CAPITOLO X: 
SACRIFICIO
 
“ Sì, ci sono state volte, sono sicuro lo hai saputo 
Ho ingoiato più di quello che potessi masticare
Ma attraverso tutto questo, quando c'era un dubbio
Ho mangiato e poi sputato 
Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi 
L'ho fatto a modo mio “

/My way - Frank Sinatra/
 
Lascivamente steso nel letto con un lembo di lenzuolo addosso che gli ricopriva il bacino, Peter osservava assorto ed intensamente la figura di Caspian in piedi davanti allo specchio mentre si sistemava dopo essersi lavato e vestito. 
Era strano vederlo coi propri vestiti addosso, cioè vestiti Londinesi e non principeschi e di Narnia. 
In piedi nella sua tipica posizione dalla schiena eretta, spalle dritte, testa alta e gambe unite non nascondeva il suo vero rango di re. Quell’eleganza anche neimovimenti più semplici e nello stare fermo, lo sguardo composto ed impegnato in quel che faceva ed in quel caso nel sistemarsi i capelli. L’osservò legarsene una parte sulla nuca e lasciare il resto sciolti e dal riflesso allo specchio lo si vedeva ancor più ordinato di sempre nella sua perenne impeccabilità. Se era in disordine era un caso eccezionale e quel filo di barba sul viso in realtà lo rendeva ancor più affascinante, gli dava quel tocco di adulto che gli piaceva da metti. 
Conclusa l’operazione abbassò le braccia e si guardò nel complesso per assicurarsi che fosse tutto a posto e a quello Peter disse con ironia: 
- Sei bellissimo ma attento che lo specchio si rompe! - Caspian non era un tipo narcisista però ci teneva ad essere in ordine e questo faceva ridere Peter.
Il giovane dai capelli mori si girò verso il letto dove lui era ancora steso completamente nudo e ricoperto solo parzialmente dalle lenzuola. 
Alzò un sopracciglio scettico rimanendo padrone di quella sua eleganza caratteristica che era naturale e non la si poteva apprendere. 
- Sei ancora così? Che ne dici di sorgere? - Rispose con altrettanta ironia apprezzando suo malgrado quella versione viziosa del suo ragazzo, inghiottendo impercettibilmente per calmare i bollenti spiriti che gli tornavano prepotentemente a galla. Peter si reggeva la testa sulla mano mentre l’altra era lungo il fianco e le gambe una allungata e l’altra piegata. Tutto scoperto ad eccezione del bacino. Caspian ringraziò il Cielo che almeno lì fosse coperto. 
Osservò anche la sua capigliatura spettinata e decise che gli donava poiché gli dava quel tocco di selvaggio che a Peter stava benissimo. 
Per non parlare dell’espressione scettica tendente al lussurioso. 
In quell’istante in cui si guardarono intensamente a quel modo, ad entrambi fu difficile trattenersi ma Caspian con un egregio controllo di sé e troppo imbarazzato dall’idea di prendere certe iniziative, si domò. 
- Stavo pensando… - Esordì Peter facendosi repentinamente serio. Il moro ebbe il moto di preoccuparsi a quello, quando lui pensava non ne usciva mai niente di buono, ma lo ascoltò senza interromperlo consapevole che non gli piaceva se parlava seriamente. - sei venuto qua perché sei tu che devi imparare qualcosa da questo mondo, cosa insolita ma evidentemente necessaria e possibile. - Il ragionamento fino a lì filava e Caspian era d’accordo. Poi però tirò la sua stoccata con una certa severità perentoria nella voce e nello sguardo: - Cosa stavi combinando? Mi stavi mandando in rovina il Regno? Il potere ti ha dato alla testa? Cos’è che non andava? - Cominciò a spararle grosse ma plausibili considerando che il re era stato strappato dal suo Regno senza preavvisi. Di sicuro a Narnia stavano impazzendo nel trovarlo e c’era da chiedersi quanto tempo fosse passato già dalla sparizione. Peter era felicissimo che stesse lì con lui e sperava ci rimanesse il più a lungo possibile, ma adorava anche il suo Regno e all’idea che fosse in pericolo, il suo lato di Re Supremo veniva a galla. 
Caspian ricambiò il suo sguardo a disagio sentendosi rimproverare a quel modo e per di più ingiustamente ma non si offese, dopotutto lui faceva il suo ‘lavoro’. Gli aveva affidato Narnia sapendo che non sarebbe più potuto tornarci e non era stata una passeggiata. 
- Niente di tutto questo. Non ho fatto nulla che non andasse, anzi! - A quell’anzi Peter drizzò le orecchie tirandosi su a sedere col busto appoggiato alla spalliera del letto dietro di sé e incrociò le braccia nude al petto. Lo fissò accigliato e circospetto, infine disse: 
- Che intendi? - Non sapeva bene cosa di preciso, ma qualcosa gli puzzava. Se lo sentiva. 
Caspian allora punto sul vivo parlò liberamente ripensando a tutto il suo periodo di reggenza a Narnia, specie all’ultimo. 
- Mi sono sempre comportato bene, tutto quello che ho fatto è stato per il Regno, ho anteposto Narnia su me stesso. - Quelle furono le parole rivelatrici e Peter l’aveva saputo sin dall’inizio che se ci si fosse messo d’impegno a capire cosa non andasse, l’avrebbe trovato.
Eccolo lì il punto che non quadrava!
- Caspian, fammi degli esempi pratici. Cosa hai fatto di preciso per anteporre il Regno a te? - Il giovane re si sentì sotto torchio e alle strette anche se non sapeva di preciso per quale motivo, era convinto di aver sempre agito bene ma da come il suo compagno lo guardava, ovvero come un Re Supremo, gli veniva da pensare che invece qualcosa evidentemente l’avesse sbagliata senza rendersene conto. 
- Bè… le solite cose che un Re deve fare… - 
Peter si raddrizzò tendendosi verso di lui e più serio ed insistente che mai, lo martellò ancora: 
- Dimmi l’ultima! - 
A quello Caspian divenne di mille colori, cominciava vagamente a capire dove stesse l’intoppo ma non per il motivo giusto. 
Sospirò e prese coraggio, poi lo disse: 
- Avevo appena deciso di sposarmi. Non sarà un matrimonio d’amore ma di convenienza. Sai, nel Regno si sono aperte spaccature interne ed io per mantenere la pace ho deciso di sposare la figlia di quello che mi stava per proclamare guerra. Questo ha placato il mio rivale e riappacificato il Regno. Visto che so non mi innamorerò mai, laggiù, ho pensato che tanto valesse farlo per l’unificazione e la pace. Tanto più che sono un Re con nessun erede al trono ed è pericoloso, se mi dovesse succedere qualcosa gli altri sotto di me si farebbero la guerra per prendersi il trono e per Narnia sarebbe la fine. - Tipico discorso da Re che preferiva sacrificarsi per il bene comune. 
A questo Peter andò su tutte le furie e prima ancora che parlasse Caspian lo capì e cercò di prevederlo: 
- Tu non hai mai fatto niente del genere in tutti i tuoi molti anni di reggenza? - Certo la storia la sapeva ma non poi così nei dettagli. 
Davvero non si era mai sposato o non aveva mai pensato all’eredità del trono? 
Quello fu il colpo di grazia, Peter si alzò di scatto dal letto ed in un unico movimento si ritrovò davanti a Caspian, candidamente nudo e platealmente arrabbiato. Dopo di ché, gesticolando come un forsennato, se lo mangiò:
- No che non l’ho mai fatto! Non ho mai pensato di sposarmi per nessun motivo al mondo! Se c’erano problemi di ribellione fra le famiglie del Regno andavo là e ci parlavo e se non raggiungevo la pace diplomaticamente li combattevo rimettendoli al loro posto! E l’eredità al trono non è mai stata nei miei pensieri perché come forse avrai studiato da bambino grazie al tuo saggio precettore, io, mio fratello e le mie sorelle, i famosi e gloriosi re e regine di un tempo, siamo venuti da un altro mondo e non abbiamo ottenuto il trono per corrispondenza genetica! Nessun legame di sangue con il re precedente! Noi non eravamo nessuno! È stato Aslan a proclamarci reggenti perché aveva visto in noi le doti giuste! Pensi che Aslan lasci il suo mondo nelle mani di chicchessia se il re legittimo muore? Credi che lui non pensi a tutto? Se davvero il regno rischiasse di spaccarsi alla tua morte, lui interverrebbe come ha sempre fatto, in un modo o nell’altro! Tu… tu come hai potuto arrivare a questo? - Peter non gridava ma poco ci voleva, era davvero furibondo ed ora andava su e giù per la stanza fermandosi sul finale davanti al ragazzo allibito ed impallidito. Non avrebbe mai immaginato di vederlo così fuori di sé per una cosa simile e lì non c’entrava niente la gelosia. Quello era proprio il Re Supremo di Narnia. 
Si passò nervoso le mani fra i capelli biondi aggrovigliati e lasciò che le ciocche si scomponessero ulteriormente intorno al suo viso.
- Ma non è così grave… se posso evitare una guerra perché no? È un metodo diplomatico anche questo. Tanto più che comunque è nella natura umana di ogni re voler dare alla dinastia un proprio erede. Se ci arrangiamo senza costringere sempre Aslan a scendere in campo e risolvere i nostri guai, non è meglio? - Erano discorsi piuttosto validi quelli di entrambi, ma Peter aveva dalla sua un argomento molto più forte e col fuoco vivo negli occhi azzurri gli andò davanti, lo prese per la camicia e attirandolo a sé minaccioso, sbottò incisivo e penetrante: 
- Un Regno è tutto per un Re ma non è la sua vita stessa, Caspian! - A queste parole però il moro non parve proprio d’accordo visto che si accese anche lui, cosa straordinaria per uno così controllato: 
- No?! E tu con Miraz cosa stavi facendo? Non stavi sacrificando te stesso, per il Regno? - Ed i ricordi erano ancora vivi. Ricordi di momenti terribili durante i quali aveva creduto di dover raccogliere il corpo inerte di Peter davanti alla risata sguaiata di suo zio. Aveva sofferto per ogni istante di quel suo combattimento epocale e grandioso ed anche se era stato lui a suggerirgli quel metodo per prendere tempo, vedendo quanto era stato male se ne era pentito amaramente. Aveva avuto fiducia in lui però aveva temuto lo stesso ad ogni singola stoccata che quella spada lo trafiggesse. Non era stata una passeggiata!
- Era una questione di vita o di morte. In guerra ci eravamo già e se con la mia vita avrei risparmiato quella di migliaia di persone che altrimenti sarebbero state spacciate, allora va bene! QUELLO è il comportamento di un Re! E poi era per prendere tempo in attesa di Lucy e Aslan. Sapevo di farcela, di reggere ed anche di vincere! - La fiducia in sé stesso era famosa ed ormai non stupiva più nessuno. Caspian esitò ma ancora non era convinto che avesse ragione lui. 
- Ed è così diverso da quello che faccio io? - Il moro era alterato ma cercava di non esagerare come invece Peter faceva ampiamente anche per lui, infatti scuotendolo ancora con forza ribadì basso e penetrante, quasi che lo stesse minacciando: 
- Lo è! Lo è perché io in quel caso non avevo scelta invece tu sì! Tu puoi scegliere. Tu DEVI scegliere! Devi scegliere di regnare FELICE su Narnia il più a lungo possibile. Solo così farai il bene del tuo regno. E pensi che sacrificando te stesso in quel modo tu poi sarai felice? - 
A quelle parole gli occhi di Caspian divennero due laghi notturni e trattenendo le lacrime a stento parlò tremante con un nodo che minacciava di strabordare da lui: 
- L’unico modo in cui potrei essere felice è con te, ma siamo destinati a stare in due mondi diversi. Non si tratta di una lontananza che ogni tanto si può colmare con un piccolo viaggio di nostra volontà. Si tratta che non ci vedremo più! Io non troverò mai nessuno da amare laggiù, nessuno che mi farà felice e sebbene prima di venire qua lo sapevo ma lo ignoravo e mi sforzavo di far tacere la voce che me lo diceva, ora, dopo di questo, per me sarà impossibile anelare al mio reale benessere. Per me… per me, ora, senza di te… sarà impossibile essere felice… - 
A Peter gli si strinse il cuore in una morsa d’acciaio, detestava vederlo così, sentirlo soffrire a quel modo e sapere che aveva ragione perché anche per lui sarebbe stata la stessa cosa. 
Gli montò dentro una rabbia per il destino avverso, per le loro posizioni e per il fatto che comunque in un modo o nell’altro avrebbero finito per soffrire e desiderò con tutto sé stesso di vivere a Narnia con Caspian. 
Guardandolo trattenere un pianto disperato lo mollò e lo strinse a sé con fare deciso e protettivo, di chi sapeva trasmettere ogni sicurezza anche se in realtà dentro di sé non ne possedeva poi molte.
Il compagno gli si aggrappò con tutte le sue forze nascondendo il viso contro la sua pelle sensibile e si sentì piccolo. 
Con frustrazione Peter non disse più niente tenendolo contro di sé sapendo che questo non poteva comunque bastare ma che di più non poteva. 
Si chiese il perché di tutto quello ma soprattutto quanto sarebbero potuti andare avanti così, divorandosi in attesa di separarsi, consapevoli del futuro che avevano, contro cui non potevano fare niente.
Decise di non dire più nulla e lo fece perché sapeva che nel momento in cui avrebbe convinto Caspian del suo errore e fosse ‘rinsavito‘, poi se ne sarebbe andato. Decise di lasciare che lo capisse con calma stando lì con lui, vedendo come funzionava un mondo senza Re e Regni.
Decise anche di fare di tutto affinché la sua permanenza lì l’avrebbero ricordata entrambi per il resto delle loro esistenze, rendendo quel ricordo qualcosa di talmente potente da essere sufficiente a tutti e due per andare avanti anche separati. 
- Andrà tutto bene. - Nel modo in cui lo disse Caspian non è che ci si aggrappò con disperazione, lui proprio ci credette. Ci credette per il modo certo e assoluto con cui Peter l’aveva detto. 
Peccato che se solo avesse visto la sua espressione avrebbe vacillato.