CAPITOLO III:
CASPIAN
“Tu sei tutto ciò che
ho sempre atteso, pregato e adorato.
In altre parole, fa che
sia vero!
In altre parole, ti amo!
Fammi volare fino alla
luna,
e fammi giocare tra le
stelle.
Fammi vedere se è
uguale saltare su Giove e su Marte.”
/Fly to the moon -
Frank Sinatra/
Quando la luce del
mattino entrò dalla porta finestra illuminando tutta la camera, il
primo a destarsi sensibile ad essa fu Caspian, abituato a svegliarsi
sempre presto. Quando aprì gli occhi la stanza a lui sconosciuta si
mise a fuoco e ci mise un attimo a ricordare tutto. Anzi, a realizzare
che non era stato solo un sogno.
Si passò le
mani sul viso cercando di svegliarsi meglio per essere più reattivo,
quindi si sporse dal materasso per controllare che proprio tutto quello
che ricordava fosse vero e non avesse aggiunto parti dormendo.
Quando vide il
giovane addormentato per terra, sorrise carezzevole. Era vero anche
Peter.
Si accomodò
meglio senza svegliarlo e rimase a contemplarlo un attimo sperando non
si svegliasse ancora.
Era cresciuto
molto bene, il suo fisico da ragazzo si era irrobustito ancora e
sebbene i capelli fossero più o meno dello stesso taglio, i lineamenti
si erano modellati meglio, alcuni tratti si erano induriti, altri resi
più interessanti.
Mentre dormiva
appariva mite e quasi angelico, davvero una versione improbabile di
quello che poi era realmente.
Divenne ironico
pensando al caratteraccio che possedeva.
Un
caratteraccio che però era un rifugio sicuro per chiunque. Su di lui si
poteva comunque contare anche se doveva stare attento ai suoi attacchi
d’orgoglio e di superbia.
Lo preferiva
imperfetto, anche se ricordava bene l’istinto che aveva avuto a Narnia
di trafiggerlo con la spada molte volte.
Aveva tanti
difetti, era vero, ma era anche quello che si buttava per primo
sacrificandosi per gli altri che lo circondavano, per la sua gente, per
la sua famiglia e per chi gli chiedeva aiuto.
Poi comunque
faceva di testa sua e non ammetteva di sbagliare nemmeno se era
evidente, ma ora erano diventate cose che lo facevano sorridere.
Non aveva mai
incontrato un altro così.
Certo essere
investito della carica di Re Supremo di Narnia all’età di… quanti anni
aveva avuto? Era stato comunque piccolo ed inesperto. Questo
sicuramente poteva temprare chiunque, anche il più mite e umile
dell’universo.
Lui era solo un
re, rifletté Caspian. Un re come lo era Edmund. L’unico attuale re a
Narnia, ma non era il Re Supremo, era diverso.
Con Edmund era
lui ad avere più voce in capitolo perché era il regnante attuale, ma
con Peter, se mai sarebbero tornati insieme, gli sarebbe sottostato.
O forse questa
era solo una sua fisima mentale, forse subiva semplicemente la sua
influenza anche se era cresciuto e diventato un buon re, più sicuro di
sé.
In tutti quegli
anni non aveva fatto altro che porre a sé stesso un severo confronto
con Peter, conservando ed usando gelosamente la sua spada come se fosse
una sorta di collegamento con lui, come se potesse aiutarlo a diventare
più forte e coraggioso. E non era il coraggio che gli mancava, solo la
fiducia in sé stesso.
Ora poteva dire
di averla acquistata, ma non si era mai considerato arrivato e
soprattutto non pensava di aver mai raggiunto il livello dell‘altro.
Ma erano
diversi e dipendeva tutto da ciò.
Non per questo
uno dei due era più o meno valido dell’altro.
Quando si erano
incontrati aveva provato sentimenti molto forti e contrastanti, li
aveva combattuti puntando tutto su Susan, spaventato da quello che
cominciava a provare per quel ragazzo arrogante.
Solo che poi
più lo conosceva, più si rendeva conto che comunque a mancargli di più
sarebbe stato lui e non Susan.
Aveva lottato
per non cedere a quella strana passione malata e sbagliata, aveva
lottato per non lasciarsi andare e non l’aveva accettato finché non si
erano separati.
Aveva
realizzato che non si sarebbero più rivisti e tutto quello che gli era
rimasto era stata la sua spada e la promessa di vegliare su Narnia.
Susan era una
sorta di codice per non dire Peter.
Tutto lì.
Anche ora, dopo
che era passato tutto quel tempo, non se lo era ancora detto
chiaramente. Non aveva ammesso di amare Peter, di esserne innamorato.
Era ancora
convinto che fosse un sentimento sbagliato perché erano entrambi uomini
e per di più di due mondi diversi.
Ora era lì e la
vedeva come un regalo, un modo per affrontare ciò da cui fuggiva con
testardaggine; eppure anche se avesse smesso di scappare da sé stesso,
a cosa sarebbe servito?
Poi sarebbe
dovuto tornare a Narnia e Peter sarebbe rimasto lì, in quella Londra.
Un moto
d’insofferenza attraversò il suo viso e fu in quello che Peter si mosse
ed aprì gli occhi, infastidito anche lui dalla luce del primo sole del
mattino.
Parve faticare
a mettere tutto a fuoco, poi quando ci riuscì si concentrò sul suo viso
assonnato ma delicato ed adulto e sorrise con quel tocco che usava
difficilmente.
Non sapeva
definirlo, forse intimo.
Forse
addirittura felice.
Che fosse
contento di vederlo?
Veramente
contento?
Non credeva di
essergli mai andato veramente giù, quando erano stati insieme a Narnia.
Ora sì, invece?
Cosa provasse
Peter per lui sarebbe sempre rimasto un mistero.
- Buongiorno. -
Disse con voce roca il giovane dai capelli biondi tutti spettinati, con
ciuffi ribelli che gli davano una deliziosa aria buffa.
Caspian sorrise
divertito e l’altro lo notò:
- Che c’è? -
Scosse il capo
e si impose del contegno, quindi cambiò abilmente discorso tirandosi su
nel letto:
- Ho dormito
molto bene, ti ringrazio della premura. Spero che il tuo sonno non sia
stato troppo difficile. -
Aveva ancora
quel modo di parlare educato e gentile, troppo radicato in lui per il
rango che ricopriva.
Fu il turno di
Peter per sorridere divertito, ma non nascose il motivo:
- Non servono
tante cerimonie. Qua nessuno di noi è re, anche se lo rimarremo per
sempre ed ovunque. Però non siamo a palazzo ed è bene che lo ricordi o
mi farai fare una figuraccia coi miei! -
Caspian lo
guardò titubante:
- Devo… devo
essere maleducato? -
A quello
l’altro scoppiò in una sonora risata, nascondendo il viso contro il
cuscino, dopo un po’ risalì e con addirittura le lacrime agli occhi,
rispose:
- Ma no, va
bene la gentilezza e l’educazione, ma non le cerimonie, sai… i miei
sono gente semplice, alla mano… - Il moro rimase un attimo allibito a
vederlo così divertito, addirittura piangere dal ridere… no,
decisamente quella sua versione era più che nuova!
Era
sconvolgente, quasi!
- Farò del mio
meglio! -
Peter però
continuava a ridacchiare scuotendo la testa, immaginandosi delle scene
che probabilmente dovevano essere molto buffe per farlo ridere ancora
da solo.
Lo vide alzarsi
e più scarmigliato che mai si stiracchiò come un gatto insonnolito,
Caspian rimase un attimo inebetito a fissarlo non capendo a quale Peter
dovesse fare riferimento: quello serio e autoritario che aveva visto
principalmente a Narnia, o quello colloquiale e allegro che vedeva lì?
Decise di
riservarsi e vedere come si sarebbe comportato in famiglia… uno così
non poteva mica essere troppo semplice, no?
- Doccia? - Gli
chiese allora con una certa allegria.
Caspian annuì
ancora pensieroso.
Forse era
davvero contento di averlo lì, anche se all’epoca non avevano avuto un
vero buon rapporto.
Anzi.
Per nulla.
Con ancora
quelle considerazioni per la mente, si vide arrivare addosso un
asciugamano e della biancheria intima che lo ricoprirono
interdicendolo.
Se li tolse di
dosso e vide l’amico indicargli la porta di fronte.
- Quello è il
bagno. Vieni che ti faccio vedere come funziona la doccia. -
Seguendolo si
ritrovò subito dopo in un’altra stanza diversa da quelli che erano i
loro bagni a Narnia. Stupito si chiese come funzionasse il tutto e
Peter come leggendogli nel pensiero gli spiegò aprendo i rubinetti:
- Qua funziona
con l’acqua corrente, quella calda finisce subito quindi ti conviene
fare in fretta. Puoi usare questi per lavarti. Sbrigati che devo
lavarmi anche io e sicuramente ci saranno anche gli altri! - Di nuovo
il suo lato gentile sembrò un ricordo e più pratico che mai lo vide
andarsene subito dopo lasciandolo lì solo a guardare quei mobili tanto
diversi da quelli a cui era abituato.
Non era sicuro
di aver capito bene ed infatti una volta spogliato si chiese come fare
per usare l’acqua calda. Provò a girare un rubinetto come aveva fatto
Peter poco prima, ma uscì fredda. Quindi girò quell’altro e venne
ancora fredda.
Che si fosse
sbagliato?
“Tanto
non lo ammetterebbe mai di avere torto… sarà meglio che glielo
dimostro, che questi aggeggi sono rotti!”
Si avvolse
l’asciugamano alla vita e così com’era uscì dal bagno infilandosi nella
camera dove trovò il biondo intento a riordinare dei libri.
- Peter… - Lo
chiamò lieve ma lui parve spaventarsi, immerso nei pensieri.
- Sì? - Quando
lo vide mezzo nudo con solo l’asciugamano alla vita, ebbe un sussulto
ma Caspian non fu sicuro di averglielo visto davvero, quindi proseguì
facendo finta di niente:
- Non funziona
l’acqua calda. Sicuro che non dobbiamo scaldarla? -
Peter rise:
- Certo che
funziona. Ci penso io. - Così schernendolo lo superò introducendosi di
nuovo nel bagno. Caspian gli andò dietro a ruota e si chiuse la porta
dietro spaventato all’idea che potessero vederli insieme in quelle
condizioni.
Il ragazzo si
piegò sulla vasca ed aprì solo il rubinetto con una strisciolina rossa
e attese sedendosi sul bordo, guardandolo ironico:
- Devi
aspettare un po’, ci impiega un paio di secondi a scaldarsi. - Poi
scese con gli occhi sempre più maliziosi, lo scrutò sfacciato
compiacendosi chiaramente di ciò che vedeva ed il moro dedusse di
essere di suo gradimento. Non capì il motivo di quello sguardo simile a
quello che aveva percepito la sera prima su di sé, ma questa volta non
poteva non chiederglielo e rimanendo in piedi a poca distanza, disse
interdetto:
- Che c’è? -
Peter fece uno strano cenno con le labbra e con occhi sempre maliziosi
non si staccò dal suo torace dimenticando che il viso era più in su.
- Non ti ho mai
visto così! - Candido e sincero. Forse che pensava ancora che tutto
quello che usciva dalla propria bocca andasse bene?
Caspian arrossì
subito e indietreggiò impercettibilmente, ma non interruppe il contatto
visivo.
Bè, contatto
visivo era una parola grossa visto che quel tipo sfacciato continuava a
squadrargli il corpo dimenticandosi della faccia!
- Ti dispiace?
- Ma prima di pensarlo lo disse e si morse il labbro. Finalmente a
quello gli occhi azzurro mare del ragazzo seduto sul bordo della vasca,
si alzarono sui propri neri e imbarazzati e con un guizzo di
divertimento, rispose senza problemi:
- Per niente! -
Quel reale contatto visivo, invece, durò un po’ di più perché Caspian
non sapeva più cosa dire e fare ed impacciato aspettava una manna dal
cielo o qualcosa di simile.
La manna in
questione arrivò con l’acqua calda.
- Oh… - Fece
allora Peter girandosi verso i rubinetti. - E’ calda. Sbrigati ad
entrare o finirà prima che riesca a lavarti! - Gli mise fretta
alzandosi ma rimanendo ancora lì perdendo tempo per non si capiva bene
quale motivo.
Caspian
spaventato all’idea di finire tutta l’acqua calda in un gesto di
maleducazione, si tolse l’asciugamano dimenticandosi per un momento
della presenza del ragazzo che lo fissava ancora.
Se ne ricordò
subito dopo quando diretto verso la vasca se lo ritrovò davanti a pochi
centimetri. Si fissarono e non capì ancora una volta lo sguardo di
Peter. Sapeva solo che lo faceva vergognare da morire.
Solo lui poteva
fargli quell’effetto, lì ne ebbe la certezza.
Era riuscito ad
essere una persona sicura con tutti, ma con lui gli pareva di tornare
indietro nel tempo, quando non era ancora re.
- Scusa, è
piccolo qua. - Poi allargò il braccio per fargli posto: - Entra, prego.
- Sembrava perfettamente a suo agio e di certo fra uomini non c’era
motivo di imbarazzo nel vedersi nudi, anzi, però gli pareva di bruciare.
Impacciato si
infilò nella vasca sfiorandolo, sforzandosi di non toccarlo.
Una volta
dentro alzò timidamente gli occhi e vide che dopo un ultimo sguardo
compiaciuto ed un: - Buon bagno. - si dileguò fuori lasciandolo
finalmente solo.
“Traumatico…”
Pensò quindi
istintivamente non sapendo bene cosa lo fosse di preciso.
Non era
successo davvero niente e lui in fondo era un ragazzo che per di più
conosceva. Che problema c’era?
Forse il modo
in cui lo fissava sfacciato e malizioso dicendo tutto e niente, quasi
pretendesse anche di toccarlo ed avere di più solo perché… perché?
Perché era il famoso Gran Sovrano e lui solo il Re?
Perché
pretendeva certe cose?
E poi quali
erano, queste cose?
Era confuso,
oltre che scosso ed imbarazzato, ma poteva dire quasi con certezza che
tutto quello centrava col suo ostinarsi nel non ammettere cosa provava
davvero per Peter.
Che poi già lo
sapeva, si trattava solo di dirselo. Dirlo a sé stesso e accettarlo.
Solo quello.
Sospirò
nascondendo il viso fra i ginocchi uniti e piegati contro il petto.
Era più
difficile di quel che pensava e qualunque motivo ci fosse dietro a quel
viaggio, si chiedeva se comunque avrebbe risposto positivamente alle
aspettative che si celavano dietro.