CAPITOLO IV:
PETER

E c'era questo giovane ragazzo, un estraneo per i miei occhi
[...]
Ha cantato come se mi conoscesse in tutta la mia oscura disperazione
E poi ha guardato verso di me come se sapesse che ero lì.
Ma è venuto cantando, cantando forte e chiaro
Strimpellando il mio dolore con le sue dita
Cantando la mia vita con le sue parole
Uccidendomi dolcemente con la sua canzone
Uccidendomi dolcemente con la sua canzone
Dicendo tutta la mia vita con le sue parole


Uccidendomi dolcemente con la sua canzone”

/Killing me softly – Frank Sinatra/

Rimasto solo in camera, Peter ebbe finalmente modo di pensare liberamente con calma. Con Caspian accanto gli era venuto difficile, anche se non l’aveva dato a vedere.
La sua presenza lo agitava, doveva ammetterlo.
Perché era venuto?
Era una domanda che lo ossessionava anche se esternamente non sembrava affatto gli interessasse. Cosa c’era dietro quella visita anormale?
C’erano due motivi di solito per quegli scambi.
Chi viaggiava doveva imparare qualcosa di importante e doveva aiutare qualcuno a Narnia.
Ma in quel viaggio all’inverso poteva considerare le stesse regole?
Che loro fossero in immediato pericolo?
Sì e Caspian come avrebbe potuto aiutarli da solo?
Il loro mondo era diverso, anche se fosse successo qualcosa lui non avrebbe potuto fare niente.
Comunque lo escludeva, la guerra era ormai finita, era tornato perfino suo padre. Insisteva nel pensare che non fosse un problema che riguardava loro, inoltre era altrettanto certo che, in quel caso, se la sarebbero potuti cavare da soli.
Non erano persone qualunque, dopotutto, anche se erano lontani da Narnia… quello che erano niente poteva cambiarlo.
Che fosse allora semplicemente qualcosa che riguardava Caspian?
Forse era lui che doveva apprendere qualcosa dalla Terra.
O da loro.
Sospirò guardando l’ora.
Era presto ma quel pomeriggio aveva una lezione all’Università, riunì i libri che gli sarebbero serviti e indurendo lo sguardo si infastidì all’idea di dover lasciare Caspian da solo. Bè, proprio solo no, sebbene anche Susan sarebbe stata con lui all’università, in un altro corso, sarebbe potuto rimanere con Edmund e Lucy che al contrario di loro due avevano scuola solo al mattino.
Edmund… anche quello strano abbraccio sarebbe presto stato chiarito, non esisteva che rimanesse con dei dubbi.
C’era sempre quel misterioso ‘qualcuno di sbagliato’ con cui Caspian non voleva avere una storia nonostante volesse. Chi gli diceva che era lui e non Edmund? O magari qualcun altro ancora!?
Un secondo sospiro infastidito gli uscì, non sapere qualcosa per lui era una tortura!
- Sarà meglio che sistemo la stanza, non dormirò di nuovo per terra! - Asserì poi cambiando discorso fra sé e sé, massaggiandosi la schiena indolenzita.
Così facendo si girò e cominciò a darsi da fare consapevole che a quell’ora avrebbe potuto fare tutto il chiasso che voleva visto che i genitori erano già a lavoro e che sicuramente in casa ci sarebbe dovuta essere solo Susan.
Susan… di certo lei e Caspian avrebbero dovuto chiarirsi. Lui l’avrebbe fatto subito, al posto loro… equivoci potevano creare solo altri equivoci!
Inoltre, non che ne sapesse molto della vita privata di sua sorella, ma gli pareva di averla vista orientata verso un’altra storia con un ragazzo del suo corso. Insomma, lei si era già riabituata a stare lì, non aveva visto alcuna mancanza di Narnia, di Caspian o di qualcun altro.
Immerso di nuovo nei suoi pensieri e nel lavoro concluso appena in tempo, sussultò quando sentì la porta aprirsi e giratosi si ritrovò davanti Caspian vestito e pulito coi capelli bagnati ma pettinati ed ordinati intorno al viso.
Tutta un’altra cosa rispetto prima... che comunque anche mezzo nudo gli era andato più che bene!
Lo vide disorientato nel ritrovarsi in un così ristretto spazio e Peter si affrettò a spiegare come mai la camera si fosse rimpicciolita:
- Ho sistemato un altro letto, solo che lo spazio a disposizione diminuisce. Staremo un po’ stretti ma questa è la camera più grande… - Come a dire che comunque non sarebbe potuto stare in nessun’altra stanza!
- Va bene, non sono problemi… - Rispose Caspian passandosi le mani fra i capelli neri bagnati e scrollandosi un paio di gocce che scivolarono sulla camicia, si radunò allora un paio di ciocche sulla nuca e se li legò insieme. Peter non gli staccò ancora una volta gli occhi di dosso, come se fosse il suo nuovo passatempo preferito.
Non gli importava di metterlo a disagio... e vedeva che lo imbarazzava.
Gli piaceva guardarlo.
- Ti senti meglio? - Gli chiese mentre si muovevano con difficoltà per spostarsi nella stanza parecchio più stretta senza capire se l’intento di entrambi fosse quello di toccarsi o no.
- Molto. Grazie per la doccia. - Fece allora Caspian ormai a debita distanza.
- Non serve che ringrazi per ogni cosa. - Sapeva bene che tipo di educazione doveva aver ricevuto, una non troppo diversa dalla sua, dopotutto. Solo che lui era stato cresciuto per essere un principe gentile, mentre Peter una volta approdato a Narnia era cresciuto da solo diventando un re secondo solo ad Aslan.
Caspian fece un sorriso tirato annuendo in difficoltà riguardo quel particolare.
Peter capiva la loro profonda diversità e sapeva anche da cosa derivava, tanto più che non considerava tutta quella gentilezza una debolezza ma sicuramente una forza. Ma c’erano diversi tipi di forze.
- Allora… - Esordì poi il biondo sfilandosi la maglia del pigiama che indossava ancora - se non ti dispiace, ora vado a lavarmi io! - E fu il turno di Caspian di fissarlo mentre sfacciatamente decideva, chissà per quale arcano motivo, di togliersi anche i pantaloni lì dentro per poi uscire disinvolto dalla camera in biancheria intima.
Lo lasciò inebetito da solo nella camera a fissarlo mentre si dileguava in bagno come niente, senza invitarlo a fare come fosse casa sua e ad andare a cercare gli altri.
Quella non fu una dimenticanza di Peter ma una cosa voluta. Senza invitarlo ad andare in giro per la casa con comodo, quello non si sarebbe mai mosso e l’avrebbe diligentemente aspettato, cosa che preferiva di gran lunga.
Chiuso in bagno, si lavò in fretta infastidito anche dal fatto di lasciarlo troppo tempo solo ad aspettarlo.
Era un suo difetto di sempre, voleva troppe cose contemporaneamente e spesso per cercare di ottenerle tutte faceva solo un gran casino e non combinava a prendersene nemmeno una!
Si fece scivolare l’acqua quasi fredda addosso mentre sovrappensiero ricordava quando era stato a Narnia e ai vari litigi con Caspian e con tutti gli altri.
Là aveva un po’ imparato a cercare di fare una cosa per volta ma bene, però dopotutto a quella principale non ci aveva minimamente pensato.
Anzi.
Si era sforzato di non pensarci.
Troppe altre cose da fare per soffermarsi sui sentimenti e su come vedeva Caspian. Tanto comunque litigavano sempre!
Ecco cosa era stato per lui andarsene da Narnia proprio in quel momento, quando aveva cominciato a capirsi con il bel principe. Fuggire da quello che sapeva sarebbe potuto nascere fra loro.
Una volta a Londra ci aveva pensato e ripensato molte volte e solo la presunzione di essere lui quello che mancava a Caspian, poi, l’aveva tirato su.
Comunque sapere che non l’avrebbe più rivisto e non sarebbe più tornato gli aveva imposto l’accettazione totale ed incondizionata di tutto.
La sua vita ormai era quella, la realtà in cui doveva vivere era un luogo dove non avrebbe più rivisto nessuno di quel mondo incantato e non aveva per niente senso pensarci e ripensarci.
Ecco cos’era successo a Peter.
Ma ora che lo riaveva lì, cioè riaveva colui che gli aveva dato più problemi nella separazione, cosa che non avrebbe mai e poi mai detto, il discorso cambiava.
Poteva pensarci eccome, a lui, al loro rapporto, a come lo vedeva e a cosa provava.
Poteva.
Forse era lì proprio per quello, chi poteva dirlo.
Finita la doccia, con ancora la testa all’altro ragazzo, si avvolse nell’asciugamano e tornò nella camera realizzando di aver lasciato tutto il cambio di là.
Quando Caspian, in piedi davanti alla porta finestra che guardava fuori si girò e lo vide in quelle condizioni, coi capelli grondanti tutti attaccati intorno al viso e le gocce d’acqua che scivolavano sulla pelle bianca, delineando i muscoli rilassati ma ben modellati, sussultò trattenendo il fiato ma non un’espressione stupita ed imbarazzata.
Quasi di gradimento.
Peter sorrise compiaciuto considerando di nuovo che qualunque cosa gli venisse spontanea da fare andasse più che bene, a meno che non ci fosse un motivo specifico per nascondere qualche pensiero magari troppo personale e scomodo.
E di quelli ne aveva comunque molti.
- Ho dimenticato tutto qua. - Si giustificò sciogliendosi il telo dalla vita come se non ci fosse nessuno a fissarlo in netta difficoltà.
Il sorrisetto compiaciuto aumentò sentendo i suoi occhi neri come la pece attratti dal suo corpo ora nudo. Non si vergognava di sé stesso.
Si asciugò con calma senza preoccuparsi del proprio stato indecoroso e, con altrettanta lentezza, si rivestì come se invece stesse facendo uno spogliarello.
Una volta completata l’operazione, andò con tranquillità davanti a Caspian ancora fermo ed impietrito.
Con l’asciugamano si passò i capelli senza distogliere lo sguardo dal suo, voleva vedere per quanto sarebbe rimasto fermo a resistere alle sue provocazioni. Sì, perché amava provocarlo ma era una cosa che aveva scoperto solo da quando era lì.
Caspian cercava di fare finta di niente, non cedeva anche se era evidente fosse quello che voleva di più.
Senza bisogno di guardarsi allo specchio, Peter si sistemò i capelli bagnati con le mani e lo fece alla buona senza curarsi di pettinarli. Dopo di che si diede il tocco finale scuotendo il capo come un animale fradicio. Alcune ciocche bionde gli andarono al proprio posto, altre però rimasero sul viso di traverso dove non dovevano stare.
Caspian rimase catturato da quelle ed in quel momento di silenzio nel quale nessuno dei due voleva minimamente parlare, alzò la mano seguendo un indomabile impulso e come fosse il gesto più naturale del mondo gli sistemò i capelli come dovevano stare.
Lo fece con semplicità ed intimità, quasi fosse consueto, e a Peter piacque da impazzire.
Piacque e non se ne vergognò.
Si sarebbe vergognato di doverlo dire ad alta voce, ma di pensarlo no.
Aveva le idee chiare.
Nel momento in cui l’aveva rivisto aveva capito che i suoi sforzi di non pensarci erano stati vani, o per lo meno avrebbero funzionato se non si fosse imbattuto di nuovo in lui.
A Peter piaceva Caspian, gli piaceva dopo tutto quello che era successo, dopo il suo cambiamento evidente, dopo essersi capiti, separati e poi ritrovati.
A Peter gli piaceva.
Quando Caspian si rese conto di cosa aveva appena fatto, con imbarazzo abbassò le mani e con un sorriso timido si scusò.
Non era con tutti così, Edmund gli aveva parlato dettagliatamente di lui e del loro viaggio insieme sul veliero. L’aveva descritto come una persona decisa e senza timidezze, che non si sentiva più inferiore e secondo a nessuno, che non subiva niente.
Ora però gli pareva ben diverso e dedusse la cosa più ovvia ed evidente.
Sono io a fargli questo effetto.”
E questo a Peter piacque ancora di più.
Oh, se gli piacque.
Gli piacque e lo dimostrò nel sorriso di risposta, un sorriso risoluto, deciso, compiaciuto e malizioso.
A quello Caspian arrossì inevitabilmente.
Non importava quanto sarebbero stati insieme, quella era un’occasione che non poteva farsi sfuggire.
Qualunque fosse il vero motivo per cui lui era lì, avrebbe tratto da tutto quello ogni vantaggio possibile.
Senza perdere tempo in inutili dissapori che sapeva non ci sarebbero più stati dal momento che non erano più re ma solo semplici ragazzi come tanti in un mondo dove certe cose che prima erano proibite, lì erano possibili.
Certo Narnia era unica, si disse Peter, però alcuni vantaggi li poteva trarre solo dal proprio mondo.
E li avrebbe tratti tutti.