CAPITOLO V:
LONDRA

“I colori dell'arcobaleno, così belli nel cielo
Sono anche nelle facce della gente che passa
Vedo amici stringersi la mano, chiedendo "come va?"
Stanno davvero dicendo "Ti amo" “

/What a wonderful world - Louis Armstrong/

Se non avesse avuto la conferma direttamente da Caspian che non provava niente per Susan, per Peter sarebbe stata una pessima mattinata, mentre in quel modo fu solo una mattinata discreta.
Discreta in quanto sarebbe potuta essere migliore, visto che quei due non si erano ancora chiariti.
Non erano affari suoi e non si sarebbe mai intromesso, a lui bastava sapere che al moro non piaceva sua sorella, il resto poteva andare come voleva, però sarebbe stato più tranquillo se anche lei ne fosse stata a conoscenza.
Non riusciva a capire cosa pensasse lei, ovvero se credesse che Caspian provasse ancora qualcosa o meno. Provare a capire le donne era per lui un’impresa troppo ardua e non ci si sarebbe messo certo ora, però faceva comunque molta attenzione a come si rapportavano, a come si parlavano, a come si guardavano e a cosa forse avrebbero voluto fare da soli. Cose che comunque non avrebbero mai sperimentato, di qualunque cosa si fosse trattato, visto che non avrebbe mai tolto il disturbo, onde evitare altri equivoci.
Si fidava di Caspian, certo, ma di fatto non aveva obblighi verso nessuno e poteva sempre fare qualcosa che poi non gli sarebbe piaciuto.
Per sicurezza, insomma, non li avrebbe mai lasciati soli, anche se l’amico gli aveva assicurato che non era di Susan che era innamorato.
E di chi allora?
Ogni tanto ci tornava infastidito e quasi ossessionato.
Il fatto era però che lui voleva saperlo senza che fosse Caspian a dirglielo perché nel caso fosse stato davvero sé stesso oppure un altro che non era di suo gradimento, avrebbe dovuto affrontare una situazione scomoda a viso aperto.
Voleva prendersi Caspian ma senza parlare di stupide smancerie sentimentali.
A una cosa meno complicata non avrebbe potuto puntare, ma lui era Peter e il complicarsi l’esistenza era una sua caratteristica essenziale!
La mattinata la passarono in giro per Londra a mostrargli il loro, di mondo.
Tutti e tre insieme in giro per le strade umide e fredde di quella meravigliosa città suggestiva, davano certamente a pensare ad una coppia di fidanzati insieme al fratello maggiore di lei e amico di lui.
Altra fissa di Peter per la quale non si godette al massimo la passeggiata.
Era convinto che dall’esterno sembrasse che Caspian e Susan erano una coppia mentre lui l‘amico ed il fratello e nient‘altro.
Una bella passeggiata a tre alla ricerca, magari, di regali per il Natale ormai prossimo.
Non diede a vedere la propria insofferenza e si sforzò di far passare a tutti una piacevole mattinata in giro per le vie più o meno affollate e ad infreddolirsi aspettando la neve ormai sicuramente incombente.
Caspian e Susan non si comportarono comunque mai da fidanzati, né si guardarono come tali. Sembravano effettivamente entrambi presi da altro e capendolo non ritenevano importante chiarirsi fra di loro.
Il moro, al contrario di quanto potesse pensare l’ottuso fratello maggiore, era troppo preso dallo studiare quest’ultimo per mettere le cose in chiaro con la ragazza. Non gli pareva che importasse molto nemmeno a lei, del resto, di cosa provassero attualmente.
Si rese conto di quanto ancor più diverso fosse il giovane nei confronti dei suoi familiari, come aveva dedotto la sera prima osservandolo con cura.
Peter era un tipo dalle multi sfaccettature e più le scopriva a seconda della situazione e delle persone con cui stava, più si trovava inevitabilmente affascinato.
Con sua sorella, ad esempio, manteneva un atteggiamento sempre superiore e fermo, più formale rispetto a quello che aveva avuto con lui in camera. Bè, quando erano stati da soli gli era addirittura parso che in certi momenti cercasse di sedurlo, se doveva essere sincero… è che faticava a distogliere dalla propria mente l’immagine di Re Peter il Magnifico che dava ordini a destra e a manca e che litigava spesso e volentieri con chiunque lo contraddicesse. Quella persona seria troppo occupata a conquistare terre e proteggere persone per pensare a cose futili e frivole.
Passando davanti alle molte vetrine del centro addobbate a festa per il Natale, Caspian non aveva potuto comunque non rimanerne affascinato.
A Narnia non c’era niente del genere anche se c’erano altre bellezze.
Passando circa mezz’ora davanti ad ognuna di esse ad ammirare tutti i ninnoli, le luci, i festoni e fantasie natalizie esposte, sembrava quasi di vederlo tornare bambino. Già di suo dimostrava molto meno degli anni che in realtà aveva, ora con quell’aria luminosa e ammirata, quasi infantile, sembrava completamente un altro.
Tendenzialmente era serio, composto, educato, gentile e a modo ma mai sul bambinesco andante.
Peter si sorprese di quel suo lato nuovo e, naturalmente, non poté che piacergli. Lo dimostrò prendendolo in giro e Susan stessa si sorprese di vedere suo fratello che scherzava così amabilmente e allegramente con Caspian.
Ma certamente quello che la sorprese di più fu Caspian stesso che, quasi felice di essere la mira di Peter, rideva divertito rispondendo a tono, anche se sempre con la solita gentilezza di fondo troppo radicata.
- Guarda che di questo passo riusciremo a vedere giusto cinque vetrine in cinque ore! A pranzo dobbiamo essere a casa a preparare il pasto, ci riuniamo tutti insieme e sarà l’occasione per presentarti ai miei, ma con questa faccia ti prenderanno per un amico di Edmund e Lucy! -
Caspian capì perché lo disse e ridendo, rispose giocoso:
- Allora vorrà dire che mi metteranno in camera con Edmund! Se sono suo coetaneo… - Peter raccolse la stoccata sottile e gliela rigirò contro con grande abilità, ma sempre sghignazzando mentre se lo trascinava in avanti, spostandolo di peso dalla vetrina:
- Così sì che passi dei guai, anche se sembri bambino sei troppo grande per Edmund… - Fu chiaro come la luce del sole che siccome avevano troppa differenza d’età quei due non potevano nemmeno pensare a stare insieme in quel senso.
Non certo per suo fratello, ma perché Caspian era di sua proprietà, ovvio!
- Sembro davvero un bambino solo perché mi piacciono queste vetrine? - Chiese con un filo di provocazione nella voce e nello sguardo, Peter lo captò subito nei suoi occhi neri leggermente maliziosi e nel sorrisetto di sfida e con piacere l’accolse accentuando maggiormente malizia e provocazione:
- Oh, no. Non sembri un bambino. Sembri un gran bel bambino! E’ diverso! - Dopo di ché ammiccò lasciando interdetta tanto Susan quanto Caspian a cui fu chiaro che Peter stava giocando con lui, ma giocando in un modo che non aveva mai fatto e che era effettivamente poco fraintendibile.
Il moro arrossì lievemente ma fu salvato dal freddo che c’era e, rimasto senza parole, si trovò ad arrancare a fatica dietro all’amico che pareva stufo di fermarsi ad ogni bella vetrina.
Si scontrò con lui quando si fermò improvvisamente con Susan che invece proseguiva allibita senza sapere cosa pensare di quell’insolito comportamento del fratello.
Che Caspian gli piacesse era strano ma lo era ancora di più che qualcuno in generale gli piacesse. Cioè davvero.
Era come vederlo all’attacco e non per qualcosa che doveva conquistare od abbattere, bensì per qualcosa che gli piaceva e voleva per sé.
- Che c’è? - Chiese il moro una volta addosso all’altro, Peter si girò in fretta creando una vicinanza equivoca, quindi alzando subito gli occhi al cielo bianco e carico di nuvole, disse con entusiasmo:
- Nevica! - Poi alzò le mani ai lati coi palmi all’insù a ricevere quei lenti e timidi primi fiocchi invernali che si decidevano a scendere sul mondo.
I respiri si condensarono mescolandosi dopo essersi persi entrambi a guardare quei discreti e graziosi puntini bianchi che scendevano posandosi anche su di loro, poi mentre il moro continuava a fissare il cielo meravigliato con di nuovo quell’espressione infantile, Peter tornò a guardare lui ignorando l’eccessiva vicinanza.
Sorrise notando quanto rilassato e contento fosse da quel semplice evento, capiva bene perché ora che era lontano dal suo regno fosse così disteso e fanciullesco, in un certo senso. Perché si lasciasse andare di più.
Lì non era più re, non aveva un regno e della gente da tenere su, un ruolo importante da ricoprire, niente doveri e pressioni. Poteva essere semplicemente sé stesso, fare quello di cui aveva voglia, perdere tempo come voleva, ammirare ciò che gli piaceva.
Sapeva come ci si sentiva e sebbene a lui fosse sempre piaciuto essere il Re Supremo di Narnia, anche tornare un ragazzo normale ogni tanto era bello.
E Caspian in quella nuova versione gli piacque ulteriormente.
Poco dopo il giovane re dai capelli neri ordinatamente intorno al viso si accorse di essere fissato in modo poco equivoco e terribilmente intenso, così abbassò lo sguardo sul suo e vide gli occhi azzurri quasi inteneriti e comprensivi. Di nuovo un qualcosa che non si vedeva spesso in lui.
Aveva visto un’espressione simile solo per Lucy, quando erano venuti insieme a Narnia, solo che ora sorrideva dolcemente compiaciuto e non fraternamente protettivo.
Notò la differenza.
- E’ bellissimo, qua. - Diverso dal suo mondo, con altre peculiarità e bellezze, ma comunque una meraviglia ai suoi occhi. Anche se non furono convinti che intendesse Londra.
- Già… - Fece eco il biondo con ancora lo sguardo incatenato al suo.
No, non capirono a cosa si riferissero ma non ebbero tempo di chiarirlo poiché la tossita eccessiva di Susan li interruppe con indiscrezione facendo ricordare ai due che c’era anche lei.
- Hai ragione, dobbiamo andare a casa, ora… - Disse Peter tornando ad assumere la sua aria seria ed autoritaria. Come se spettasse solo a lui decidere tutto.
Come niente fosse si diressero verso casa, ognuno con un proprio pensiero stranito nel cuore.
Pensieri che prima o poi avrebbero dovuto chiarire.

La preparazione del pranzo fu alquanto buffa dal momento che Caspian non aveva mai partecipato a cose simili a Narnia, considerando poi le ricette diverse dei due mondi, per questi era come nascere per la seconda volta.
Era tutto nuovo e sapeva deliziarsi di ogni sciocchezza vedendola molto più bella di quello che non fosse in realtà.
- E come le rompo, le uova? - Un classico.
Caspian con due uova in mano ed una ciotola fornita da Peter il quale gli aveva ordinato senza troppe cerimonie di rendersi utile e di rompergli le uova e sbatterle per fare una frittata.
- Con la testa! - Gli disse brutalmente Peter credendo che scherzasse. Caspian lo guardò allibito, poi con un filo di voce chiese incerto:
- Eh? -
Al che il giovane aveva portato la sua attenzione sul moro che ancora non sapeva come si rompessero delle uova.
- Ma sei serio? Non sai cucinare? - Fece allora ironico inarcando le sopracciglia scettico.
Caspian si difese punto sul vivo:
- No, non cucino mai io, perché, tu sì invece? - Sarebbe stato alquanto strano da parte sua.
- Ovvio! Per molto tempo mi sono occupato io dei miei fratelli ed eravamo io e Susan a pensare a queste cose, quando eravamo soli con la mamma. Lei doveva lavorare per cui pensavamo a tutto noi. - Il ragazzo con ancora le uova in mano lo guardò dubbioso:
- E… sei bravo? -
- Carto che sono bravo! Mi piace e lo faccio bene! - Rispose piccato Peter prendendogli le uova e la terrina di mano intendendo che era inaudito che lui non fosse capace di fare qualcosa bene! - Dà qua principino dei miei stivali! - Fece poi con falsa prepotenza. Caspian lo guardò ancora più scettico di prima e con le braccia incrociate al petto in segno di sfida, l’osservò fare il lavoro che sembrava tanto facile.
- Vediamo cosa sa fare il gran cuoco supremo, allora! - Lo rimbeccò divertito storpiando il suo titolo di re.
Peter calato nella parte del grande esperto ruppe tutte le uova della confezione tenendole una per mano, quindi buttò i gusci dall’altra parte della cucina che planarono dritti nel lavandino. Dopo di che, veloce e pratico, ci versò del latte, un po’ di sale, ci grattò del formaggio sempre come fosse la cosa più facile del mondo e prendendo il contenitore a braccio si mise a scuotere tutto il composto con un mestolo apposta, agitandolo velocissimo in modo circolare.
Nel farlo alzò vittorioso lo sguardo sull’altro che lo fissava stupito dalla sua bravura nel fare qualcosa in cui lui non sarebbe mai riuscito e si chiese quante altre sorprese riservasse quella creatura strana.
- Pensi di poterlo agitare da solo mentre io preparo il resto? - Lo istigò compiaciuto di averlo sorpreso. Sapeva cosa usare per far colpo, non era sciocco.
- Se lo fai tu potrò farlo anche io! - Rispose senza pensarlo davvero, reputandolo davvero bravo anche se ci marciava su e si gongolava da solo come un idiota. Non lo diede comunque a vedere e prese la ciotola che gli porgeva l’amico divertito da questa sua affermazione.
- Agita veloce circolarmente. - Gli ordinò coi suoi soliti modi poco gentili.
Caspian eseguì automaticamente e si impegnò a fare gli stessi movimenti dell’altro, ma come iniziò con troppo impeto, il composto arancione invece di arrotolarsi in un mulinello grazioso come aveva fatto fino a poco prima, gli schizzò addosso sporcandogli il viso con un paio di gocce.
Peter naturalmente rise trovandolo effettivamente buffo e Caspian ebbe il primo istinto di rovesciargli il tutto sulla testa. Non disse niente e fece per pulirsi ma l’altro senza pietà sbottò con tono di comando:
- No, un vero cuoco non si ferma davanti a niente! Prima cucina tutto e poi si ripulisce! -
Caspian non ne era convinto e dall’espressione sempre più dubbiosa con cui lo fissava si vedeva, suo malgrado riprese con fatica in uno scatto d’orgoglio non volendo essere da meno di quel pallone gonfiato!
- Se lo dici tu… - Disse infatti non convinto. Trovò difficoltoso trovare il movimento giusto e all’ennesimo tentativo fallito, Peter parve avere pietà di lui e gli prese il polso facendogli vedere come doveva fare. Glielo mosse con decisione per un po’, poi quando sentì che aveva preso il ritmo corretto, lo mollò. Separandosi dalla sua mano lo vide rallentare automaticamente ma non per incapacità nel farlo da solo, bensì per preferenza nel farlo insieme.
- Dai, non rallentare o non viene bene! - Lo riprese il capo cuoco severo. L’apprendista allora si riscosse e si concentrò sul suo lavoro dimenticandosi delle gocce che gli sporcavano ancora il viso.
Lo vide mordicchiarsi il labbro in segno di impegno e non poté non trattenere un sorriso che era un misto fra il divertimento ed il compiaciuto; poi ebbe pietà e avvicinandosi prese un tovagliolo per pulirlo.
Come l’ebbe davanti Caspian fece per fermarsi ma di nuovo partì l’ordine repentino:
- Non fermarti! - e così fece.
Rimase imbambolato, però, a farsi pulire il viso in quel modo quasi intimo e premuroso.
Di nuovo un lato di lui che non avrebbe mai immaginato.
E nemmeno Susan visto che affacciata alla cucina per prendere il necessario per apparecchiare aveva subito fatto dietrofront a quella scenetta poco equivoca e perfettamente chiara.
Imbarazzata, sparì capendo in un lampo che fra quei due c’era davvero del tenero, sconvolta sia perché si trattava di due ragazzi che per il fatto che fossero proprio LORO DUE!
Peter con calma passò il tovagliolo su ognuna delle gocce arancioni che il moro aveva sul viso rilassato in uno stupore gradito.
Caspian non poteva credere che fosse così premuroso nei suoi confronti e che si sprecasse in un gesto tanto carino, ma non poteva che goderselo trattenendo il fiato e fissandolo mentre lentamente rallentava i movimenti del braccio.
Fu quello che fece interrompere tutto il momento d’atmosfera che si era creato, visto che il capo cuoco troppo calato nella sua parte lo apostrofò di nuovo con gran severità:
- Non rallentare! - Allora Caspian riprese velocità e Peter smise di pulirgli il viso, seppure a malincuore.
Il resto della preparazione la passarono a scherzare allo stesso modo con molti tira e molla del signor Gran Cuoco Supremo che metteva in difficoltà l’apprendista per poi avvicinarlo in momenti improvvisi.
Con Susan in soggiorno che aspettava di poter entrare senza interromperli, in agitazione per il non sapere come comportarsi nei loro confronti.