CAPITOLO
XI:
VACANZE
“quando
finalmente ci saremo detti buonanotte
non
sopporterò l’idea di dover uscire con questa tempesta
ma
se davvero mi stringerai forte
nella
strada verso casa mi sentirò al caldo”
/Let
it snow - Frank Sinatra/
-
Che vuol dire ‘Vacanze di Natale’? - Chiese
allibito Caspian rivolto al compagno.
Peter
ridacchiò divertito, quindi
atteggiandosi gli spiegò con logicità:
-
Che nel periodo natalizio tutte le
attività lavorative e di studio vengono sospese. Per lo meno quelle che
si
possono interrompere. Anche la mia Università chiude i battenti fino ai
primi
di Gennaio… per un po’ sarò tutto tuo… - Concluse con malizia
carezzandogli
scherzoso il sedere e strizzando l’occhio.
Caspian
sussultò ed arrossì guardandosi
intorno, spaventato all’idea che potessero vederlo, fortunatamente
nessuno
badava a loro e fu anche contento di essere riusciti ad andarsene soli
per la
città. Adorava la compagnia degli altri, però poter stare solo con
Peter era
decisamente una priorità, ormai.
-
Ma è possibile una cosa del genere?
Cioè, non è che per il Natale ci si ferma… i doveri sono doveri anche
sotto le
feste… non è normale prendersi una pausa dai propri obblighi… - Caspian
questo
non poteva capirlo, per lui era inconcepibile. Non gli avevano mai
proposto una
vacanza natalizia e vedere che lì invece se ne concedevano e che era
così
facile, lo lasciava perplesso, ma la risata allegra di Peter lo
rasserenò
scacciando queste incomprensibili stranezze dalla propria mente.
-
Certo che è possibile. Ci sono delle
cose molto più importanti dei doveri e degli obblighi, per chiunque.
Anche se
alcuni lavori non possono fermarsi, si fa comunque sempre in modo di
fare delle
pause a turno per permettere a tutti di prendersi un momento per sé
stessi. Non
solo sotto il periodo natalizio ma in generale così funzionano le
ferie. Uno si
prende dei giorni quando ne ha bisogno, se ne va, fa un viaggio o
magari sta in
famiglia, si riposa, fa quello che vuole… -
Caspian
lo ascoltava a bocca aperta
mentre camminava al suo fianco fra la folla londinese più consistente
del
solito. Di nuovo le vetrine attiravano la sua attenzione ma era molto
più
concentrato sul discorso sovrannaturale del compagno.
-
E… e funziona? Servono davvero a
qualcosa? Non ci sono conseguenze di alcun tipo? -
Il
biondo sorrise più divertito e meno
di scherno, capiva che in quanto re non si era mai concesso quel genere
di
cose. Ricordava lui stesso il proprio periodo di reggenza, il non poter
mai
fermarsi, mai avere un momento per sé, mai viaggiare per il gusto di
farlo… in
realtà essere Re di Narnia era fantastico ma anche molto faticoso. I
sacrifici
erano sicuramente richiesti e d’obbligo, ricordava quanti aveva dovuto
farne
lui.
Però
ricordava anche tutte le volte che
spariva senza farsi trovare. Prendeva e partiva, non si prendeva mica
il
permesso. Era fortunato che c’erano Edmund, Susan e Lucy.
Caspian
era solo ed immaginava che non
fosse così facile, ma doveva imparare l’amore verso sé stesso.
Sacrificio
non significava odio verso la
propria persona ma il giusto amore verso gli altri.
-
Certo che funziona… dopo si è molto più
rilassati e si prendono le giuste decisioni, si trovano soluzioni
facili a
problemi difficili che prima non si riuscivano a snodare nemmeno con
tutto l’impegno
possibile… si sta bene con sé stessi e quindi con gli altri. È
importante
prendersi cura di sé. - Lo diceva con una tale convinzione che Caspian
ne
rimase una volta di più catturato.
Sembrava
facile per lui che ora viveva
sulla Terra… ma per chi stava a Narnia e regnava le cose erano di certo
diverse. Tanti bei discorsi di uno che dopo tutto veniva da un altro
mondo e
che lì ci sarebbe rimasto.
Lo
invidiò. Per un istante lo invidiò al
di là del sentimento che provava per lui.
Quel
mondo sembrava molto più facile del
suo.
-
Parli bene tu che vivi qua… ma per me
che sono Re di Narnia… bè, sai come funziona. Sono certo che quando eri
tu al
trono non te le prendevi queste vacanze. Farei la firma per vivere qua,
per
quanto io ami Narnia è decisamente impegnativa. -
Peter
sorrise fra sé e sé trionfante
constatando di averlo portato esattamente laddove aveva voluto.
-
Chiedi a Edmund e alle altre… ti
diranno che a volte, di punto in bianco e totalmente senza preavviso,
sparivo e
non c’era verso di trovarmi. Sai, c’erano volte in cui avevo un
tremendo
istinto omicida verso tutto il mio Regno e chi mi circondava. Quando
cominciavo
a litigare un po’ troppo con Ed, capivo che era ora di sparire. -
Quello lasciò
completamente spiazzato Caspian che si fermò e lo guardò a bocca aperta
come se
avesse bestemmiato. A parte che non l’avrebbe mai creduto capace di una
cosa
simile, immaginare sé stesso a sparire per una breve vacanza era
davvero
fantasy allo stato puro!
-
E dove andavi? - Come se il punto
fosse quello. Peter lo prese per il braccio e lo trascinò in avanti,
con la
scusa infilò la mano intorno al gomito e lo allacciò disinvolto
ignorando la
possibilità di essere notato fra tutta quella gente esagitata che
cercava gli
ultimi regali di Natale.
Con
aria divertita, Peter si rivelò
compiaciuto:
-
Non avevo meta, prendevo e andavo col
mio unicorno. Quando mi sentivo di nuovo meglio tornavo indietro e
mentre gli
altri urlavano isterici perché non sapevano più dove sbattere la testa,
io
tornavo carismatico a prendere in mano la situazione e tutto si
sistemava.
Sebbene gli altri impazzissero nelle mie fughe, dovevano ammettere che
mi
giovavano perché poi ero trattabile e carico al punto giusto. -
Il
moro si lasciò condurre
sovrappensiero cercando di immaginare quei momenti se lui stesso se ne
fosse
andato. Infine realizzò che non doveva essere molto diverso da quello
che
probabilmente stava succedendo al momento a palazzo. Piegò la testa e
si lasciò
sfuggire un risolino divertito, dopotutto doveva essere comunque
spassoso, non
poteva negarlo.
Peter
notò il suo cambiamento d’umore e
capì di aver colto nel segno.
Se
avrebbe capito che la cura di sé era
importante tanto quella di Narnia, di certo sarebbe andato tutto meglio.
Però
riuscire a farglielo comprendere
significava anche firmare la sua partenza.
L’aveva
messo in conto e su una bilancia
non aveva saputo far pendere i piatti da una o dall’altra parte.
Il
suo Regno era troppo importante per
fregarsene a quel modo e fare in modo di tenersi Caspian… avrebbe
potuto ma
probabilmente Aslan glielo avrebbe tolto ugualmente.
Tanto
valeva assicurarsi che poi, una
volta tornato a casa, stesse bene.
Nascose
abilmente quel suo stato d’animo
sentendo Caspian ridere ad un aneddoto che gli stava raccontando.
Non
sembrava quasi nemmeno lui… si
impresse per bene quel momento di serenità privata, un attimo in cui
gli aveva
insegnato qualcosa di nuovo, qualcosa che non sarebbe tornato ma che
sarebbe
stato unicamente loro lo stesso.
-
Ecco, siamo arrivati… - Disse poi ad
un tratto il biondo fermandosi davanti ad un imponente, meravigliosa e
gigantesca costruzione. Caspian la guardò a bocca aperta così la
introdusse con
orgoglio: - Questa è la cattedrale di Londra. Uno dei nostri posti
sacri. -
Gli
era parso giusto mostrargli il loro
corrispettivo della Tavola di Pietra.
-
Che meraviglia… - Sussurrò senza
parole.
Peter
sorrise contento, quindi lo
trascinò poco gentilmente su per le scale, scivolando però fuori dal
suo
braccio, conscio che entrare in una chiesa a braccetto per due ragazzi
sarebbe
stato irrispettoso e sconveniente.
Non
che gliene importasse molto, ma
doveva ammettere che quel che era giusto, era giusto.
Una
volta dentro Caspian ritrovò la
parola solo dopo un giro completo ed una pausa davanti all’altare
principale. C’erano
un paio di persone che andavano e venivano, dei turisti ed altri che
organizzavano la cerimonia per il giorno successivo che sarebbe stato
Natale.
-
E’… è qua che comunichi con Aslan? -
Chiese spontaneo Caspian senza staccare gli occhi da una statua
struggentemente
bella che si capiva essere una rappresentazione sacra. Non seppe
perché, ma gli
parve che fosse un’altra casa di Aslan… cosa assurda a cui pensare
visto che
Aslan era di Narnia.
Peter
si trovò interdetto a quella
domanda… dopotutto non ci aveva mai pensato. Aslan gli aveva detto di
imparare
a cercarlo anche nel loro mondo, perché lì aveva un altro nome e altre
sembianze, ma c’era.
Si
chiese, facendosi repentinamente
serio e stupito al contempo, se non avesse ragione.
Se
non fosse lì Aslan.
-
No, non l’ho mai fatto, non ci ho
nemmeno mai pensato che forse per noi lui era qua… però ora che mi ci
fai
riflettere… forse è così… - Lo disse ad alta voce ma era come se
parlasse a sé
stesso, Caspian non rispose e tornò a perdersi nello splendore di quel
posto
altissimo e suggestivo, dalle profumazioni che sapevano davvero di
sacro, in
qualche modo.
Anche
Peter si incantò per la prima
volta a guardare quella rappresentazione affrescata sulle mura
continuando a
chiedersi se fosse proprio vero ma pur trovando risposta positiva, si
disse,
non avrebbe nemmeno saputo cosa chiedergli… certo, far rimanere Caspian
con
lui, però sarebbe stato egoista e sbagliato. A Narnia serviva il suo re
e
quello era il suo compagno.
Non
era più così immaturo da non saper
cogliere il giusto, sapeva cosa andava fatto e sapeva anche accettarlo.
Con
malinconia, però, non riuscì più a
togliere gli occhi dalla figura nel dipinto e nonostante non sapesse
cosa
dirgli forse poté comunque illudersi di poter trovare un po’ di
sollievo, per
assurdo, o magari solo la forza di uscire da lì e continuare a fare
quel che
doveva.
Fu
il piccolo contatto con la mano di
Caspian, avvenuto per sbaglio, che lo fece distogliere da quella specie
di
ipnosi e guardandolo lo vide che lo stava studiando con
dell’apprensione non
molto marcata ma comunque evidente.
-
Andiamo? - Disse allora cercando di
essere più convincente di quanto non fosse in realtà.
Il
ragazzo lo seguì docilmente senza
aggiungere nulla, capendo probabilmente quel che gli pesava
improvvisamente
sull’animo. Sì, perché che ci fosse qualcosa era ormai più che
evidente, ma
solo per lui che sapeva ormai cogliere tutte le sue complicate
sfumature in
mezzo a tanta sicurezza sconcertante.
Tornando
indietro presero un’altra
strada, meno trafficata e più tranquilla, quindi rimasero in silenzio
per un
bel po’ fino a che, senza vedere nessuno intorno, fu Caspian a prendere
l’iniziativa
allacciando due dita alle sue con una certa timidezza. In pubblico lui
non
aveva mai fatto niente del genere ma capiva che ora era Peter ad averne
bisogno.
Quello
lo scosse dai suoi pensieri e
come se tornasse improvvisamente al presente, lo guardò con
smarrimento.
Il
moro gli sorrise:
-
Tutto bene? Sembri strano da quando
sei uscito dalla chiesa. - Disse con semplicità e delicatezza tipici
suoi.
-
Sì è solo… - Ma pensando a quello che
doveva dire, non seppe comunque da cosa cominciare così lasciò
semplicemente
perdere decidendo di prendersi prepotentemente la cura a quel piccolo
ed
insulso momento di debolezza.
Non
voleva lasciarlo andare ma sapeva
che doveva e a breve ormai sarebbe successo.
Eppure
non poteva rinunciare nemmeno ad
un soffio con lui.
Così
in risposta lo prese e lo spinse
contro un angolo più nascosto di quella via fortunatamente deserta, lo
coprì
col proprio corpo e senza lasciargli scelta si prese le sue labbra.
Caspian
trattenne il fiato senza
aspettarsi una reazione simile, suo malgrado l’accettò contento di
vedere che
qualcosa per lui poteva ancora farla.
Fece
scivolare le mani sui suoi fianchi
mentre sentiva quelle di Peter ai lati del suo viso a tenerglielo con
decisione
per paura che scappasse.
L’assecondò
in quel bacio quasi di forza
e irruenza che poi si trasformò, con l’aiuto del giovane contro il
muro, in
qualcosa di più dolce e sentimentale.
Ognuno
dei due ci mise del proprio ed il
risultato fu una giusta via di mezzo che vinse mentre le loro lingue si
allacciavano con bisogno e sicurezza. Il messaggio trasmesso fu solo e
semplicemente
uno.
‘Sono
ancora qui’.
Ed
anche se quell’’ancora’ guastava
tutto, sapevano di non poter avere di meglio.
Ansimante
e contro la sua bocca calda,
con gli occhi chiusi, Peter non riuscì a trattenersi e se ne stupì lui
stesso
per primo:
- Credo sia più forte di quel che pensassi… - Poi aprì gli occhi con
fatica e
li allacciò a quelli vicini e profondi di Caspian, di un nero
disarmante e
turbante: - …quello che provo per te. - Concluse. Non avrebbe detto
altro, non
in quel momento, non così di slancio.
Però
non avrebbe tardato ad aggiungere
il resto.
-
Anche per me. - Rispose con un soffio
e maggiore sicurezza il moro, il quale aveva già le idee perfettamente
chiare
riguardo ciò che provava; non specificò poiché per Peter era ancora
presto ma
sentiva ci sarebbe voluto poco.
Giunti
a casa trovarono una raggiante
Lucy che costringeva due poco convinti Edmund e Susan a fare qualcosa
per quell’eccessiva
distesa nevata nel loro giardino. Nella fattispecie li stava obbligando
a fare
un bel pupazzo di neve.
Cose
da bambini che loro non erano più
ma se c’era qualcuno che sapeva come fare per tornare ad esserlo ogni
tanto,
quella era proprio la sorella minore dei Pevensie.
Riluttanti,
Edmund e Susan alla fine l’avevano
aiutata ed ora dovevano ammettere che erano a buon punto.
Tutto
il corpo gigantesco era pronto,
ora stavano lavorando sulla testa.
Nessuno
dei tre era perfezionista e
pretenzioso, quindi comunque si sarebbero accontentati di qualcosa di
discreto
e semplice per il secondo tondo sulla sommità della montagnetta più
grande, al
momento modellata da un testardo Edmund che si ostinava a voler dare
all’informe
massa sottostante una sagoma più da corpo.
Peccato
che non avevano poi fatto i
conti con quello che perfezionista e pretenzioso lo era in abbondanza,
almeno
tanto quanto era megalomane ed egocentrico!
Peter
rise di quello che ancora non
sembrava per niente un pupazzo di neve mentre Caspian sorrise -cercando
intelligentemente di trattenersi- alle espressioni truci di Edmund e
Susan.
-
E quello cosa sarebbe? Un orco? -
Disse schernendoli per lo scarso successo.
Del
resto l’artista dei fratelli non era
nei tre che avevano messo mano alla neve e Peter che lo sapeva ci
godeva
indecentemente.
Lucy
vedendolo si illuminò e gli andò
incontro con una certa fatica poiché camminare nella neve non era certo
una
costa facile, lo prese per mano e poi lo trascinò, sempre goffamente,
vicino a
loro.
-
Dai aiutaci, tu sei bravo con queste cose!
- Ed era vero, l’artista era lui e se ne vantava sempre tirando fuori
dei
lavori non da poco!
-
Mi sa che è il caso! Senza di me il
massimo che potete tirare fuori è un minotauro al posto di un orco! -
Disse con
presunzione marcata di proposito. In risposta Edmund gli tirò una palla
di neve
in faccia accompagnata da un ringhio e incrociando le braccia al petto
con fare
stizzito, disse:
-
Allora vediamo cosa fa il genio! -
Peter
ridendo si scrollò la neve dalla
testa, rimasero i capelli umidi spettinati che gli ricadevano
disordinati sul
viso e le guance rosse in reazione al freddo.
Si
infilò i guanti cominciando con le
sue uscite autocelebranti:
-
Fate largo, non voglio intralci! Ehi,
assistente, venga a darmi una mano ma miraccomando, si limiti ad
eseguire alla
lettera e precisamente le mie indicazioni! - Così dicendo si era
rivolto a
Caspian che ridendo con aria scettica aveva deciso di assecondarlo.
Le
due sorelle insieme ad Edmund si
fecero da parte, un po’ riluttanti, un po’ infastiditi, un po’ contenti
di non
dover essere loro a fare una cosa tanto stupida ed un po’ sinceramente
divertiti.
-
Sì, vediamo il capolavoro del Signor
Magnifico! - Quando volevano stuzzicarlo lo chiamavano così, ma
l’interessato
gli scoccò un’occhiata superiore e tornò a concentrarsi sulla massa
informe
della neve.
-
State a vedere, dilettanti! - Disse
infatti pieno di sé, tutto un gioco comunque, e cominciando a dare
ordini a
Caspian che il giovane eseguiva automaticamente senza accorgersene,
cominciò il
lavoro.
Bisognava
dire che tiranneggio e modi
arroganti a parte, eseguiva la scultura di neve con una certa maestria,
anche
se non proprio seriamente.
Nel
dare ordini lo faceva con prepotenza
e fantasia al contempo, facendo la parte del grande maestro d’arte
usando per
di più un buffissimo accento francesce. Qualcosa che riusciva così bene
solo a
lui quando era di buon umore.
Era
da tanto, e gli altri che vivevano
con lui dovettero ammetterlo, che non lo si vedeva così. Da quando era
arrivato
Caspian, ad eccezione di un paio di volte, era sempre stato così
allegro e
divertente, prima non l’avevano visto così di frequente sebbene
sapessero della
sua capacità di gioco e di scherzo.
-
Assistant! Arrondi la schienà - al che
Susan aveva bacchettato puntualizzando che non si diceva così ‘schiena‘
in
francese ma ‘dos‘ e soprattutto che la struttura della frase era
sbagliata
perché per dire ‘Arrotonda la schiena‘ si doveva dire ‘Le dos arrondi‘.
Peter l‘aveva
ignorata continuando con la propria personale parlata mezza francese,
mezza
inglese, mezza totalmente inventata: - deve être una baril, non importe
qui
abbià un beau cul… est plus tondò, meglieux est! Daglieux une forme,
guardè
comme pleurer per la miséricorde! Si vous guardè allo miror non sa même
comme
appeler! -
Al
che a Susan era venuto un conato di
vomito all’assoluta scempiaggine di quella frase per cui ci voleva non
solo un
genio ma un autentico mago per capire che diavolo avesse detto.
Al
‘Eh?’ spontaneo di Caspian poiché a
Narnia non si parlava di certo il francese e non aveva capito un
emerito nulla,
Susan aveva cercato con un’ampia maestria di tradurgli guardando suo
fratello
come se fosse impazzito:
-
Ha detto in una lingua da lui
inventata: Assistente! Arrotonda la schiena, deve essere un barile, non
importa
che abbia un bel… culo… - Susan arrossì alla parola ma proseguì
irritata: - più
tondo è, meglio è! Dagli una forma, guarda come piange per la pietà! Se
si
guarda allo specchio non sa nemmeno come chiamarsi! -
Tutti
guardarono Susan con ammirazione
perché era riuscita a capire il suo ‘arabo’, poi però Edmund si era
ripreso
subito con un insulto poco carino e poco francese verso il fratello
maggiore
che sminuiva il suo lavoro, Lucy invece si era messa a ridere di gusto.
Caspian,
che finalmente aveva capito il
linguaggio incomprensibile di quello che un tempo era il suo ragazzo,
si
rivolse ridente alla massa informe di neve cominciando ad eseguire gli
ordini
senza nemmeno infastidirsi o ribattere:
-
Agli ordini maestro! - In realtà gli
piaceva giocare così, non c’era un motivo specifico per fare cavolate
simili e
fingersi uno scultore esperto ed il suo assistente, tanto meno per
inventarsi
una lingua e impersonare chi non si era, però mentre lo faceva e stava
allo
scherzo doveva ammettere che era piuttosto bello e divertente.
Anzi.
Poteva
dire con assoluto candore che non
si era effettivamente mai divertito tanto.
Poi
decise di assecondarlo meglio:
-
Maestro, può andar bene il dietro? - L’aveva
fatto quanto più tondo poteva ed effettivamente la forma ora c’era!
Peter
lo guardò stupito convinto che non
ci sarebbe riuscito visto com’era prima la cunetta.
-
Mais certainement! Fantastique quasi
comme le votre! -
Al
che Susan era arrossita fino ai
capelli ed aveva tossito rifiutandosi di tradurre, ma l’insistenza di
Peter che
le aveva tirato una palla di neve scompigliandola tutta l’aveva fatta
desistere
e come dicesse chissà quale oscenità proibita, disse a bassa voce:
-
Ma certamente, fantastico quasi come
il tuo! -
Caspian
rise insieme agli altri i quali
credevano scherzasse troppo calato nella parte dell’artista francese,
solo l’assistente
aveva capito che invece era più serio che mai e lo spintonò imbarazzato
a sua
volta, anche se profondamente divertito.
-
Alors fa le davant! - Caspian
cominciava a capire il linguaggio strano del suo maestro, così eseguì
subito l’ordine
di fare il davanti senza preoccuparsi di farsi tiranneggiare
eccessivamente.
Tutto
quello gli piaceva troppo.
Gareggiando
con lui per lo spazio sulla
zona anteriore del pupazzo dove uno doveva modellare il busto e l’altro
il
viso, inscenarono una buffa lotta per la supremazia del posto dove si
spintonavano a vicenda di continuo senza ottenere nulla di utile. Alla
fine
Peter spinse in ginocchio il suo allievo e gli si piazzò dietro
rimanendo in
piedi a gambe larghe. Incastrati in quel modo riuscirono a lavorare
stando
nello stesso posto.
Gli
altri tre ormai non erano più
sorpresi di vederli così amalgamati, ci voleva poco a quel punto per
capire
cosa li legava ed essendo che a Narnia ne avevano viste di più strane,
avevano
ormai il dono di saper accettare tutto in tempi brevi.
Certo
vedere loro fratello così preso da
qualcuno era stranissimo ma interessante al tempo stesso. Potevano
ammirare un
Peter inedito e in tutta onestà non sapevano nemmeno quanto sarebbe
durato.
A
quello un piccolo lampo di tristezza
azzerò la loro felicità, però tornò subito quando Caspian si alzò di
scatto con
entusiasmo dicendo di aver fatto. Questo fece cadere Peter indietro per
la
sorpresa e lo spintone, quindi l’altro si girò e lo guardò stupito:
-
Bè, che fai a terra? - Peter alzò un
sopracciglio non capendo se fosse serio o meno, poi lo vide ridacchiare
malizioso e tendergli la mano: - Il maestro ha bisogno di una mano? -
Gli
occhi azzurri apparvero con una
curiosa tonalità di grigio nelle iridi battagliere e prendendo la mano
lo
strattonò alzando sé stesso dalla neve e facendo quindi cadere l’altro
al suo
posto.
Caspian,
che non si aspettava una cosa
simile, si trovò con la faccia in quello che gli sembrò ghiaccio puro e
tirandosi su subito lo guardò truce. Poco credibile tutto bianco e
bagnaticcio
com’era…
Il
maestro difatti lo ignorò
concentrandosi sul lavoro dell’assistente che tornò in piedi in tempo
per
sentire la sua sincera ammirazione:
-
Oh finalement un que sa usarè les
manis! - Ma all’ultimo gli scoccò un’occhiata sbieca che poté vedere
solo il
destinatario che arrossì nell’immediato, capendo cosa intendesse.
Di
certo Peter fra una cavolata e l’altra
amava provocarlo e ci riusciva decisamente bene, non doveva sforzarsi
molto!
Caspian
per distrarsi dalla voglia di
baciarlo e fermare quella sua espressione inconsapevolmente -o
pienamente
consapevole- sexy, guardò invece il lavoro che stava impegnando tanto
l’eccentrico
Peter e rimase senza parole.
-
Wow! - Fece infatti sinceramente
colpito.
Quando
si autodefiniva artista geniale
non scherzava, dunque!
-
Ti piace? - Chiese con orgoglio
rivolto alla testa del pupazzo che aveva un viso quasi fosse
effettivamente
scolpito nel ghiaccio e non solo nella neve!
-
Meraviglioso! - Disse con sincerità
chinandosi sulla scultura, era molto bella, ben definita e con gli
abbellimenti
extra come sciarpa, bottoni e cappello era una faccia quasi perfetta. -
Ci sai
davvero fare anche tu, con le mani! - Lo disse con spontaneità ed
ingenuità che
a Peter divertì e piacque, mentre con malizia lo guardava più diretto
di prima
mettendolo di nuovo a disagio.
Caspian
arrossì capendo che cosa si era
inteso con la propria frase e cercò di rimediare:
-
Dicevo come artista… - Ma ormai la
frittata era fatta e c’era poco da dire.
Scosse
la testa vedendo che quella
famosa espressione provocante ormai gli si era incollata addosso e
sebbene lo
imbarazzasse, comunque gli piaceva.
“E
pensare che il suo egocentrismo a
Narnia mi infastidiva… ora addirittura mi piace!”
Per
non dire che lo eccitava!
-
E allora, che cosa vinciamo visto che
il nostro pupazzo di neve è più bello? -
Fece
così Peter trionfante rivolto agli
altri tre che lo guardavano esterrefatti. Alla fine risero scuotendo a
loro
volta la testa, era vero… sapeva essere fastidioso, quel Signor
Magnifico, ma
anche estremamente divertente, se ci si metteva.
-
Caspian non so, ma la tua faccia tosta
vince questo! - Dopo di quello Edmund gli tirò un’altra palla di neve
bella
grande diretta sul viso.
La
lotta fu inevitabile. Una lotta che
fece capire ulteriormente a Caspian quanto tutto quel gioco inutile e
privo di
senso fosse anche estremamente bello e spassoso.
Non
avrebbe mai dimenticato quei
momenti. Mai.