
parte
logica e razionale della situazione, per quanto questo fosse un
controsenso.
Cominciò
a chiedersi cosa fosse mai
successo se addirittura lui a cui era stato vietato il ritorno a Narnia
da
anni, ora era lì. Si rimembrò le parole di Aslan nell’ultimo contatto
con quel
mondo fantastico.
Pensò
ed elaborò mille teorie, tutte
coincidenti comunque con un brutto presentimento.
Eppure
magari non era passato poi così
tanto. Magari avrebbe potuto rivedere qualcuno delle sue vecchie e
preziose
conoscenze di quello che comunque sarebbe sempre stato il suo mondo.
Quando
quest’ultimo pensiero si insinuò
nella mente, non poté fare a meno di sentire l’ansia crescergli dentro,
un’ansia
ben diversa da quella appena provata per il riapprodo a Narnia; essa
crebbe
vertiginosamente fino a che, attanagliato lo stomaco in una morsa
d’acciaio,
credette di impazzire.
Tutte
le funzioni del suo corpo andarono
in un folle crescendo, il cuore, il respiro, persino tutti i muscoli
tremavano
come attraversati dalla corrente elettrica.
Certo
che sarebbe anche potuto morire in
quel modo assurdo ed estremamente stupido, ebbe tregua solo nell’esatto
momento
in cui giunto al castello e raggiunta quella discreta folla nella sala
centrale, lo intravide di spalle.
Solo
la sua schiena e la nuca dove i
capelli neri erano legati in una coda bassa che arrivava oltre le
spalle. E la
posa. La sua posa inconfondibile, elegante, naturale, regale.
Poi
notò la spada alla cintura, la
propria.
Sicuramente
lo scudo era conservato
insieme all’armatura nella sua stanza personale.
Peter,
inspiegabilmente sicuro che quell’uomo
fosse ‘lui’, trovò finalmente la propria pace e calmandosi
istantaneamente,
sorrise con sicurezza e altezzosità.
Era
tornato.
Raddrizzandosi
e ponendo la testa e l’espressione
in segno di sfida, percorse tutta la sala ampia e affollata, mano a
mano che
procedeva, tutti si fermavano a fissarlo ammutoliti e stupiti. Chi
riconoscendolo come il glorioso Gran Sovrano di un tempo e chi intuendo
che
comunque dovesse essere una persona importante.
Giunto
alle spalle del Re, gli colpì la
nuca con un piccolo schiaffo autoritario ma non di cattiveria, questo
gesto in
bilico fra lo scherzo ed il rimprovero -a giudicare dalla sua
espressione
severa e risoluta era difficile capire- fu accompagnato da un suo
commento
brusco e saccente:
-
Mi auguro che il mio scudo esista
ancora e sia in buone condizioni! -
Il
silenzio ora era totale e al suo
gesto fu istantaneo.
Aveva
osato colpire il Re.
Costui
si fermò dal parlare e prima di
girarsi per vedere la provenienza di tale sfrontata voce e mano, rimase
immobile come se qualcuno gli avesse staccato i fili.
La
persona che aveva davanti con cui
dialogava fece un timoroso passo indietro e osservò il viso del Re
impallidire
ed irrigidirsi. Lo shock lo colse, da un lato pensava d’aver capito di
chi si
trattava -anzi, ne era certo, lo sentiva proprio- dall’altro aveva il
terrore
di essere in un altro dei suoi sogni che negli ultimi anni avevano
tormentato
le sue notti.
Dopo
di che, con una lentezza
esasperante, si girò e quando posò i suoi occhi color pece su quelli
grigio-azzurri di Peter, il fiato gli venne a meno e per poco non si
sentì
mancare la terra sotto i piedi.
La
testa girò vorticosamente ed il viso
rimase di pietra.
Peter
lo definì una delle statue più
belle che avesse mai visto.
Era
cresciuto, era un uomo, ora, e la
barba sul suo viso lo rendeva più maturo e affascinante di quando
l’aveva
conosciuto in giovane età. Ma i lineamenti, sebbene adulti, erano i
suoi, con
un’eleganza classica di fondo.
E
al collo aveva il filo di cuoio con la
croce intagliata dalle proprie stesse mani di bambino mentre
all‘anulare
sinistro l‘anello dei Re di Peter il Magnifico.
-
P-Peter… ? - Disse il Re temendo di
stare veramente sognando.
La
propria voce gli giunse lontana e si
aggrappò allo studio della persona che aveva davanti.
Era
davvero lui?
Gli
somigliava anche se era cresciuto, i
lineamenti angelici che ingannavano circa il suo vero carattere che in
realtà
era tutto l’opposto, ora erano più induriti ma erano i suoi. La bocca
carnosa
nella perenne inclinazione ironica, lo sguardo altero e presuntuoso
tipico di
un grande Re, la posa altezzosa, eretta e fiera.
E
al dito anulare sinistro aveva il
proprio anello dei re.
-
Caspian! - Disse Peter con sicurezza
senza la minima esitazione, come se il suo inferno l’avesse già passato
e
superato nel viaggio per arrivare al castello.
Caspian,
all’udire la voce più corposa
degli anni in cui l’aveva visto ma comunque inconfondibilmente sua,
specie per
il piglio orgoglioso che possedeva, si trovò a sciogliersi
completamente e come
se ogni forza evaporasse, sentì le propria ginocchia piegarsi, la pelle
bruciargli, la testa esplodergli e la propria consistenza corporea
farsi
gelatina.
Quando
Peter vide i suoi occhi bui
illuminarsi di una luce accecante, preludio alle lacrime che erano
sulla soglia
di uscire, per nascondere il suo pianto ed il suo stato poco regale
annullò la
distanza con sicurezza e l’avvolse in un vigoroso e deciso abbraccio.
Con le
mani sulla nuca gli nascose il viso contro di sé e lo sentì aggrapparsi
alla
propria schiena come un naufrago che risaliva dagli abissi.
Si
strinsero a vicenda fino a farsi male
e mentre Caspian teneva stretti gli occhi nascondendo il suo pianto
silenzioso
che scioglieva ogni pressione, Peter guardava fisso innanzi a sé senza
esitazione, con un sorriso soddisfatto e radioso.
Quando
una voce a loro accanto annunciò
l’identità di Peter, Edmund e Lucy, i due re si separarono con fatica
cercando
di tornare in loro il necessario per non dire e fare niente di
compromettente.
Tutti
i presenti nella sala si
inginocchiarono all’udire i loro nomi ed i titoli e chiedendosi come
fosse
possibile che i Re e le Regine di un Tempo -ad eccezione di Susan che
non era
venuta a Narnia con loro poiché troppo ‘lontana’ da quel mondo- fossero
di
nuovo tornati, investirono Peter e Caspian di una sorta di energia
benefica
grazie alla loro profonda ammirazione ed emozione di assistere ad un
tale
onore.
Questa
sorta di energia fece tornare in
sé stessi i due Re e quando si guardarono davanti a tutta quella gente,
Caspian
si ricordò di ciò che gli aveva detto quando si erano separati a
Narnia.
Prese
così la spada del Gran Sovrano e
con solennità gliela porse con un leggerissimo cenno reverenziale della
testa.
Non si inchinò dal momento che anch’egli era Re e questo dimostrò a
Peter
quanto finalmente Caspian non subisse più la sua autorità e non si
sentisse più
inferiore.
-
Gran Sovrano, ecco la tua spada
conservata in ottime condizioni come da me promesso quando ci
lasciasti. -
Peter scacciò le proprie considerazioni sull’uomo davanti a sé e guardò
l’arma
che gli porgeva. Inghiottì mentre l’emozione prepotente gli saliva
nuovamente.
Se
aveva superato in qualche modo quella
provata una volta tornato a Narnia e quella per Caspian, l’attuale era
tutta un
altro paio di maniche.
Allungò
il braccio sforzandosi
fortemente di non tremare ma la punta delle dita alla fine lo
tradirono, suo
malgrado afferrò in fretta il fodero che conservava la sua spada,
quindi come
se ogni energia fosse prosciugata improvvisamente tese tutti i muscoli
e
raccogliendo tutto ciò che gli rimaneva, facendo perno sulla propria
volontà, lì,
davanti all’emozione di tutti, sfilò la lama su cui tenne gli occhi
fissi per
un lungo momento.
Occhi
chiari che brillarono diventando
lucidi di commozione.
Quello
era lui che tornava nel proprio
ruolo naturale immergendosi in quella che per lui sarebbe sempre stata
la sola
e unica vera vita possibile.
Ogni
altra pallida imitazione o
tentativo di rimpiazzo vissuto fino a quel momento sulla Terra, venne
immediatamente spazzato via in quell’istante.
Quando
alzò infine la spada in alto
fissandola con solennità.
Le
grida di incitamento, di gioia e di
acclamazione di tutti i presenti, gli restituirono la propria coscienza
svanita
per un lungo momento.
Per
lui tutto quello significava molto
più di ciò che gli altri potevano capire e non si curò di dare
spiegazioni, ciò
che era suo era suo e sarebbe sempre rimasto dentro di sé.
Ora
era tornato.
Ora
era felice.
Ora
era nella propria vita.
E
scambiandosi uno sguardo complice e
significativo con Caspian accanto a lui che sorrideva commosso e
raggiante, si
disse che ora era anche con la persona che amava.
Qualunque
cataclisma sarebbe avvenuto, l’avrebbero
affrontato e superato.
Ora
era nel suo ambiente e le forze che
traboccavano in lui non si sarebbero mai esaurite.
Agli
applausi e alle ovazioni in suo
onore, abbassò ridendo la spada e cinse le spalle di Caspian il quale,
in quel
gesto, tornò a sua volta alla vita.
Cioè
quella vera, quella che aveva
atteso per anni in cui in fondo aveva sempre sperato.
E
tutto il loro dolore trovò un senso
solo in quel preciso istante capendo che alla fine di ogni calvario, di
qualunque tipo fosse, c’era sempre -sempre- la ricompensa.
Loro
l’avevano appena ottenuta.
FINE