CAPITOLO VII:
ACCETTAZIONE
“Sconosciuti
nella notte che si scambiano occhiate
Domandandoci
nella notte
Quali
fossero le possibilità che noi dividessimo l'amore
Prima
che la notte fosse finita
Qualcosa
nei tuoi occhi era così invitante
Qualcosa
nel tuo sorriso era così eccitante
Qualcosa
nel mio cuore
Mi
ha detto che dovevo averti “
/Strangers
in the night - Frank Sinatra/
Quando li videro
rientrare sorridenti e sereni, tutti li guardarono come se fossero una
visione.
Erano ricoperti
di neve e particolarmente pallidi per il freddo, ma parlavano e si
comportavano come se non fosse successo niente.
Tutti gli
sguardi, allora, furono per Caspian.
Sguardi carichi
di ammirazione perché era riuscito a stanare il pessimo umore di
Peter/carro armato!
- Andiamo ad
asciugarci. - Disse allora quest’ultimo con ancora la famosa mania di
comandare.
Caspian lo
seguì a ruota girandosi all’ultimo verso la famiglia che lo fissava
ancora strabiliato ed in silenzio fece loro l’occhiolino con
complicità, come a dire che era tutto a posto, poi con educazione fece
un breve cenno col capo in segno di saluto e con eleganza continuò a
camminare dietro all’amico che non si era accorto di nulla.
“Mi
sa che non serve che mi intrometto!”
Pensò
compiaciuta Susan, sollevata dall’idea di non dover fare la confidente
di qualcosa di tanto imbarazzante!
Arrivati in
camera, Peter aveva già recuperato due asciugamani e lanciandone uno a
Caspian che gli approdò in testa, si avvolse l’altro intorno a sé
lamentandosi delle mani fredde.
- Anche io le
ho fredde, verranno i geloni… - Disse di rimando il moro asciugandosi
la testa per non ammalarsi.
Peter fece di
nuovo una di quelle espressioni indecifrabili e mentre l’osservava gli
si avvicinò sicuro, quindi tenendosi i lembi del telo che aveva
addosso, prese le mani del ragazzo che, stupito, guardava cosa stesse
facendo senza capirlo.
- Devi fare in
questo modo… - Così dicendo cominciò a strofinarle nelle sue che,
sebbene fossero altrettanto fredde, cominciarono a far circolare il
sangue più veloce riscaldandole lentamente ma senza eccessivi dolori.
Di sicuro a
riscaldarlo maggiormente non era stato tanto lo sfregamento quanto il
gesto in sé.
Dopo aver
avviato l’operazione, il biondo alzò lo sguardo sugli occhi neri e
confusi di Caspian, capiva il suo disagio e se si fossero messi a
parlare sarebbe stato imbarazzante quindi preferì agire senza
discorrere di niente.
E, nel suo
stile, lo fece diretto e deciso, senza più esitazioni e ripensamenti!
Smise di
sfregare e si avvicinò al suo viso posando con sicurezza le labbra
sulle sue.
Il contatto
trasmise ad entrambi una violenta scarica elettrica iniziale, poi col
calore che li investiva ad ondate, fecero scivolare le mani sui fianchi
l’uno dell’altro mentre quelle di Peter risalivano veloci fra i capelli
neri umidi, infilando le dita fra le sue ciocche lunghe e attirandolo
meglio a sé; quelle di Caspian trovarono ristoro sulla sua schiena,
sotto l’asciugamano ancora addosso, se lo strinse a sé in un maggior
contatto che gli fece girare la testa insieme alle loro lingue che si
incontravano intrecciandosi fra loro.
Rimasero poi
immobili a baciarsi perdendo contatto con loro stessi, trasportati
lontano da lì, coi sensi impazziti ed il cuore che batteva.
Si poteva fare
una cosa simile solo senza pensarci troppo, affrontarla a viso aperto e
parlarne avrebbe fatto nascere una serie di problematiche che non
sarebbero stati pronti a risolvere, probabilmente. Per loro, nei tempi
in cui erano, non era di certo facile.
Solo
desiderandolo disperatamente fino a perdere il controllo e dimenticarsi
di ogni precedente considerazione e barriera.
Ma per il
momento godersi l’attimo era tutto ciò che importava ad entrambi.
Gli
asciugamani, poi, caddero ai loro piedi ma non se ne accorsero, il
calore che sentivano veniva da dentro e i brividi non erano certo per
la temperatura, bensì per il contatto profondo che stavano avendo.
Sconvolti, si
staccarono prendendo fiato e rimasero con le fronti appoggiate l’una
all’altra, gli occhi chiusi e successivamente abbassati a fissare
intensamente le labbra altrui. Quelle labbra invitanti, carnose e ben
disegnate che avevano appena posseduto. Umide, pulsanti, ancora così
desiderabili.
I cuori
andavano come impazziti, nei loro petti, mentre il sangue scorreva
veloce nelle vene accaldandoli nonostante il fresco invernale nella
camera.
Si tenevano
vicendevolmente, uno per il colletto della camicia e l’altro per i
fianchi, per niente intenzionati ad allontanarsi ma nemmeno a parlare e
a proseguire.
Non sapevano, a
quel punto, cosa avrebbero dovuto fare.
Peter aveva
voluto baciarlo e l’aveva fatto, stop. Se avesse voluto rifletterci
l’avrebbe certamente fatto prima di quel gesto… ora che era finito,
però, rimaneva quella domanda che si ostinava a non pronunciare.
“Ed
ora?”
Nessuno dei due
osò dirla, anche se il primo a reagire fu Caspian il quale non riusciva
a stare per troppo tempo senza ragionare.
Del resto, al
contrario dell‘altro, era solito pensare prima di fare qualcosa!
Era confuso ma
sapeva con certezza che quello che era successo gli era piaciuto,
avrebbe voluto rifarlo e magari andare avanti ma la consapevolezza
strisciante che fosse sbagliato e che ci fossero mille motivi per
fermarsi, ricominciava ad innalzare una dolorosa barriera fra loro.
- Cosa… cosa
facciamo, ora? - Smarrito ma carico di un desiderio ancora tangibile.
Tangibile nella pelle arrossata, nel fiato corto, nella presa ferrea
sui fianchi del compagno.
Peter allora si
trovò costretto a pensare ad una risposta e quando tentò di ponderare,
andò totalmente in confusione.
Una cosa era
rifiutare i ragionamenti e agire impulsivamente come gli andava,
un’altra era analizzare i come e i perché. Soprattutto i perché.
- Non… non lo
so… - Ammettere che non ne aveva idea per lui fu davvero difficile e
strano, aveva sempre qualcosa in mente, sapeva sempre cosa fare.
Caspian alzò
gli occhi sorpreso sui suoi azzurri, ora apparivano leggermente cupi e
quindi con dei curiosi riflessi grigiastri. Erano ancora vicini, fronte
contro fronte, i respiri sulla pelle, sguardi incatenati a gettare nel
caos i due ragazzi.
- Perché mi hai
baciato? - Chiese con logicità sperando di recuperare in fretta tutte
le proprie facoltà mentali.
Peter fece
istintivamente per ritrarsi e spingerlo via, anche se senza troppa
convinzione, ma la presa salda di Caspian lo trattenne a sé. Le mani
del primo contro il suo petto.
- Volevo farlo
e l’ho fatto. Non c’è un perché. - Disse svelto e duro. Poi sulla
difensiva, quasi lo attaccasse: - E tu perché hai ricambiato? -
Il moro si
morse il labbro e ci rifletté un istante, poi sospirò decidendo che
quello di certo era il momento più adatto sia per dirlo a lui che per
ammetterlo una volta per tutte a sé stesso.
- Perché temo
di essere innamorato di te. Ho cercato di contrastarlo, l’ho rifiutato,
mi sono rassegnato ma poi mi sono ritrovato qua a poterlo vivere a
pieno ritmo, totalmente, intensamente, completamente fuori dalla mia
portata. Mi ha sovrastato, questo sentimento per te. Ed ora non posso
più far finta di nulla. -
Fra i due era
quello che aveva sempre avuto più familiarità nel parlare di
sentimenti.
Peter lo guardò
alla sua muta domanda su cosa fosse per lui e in risposta premette di
nuovo le mani sul suo petto per allontanarlo, invano.
Caspian lo
tratteneva facendo una forza che probabilmente non aveva messo nemmeno
in combattimento e da dire c’era che lui stesso non era ancora troppo
convinto di voler separarsi.
La fronte era
ancora là, contro la sua, e ci stava così bene…
Cominciò però a
mordersi il labbro inferiore fin quasi a farselo sanguinare e liberò
un’espressione quasi impaurita per l’aver trattenuto qualcosa di
potente così a lungo.
L’altro lo
notò, così decise di provare a calmarlo a modo suo e l’abbracciò con
dolcezza, obbligandolo a rifugiarsi fra le sue braccia.
Inizialmente
Peter non volle ma appena provò il calore di quel contatto pieno e
sincero la testa tornò a girargli e nemmeno con tutta la sua volontà
riuscì a far eseguire al proprio fisico il comando di allontanarsi.
Così rimase a
nascondere il viso contro il suo collo, pieno di vergogna e confusione.
- Non so. Non
so cosa provo. So solo cosa voglio. E poi dicevi che era sbagliato, che
ci sono barriere, che non lo possiamo vivere. Allora ho deciso di non
pensarci, di non parlarne, di non affrontarlo. Di farlo e basta. Ti
volevo, tutto qua. Tu oggi sei qua e magari domani andrai via e non ti
vedrò più. Io… - Si morse di nuovo la bocca, poi si aggrappò a sua
volta alla sua schiena, stringendosi convulsamente, togliendogli il
respiro: - non sono uno che butta via le occasioni, che ha rimpianti,
che non vive per paura. -
Caspian rimase
profondamente colpito da quel discorso, quella specie di sfogo buttato
fuori tutto in una volta, senza prendere fiato, spaventato, con forza.
Ne ebbe tenerezza vedendo il Re Supremo in tutta la sua fragilità,
fragilità che c’era in ognuno ma che alcuni nascondevano e soffocavano
egregiamente.
- Ma lasciare
da parte i sentimenti non è vivere davvero un rapporto. Non lo vivi
solo fisicamente ma anche interiormente, con l’anima, il cuore, la
mente… -
- Ma… - La voce
gli si spezzò, poi si fece forza, tirò ogni muscolo e strinse ancora di
più fino a fargli male: - tu non ci sarai per sempre. Prima o poi te ne
andrai. -
Caspian
contrasse il proprio viso in una smorfia di sofferenza, sapendo di non
essere visto. Era difficile anche per lui, ci aveva messo tanto a
rifiutare e a proseguire lo stesso, ora lasciarsi andare era ancora più
complesso. Eppure non poteva più fermarsi, ormai:
- Però adesso
sono qua e non posso non cogliere ogni attimo. Intendo veramente. Con
tutto me stesso. Io non pensavo che fosse così grande e serio, quello
che provavo per te. Sembrava tutta un’altra cosa. È stando qua che ho
capito cosa fosse realmente, ora non potrò più rimangiarmelo. -
Peter, dunque,
lo disse senza pensarci, buttandolo fuori istintivamente, come se
avesse sempre desiderato solo quello:
- Allora non
rimangiartelo. - Detto questo, sempre con una forza esasperata, si alzò
dal suo petto e si impossessò della bocca con disperazione, decisione,
prepotenza e passione. Dimenticandosi di nuovo di tutto.
Prendendosi
tutto ciò che poteva di quel ragazzo che gli era entrato dentro in un
modo che non avrebbe mai pensato e mai sarebbe stato disposto ad
ammettere.
Lo strinse a sé
e lo tenne come spaventato all’idea che se ne andasse proprio in quel
momento, continuando a baciarlo, a muovere la lingua nella sua bocca e
a gestirlo come se fosse questione di vita o di morte.
Caspian
travolto da quel modo di amare, di prenderlo, di farlo suo, si lasciò
trascinare privo di nuovo della capacità di ragionare, navigando in
quella tempesta di fuoco, toccando le angosce del Re Supremo che si
ostinava sempre a non dimostrarle nemmeno sotto tortura.
Baciando Peter
a quel modo vide un lato di lui a tutti sempre nascosto, un lato che si
era sempre chiesto se possedesse. Le sue paure, le sue debolezze, i
suoi timori, le sue fragilità, i suoi dubbi.
Eppure toccò
anche quel lato che strabordava ogni secondo, in ogni gesto, in ogni
modo di fare e di dire. Quello che l’aveva confuso provocando
inizialmente sentimenti contrastanti senza fargli capire se gli
piacesse o meno. Il desiderio ardente di realizzare i propri desideri a
qualunque costo, ma sempre nella via giusta.
La sua forza
esagerata nascondeva le sue paure che come tutti aveva, solo che sapeva
abbagliare chi lo circondava con altre doti e qualità.
Finiti contro
il vetro della porta finestra del balcone, il freddo che trasmise li
riscosse facendoli scostare brutalmente e girare.
Con una
minuscola parte di loro forse capirono di aver bisogno di respirare di
nuovo e di pensare con calma a quello che avevano appena deciso.
Pensare ma senza separarsi.
Così Peter come
aveva iniziato a baciarlo in quel modo impetuoso e possessivo, smise e
se lo rigirò fra le braccia rivolti entrambi verso la finestra davanti
a loro. Vi si appoggiarono ignorando il fresco che proveniva da essa
visto che non era molto grossa, lo cinse con le braccia da dietro
tenendolo gelosamente contro di sé e Caspian si beò di quel gesto e di
quell’abbraccio che sebbene esternamente parlasse della sua prepotenza,
in realtà parlava del fuoco che lo bruciava e riscaldava chiunque
avesse accanto. E del timore che gli sfuggisse dalle mani colui che al
momento contava più di tutti.
Si sentì sicuro
con la certezza che anche se una forza superiore l’avesse chiamato a
Narnia, Peter sarebbe in qualche modo, con quell’abbraccio forte, a
trattenerlo lì.
Con gli occhi
seguì distrattamente i fiocchi di neve grossi e fitti che cadevano
all’esterno imbiancando il mondo notturno di Londra. Da lì si vedeva
una parte della città fra luci soffuse e un’atmosfera affascinante
portata dalla neve, dal natale in arrivo e da ciò che ognuno provava
guardando quello spettacolo naturale.
Anche quel
mondo era bellissimo, ma forse gli appariva tale perché lo stava
osservando con la persona di cui era innamorato, colui che desiderava
di più.
Qualunque cosa
dovessero capire entrambi con quel viaggio inaspettato, sperò
egoisticamente di comprenderlo il più tardi possibile visto che sapeva
che appena sarebbe successo, Aslan l’avrebbe riportato a Narnia senza
pietà.
- E’ davvero
bello anche qua… - Mormorò catturato e assorto non intendendo solo il
paesaggio che scrutava.
- Vero? - La
conferma venne anche da Peter la cui guancia morbida era appoggiata
contro la sua ricoperta da un leggero velo di barba scura.
Il sorriso che
percepì dal suo compagno che lo legava a sé in quel modo pieno e
deciso, Caspian non l’avrebbe mai dimenticato.