CAPITOLO VIII:
AVVICINAMENTO
“Paradiso,
mi sento in paradiso
E
il mio cuore batte in modo che malapena riesco a parlare
E
mi sembra di trovare la felicità che cerco
Quando
siamo fuori insieme ballare guancia a guancia “
/Heaven-
Louis Armstrong and Ella FitzGerald/
Il giorno dopo Peter
trovò il modo di scusarsi subito con Edmund, naturalmente a modo suo e
senza dire chiaramente ‘perdonami, ho sbagliato’. Disse solo ‘ho
esagerato’, che equivaleva ad un ‘avevi ragione tu’.
Era domenica e
non c’erano lezioni, così decisero di fare un’uscita tutti insieme in
città, fu così chiaro a tutti che Peter doveva aver raggiunto la pace,
qualunque cosa gli fosse successo, visto che era sereno, allegro e
apparentemente senza il minimo problema al mondo. Anzi, si sorpresero
nel vederlo così felice, effettivamente.
Per di più con
un’alchimia davvero marcata con Caspian a sua volta confuso ma
contento.
Decisi a
godersi l’attimo, farlo a pieno, il moro sapeva che non sarebbe stato
tanto facile far vivere davvero i suoi sentimenti a Peter, ma in
qualche modo ce l’avrebbe fatta e non poteva rinunciare tanto
facilmente.
- Di qua!
-Disse Peter con decisione.
- Non è quella
la strada più corta! - Osservò Susan.
Il fratello
nemmeno la degnò, proseguendo testardamente come se non avesse detto
niente.
- Peter! - Lo
richiamò piccata la sorella.
- Certo che è
di qua! Pensi che possa perdermi a casa mia?! -
- E’ sempre
casa tua! - Rispose esasperata la ragazza scrollando le spalle,
seguendolo senza contrastarlo. Il maggiore le lanciò un’occhiata di
sfida che nel suo personale linguaggio equivaleva ad un gesto di
buon’umore visto che altrimenti l’avrebbe ammonita e basta.
- Vuoi negare
che Londra ed i dintorni sono casa mia? -
- Anche mia se
è per questo! - Susan sapeva di non doverci cascare ma a volte si
stufava di quei suoi modi autoritari anche lì… non erano a Narnia!
Peter
l’affiancò con un sorrisino sbieco che fece pregustare a tutti una
divertente discussione fra fratello e sorella.
- Ma la conosco
meglio io, visto che so che per di qua si accorcia la strada per
arrivare al lago ghiacciato! - Precisò altezzoso di proposito.
Susan sbuffò
alzando gli occhi al cielo. Con una parte di sé sapeva che la stava
provocando volutamente, ma le dava fastidio lo stesso… e poi perché
imporre a tutti un’uscita a cinque? Lei avrebbe visto volentieri quello
che sperava diventasse il suo ragazzo… certo Caspian era un’ottima
compagnia, ma l’amore era l’amore…
- Non è questa,
ti sbagli! - A questo Peter rise spontaneo come a schernire quella che
per lui parve una battuta divertente. Susan lo capì e se ne infastidì:-
Che c’è, non credi di poter sbagliare? -
- Fammi
indovinare… - Si intromise allora Caspian affiancando Peter dall’altra
parte: - No? - Fece con marcata ironia. Edmund e Lucy risero mentre il
destinatario di quest’ultima uscita ghignò divertito.
- Allora mi
conosci bene! - Rispose quindi senza arrabbiarsi, con altrettanta
ironia.
Gli altri si
stupirono di quella sua reazione. Sapevano che spesso loro fratello
assumeva certi atteggiamenti di proposito per giocare un po’ con loro e
a turno ci cascavano sempre, era spassoso tutto sommato, però anche se
scherzava dicendo che si riteneva al di sopra di ogni errore umano, in
realtà lo pensava davvero ed era questo che era veramente comico, per
loro!
Eppure Caspian
non fu ammonito in alcun modo ed anzi Peter accettò di buon grado la
sua provocazione aprendo un nuovo siparietto con lui, come se non
avessero fatto altro in vita loro che divertirsi così ed andare
d’accordo. Cosa non proprio vera!
- Ho
sperimentato sulla pelle, un paio di anni fa, cosa volesse dire aver a
che fare con te e il tuo smisurato orgoglio! - Solo per dire una cosa
simile uno chiunque di loro si sarebbe beccato un’altra occhiataccia
infuocata, ma lui fu graziato visto che anzi si ritrovò con un suo gran
bel sorriso accattivante.
- Solo il mio
orgoglio? Mi pareva di averti fatto assaggiare anche il mio
incommensurabile talento! - Rispose quindi a tono.
- In cosa?
-Chiese ridacchiando l‘amico.
- In tutto!
-Gli altri risero ed ora anche Susan si rendeva conto di essere
semplicemente stata giocata dal suo insolito eccessivo buon umore. - Ma
soprattutto nel combattere! - Concluse trionfante. Le risa aumentarono.
- Ma dai,
quello che facevi era combattere? - Lo provocò ancora il compagno
continuando così allegri ed incalzanti ad escludere gli altri che però
stupiti erano contenti di assistere ad una scena così esilarante.
- A proposito
di combattere, mi auguro per te che la mia spada sia ancora intatta! -
- Oh, l’ha
conservata gelosamente! - Osservò allora Lucy trovando divertente quel
punto del dialogo. Caspian continuò a sorridere ma si zittì, allora
subentrò Edmund:
- E sapessi
come ci teneva ad utilizzarla lui e lui soltanto! - Le risa ora furono
per lui e Peter fu compiaciuto nel sapere quei dettagli, così volendone
ancora li intimò a proseguire:
- Davvero? -
- Certo! Penso
che ci dormisse anche insieme! - Sentenziò allora Lucy con malizia la
quale, dopo aver visto i nuovi atteggiamenti dei due ragazzi più
grandi, non poteva non aver capito che qualcosa dovesse essere
successo.
La risata di
Peter si levò allegra mentre lo circondava con un braccio attirandolo a
sé in modo amichevole.
- Allora l’ho
affidata alla persona giusta, dopotutto… -
- Per…perché,
avevi dubbi? - Chiese Caspian combattendo l’imbarazzo nell’essere stato
scoperto così platealmente.
- Qualcuno! Ma
se Narnia sta ancora bene e nessuno di noi geni della lampada magica è
stato richiamato per risolvere qualche guaio, significa che in fondo
andavi bene! - Anche se nessuno osò dire che con la permanenza di
Caspian sulla Terra il loro regno preferito avrebbe di nuovo rischiato
grosso.
Tutti lo
pensarono ma nessuno lo espresse.
Il giovane re,
comunque, si sentì al settimo cielo per i complimenti insoliti di
Peter, il massimo che si potesse pretendere da uno così, e lui stesso
si sentì meglio nel sapere quanto ci aveva tenuto alla sua spada.
- Eccoci qua!
Visto che avevo ragione? Questa era la strada più corta! - Li
interruppe Peter rendendosi conto di essere arrivato al lago
ghiacciato. Il paesaggio tutto intorno era cosparso di alberi e la neve
caduta tutta la notte ed il giorno precedente lo rendeva molto
suggestivo nel complesso.
Mollò Caspian
che subito dubbioso, chiese:
- Ed ora che
siamo qua? - Non gli aveva detto, il signor comandante, cosa aveva
progettato e lo guardò prendere in mano i pattini che aveva appesi alla
spalla e sventolarli davanti al naso dicendo ironico:
- E questi
secondo te erano di bellezza? -
Era la prima
volta che li vedeva e sorpreso scosse il capo:
- Mi chiedevo
infatti cosa fossero quelle specie di scarpe con dei coltelli sotto!
-Gli altri risero mentre il saccente individuo che aveva davanti gli
porgeva il secondo paio che aveva portato per lui.
- Per pattinare
sul ghiaccio! Su, indossali che ci divertiamo! - Gli altri già seduti a
terra ad infilarseli con una certa destrezza ed eccitazione, ad
eccezione di Susan che continuava a preferire un’altra compagnia, e
Peter primo fra tutti. Vederlo così ben disposto verso cose così
frivole era ancora sconvolgente, anche se ormai cominciavano ad
abituarsi a quella nuova versione.
Naturalmente
sapevano che era merito di Caspian.
Il ragazzo,
mentre loro avevano già concluso l’operazione, continuò a guardare
quegli strani scarponcini con aria scettica chiedendosi come fosse
possibile indossarli ed usarli per… pattinare?
Che passatempo
mai era?
- Che c’è, non
sai come si mettono? - Chiese Peter ridacchiando mentre gli altri tre
erano già sul lago ghiacciato a scivolare svelti come saette.
Caspian scosse
il capo titubante, guardando il compagno come fosse lui il pazzo!
L’altro non se
ne curò così lo prese, lo spinse a terra senza troppe cerimonie
facendolo sedere brutalmente e chinato ai suoi piedi cominciò a
togliergli le scarpe per sostituirle coi pattini.
L’altro
naturalmente rimase basito a guardare proprio lui fare un gesto simile,
così umile e sottomesso… lo conosceva ormai bene e poteva affermare con
assoluta certezza che eccetto per Lucy, non si sarebbe mai abbassato a
tanto per nessuno.
Si trovò a
fissarlo stralunato trattenendo il fiato, imbarazzato e rigido.
Ringraziò il
cielo di essere momentaneamente solo con lui visto che gli altri erano
già a correre distanti.
Quando Peter si
accorse del suo stato, gli chiese con schiettezza:
- Bè, che c’è?-
- Ecco, io…
-Caspian non sapeva come dirlo ma l’altro parve capirlo da sé e
sorridendo con sicurezza lo espresse:
- Pensi di non
essere degno per un gesto simile da parte mia? - Ed in quel momento
vide in lui il Re Supremo.
Annuì titubante
e sorpreso.
- Subisci
ancora la mia influenza di Re Supremo. - Rifletté ad alta voce. Sospirò
senza negare a sé stesso che un po’ la cosa gli piaceva. Terminato di
stringergli i lacci gattonò per raggiungere il suo viso fregandosene di
nuovo di poter essere beccato, quindi con malizia e una superbia che
era decisamente da regnante, disse sfiorando le sue labbra: - Non sono
il tuo Re. O meglio sì, ma anche tu sei Re, quindi ora devi piantarla
di sentirti inferiore e sentiti come ti senti con tutti gli altri. E
soprattutto ricorda che qua non siamo a Narnia. -
In realtà gli
piaceva essere considerato qualcosa in più degli altri ma gli bastava
il rispetto, non servivano certi comportamenti.
A volte non
riusciva a capire Caspian, a tratti sembrava volesse essere un suo
pari, altri non considerava nemmeno l’ipotesi di esserlo, però con gli
altri si comportava con naturalezza, da vero re, con eleganza e
maestosità, anche se una maestosità gentile e non arrogante come la
propria.
Solo con lui a
volte era diverso, non riusciva ad assumere un tono di comando o di
eguaglianza. Altre invece sì. Altre ancora sembrava semplicemente un
ragazzo che voleva stare con un altro ragazzo e che affrontava quel
tipo di barriera con coraggio e semplicità.
Peccato che poi
ne nascessero tante altre se solo pensavano meglio a chi erano
realmente.
Uno di Narnia e
l’altro della Terra.
Uno un Re
Supremo e l’altro un semplice Re.
Oltre che due
dello stesso sesso.
Fantastico!
Era questo che
poi pensava Peter con amarezza ma quel momento combatté la piccola nube
posando un leggero bacio sulle labbra, consapevole di non essere visto
dagli altri troppo presi dai loro spassi.
A quel punto
svelto e deciso si alzò in piedi sulla neve e portò con sé Caspian
tirandolo per le mani, naturalmente barcollò e faticò a stare in piedi,
ma Peter ghignò e se lo tirò dietro verso la pista.
- Ora comincia
il divertimento, mio caro! -
E il giovane
dai capelli neri tremò temendo già il peggio!
Una volta sullo
strato d’acqua ghiacciata, compiuto nemmeno un passo, Caspian fece
subito per cadere ma rimase in piedi grazie alla presa salda di Peter.
Ridacchiando lo trascinò continuando a reggerlo per le braccia, stando
esattamente davanti a lui e proseguendo a sua volta all’indietro.
Andavano piano e spesso l’inesperto sembrava dovesse fare una gran
bella scivolata giù senza il ‘maestro’ che, sempre divertendosi come un
matto, lo teneva con forza.
Dopo un po’ si
ritrovarono circa in mezzo al lago e Caspian chiese una piccola pausa
per respirare, l’amico gliela concesse schernendolo, fu lì che riuscì a
notare gli altri tre che gli sfrecciavano veloci ed esperti come
fulmini, facendo giravolte, salti e correndo all’indietro. Rimase a
bocca aperta a guardarli mentre felici e rilassati volteggiavano a quel
modo:
- Sono
bravissimi! - Peter rise:
- E non hai
visto me! - Caspian lo guardò di nuovo con ironia:
- Fammi
indovinare ancora… sei più bravo anche in questo? - E una cosa era che
lo fosse effettivamente, un’altra che lui si ritenesse tale da solo!
Il moro trovò
questo tremendamente esilarante e con dei scossoni si mise a ridere
sempre più forte nascondendo il viso contro la spalla di Peter, questo
per sgridarlo, comunque ridendo quanto lui, perse l’equilibrio e fu
facile a quel punto finire entrambi a terra sulla pista dura. Franarono
sull’egocentrico maestro che comunque continuò a sbaccanare anche in
quella posizione, con Caspian che premeva il viso sulla sua giacca.
Quando si tirò su sulle mani avevano entrambi le lacrime agli occhi,
dimentichi della posizione equivoca e di quanto vicini i loro visi
fossero.
L’ego di Peter
non aveva eguali e sebbene questo avrebbe dovuto essere seccante, era
ormai diventata comicità pura e persino il protagonista in questione
trovava la cosa effettivamente assurda fino a farsi dell’insolita
autoironia.
- Tutto bene?
-Chiese Lucy vedendo i due a terra.
- Certo! - Fece
con fatica Peter, poi se lo scostò con decisione di dosso e alzandosi,
lasciandolo giù, disse con strafottenza e altezzosità: - Adesso ti
faccio vedere io cosa sa fare Sua Maestà Re Peter il Magnifico! -
Dopo di quello,
sotto gli occhi basiti di Lucy che cercava di aiutare Caspian ad
alzarsi, cominciò a sfrecciare solitario per la pista ad una velocità
sconcertante.
Dopo un paio di
giri semplici cominciò coi suoi virtuosismi eccessivi, giravolte, salti
e mosse elaborate degne di un professionista.
Era
effettivamente bravo ma non solo si limitava ad eseguire bene il
pattinaggio, bensì lo faceva con eleganza e classe, come non avesse
fatto altro in vita sua.
Dopo l’iniziale
divertimento, Caspian si ritrovò sinceramente stupito ed ammirato anche
se sapeva che sarebbe stato meglio non dirglielo.
Dopo un paio di
minuti in cui aveva dato maestoso sfoggio di sé, si fermò con una
frenata eccessiva proprio davanti all’amico retto dalla sorella che lo
guardava illuminata.
Gli piaceva
sempre, vederlo pattinare.
I capelli
spettinati gli ricaddero di lato coprendogli in parte il viso pallido
dalle guance arrossate per il freddo. L’espressione più vittoriosa e
superba che mai:
- Visto? - Le
mani ai fianchi, le gambe divaricate.
- Sì, niente
male… pensavo meglio, da come ti pavoneggiavi! - Fece allora
sminuendolo di proposito. Peter capì il gioco e ghignando lo spinse
facendolo cadere di nuovo, questa volta di sedere:
- Allora impara
da solo, signor ‘niente male’! - Con quello riprese a pattinare per un
altro po’ lasciando Caspian a Lucy non molto brava nell’insegnare agli
altri qualcosa che comunque aveva imparato dopo gli altri.
Ad un paio di
loro cadute e nessun miglioramento, il gran superiore decise che poteva
bastare, come gioco, e tornò dal compagno mettendo una mano sulla
spalla della sorella:
- Lascia, ci
penso io… senza di me siete persi! - Ancora il tono volutamente
arrogante mentre faceva l’occhiolino d’intensa a Lucy, la ragazza a
quello corse via intenzionata a tenere occupati Edmund e Susan con gran
maestria un bel po’ lontani da lì.
Peter prese
come prima Caspian per gli avambracci mettendosi davanti, dopo di che
ricominciò lentamente ad indietreggiare trascinandoselo in modo da
farlo avanzare.
- Allora, devi
spostare il peso prima su un piede e poi sull’altro… è come un
dondolare dolce, una danza vera e propria. Ti sembrerà di essere su una
nave, quasi. - Finalmente faceva sul serio ed il giovane bevve ogni
indicazione cercando di metterla in pratica.
Non era un
allievo poi malaccio e nel giro di poco cominciò a trovare l’equilibrio
e a stare quindi da solo in piedi. Per il procedere gli ci volle di più
ma quando il maestro si mise dietro invece che avanti e con le mani sui
fianchi prese a spingerlo, il compagno avvampò rendendosi conto
dell’equivocità della situazione e per un momento si irrigidì perdendo
l’equilibrio e la stabilità già molto labile. Fu allora che lo sentì
avvicinarsi da dietro fino a combaciare il corpo col suo, si ritrovò
infine la bocca sull’orecchio che gli sussurrava autoritario ma sotto
voce:
- Non
distrarti! - Ma com’era possibile se si metteva così?
Caspian si
morse il labbro facendo violenza su sé stesso per concentrarsi, ma era
difficoltoso con i brividi che gli aveva provocato.
Ancora non si
staccò e mantenendo la testa accanto alla propria, il mento appoggiato
sulla spalla a guardare nella stessa direzione senza vedere veramente
nulla, trovò che la temperatura cominciasse tremendamente ad alzarsi.
Si era anche
dimenticato di come si pattinava e di tutti gli insegnamenti che gli
aveva appena dato, così Peter si trovò in dovere di rispiegargli tutto.
Rimanendo in
quella posizione, col torace contro la schiena, le mani sui fianchi,
separati solo dalle giacche pesanti e dai vestiti invernali, riprese
con voce bassa e suadente, carezzevole, sul suo orecchio.
- Devi spostare
il peso prima su una gamba che pieghi un po‘ mentre l‘altra, dietro,
rimane tesa, ti chini leggermente in avanti ma mantieni la schiena
dritta e la testa alta, gli occhi fissi in avanti e non sul ghiaccio.
Poi… - Lo sguardo malizioso mentre lo vedeva imbarazzato. Con calma, a
quel punto, lo gestì come fosse una bambola e spostò tutto il corpo di
Caspian, insieme al proprio, sull’altro piede, facendogli avanzare la
gamba con dolcezza ma decisione spingendogliela con la propria: - cambi
gamba e sposti tutto il peso sull’altra che pieghi allo stesso modo,
chinato un po’ in avanti ma con la schiena dritta. - Lasciò che i loro
corpi compissero da soli anche quel passo mentre la sua voce sembrava
gli sussurrasse sconcerie. - E di nuovo, aumentando un po’ il ritmo,
dondolando in questo modo elegante, con calma, in un crescendo sicuro.-
Sembrava effettivamente gli stesse descrivendo il momento in cui due
corpi si univano per fare l’amore. In sincronia perfetta continuò a
muoverlo con le mani, spingendolo con tutto sé stesso, posando infine
anche il bacino contro il suo fondoschiena, cominciando un’eccitazione
che per poco non li vide preda di qualcosa di ingestibile.
Peter aveva il
controllo della situazione però si sentiva sempre più catturato da
quella seduzione pericolosa per il luogo in cui si trovavano, dove non
erano di certo soli.
Caspian, dal
canto suo, non sapeva proprio più che cosa stava facendo, la faceva e
basta. Andava avanti completamente sottomesso, senza sentirsi inferiore
ma semplicemente soggiogato, preda di sensazioni che non aveva mai
provato, incuriosito da dove si sarebbe potuti arrivare continuando su
quella via tentatrice.
Così, mentre
andava senza nemmeno sapere come e dove, seguì l’indomabile impulso di
girare il viso verso il suo e ritrovandosi a sfiorargli le labbra, si
perse un attimo negli occhi azzurri del compagno.
Sentì il sangue
pulsargli velocissimo nelle vene, il respiro sospeso che non voleva più
saperne di uscire, il caldo allucinante sulla pelle e la voglia
grandissima di baciarlo lì dov’erano.
Si fermarono e
non se ne resero nemmeno conto, dimentichi per un attimo di non essere
nel posto adatto.
Si sarebbero
baciati.
L’avrebbero
fatto davvero se a ricordargli il motivo per cui non era il caso, non
fosse stato un rumore insolito ed un urlo familiare.
Spaventati si
separarono girandosi verso le grida coi cuori che andavano a mille,
stralunati ed ancora la voglia di tornare l’uno sull’altro.
- Cosa c’è?
-Chiese ansioso e roco Peter.
- Lucy! - Gridò
Susan distante da loro. La videro indicare un punto del lago e con
orrore si accorsero che era rotto e degli schizzi uscivano da essi.
Ci misero solo
un secondo a capire che il ghiaccio si era rotto e che Lucy era caduta
dentro.
Ci mise circa
un altro secondo, Peter, a reagire prima di chiunque altro e correre
come un lampo quasi invisibile all‘occhio umano.
Veloce come non
era mai stato, si precipitò dall’altra parte del lago che ora nei
pressi del buco cominciava a screpolarsi pericolosamente e senza
pensarci, senza esitare, senza rallentare e senza riflettere un solo
istante, si tuffò nell’acqua gelida prima che chiunque potesse
raggiungerli e rendersi conto che se si fossero avvicinati troppo si
sarebbe rotto tutto.
Fu un momento
molto veloce in cui non ebbero effettivamente il tempo di realizzare
cosa accadeva, non del tutto, e quando si trovarono ad affrontare il
problema del ghiaccio che si screpolava, Peter rispuntò con Lucy. Anche
il seguito fu rapido con Susan che gridava: - Non possiamo avvicinarci
o si romperà tutto! - e Caspian che si stendeva imitato da Edmund che
lo teneva per le caviglie nel caso la predizione della sorella si fosse
avverata come sembrava stesse accadendo.
Il giovane re
allungò le braccia verso i due nel lago e Peter riuscì a consegnargli
Lucy che venne tirata con cautela ma decisione, cercando di fare il più
in fretta possibile per evitare ulteriori rotture che comunque si
verificarono.
Caspian diede
Lucy a Susan che l’avvolse portandola lontano da lì, quindi si tese
nuovamente verso Peter, con una perfetta intesa l’afferrò e mentre lo
strato si rompeva ancora, una volta che i due si furono agganciati in
un abbraccio, Edmund li tirò indietro trascinandoli via il più
possibile, fino a che non furono al sicuro anche loro vicino alla
sponda opposta.
In salvo,
ancora non riuscirono a realizzare cosa fosse accaduto e cosa avessero
fatto in uno splendido ed efficace lavoro di squadra.
Peter, bagnato
fradicio come Lucy cinta da una spaventata e protettiva Susan distanti
da lì, cominciò a tremare vistosamente e a lottare con quella tremenda
sensazione di freddo atroce che gli raggiunse le ossa.
Ansimanti si
guardarono e con ancora lo spavento per quanto accaduto non trovarono
le parole prima del gelato Peter che fra un battito di denti e l’altro,
disse:
- Ed va a
vedere di Lucy! - Le due sorelle erano dall‘altra parte. Edmund replicò
preferendo rimanere con lui, ma un’occhiata di fuoco, l’alzata di voce
e l’ordine repentino, lo fecero obbedire: - VA, EDMUND! -
Grugnendo il
minore scivolò attraverso il lago ghiacciato ora solo parzialmente,
facendo il giro largo per raggiungere le ragazze.
Quando furono
soli, Peter si raggomitolò su sé stesso continuando a tremare più di
prima.
Abiti e capelli
quasi cristallizzati dal freddo, la pelle di un pallore spettrale, le
labbra tendenti al blu, i denti che battevano, il corpo che si
dondolava cercando di scaldarsi.
Caspian allora,
che aveva solo le braccia bagnate ed un po’ i capelli per averlo
abbracciato tirandolo fuori, ripeté l’operazione senza pensarci,
cercando, come Susan con Lucy, di scaldarlo.
Lo cinse
lateralmente, cercando di prendere contro di sé quanto più poteva e
stranamente lo sentì abbandonarsi e accoccolarsi come se fosse la sua
unica salvezza.
Come fonte di
calore era davvero efficace, osservò Peter mentre si rilassava
impercettibilmente e sentiva le mani che lo strofinavano premurose.
Alzò gli occhi sul suo viso e lo vide preoccupato, con quello un’ondata
bollente lo invase da dentro avendo ragione ad aver allontanato Edmund
per farsi scaldare da Caspian.
Sorrise appena,
con fatica, ma lo fece lo stesso trovandolo oltre che bello anche
tenero nella sua ansia ed agitazione.
- Me la
caverò.- Fece allora sminuendo la situazione com’era solito fare se si
trattava di sé stesso.
Il compagno non
pareva molto d’accordo.
- Certo, ma
intanto starai male! - In pieno inverno com’erano, stare all’aperto
bagnati dall’acqua di un lago gelato non era certo il massimo e come
minimo avrebbe causato un gran brutto febbrone.
- Cose che
capitano agli eroi! - Disse così continuando a sminuire la propria
condizione, deliziato comunque dalle sue preoccupazioni così severe.
- Dobbiamo
sbrigarci a tornare. -
Peter accentuò
il sorriso malizioso, anche se forzato dal freddo.
- A casa mi
scaldi ancora tu? - Inteso senza i vestiti…
Caspian capì
cosa intendeva ma al momento l’agitazione era più grande della voglia
di raccogliere certe proposte interessanti, quindi fu lui ad ammonirlo
con fare adulto e intransigente, guardandolo storto:
- Non è il
momento di pensare a queste cose! -
- Ma mi
aiuterebbe… - Invece l’altro sembrava più intenzionato a fare il
bambino.
- Cosa? -Chiese
esasperato.
- Questo! - E
senza aggiungere altro, il giovane bagnato e ghiacciato si allungò
posando le labbra sulle sue, aprendogliele, facendolo rabbrividire per
la temperatura e infilandosi con la lingua a cercare quella del
compagno. La trovò presto, non l’assecondò ma nemmeno si oppose.
Caspian rimase
spaesato da quel gesto all’aperto ed in un momento simile anche se,
dentro di sé, gli piacque parecchio.
Quando si
separò dalla sua bocca fredda notò un’occhiata maliziosa e constatò
anche che effettivamente tremava di meno, così rimase basito a fissarlo
mentre continuava a cingerlo con accuratezza.
Smisero di
baciarsi in tempo per sentire Edmund riavvicinarsi in corsa sentendolo
dire di andare a casa in fretta.
Peter non disse
altro ed alzandosi si staccò dalle sue braccia per non mettere entrambi
in imbarazzo, avviandosi sempre stretto in sé stesso, ancora tremante
ed infreddolito, ma dritto e sicuro.
“Che
tipo…”
Pensò
meravigliato e interdetto Caspian seguendolo, camminando goffamente su
quei dannati pattini.