CAPITOLO II:
CONFIDENZE
“Tutti
hanno una febbre, è qualcosa che dovresti sapere
Non
è una febbre nuova, è iniziata molto tempo fa
Parlamene”
/Fever
- Ray Charles/
Quando vide che tutti
l’abbracciavano, Peter non poté non notare gli strani sguardi
significativi ed intensi che tutti e tre gli lanciarono.
Sguardi che non
aveva visto l’ultima volta che erano stati tutti e cinque insieme.
Si rabbuiò
impercettibilmente ma controllò subito la propria espressione e
sorridendo si disse che ognuno aveva di sicuro un motivo per guardarlo
in quella maniera.
A onor del vero
quello di Lucy era il più normale anche se lei poteva essere
giustificata dal fatto che era in fase di crescita, in quella fase dove
si cominciavano ad avere le cotte per i ragazzi. Caspian era un gran
bel tipo, in fondo, ed era normale che lo guardasse con quegli occhi,
gli stessi con cui lo fissava Susan… e sebbene Lucy era ancora troppo
piccola per puntare ad uno come lui, l’altra sorella no.
C’era stato
quello pseudo bacio quando si erano salutati anni addietro, no?
Nulla di che,
in realtà, visto che era stato più uno sfizio di sua sorella; non
sapeva però cosa aveva significato per Caspian e la cosa lo urtava.
Notò però anche
un’altra cosa che lo lasciò più perplesso delle occhiate delle sue
sorelle.
Fu Edmund.
Anzi, per la
precisione Edmund e Caspian.
Quello sì che
poteva considerarsi un abbraccio, altro che quello che si era scambiato
con gli altri e perfino con lui.
Peter inarcò le
sopracciglia scettico senza più controllare la sua espressione facciale
e con eloquenza li guardò chiedendosi cosa diavolo fosse successo
laggiù che non gli avevano detto.
Loro due
avevano ancora un paio d’anni di differenza, in fondo sia su Narnia che
sulla Terra si cresceva, anche se sulla Terra più lentamente. Caspian
era ancora suo coetaneo ma la cosa non era essenziale visto che Edmund
come tutti loro aveva più anni di quelli che dimostrava il suo corpo.
Oltretutto
c’era quella dannata avventura vissuta insieme che l’aveva escluso.
Gli bruciò il
rapporto che vide, i sorrisi felici che si scambiarono con quegli
sguardi carichi d’affetto e di mille altri significati.
- Ma cosa ci
fai qua? - Gli chiesero più o meno in coro.
- Non ne ho
idea, sono uscito in terrazza nel mio palazzo e quando sono rientrato
mi son trovato Peter davanti. Ed ero qua. - Spiegò con semplicità ma
una gran gioia di fondo, felice di qualunque cosa fosse successa.
- Sì ma perché,
mica succederà qualcosa qui? - Questa domanda invece Susan la porse a
Peter come se lui dovesse avere tutte le risposte come di norma era…
Il fratello
maggiore si strinse nelle spalle e scosse il capo ammettendo, seppure
con fatica, che non ne aveva la più pallida idea.
- Ma immagino
lo scopriremo presto. - Asserì poi con fermezza. - Nel frattempo starà
con noi, diremo a mamma e papà che è un amico e che si fermerà per un
po’. Non ci saranno problemi. - Nel modo in cui lo disse tutti gli
credettero, aveva il dono di convincere subito chiunque solo perché
pensava fermamente a quello che diceva.
Gli altri tre
si illuminarono pensando che avrebbero passato un bel periodo insieme,
quindi guardando il loro amico dissero di nuovo all’unisono:
- Dove dormirà?
- Come se ci fosse anche solo una lontana possibilità che non dormisse
con Peter!
- Con me. - Ed
era di nuovo uno di quei toni che non ammetteva repliche. Edmund ebbe
il moto di protestare, ma poi la più logica, Susan, che comunque sapeva
che non poteva certo dormire con delle ragazze, disse:
- In fondo il
passaggio si è aperto nella tua camera. Un motivo ci sarà… - Peter fu
contento di sentirglielo dire e allargando le braccia sbadigliò:
- Bè, gente…
credo proprio che sia ora di dormire! Al resto penseremo domani, qua
non ci sono pericoli incombenti a cui pensare! - Per la prima volta
Caspian lo vide fare la parte del ragazzo normale e non di un re che
aveva sempre qualcosa di più importante a cui pensare e, sconvolto, lo
fissò incredulo. - Che c’è? - Gli chiese Peter notandolo.
- Niente è che…
- Fede allora il giovane dai capelli neri ora asciutti e leggermente
spettinati: - non ti ho mai visto così rilassato! - Tutti risero tranne
Peter che però fu compiaciuto di quell’uscita.
- Come ho già
detto, qua non ci sono pericoli imminenti da affrontare. Non più. -
Sulle ultime due parole con le quali si riferiva alla guerra ormai
finita, si rabbuiò ma fu solo una brevissima ombra che compresero solo
Edmund, Susan e Lucy. Fecero finta di niente anche se Caspian notò ogni
cosa.
- Andiamo. -
Disse poi il maggiore dando per scontato che era sempre lui, in un modo
o nell’altro, a comandare anche se non era re!
Ormai a questo
suo particolare caratteriale erano tutti abituati e gli sarebbe parso
strano che smettesse di dire a tutti cosa fare, oltretutto ora non lo
faceva più con spiccata arroganza. Adesso era semplicemente risoluto e
deciso.
Con dei cenni
di gioia misti a delusione per doversi già separare da Caspian, seppure
per qualche ora di sonno, lo salutarono ed ognuno andò nella propria
camera.
Nella loro, i
due ragazzi più grandi si sistemarono per la notte e mentre parlavano
di Narnia e di com’era diventata negli anni di assenza del suo Gran
Sovrano, fu semplicemente il turno di Peter di spogliarsi davanti a
Caspian e lo fece con una tale disinvoltura che turbò alquanto l’ex
principe, ora re, seduto sul letto imbambolato a fissarlo mentre si
sfilava la camicia ed in seguito i pantaloni.
Gironzolò un
po’ solo con la biancheria intima addosso alla ricerca di chissà cosa e
nel farlo esibì il suo corpo cresciuto che non era più quello di un
ragazzino.
- Vuoi un
pigiama? - Gli chiese mentre trovava il proprio e lo indossava con
lentezza, quasi fossero i gesti più faticosi del mondo.
Caspian
continuò a fissarlo magnetizzato e l’altro dovette ripetere due volte
la domanda. La seconda fu seccato, detestava ripetere le cose. Caspian,
all’idea di spogliarsi di nuovo davanti a lui andò in fibrillazione,
quindi rispose svelto:
- No, no,
grazie… vanno benissimo questi. Non voglio disturbare troppo. -
Il biondo non
cercò di tranquillizzarlo, non sarebbe comunque stato da lui, però
sorrise in maniera enigmatica.
- Allora… -
Fece Caspian cercando di riprendersi e cambiando discorso: - Come ci
sistemiamo per dormire? - Non che pensasse che avessero un letto
nascosto da qualche altra parte, ma quello lì era singolo ed in due di
certo non ci sarebbero stati. Non molto comodi, insomma. Era ovvio che
qualcuno si sarebbe dovuto fare un alcova per terra.
- Dormirò io
per terra. - Disse Peter sorprendendo l’amico che esterrefatto pensò:
“Bè,
il senso d’ospitalità ce l’ha, mi stupisce!”
- Domani
sistemerò un letto così staremo più comodi. - Osservò sapendo che
comunque sarebbero stati ugualmente stretti visto che non era una
camera molto spaziosa.
- Mi dispiace
che devi sacrificarti per me, addirittura dormire per terra… - Fece con
gentilezza il moro in una posizione raccolta.
- Se vuoi puoi
dormire per terra anche tu, se questo ti fa sentire meno in colpa. -
Scherzò ironico Peter sorprendendo di nuovo l’altro che non era
abituato a certe sue battute -a parte quella di quando si erano
scontrati la prima volta che era rimasta impressa nella sua mente
poiché era stata l‘unica!-
Poi però
aggiunse più serio: - Io comunque non dormo sul letto, sei tu l’ospite.
-
Dimostrò il suo
famoso senso dell’onore che, insieme all’orgoglio, sovrabbondava sempre
in lui, quelle doti che il ragazzo ammirava. Bè, ammirava ora.
L’osservò
sistemarsi un piumino sul pavimento e poi sopra delle coperte, si mise
un cuscino e dopo aver spento la luce, vi si stese. Era proprio accanto
al letto.
Anche Caspian
allora si sdraiò rimanendo affacciato per guardarlo pensieroso. Era
cambiato molto, era meno prepotente e antipatico anche se le sue
caratteristiche di base rimanevano intatte. Caratteristiche che ora
riteneva tremendamente affascinanti.
Nella penombra
della stanza dove non si vedeva bene, Peter si girò a sua volta verso
l’amico e con la mano dietro la nuca gli chiese dopo un po’ di
silenzio:
- Ascolta. -
Esordì senza chiedere se potesse fargli una domanda indiscreta quale
era quella che gli stava per fare: - Pensi di essere qui per Susan? -
Più diretto non avrebbe potuto essere.
Anzi, sì.
Avrebbe potuto chiedergli direttamente cosa provava per lei ma era più
imbarazzante e l’unica cosa in grado di metterlo a disagio era parlare
di sentimenti.
Caspian sbatté
le palpebre cercando di capire cosa intendesse, quindi senza arrivarci
chiese:
- In che senso?
- Certo era stato diretto ma non poi così tanto, forse.
Peter si seccò
del fatto che non ci arrivasse subito e quindi stizzito lo disse
chiaramente:
- Non sei
innamorato di lei? - In realtà non ne era affatto sicuro ma doveva
fingere di pensarlo, visto come si erano lasciati a Narnia.
Caspian arrossì
e nascose alla meglio il viso mettendosi a pancia in giù.
- Cosa te lo fa
pensare? - Voleva indagare e complice l’atmosfera confidenziale che si
era creata anche grazie al buio, ci provò sebbene sapesse che strappare
informazioni personali a Peter era un’impresa.
Il giovane a
terra alzò le spalle e piegò la testa di lato sminuendo la propria
intuizione:
- Sembrava ci
fosse del tenero fra voi… - Ora guardava in alto, il soffitto, mentre
l’altro aveva gli occhi fissi sul suo viso apparentemente indifferente.
- Pensavo che
quella volta fossi troppo occupato a dimostrare di potercela fare da
solo, per accorgerti di certi dettagli. - Non lo disse per ferirlo ma
solo per stimolarlo. Lo espresse con ironia, sorridendo.
Peter non se ne
stizzì ed anzi ridacchiò divertito. Caspian non si perse un movimento
del suo viso, anche se faceva fatica a metterlo a fuoco con quella
scarsa illuminazione.
- Il bacio era
difficile non notarlo! - Ora lo stava prendendo in giro in un modo
tutto suo. Fare certe cose in pubblico era motivo di ilarità, per
ragazzi come loro.
Il destinatario
di tale frecciata arrossì di nuovo imbarazzato ricordando il momento
del suo bacio con Susan e quello a cui aveva pensato quella volta:
- E’ stata lei.
-
- Tu l’hai
abbracciata! - Incalzò serrato Peter deciso a non mollare e a fare luce
sulla faccenda.
- E’ stato una
specie di riflesso e poi… - Ma quando stava per dire la cosa
principale, si interruppe rendendosi conto che non avrebbe mai dovuto.
Si morse il labbro e l’ascoltatore si tirò su sul gomito per guardarlo
meglio mentre evitava il suo sguardo. Erano più vicini di quanto non lo
fossero mai stati, anche se uno guardava da tutt’altra parte con grande
sforzo e l’altro invece insisteva nel farlo parlare.
- E poi? -
Improvvisamente contava enormemente sapere una volta per tutte cosa
diavolo pensasse!
Caspian si
contorceva le dita sotto le coperte e voleva ritirarsi e girarsi
dall’altra parte, allontanarsi dal suo sguardo inquisitore e risoluto,
ma era come magnetizzato da lui e non riusciva a muoversi, solo a
guardare in basso, poi in alto, poi di lato e poi oltre la sua testa.
Alla fine i
suoi occhi scesero su quelli azzurri dell’altro e da lì si inchiodarono
senza più staccarsi.
- E poi pensavo
fosse una buona idea per sopportare meglio il distacco. -
Peter si
stranì. Qualcosa non quadrava e naturalmente lo espresse subito, come
un mastino!
- Allora eri
innamorato davvero di lei! - Fu bravo a nascondere la sua delusione,
Caspian non la notò nonostante fossero vicini.
- No, cioè… -
Era davvero in difficoltà e non sapeva come esprimerlo, aveva paura di
finire per dire tutto come uno sciocco e che poi Peter avrebbe riso di
lui.
- Cioè? - Ma
quel testardo non mollava, doveva dirgli comunque qualcosa, qualcosa di
convincete. E cosa?
Imprecò
mentalmente come il suo rango non gli avrebbe mai permesso di fare a
voce, poi sospirò insofferente ed infine si decise:
- Era una
specie di chiodo scaccia chiodo. Non è a da lei che ho faticato a
distaccarmi. Pensavo potesse aiutarmi a togliermi dalla testa una
persona. Una persona sbagliata, sai… Mi sono aggrappato fingendo che
fosse tutto vero. Illudendomi. Convincendomi per stare meno male. -
A quello Peter
si placò visto che capì stava dicendo la verità. L’elaborò in fretta e
si chiese chi fosse quest’altra persona ma se dapprima diede per
scontato che non glielo avesse detto perché probabilmente non la
conosceva, poi si insinuò un pensiero strisciante.
E se la
conosceva, questa persona sbagliata?
Il suo ego
certo gli permetteva di domandarsi se non fosse addirittura lui, quello
di cui era davvero innamorato. A quel punto come non pensarlo? Ma
sarebbe stata presunzione dirlo.
E dov’era il
problema?
Lui e la
presunzione erano sempre andati a braccetto, no?
La presunzione
di sapere tutto, di cavarsela da solo, di essere l’eroe finale… la
presunzione di guidare tutti.
Non era certo
per non apparire presuntuoso.
Forse era solo
per non sentirsi stupido, quelle erano delle dannatissime questioni
sentimentali e lui si vergognava ad affrontarle. Da sempre.
Voleva
chiedergli chi fosse, ma alla fine per paura di sentirsi dire che era
davvero lui e poi non sapere come reagire, si riabbassò lasciandosi
cadere sul cuscino, a terra.
Caspian sospirò
di sollievo sentendo il cuore che si placava. Non osò tornare a
guardarlo e si posizionò sulla schiena, guardando il soffitto e
ripensando a quel dialogo strano.
Cosa aveva
pensato, Peter?
- Allora in
realtà non provi niente per Susan… -
- No… -
- Ma a Lucy hai
detto che non ti sei mai sposato perché non hai mai trovato una che
fosse alla sua altezza. -
“Ma
non gli sfugge mai nulla? Dimenticasse qualcosa, una volta ogni tanto…”
Pensò di nuovo
in difficoltà il moro mordendosi ancora il labbro a disagio.
- E’ vero, l’ho
detto. Ma è con quest’altra persona sbagliata che non trovo confronti,
in realtà. -
Alla fine non
poteva non chiederglielo, anche se la prese alla larga. Esitò, poi con
un filo di voce ed un tono che non aveva mai utilizzato se non appena
approdato a Narnia, da ragazzino, disse:
- E’… è così
sbagliata, questa persona? -
Caspian si
chiese se non avesse capito, poi col medesimo tono leggero ed esitante,
intimo, rispose:
- Sì… -
- Perché? - Non
erano domande da impiccione, come forse lo erano le prime, erano
domande di interesse. Il ragazzo steso sul letto lo comprese e non
riuscì a stare zitto:
- Ci sono molte
barriere. Troppe. - Non riuscì ad essere più specifico o tanto sarebbe
valso che si dichiarasse apertamente.
Lo sentì
sospirare come se avesse trovato conferma dei suoi sospetti, così non
volle indagare più. Si tenne il silenzio che si creò, non proprio
imbarazzante ma solo strano. Molto strano.
Un silenzio
confuso perché entrambi non sapevano cosa sarebbe stato meglio fare,
così semplicemente si lasciarono prendere dal sonno senza dire più
niente.
Un sonno che
comunque non arrivò presto per nessuno dei due, troppo presi dal
pensare ai propri sentimenti e a quello che avevano passato quando si
erano separati.