CAPITOLO VI:
GELOSIE
 
“Non possiamo andare avanti insieme
Con pensieri sospettosi
e non possiamo costruire il nostro sogno
su pensieri sospettosi”
 
/Suspicious mind - Elvis/

I problemi fra i due fratelli erano stati superati da tempo, specie grazie alla permanenza a Narnia come Re, però in un momento sembrò che tutto fosse tornato indietro.
Vedendo Edmund e Caspian ridere e scherzare allegramente insieme con un’intesa che Peter non aveva mai visto, tornato dall’università il prima possibile -con una Susan imbarazzata e silenziosa- non nascose il proprio fastidio convinto che tutti dovessero conviverci come faceva lui!
Alla sorella maggiore non sfuggì lo sguardo assassino con cui li fissò, specie come si soffermò sul fratello, e prevedendo tempesta si fece sentire al contrario di Peter che invece era rimasto in silenzio ad ucciderli con gli occhi.
Li interruppe salutandoli con un’eccessiva allegria e i due si alzarono ricambiando.
Vedendo il fratello maggiore sempre platealmente teso e contrariato, si chiese se non dovesse parlargli.
Parlare con lui di sentimenti era una cosa traumatica, peggio se erano proprio quelli di Peter!
Era una cosa che non avevano mai fatto, ma di quel passo avrebbe finito per prendere a pugni Edmund e non sarebbe stato bello.
- Come sono andate le lezioni? - Chiese gentilmente Caspian ad entrambi.
- E come vuoi che siano andate? Bene! - Liquidò in fretta il biondo scotolandosi la neve di dosso, infreddolito più che mai.
- Visto? - Lo sgomitò Edmund provocando in entrambi una risata per la quale solo loro due potevano sapere il motivo.
- Avevi ragione, ha detto proprio così! - Fece Caspian facendogli intuire di cosa si trattasse.
Susan fece una strana espressione mentre Peter una di evidente fastidio.
- Bel passatempo, parlar male di me! - Una reazione esagerata in pieno stile Peter.
“Ecco!”
Pensò infatti la sorella maggiore. Gli altri tre si guardarono e i due incriminati lo fissarono stupiti non capendo per cosa dovesse prendersela. Fu Caspian ad affrettarsi a chiarire:
- Ma non parlavamo male di te, diceva solo che se ti avessi chiesto come era andata tu avresti risposto così… - Peter però li superò ignorandoli altezzoso, aggiungendo solo un secco:
- Appunto, bel passatempo! - A Edmund e Caspian non rimase che guardarsi allibiti senza capire cosa gli prendesse, così Susan si chiese una volta di più cosa dovesse fare:
- Edmund, dovresti parlargli prima che ti schianti sul soffitto! - Il consiglio più saggio che avrebbe potuto dargli. - Ma non ora, lascialo un po’ in pace… -
- Ma cos’ha!? - Peter non era pane per ostie ma Edmund era davvero ottuso, in compenso.
- E’ un po’ geloso, si capisce no? - A quello i due ragazzi dissero in coro:
- Geloso?! E di che? - Ma la domanda giusta sarebbe stata ‘perché’.
La ragazza sospirò:
- Avete fatto un viaggio insieme senza di lui, sapete com’è egocentrico, a volte… anche se aveva superato la cosa, credo che si senta escluso quando state insieme. -
- Escluso?! Ma se è lui che esclude noi quando sta con Caspian! - Edmund lo disse con schiettezza davanti all’amico che imbarazzato per essere l’oggetto della gelosia, si estraniò dalla discussione per guardare la direzione in cui era sparito Peter, chiedendosi se dovesse raggiungerlo e tranquillizzarlo.
Sì, e dirgli cosa?
In ogni caso era vero che il rapporto con Edmund si era stretto molto per l’ultimo viaggio fatto insieme… se era quello il punto non poteva confutarlo.
E poi lui escluso da qualcosa… era proprio assurdo; sapeva bene come diventare subito protagonista… infatti, era appena successo!
Solo con una frase secca e la sparizione in camera ecco che tutti parlavano di nuovo di lui.
Peter aveva ancora un paio di problemini, non è che magari dovesse fare un altro salto a Narnia?
Non poteva capire, il giovane re, che la natura di ciò che doveva capire Peter non poteva essere appresa nell’altro mondo ma solo con una persona specifica accanto.

Peter, al contrario di quello che gli altri pensavano, non era andato in camera propria ma in quella di Lucy ad interromperla nei suoi compiti per fare qualcosa che solo con lei di solito faceva. Confidarsi.
Ma quella volta più che confidarsi doveva farle una domanda specifica.
Lucy china sui compiti si risollevò e lo guardò stupita di vederlo lì, ad una sola occhiata capì subito che era nero e che gli era successo qualcosa, quindi stupita e preoccupata chiese:
- Cosa è successo? -
Peter andò dritto al punto, stufo di girarci intorno.
- Sii sincera. Che rapporto hanno costruito nell’ultimo viaggio a Narnia, Edmund e Caspian? -
Lucy rimase basita ad ascoltare la domanda, quindi cercò di pensare velocemente a cosa volesse sentirsi dire e soprattutto a cosa fosse meglio dirgli. Non capì subito la natura di una domanda così strana, quindi optò per la sincerità:
- Bè, a parte quello screzio nella caverna perché tentati dall’oro, poi non mi pare abbiano avuto altri problemi. Hanno collaborato, si sono aiutati a vicenda in molte occasioni e si sono spalleggiati. Insomma, sono diventati dei buoni amici. -
- Come si sono lasciati? - Altra domanda diretta ma strana per la ragazzina. Lo fissò stranita e cauta rispose convinta che si sarebbe beccata lei la tempesta:
- Bene. Abbracciandosi. Erano dispiaciuti di separarsi, hanno legato molto. - E una notizia peggiore non avrebbe potuto dargliela. Lo vide nello sguardo del fratello che si incupì drasticamente. Cioè più di prima!
Sospirò e con delicatezza e titubanza, chiese:
- C’è qualcosa che non va?! - E sebbene di norma a quel punto lui sbottava sfogandosi con lei, quella volta grugnì un incomprensibile qualcosa ed uscì dalla stanza chiudendosi davvero nella propria.
Seduto in quelli che erano quasi due letti uniti, si mise a pensare più veloce di un treno merci: poteva davvero aver frainteso tutto, in fondo.
Quella persona speciale poteva essere chiunque.
Anche Edmund, visto che in realtà era più grande dell‘età che dimostrava il suo aspetto di ragazzino.
E per lui dubitare di sé stesso equivaleva ad uno dei suoi peggiori stati!

A cena Peter aveva ancora il muso e parlava a monosillabi, con sgarbatezza e arroganza.
“Da impiccare!”
Pensò esasperato Caspian ricordandosi di quanto non avesse sopportato quel suo lato, quando si erano incontrati la prima volta.
Susan che ormai sapeva tutto si chiedeva se fosse il caso di parlare a suo fratello e alla sola idea di farlo si sentiva male, visto che di sicuro sarebbe nata una pesante discussione e poi comunque lui non si sarebbe aperto con lei. Lucy capiva cosa succedesse men che meno ed Edmund semplicemente sentiva che sarebbe esploso di lì a poco.
Ogni volta che parlava con Caspian usciva qualche battuta acida da Peter e subito calava il gelo.
I loro genitori, riuniti per la cena dopo una stancante giornata di lavoro, non capivano cosa avesse il loro primogenito ma chiederglielo sarebbe equivalso a scatenare un’altra guerra e di guerre ne avevano abbastanza.
Avevano accettato di buon grado la permanenza di Caspian e gli facevano molte domande per sapere del suo paese e cosa facesse là. La storia che aveva inventato insieme agli altri quattro era stata convincente ma ogni volta che gli chiedevano qualcosa, avevano sempre paura che si tradisse e quindi era frequente che Edmund, Susan o Lucy venissero incontro al giovane re per aiutarlo.
Peccato che se lo faceva una delle ragazze andava bene, ma quando era Edmund, Peter grugniva o lo rimbeccava accusandolo di non far mai parlare il loro amico.
“Peter, Edmund non ha tutta questa pazienza…”
Pensarono infatti le due sorelle guardando il maggiore con apprensione mentre uno a caso lo fulminava come se fossero tornati prima di approdare a Narnia.
Caspian era in netta difficoltà perché sebbene era infastidito da quell’atteggiamento, il fatto che lo facesse per gelosia un po’ gli piaceva inevitabilmente ma soprattutto lo faceva sentire in colpa.
Caratteristica del giovane era infatti quella di mettersi sempre in discussione per lavorare su sé stesso e sui suoi probabili difetti od errori.
Se era colpa sua doveva capirlo e correggersi.
In questo modo era diventato un re in gamba.
Dopo cena il padre chiese il favore proprio ai due figli maschi di andare fuori a spalare un po’ di neve per paura che poi con la notte si sarebbe ghiacciata tutta e che l’indomani mattina nessuno sarebbe potuto uscire di casa senza cadere.
I due si guardarono più male che mai, come avessero già apertamente litigato, dopo di che senza dire niente indossarono le giacche ed andarono fuori a fare il lavoro richiesto.
Caspian si offrì di aiutarli ma gli altri gli dissero che sarebbe stato meglio lasciarli discutere un po’ in santa pace.
Grande acutezza del padre.
Una volta fuori entrambi con una pala in mano, si diedero da fare in silenzio di buona lena, mentre spalavano la neve caduta in abbondanza.
Avrebbero benissimo potuto lavorare in quel modo tutto il tempo se scontrandosi per sbaglio Peter non l’avesse di nuovo ammonito ed Edmund, all’ennesima, non ci fosse più stato.
- La vuoi piantare? Cosa cavolo hai, una volta per tutte? - Lo affrontò diretto e seccato com’era nel suo stile e Peter lo ignorò altero:
- Non sei al centro dei miei pensieri! - Come per dire che non era per lui che era arrabbiato.
- Non dire palle! - Il suo linguaggio era il peggiore, era sempre stato il ribelle fra loro quattro.
- Dico quello che mi pare! - Rispose pronto, sempre saccente.
- Non a me! - Edmund gli andava dietro intenzionato, se necessario, a dargli giù con la pala. Peter allora si voltò di scatto e trovandosi a fronteggiarlo, lo vide risoluto e furioso, così strinse il manico ma non l’alzò come avrebbe voluto.
Sapeva anche controllarsi, se volva.
Lo guardò però molto male e senza saper cosa dirgli se non un insulto, si tornò a girare ignorandolo:
- Perché sei arrabbiato? - Insistette Edmund sapendo che se non l’avrebbe chiarito sarebbe degenerato tutto. E lui la pazienza di affrontare un Peter rabbioso non ce l’aveva, specie perché diventava davvero insopportabile!
Il maggiore non voleva parlargliene e non l’avrebbe fatto, però qualcosa per scrollarselo di dosso avrebbe dovuto dire, così borbottò la prima che gli venne in mente, senza inserire il cervello. Brusco e prepotente:
- Non sono affari tuoi! -
Edmund non ci vide più, quindi buttò la pala sulla neve e lo disse al posto suo, quasi gridando:
- Sei geloso, ecco cosa c’è! Perché tu non c’eri nell’ultimo viaggio ed io e lui siamo diventati amici! Perché tu non ci sei riuscito, quando l’hai incontrato anni fa. Perché sei un idiota! - Concluse degnamente rientrando in casa senza la minima intenzione di trovare un dialogo costruttivo con Peter modalità Re Supremo Insopportabile.
Il ragazzo rimase lì a guardare la vanga buttata sulla neve e a ripetersi mentalmente le sue parole.
Era vero, dannazione. Era tutto vero.
Ma cosa poteva farci?
Era una questione più complicata del ‘tu non c’eri ed io sì’.
La questione era di capire cosa provasse una volta per tutte Caspian. Perché lui lo voleva e poteva prenderselo, ma improvvisamente non capiva perché contasse tanto anche cosa volesse l‘altro.
Quella gelosia lo stava divorando ed era vero.
Era dannatamente vero, ma non perché si sentiva escluso da loro, tenuto indietro, messo da parte.
O meglio, in parte sì, ma non solo.
Era anche… una questione di sentimenti.
Quelle cose zuccherose che tiravano fuori le donne, di cui lui si era sempre vergognato.
Cose che in tutti i suoi anni, e non erano pochi quelli che in realtà aveva, non aveva mai affrontato.
Di fatto non si era mai sposato, quando era re!
Immerso nei pensieri non si accorse dei nuovi fiocchi di neve che avevano ripreso a scendere dal cielo coperto di nuvole basse.
Non si accorse di essersi fermato dal suo lavoro e nemmeno del freddo che faceva, ma si accorse della presenza silenziosa di Caspian dietro di sé.
Quando si voltò lo vide in piedi con la pala, appoggiato ad essa, davanti a sé. Lo fissava serio, con un che di adulto.
Parve davvero più grande di lui, in quell’istante.
Si accorse della neve guardando i suoi capelli neri che cominciavano a ricoprirsi di piccoli fiocchi bianchi.
Si accorse del freddo guardando il suo fiato condensarsi, senza accorgersi del proprio che lo faceva da ben più tempo.
Si accorse di aver smesso di spalare quando si ritrovò sprofondato nella neve fino alle caviglie, impossibilitato a muoversi in fretta per allontanarsi.
- Non è successo niente fra me ed Edmund. E mai succederà. - Esordì calmo e pacato mantenendosi ad una distanza comunque ravvicinata. Peter cominciò a sentirsi a disagio, colto in fallo. Nudo. - Siamo diventati amici, tutto qua. - E non capì come mai gli credette ciecamente e si sentì sollevato, però sapeva di esserlo solo perché era stato Caspian e l’aveva fatto in quel modo.
Però la chiusura allo stomaco che sentì gli fece venire l’istinto di allontanarsi, senza riuscirci visto quanto era sprofondato ancora di più nella neve.
Alla penombra della sera illuminata solo dai lampioni in fondo al giardino, i due ragazzi si guardarono e sebbene Peter non riuscisse -e non ci provasse davvero- a muoversi, Caspian sì ed annullò la breve distanza che rimaneva.
Di nuovo uno davanti all’altro a sfiorarsi, coi respiri condensati che si mescolavano ed i fiocchi di neve sempre più grossi e fitti che cadevano su di loro gelandoli senza fargli comunque sentire freddo.
Gli occhi diversissimi fra loro si fissarono seriamente, senza distogliersi.
Peter si vergognava di sé stesso, ora con Caspian capiva che era stato sciocco e rendersene conto era atroce, gli bruciava tremendamente, ma sapeva rimediare sempre e questo, fra i mille difetti che aveva, era un pregio importante.
- Mi dispiace. - Mormorò senza sentirsi più superiore al giovane re che aveva davanti, come invece nel loro primo incontro si era sentito.
Caspian sorrise in quel modo intenso e magnetico, quindi senza dire niente prese la vanga dalla mano di Peter e la lasciò cadere insieme alla propria, quindi alzò le mani di lato rivolgendo i palmi verso l’alto ad accogliere la neve che scendeva su di loro, creando un paesaggio suggestivo e spettacolare.
Come aveva fatto Peter solo poche ore prima.
Anche lui, infatti, sorrise dapprima titubante per la scenata che aveva fatto, poi lasciandosi andare con il sollievo nell’azzurro delle proprie iridi e nelle labbra carnose che si piegavano rilassandosi.
- Sei davvero cambiato. Ora sei un vero re. - E queste parole, dette da Peter, furono come una dichiarazione.
L’aveva visto davvero quel cambiamento in lui, quella sicurezza placida, quella certezza di saper dire e fare la cosa giusta al momento giusto.
Quella maturità saggia che a lui forse, nonostante tutti gli anni da reggente, mancava ancora.
O forse solo una peculiarità caratteriale tipica di Caspian.
Qualcosa che però si aggiunse nella lista delle cose che a Peter piacevano.
Accese un sorriso radioso e stupito di ringraziamento, quindi alzò a sua volta le mani con i palmi verso l’alto a raccogliere i fiocchi che ormai li imbiancavano infreddolendo e bagnandoli e trovando irresistibile anche il gesto di mangiarseli, abbandonò la testa all’indietro, chiuse gli occhi e aprì la bocca lasciando che quelle che sembravano palline zuccherose, scendessero leggere al suo interno.
Caspian, ancora una volta, si sorprese sentendo di nuovo un’attrazione potente investirlo e scaldarlo brutalmente.
Lo sentì ma non agì, limitandosi a fissarlo magnetizzato da quell’atteggiamento insolito ma affascinante.