CAPITOLO XI:
VACANZE
 
“quando finalmente ci saremo detti buonanotte
non sopporterò l’idea di dover uscire con questa tempesta
ma se davvero mi stringerai forte
nella strada verso casa mi sentirò al caldo”
 
/Let it snow - Frank Sinatra/
- Che vuol dire ‘Vacanze di Natale’? - Chiese allibito Caspian rivolto al compagno.
Peter ridacchiò divertito, quindi atteggiandosi gli spiegò con logicità:
- Che nel periodo natalizio tutte le attività lavorative e di studio vengono sospese. Per lo meno quelle che si possono interrompere. Anche la mia Università chiude i battenti fino ai primi di Gennaio… per un po’ sarò tutto tuo… - Concluse con malizia carezzandogli scherzoso il sedere e strizzando l’occhio.
Caspian sussultò ed arrossì guardandosi intorno, spaventato all’idea che potessero vederlo, fortunatamente nessuno badava a loro e fu anche contento di essere riusciti ad andarsene soli per la città. Adorava la compagnia degli altri, però poter stare solo con Peter era decisamente una priorità, ormai.
- Ma è possibile una cosa del genere? Cioè, non è che per il Natale ci si ferma… i doveri sono doveri anche sotto le feste… non è normale prendersi una pausa dai propri obblighi… - Caspian questo non poteva capirlo, per lui era inconcepibile. Non gli avevano mai proposto una vacanza natalizia e vedere che lì invece se ne concedevano e che era così facile, lo lasciava perplesso, ma la risata allegra di Peter lo rasserenò scacciando queste incomprensibili stranezze dalla propria mente.
- Certo che è possibile. Ci sono delle cose molto più importanti dei doveri e degli obblighi, per chiunque. Anche se alcuni lavori non possono fermarsi, si fa comunque sempre in modo di fare delle pause a turno per permettere a tutti di prendersi un momento per sé stessi. Non solo sotto il periodo natalizio ma in generale così funzionano le ferie. Uno si prende dei giorni quando ne ha bisogno, se ne va, fa un viaggio o magari sta in famiglia, si riposa, fa quello che vuole… -
Caspian lo ascoltava a bocca aperta mentre camminava al suo fianco fra la folla londinese più consistente del solito. Di nuovo le vetrine attiravano la sua attenzione ma era molto più concentrato sul discorso sovrannaturale del compagno.
- E… e funziona? Servono davvero a qualcosa? Non ci sono conseguenze di alcun tipo? -
Il biondo sorrise più divertito e meno di scherno, capiva che in quanto re non si era mai concesso quel genere di cose. Ricordava lui stesso il proprio periodo di reggenza, il non poter mai fermarsi, mai avere un momento per sé, mai viaggiare per il gusto di farlo… in realtà essere Re di Narnia era fantastico ma anche molto faticoso. I sacrifici erano sicuramente richiesti e d’obbligo, ricordava quanti aveva dovuto farne lui.
Però ricordava anche tutte le volte che spariva senza farsi trovare. Prendeva e partiva, non si prendeva mica il permesso. Era fortunato che c’erano Edmund, Susan e Lucy.
Caspian era solo ed immaginava che non fosse così facile, ma doveva imparare l’amore verso sé stesso.
Sacrificio non significava odio verso la propria persona ma il giusto amore verso gli altri.
- Certo che funziona… dopo si è molto più rilassati e si prendono le giuste decisioni, si trovano soluzioni facili a problemi difficili che prima non si riuscivano a snodare nemmeno con tutto l’impegno possibile… si sta bene con sé stessi e quindi con gli altri. È importante prendersi cura di sé. - Lo diceva con una tale convinzione che Caspian ne rimase una volta di più catturato.
Sembrava facile per lui che ora viveva sulla Terra… ma per chi stava a Narnia e regnava le cose erano di certo diverse. Tanti bei discorsi di uno che dopo tutto veniva da un altro mondo e che lì ci sarebbe rimasto.
Lo invidiò. Per un istante lo invidiò al di là del sentimento che provava per lui.
Quel mondo sembrava molto più facile del suo.
- Parli bene tu che vivi qua… ma per me che sono Re di Narnia… bè, sai come funziona. Sono certo che quando eri tu al trono non te le prendevi queste vacanze. Farei la firma per vivere qua, per quanto io ami Narnia è decisamente impegnativa. -
Peter sorrise fra sé e sé trionfante constatando di averlo portato esattamente laddove aveva voluto.
- Chiedi a Edmund e alle altre… ti diranno che a volte, di punto in bianco e totalmente senza preavviso, sparivo e non c’era verso di trovarmi. Sai, c’erano volte in cui avevo un tremendo istinto omicida verso tutto il mio Regno e chi mi circondava. Quando cominciavo a litigare un po’ troppo con Ed, capivo che era ora di sparire. - Quello lasciò completamente spiazzato Caspian che si fermò e lo guardò a bocca aperta come se avesse bestemmiato. A parte che non l’avrebbe mai creduto capace di una cosa simile, immaginare sé stesso a sparire per una breve vacanza era davvero fantasy allo stato puro!
- E dove andavi? - Come se il punto fosse quello. Peter lo prese per il braccio e lo trascinò in avanti, con la scusa infilò la mano intorno al gomito e lo allacciò disinvolto ignorando la possibilità di essere notato fra tutta quella gente esagitata che cercava gli ultimi regali di Natale.
Con aria divertita, Peter si rivelò compiaciuto:
- Non avevo meta, prendevo e andavo col mio unicorno. Quando mi sentivo di nuovo meglio tornavo indietro e mentre gli altri urlavano isterici perché non sapevano più dove sbattere la testa, io tornavo carismatico a prendere in mano la situazione e tutto si sistemava. Sebbene gli altri impazzissero nelle mie fughe, dovevano ammettere che mi giovavano perché poi ero trattabile e carico al punto giusto. -
Il moro si lasciò condurre sovrappensiero cercando di immaginare quei momenti se lui stesso se ne fosse andato. Infine realizzò che non doveva essere molto diverso da quello che probabilmente stava succedendo al momento a palazzo. Piegò la testa e si lasciò sfuggire un risolino divertito, dopotutto doveva essere comunque spassoso, non poteva negarlo.
Peter notò il suo cambiamento d’umore e capì di aver colto nel segno.
Se avrebbe capito che la cura di sé era importante tanto quella di Narnia, di certo sarebbe andato tutto meglio.
Però riuscire a farglielo comprendere significava anche firmare la sua partenza.
L’aveva messo in conto e su una bilancia non aveva saputo far pendere i piatti da una o dall’altra parte.
Il suo Regno era troppo importante per fregarsene a quel modo e fare in modo di tenersi Caspian… avrebbe potuto ma probabilmente Aslan glielo avrebbe tolto ugualmente.
Tanto valeva assicurarsi che poi, una volta tornato a casa, stesse bene.
Nascose abilmente quel suo stato d’animo sentendo Caspian ridere ad un aneddoto che gli stava raccontando.
Non sembrava quasi nemmeno lui… si impresse per bene quel momento di serenità privata, un attimo in cui gli aveva insegnato qualcosa di nuovo, qualcosa che non sarebbe tornato ma che sarebbe stato unicamente loro lo stesso.
- Ecco, siamo arrivati… - Disse poi ad un tratto il biondo fermandosi davanti ad un imponente, meravigliosa e gigantesca costruzione. Caspian la guardò a bocca aperta così la introdusse con orgoglio: - Questa è la cattedrale di Londra. Uno dei nostri posti sacri. -
Gli era parso giusto mostrargli il loro corrispettivo della Tavola di Pietra.
- Che meraviglia… - Sussurrò senza parole.
Peter sorrise contento, quindi lo trascinò poco gentilmente su per le scale, scivolando però fuori dal suo braccio, conscio che entrare in una chiesa a braccetto per due ragazzi sarebbe stato irrispettoso e sconveniente.
Non che gliene importasse molto, ma doveva ammettere che quel che era giusto, era giusto.
Una volta dentro Caspian ritrovò la parola solo dopo un giro completo ed una pausa davanti all’altare principale. C’erano un paio di persone che andavano e venivano, dei turisti ed altri che organizzavano la cerimonia per il giorno successivo che sarebbe stato Natale.
- E’… è qua che comunichi con Aslan? - Chiese spontaneo Caspian senza staccare gli occhi da una statua struggentemente bella che si capiva essere una rappresentazione sacra. Non seppe perché, ma gli parve che fosse un’altra casa di Aslan… cosa assurda a cui pensare visto che Aslan era di Narnia.
Peter si trovò interdetto a quella domanda… dopotutto non ci aveva mai pensato. Aslan gli aveva detto di imparare a cercarlo anche nel loro mondo, perché lì aveva un altro nome e altre sembianze, ma c’era.
Si chiese, facendosi repentinamente serio e stupito al contempo, se non avesse ragione.
Se non fosse lì Aslan.
- No, non l’ho mai fatto, non ci ho nemmeno mai pensato che forse per noi lui era qua… però ora che mi ci fai riflettere… forse è così… - Lo disse ad alta voce ma era come se parlasse a sé stesso, Caspian non rispose e tornò a perdersi nello splendore di quel posto altissimo e suggestivo, dalle profumazioni che sapevano davvero di sacro, in qualche modo.
Anche Peter si incantò per la prima volta a guardare quella rappresentazione affrescata sulle mura continuando a chiedersi se fosse proprio vero ma pur trovando risposta positiva, si disse, non avrebbe nemmeno saputo cosa chiedergli… certo, far rimanere Caspian con lui, però sarebbe stato egoista e sbagliato. A Narnia serviva il suo re e quello era il suo compagno.
Non era più così immaturo da non saper cogliere il giusto, sapeva cosa andava fatto e sapeva anche accettarlo.
Con malinconia, però, non riuscì più a togliere gli occhi dalla figura nel dipinto e nonostante non sapesse cosa dirgli forse poté comunque illudersi di poter trovare un po’ di sollievo, per assurdo, o magari solo la forza di uscire da lì e continuare a fare quel che doveva.
Fu il piccolo contatto con la mano di Caspian, avvenuto per sbaglio, che lo fece distogliere da quella specie di ipnosi e guardandolo lo vide che lo stava studiando con dell’apprensione non molto marcata ma comunque evidente.
- Andiamo? - Disse allora cercando di essere più convincente di quanto non fosse in realtà.
Il ragazzo lo seguì docilmente senza aggiungere nulla, capendo probabilmente quel che gli pesava improvvisamente sull’animo. Sì, perché che ci fosse qualcosa era ormai più che evidente, ma solo per lui che sapeva ormai cogliere tutte le sue complicate sfumature in mezzo a tanta sicurezza sconcertante.
Tornando indietro presero un’altra strada, meno trafficata e più tranquilla, quindi rimasero in silenzio per un bel po’ fino a che, senza vedere nessuno intorno, fu Caspian a prendere l’iniziativa allacciando due dita alle sue con una certa timidezza. In pubblico lui non aveva mai fatto niente del genere ma capiva che ora era Peter ad averne bisogno.
Quello lo scosse dai suoi pensieri e come se tornasse improvvisamente al presente, lo guardò con smarrimento.
Il moro gli sorrise:
- Tutto bene? Sembri strano da quando sei uscito dalla chiesa. - Disse con semplicità e delicatezza tipici suoi.
- Sì è solo… - Ma pensando a quello che doveva dire, non seppe comunque da cosa cominciare così lasciò semplicemente perdere decidendo di prendersi prepotentemente la cura a quel piccolo ed insulso momento di debolezza.
Non voleva lasciarlo andare ma sapeva che doveva e a breve ormai sarebbe successo.
Eppure non poteva rinunciare nemmeno ad un soffio con lui.
Così in risposta lo prese e lo spinse contro un angolo più nascosto di quella via fortunatamente deserta, lo coprì col proprio corpo e senza lasciargli scelta si prese le sue labbra.
Caspian trattenne il fiato senza aspettarsi una reazione simile, suo malgrado l’accettò contento di vedere che qualcosa per lui poteva ancora farla.
Fece scivolare le mani sui suoi fianchi mentre sentiva quelle di Peter ai lati del suo viso a tenerglielo con decisione per paura che scappasse.
L’assecondò in quel bacio quasi di forza e irruenza che poi si trasformò, con l’aiuto del giovane contro il muro, in qualcosa di più dolce e sentimentale.
Ognuno dei due ci mise del proprio ed il risultato fu una giusta via di mezzo che vinse mentre le loro lingue si allacciavano con bisogno e sicurezza. Il messaggio trasmesso fu solo e semplicemente uno.
‘Sono ancora qui’.
Ed anche se quell’’ancora’ guastava tutto, sapevano di non poter avere di meglio.
Ansimante e contro la sua bocca calda, con gli occhi chiusi, Peter non riuscì a trattenersi e se ne stupì lui stesso per primo:
- Credo sia più forte di quel che pensassi… - Poi aprì gli occhi con fatica e li allacciò a quelli vicini e profondi di Caspian, di un nero disarmante e turbante: - …quello che provo per te. - Concluse. Non avrebbe detto altro, non in quel momento, non così di slancio.

Però non avrebbe tardato ad aggiungere il resto.
- Anche per me. - Rispose con un soffio e maggiore sicurezza il moro, il quale aveva già le idee perfettamente chiare riguardo ciò che provava; non specificò poiché per Peter era ancora presto ma sentiva ci sarebbe voluto poco.
 
Giunti a casa trovarono una raggiante Lucy che costringeva due poco convinti Edmund e Susan a fare qualcosa per quell’eccessiva distesa nevata nel loro giardino. Nella fattispecie li stava obbligando a fare un bel pupazzo di neve.
Cose da bambini che loro non erano più ma se c’era qualcuno che sapeva come fare per tornare ad esserlo ogni tanto, quella era proprio la sorella minore dei Pevensie.
Riluttanti, Edmund e Susan alla fine l’avevano aiutata ed ora dovevano ammettere che erano a buon punto.
Tutto il corpo gigantesco era pronto, ora stavano lavorando sulla testa.
Nessuno dei tre era perfezionista e pretenzioso, quindi comunque si sarebbero accontentati di qualcosa di discreto e semplice per il secondo tondo sulla sommità della montagnetta più grande, al momento modellata da un testardo Edmund che si ostinava a voler dare all’informe massa sottostante una sagoma più da corpo.
Peccato che non avevano poi fatto i conti con quello che perfezionista e pretenzioso lo era in abbondanza, almeno tanto quanto era megalomane ed egocentrico!
Peter rise di quello che ancora non sembrava per niente un pupazzo di neve mentre Caspian sorrise -cercando intelligentemente di trattenersi- alle espressioni truci di Edmund e Susan.
- E quello cosa sarebbe? Un orco? - Disse schernendoli per lo scarso successo.
Del resto l’artista dei fratelli non era nei tre che avevano messo mano alla neve e Peter che lo sapeva ci godeva indecentemente.
Lucy vedendolo si illuminò e gli andò incontro con una certa fatica poiché camminare nella neve non era certo una costa facile, lo prese per mano e poi lo trascinò, sempre goffamente, vicino a loro.
- Dai aiutaci, tu sei bravo con queste cose! - Ed era vero, l’artista era lui e se ne vantava sempre tirando fuori dei lavori non da poco!
- Mi sa che è il caso! Senza di me il massimo che potete tirare fuori è un minotauro al posto di un orco! - Disse con presunzione marcata di proposito. In risposta Edmund gli tirò una palla di neve in faccia accompagnata da un ringhio e incrociando le braccia al petto con fare stizzito, disse:
- Allora vediamo cosa fa il genio! -
Peter ridendo si scrollò la neve dalla testa, rimasero i capelli umidi spettinati che gli ricadevano disordinati sul viso e le guance rosse in reazione al freddo.
Si infilò i guanti cominciando con le sue uscite autocelebranti:
- Fate largo, non voglio intralci! Ehi, assistente, venga a darmi una mano ma miraccomando, si limiti ad eseguire alla lettera e precisamente le mie indicazioni! - Così dicendo si era rivolto a Caspian che ridendo con aria scettica aveva deciso di assecondarlo.
Le due sorelle insieme ad Edmund si fecero da parte, un po’ riluttanti, un po’ infastiditi, un po’ contenti di non dover essere loro a fare una cosa tanto stupida ed un po’ sinceramente divertiti.
- Sì, vediamo il capolavoro del Signor Magnifico! - Quando volevano stuzzicarlo lo chiamavano così, ma l’interessato gli scoccò un’occhiata superiore e tornò a concentrarsi sulla massa informe della neve.
- State a vedere, dilettanti! - Disse infatti pieno di sé, tutto un gioco comunque, e cominciando a dare ordini a Caspian che il giovane eseguiva automaticamente senza accorgersene, cominciò il lavoro.
Bisognava dire che tiranneggio e modi arroganti a parte, eseguiva la scultura di neve con una certa maestria, anche se non proprio seriamente.
Nel dare ordini lo faceva con prepotenza e fantasia al contempo, facendo la parte del grande maestro d’arte usando per di più un buffissimo accento francesce. Qualcosa che riusciva così bene solo a lui quando era di buon umore.
Era da tanto, e gli altri che vivevano con lui dovettero ammetterlo, che non lo si vedeva così. Da quando era arrivato Caspian, ad eccezione di un paio di volte, era sempre stato così allegro e divertente, prima non l’avevano visto così di frequente sebbene sapessero della sua capacità di gioco e di scherzo.
- Assistant! Arrondi la schienà - al che Susan aveva bacchettato puntualizzando che non si diceva così ‘schiena‘ in francese ma ‘dos‘ e soprattutto che la struttura della frase era sbagliata perché per dire ‘Arrotonda la schiena‘ si doveva dire ‘Le dos arrondi‘. Peter l‘aveva ignorata continuando con la propria personale parlata mezza francese, mezza inglese, mezza totalmente inventata: - deve être una baril, non importe qui abbià un beau cul… est plus tondò, meglieux est! Daglieux une forme, guardè comme pleurer per la miséricorde! Si vous guardè allo miror non sa même comme appeler! -
Al che a Susan era venuto un conato di vomito all’assoluta scempiaggine di quella frase per cui ci voleva non solo un genio ma un autentico mago per capire che diavolo avesse detto.
Al ‘Eh?’ spontaneo di Caspian poiché a Narnia non si parlava di certo il francese e non aveva capito un emerito nulla, Susan aveva cercato con un’ampia maestria di tradurgli guardando suo fratello come se fosse impazzito:
- Ha detto in una lingua da lui inventata: Assistente! Arrotonda la schiena, deve essere un barile, non importa che abbia un bel… culo… - Susan arrossì alla parola ma proseguì irritata: - più tondo è, meglio è! Dagli una forma, guarda come piange per la pietà! Se si guarda allo specchio non sa nemmeno come chiamarsi! -
Tutti guardarono Susan con ammirazione perché era riuscita a capire il suo ‘arabo’, poi però Edmund si era ripreso subito con un insulto poco carino e poco francese verso il fratello maggiore che sminuiva il suo lavoro, Lucy invece si era messa a ridere di gusto.
Caspian, che finalmente aveva capito il linguaggio incomprensibile di quello che un tempo era il suo ragazzo, si rivolse ridente alla massa informe di neve cominciando ad eseguire gli ordini senza nemmeno infastidirsi o ribattere:
- Agli ordini maestro! - In realtà gli piaceva giocare così, non c’era un motivo specifico per fare cavolate simili e fingersi uno scultore esperto ed il suo assistente, tanto meno per inventarsi una lingua e impersonare chi non si era, però mentre lo faceva e stava allo scherzo doveva ammettere che era piuttosto bello e divertente.
Anzi.
Poteva dire con assoluto candore che non si era effettivamente mai divertito tanto.
Poi decise di assecondarlo meglio:
- Maestro, può andar bene il dietro? - L’aveva fatto quanto più tondo poteva ed effettivamente la forma ora c’era!
Peter lo guardò stupito convinto che non ci sarebbe riuscito visto com’era prima la cunetta.
- Mais certainement! Fantastique quasi comme le votre! -
Al che Susan era arrossita fino ai capelli ed aveva tossito rifiutandosi di tradurre, ma l’insistenza di Peter che le aveva tirato una palla di neve scompigliandola tutta l’aveva fatta desistere e come dicesse chissà quale oscenità proibita, disse a bassa voce:
- Ma certamente, fantastico quasi come il tuo! -
Caspian rise insieme agli altri i quali credevano scherzasse troppo calato nella parte dell’artista francese, solo l’assistente aveva capito che invece era più serio che mai e lo spintonò imbarazzato a sua volta, anche se profondamente divertito.
- Alors fa le davant! - Caspian cominciava a capire il linguaggio strano del suo maestro, così eseguì subito l’ordine di fare il davanti senza preoccuparsi di farsi tiranneggiare eccessivamente.
Tutto quello gli piaceva troppo.
Gareggiando con lui per lo spazio sulla zona anteriore del pupazzo dove uno doveva modellare il busto e l’altro il viso, inscenarono una buffa lotta per la supremazia del posto dove si spintonavano a vicenda di continuo senza ottenere nulla di utile. Alla fine Peter spinse in ginocchio il suo allievo e gli si piazzò dietro rimanendo in piedi a gambe larghe. Incastrati in quel modo riuscirono a lavorare stando nello stesso posto.
Gli altri tre ormai non erano più sorpresi di vederli così amalgamati, ci voleva poco a quel punto per capire cosa li legava ed essendo che a Narnia ne avevano viste di più strane, avevano ormai il dono di saper accettare tutto in tempi brevi.
Certo vedere loro fratello così preso da qualcuno era stranissimo ma interessante al tempo stesso. Potevano ammirare un Peter inedito e in tutta onestà non sapevano nemmeno quanto sarebbe durato.
A quello un piccolo lampo di tristezza azzerò la loro felicità, però tornò subito quando Caspian si alzò di scatto con entusiasmo dicendo di aver fatto. Questo fece cadere Peter indietro per la sorpresa e lo spintone, quindi l’altro si girò e lo guardò stupito:
- Bè, che fai a terra? - Peter alzò un sopracciglio non capendo se fosse serio o meno, poi lo vide ridacchiare malizioso e tendergli la mano: - Il maestro ha bisogno di una mano? -
Gli occhi azzurri apparvero con una curiosa tonalità di grigio nelle iridi battagliere e prendendo la mano lo strattonò alzando sé stesso dalla neve e facendo quindi cadere l’altro al suo posto.
Caspian, che non si aspettava una cosa simile, si trovò con la faccia in quello che gli sembrò ghiaccio puro e tirandosi su subito lo guardò truce. Poco credibile tutto bianco e bagnaticcio com’era…
Il maestro difatti lo ignorò concentrandosi sul lavoro dell’assistente che tornò in piedi in tempo per sentire la sua sincera ammirazione:
- Oh finalement un que sa usarè les manis! - Ma all’ultimo gli scoccò un’occhiata sbieca che poté vedere solo il destinatario che arrossì nell’immediato, capendo cosa intendesse.
Di certo Peter fra una cavolata e l’altra amava provocarlo e ci riusciva decisamente bene, non doveva sforzarsi molto!
Caspian per distrarsi dalla voglia di baciarlo e fermare quella sua espressione inconsapevolmente -o pienamente consapevole- sexy, guardò invece il lavoro che stava impegnando tanto l’eccentrico Peter e rimase senza parole.
- Wow! - Fece infatti sinceramente colpito.
Quando si autodefiniva artista geniale non scherzava, dunque!
- Ti piace? - Chiese con orgoglio rivolto alla testa del pupazzo che aveva un viso quasi fosse effettivamente scolpito nel ghiaccio e non solo nella neve!
- Meraviglioso! - Disse con sincerità chinandosi sulla scultura, era molto bella, ben definita e con gli abbellimenti extra come sciarpa, bottoni e cappello era una faccia quasi perfetta. - Ci sai davvero fare anche tu, con le mani! - Lo disse con spontaneità ed ingenuità che a Peter divertì e piacque, mentre con malizia lo guardava più diretto di prima mettendolo di nuovo a disagio.
Caspian arrossì capendo che cosa si era inteso con la propria frase e cercò di rimediare:
- Dicevo come artista… - Ma ormai la frittata era fatta e c’era poco da dire.
Scosse la testa vedendo che quella famosa espressione provocante ormai gli si era incollata addosso e sebbene lo imbarazzasse, comunque gli piaceva.
E pensare che il suo egocentrismo a Narnia mi infastidiva… ora addirittura mi piace!”
Per non dire che lo eccitava!
- E allora, che cosa vinciamo visto che il nostro pupazzo di neve è più bello? -
Fece così Peter trionfante rivolto agli altri tre che lo guardavano esterrefatti. Alla fine risero scuotendo a loro volta la testa, era vero… sapeva essere fastidioso, quel Signor Magnifico, ma anche estremamente divertente, se ci si metteva.
- Caspian non so, ma la tua faccia tosta vince questo! - Dopo di quello Edmund gli tirò un’altra palla di neve bella grande diretta sul viso.
La lotta fu inevitabile. Una lotta che fece capire ulteriormente a Caspian quanto tutto quel gioco inutile e privo di senso fosse anche estremamente bello e spassoso.
Non avrebbe mai dimenticato quei momenti. Mai.