CAPITOLO VIII:
AVVICINAMENTO

“Paradiso, mi sento in paradiso
E il mio cuore batte in modo che malapena riesco a parlare
E mi sembra di trovare la felicità che cerco
Quando siamo fuori insieme ballare guancia a guancia “

/Heaven- Louis Armstrong and Ella FitzGerald/

Il giorno dopo Peter trovò il modo di scusarsi subito con Edmund, naturalmente a modo suo e senza dire chiaramente ‘perdonami, ho sbagliato’. Disse solo ‘ho esagerato’, che equivaleva ad un ‘avevi ragione tu’.
Era domenica e non c’erano lezioni, così decisero di fare un’uscita tutti insieme in città, fu così chiaro a tutti che Peter doveva aver raggiunto la pace, qualunque cosa gli fosse successo, visto che era sereno, allegro e apparentemente senza il minimo problema al mondo. Anzi, si sorpresero nel vederlo così felice, effettivamente.
Per di più con un’alchimia davvero marcata con Caspian a sua volta confuso ma contento.
Decisi a godersi l’attimo, farlo a pieno, il moro sapeva che non sarebbe stato tanto facile far vivere davvero i suoi sentimenti a Peter, ma in qualche modo ce l’avrebbe fatta e non poteva rinunciare tanto facilmente.
- Di qua! -Disse Peter con decisione.
- Non è quella la strada più corta! - Osservò Susan.
Il fratello nemmeno la degnò, proseguendo testardamente come se non avesse detto niente.
- Peter! - Lo richiamò piccata la sorella.
- Certo che è di qua! Pensi che possa perdermi a casa mia?! -
- E’ sempre casa tua! - Rispose esasperata la ragazza scrollando le spalle, seguendolo senza contrastarlo. Il maggiore le lanciò un’occhiata di sfida che nel suo personale linguaggio equivaleva ad un gesto di buon’umore visto che altrimenti l’avrebbe ammonita e basta.
- Vuoi negare che Londra ed i dintorni sono casa mia? -
- Anche mia se è per questo! - Susan sapeva di non doverci cascare ma a volte si stufava di quei suoi modi autoritari anche lì… non erano a Narnia!
Peter l’affiancò con un sorrisino sbieco che fece pregustare a tutti una divertente discussione fra fratello e sorella.
- Ma la conosco meglio io, visto che so che per di qua si accorcia la strada per arrivare al lago ghiacciato! - Precisò altezzoso di proposito.
Susan sbuffò alzando gli occhi al cielo. Con una parte di sé sapeva che la stava provocando volutamente, ma le dava fastidio lo stesso… e poi perché imporre a tutti un’uscita a cinque? Lei avrebbe visto volentieri quello che sperava diventasse il suo ragazzo… certo Caspian era un’ottima compagnia, ma l’amore era l’amore…
- Non è questa, ti sbagli! - A questo Peter rise spontaneo come a schernire quella che per lui parve una battuta divertente. Susan lo capì e se ne infastidì:- Che c’è, non credi di poter sbagliare? -
- Fammi indovinare… - Si intromise allora Caspian affiancando Peter dall’altra parte: - No? - Fece con marcata ironia. Edmund e Lucy risero mentre il destinatario di quest’ultima uscita ghignò divertito.
- Allora mi conosci bene! - Rispose quindi senza arrabbiarsi, con altrettanta ironia.
Gli altri si stupirono di quella sua reazione. Sapevano che spesso loro fratello assumeva certi atteggiamenti di proposito per giocare un po’ con loro e a turno ci cascavano sempre, era spassoso tutto sommato, però anche se scherzava dicendo che si riteneva al di sopra di ogni errore umano, in realtà lo pensava davvero ed era questo che era veramente comico, per loro!
Eppure Caspian non fu ammonito in alcun modo ed anzi Peter accettò di buon grado la sua provocazione aprendo un nuovo siparietto con lui, come se non avessero fatto altro in vita loro che divertirsi così ed andare d’accordo. Cosa non proprio vera!
- Ho sperimentato sulla pelle, un paio di anni fa, cosa volesse dire aver a che fare con te e il tuo smisurato orgoglio! - Solo per dire una cosa simile uno chiunque di loro si sarebbe beccato un’altra occhiataccia infuocata, ma lui fu graziato visto che anzi si ritrovò con un suo gran bel sorriso accattivante.
- Solo il mio orgoglio? Mi pareva di averti fatto assaggiare anche il mio incommensurabile talento! - Rispose quindi a tono.
- In cosa? -Chiese ridacchiando l‘amico.
- In tutto! -Gli altri risero ed ora anche Susan si rendeva conto di essere semplicemente stata giocata dal suo insolito eccessivo buon umore. - Ma soprattutto nel combattere! - Concluse trionfante. Le risa aumentarono.
- Ma dai, quello che facevi era combattere? - Lo provocò ancora il compagno continuando così allegri ed incalzanti ad escludere gli altri che però stupiti erano contenti di assistere ad una scena così esilarante.
- A proposito di combattere, mi auguro per te che la mia spada sia ancora intatta! -
- Oh, l’ha conservata gelosamente! - Osservò allora Lucy trovando divertente quel punto del dialogo. Caspian continuò a sorridere ma si zittì, allora subentrò Edmund:
- E sapessi come ci teneva ad utilizzarla lui e lui soltanto! - Le risa ora furono per lui e Peter fu compiaciuto nel sapere quei dettagli, così volendone ancora li intimò a proseguire:
- Davvero? -
- Certo! Penso che ci dormisse anche insieme! - Sentenziò allora Lucy con malizia la quale, dopo aver visto i nuovi atteggiamenti dei due ragazzi più grandi, non poteva non aver capito che qualcosa dovesse essere successo.
La risata di Peter si levò allegra mentre lo circondava con un braccio attirandolo a sé in modo amichevole.
- Allora l’ho affidata alla persona giusta, dopotutto… -
- Per…perché, avevi dubbi? - Chiese Caspian combattendo l’imbarazzo nell’essere stato scoperto così platealmente.
- Qualcuno! Ma se Narnia sta ancora bene e nessuno di noi geni della lampada magica è stato richiamato per risolvere qualche guaio, significa che in fondo andavi bene! - Anche se nessuno osò dire che con la permanenza di Caspian sulla Terra il loro regno preferito avrebbe di nuovo rischiato grosso.
Tutti lo pensarono ma nessuno lo espresse.
Il giovane re, comunque, si sentì al settimo cielo per i complimenti insoliti di Peter, il massimo che si potesse pretendere da uno così, e lui stesso si sentì meglio nel sapere quanto ci aveva tenuto alla sua spada.
- Eccoci qua! Visto che avevo ragione? Questa era la strada più corta! - Li interruppe Peter rendendosi conto di essere arrivato al lago ghiacciato. Il paesaggio tutto intorno era cosparso di alberi e la neve caduta tutta la notte ed il giorno precedente lo rendeva molto suggestivo nel complesso.
Mollò Caspian che subito dubbioso, chiese:
- Ed ora che siamo qua? - Non gli aveva detto, il signor comandante, cosa aveva progettato e lo guardò prendere in mano i pattini che aveva appesi alla spalla e sventolarli davanti al naso dicendo ironico:
- E questi secondo te erano di bellezza? -
Era la prima volta che li vedeva e sorpreso scosse il capo:
- Mi chiedevo infatti cosa fossero quelle specie di scarpe con dei coltelli sotto! -Gli altri risero mentre il saccente individuo che aveva davanti gli porgeva il secondo paio che aveva portato per lui.
- Per pattinare sul ghiaccio! Su, indossali che ci divertiamo! - Gli altri già seduti a terra ad infilarseli con una certa destrezza ed eccitazione, ad eccezione di Susan che continuava a preferire un’altra compagnia, e Peter primo fra tutti. Vederlo così ben disposto verso cose così frivole era ancora sconvolgente, anche se ormai cominciavano ad abituarsi a quella nuova versione.
Naturalmente sapevano che era merito di Caspian.
Il ragazzo, mentre loro avevano già concluso l’operazione, continuò a guardare quegli strani scarponcini con aria scettica chiedendosi come fosse possibile indossarli ed usarli per… pattinare?
Che passatempo mai era?
- Che c’è, non sai come si mettono? - Chiese Peter ridacchiando mentre gli altri tre erano già sul lago ghiacciato a scivolare svelti come saette.
Caspian scosse il capo titubante, guardando il compagno come fosse lui il pazzo!
L’altro non se ne curò così lo prese, lo spinse a terra senza troppe cerimonie facendolo sedere brutalmente e chinato ai suoi piedi cominciò a togliergli le scarpe per sostituirle coi pattini.
L’altro naturalmente rimase basito a guardare proprio lui fare un gesto simile, così umile e sottomesso… lo conosceva ormai bene e poteva affermare con assoluta certezza che eccetto per Lucy, non si sarebbe mai abbassato a tanto per nessuno.
Si trovò a fissarlo stralunato trattenendo il fiato, imbarazzato e rigido.
Ringraziò il cielo di essere momentaneamente solo con lui visto che gli altri erano già a correre distanti.
Quando Peter si accorse del suo stato, gli chiese con schiettezza:
- Bè, che c’è?-
- Ecco, io… -Caspian non sapeva come dirlo ma l’altro parve capirlo da sé e sorridendo con sicurezza lo espresse:
- Pensi di non essere degno per un gesto simile da parte mia? - Ed in quel momento vide in lui il Re Supremo.
Annuì titubante e sorpreso.
- Subisci ancora la mia influenza di Re Supremo. - Rifletté ad alta voce. Sospirò senza negare a sé stesso che un po’ la cosa gli piaceva. Terminato di stringergli i lacci gattonò per raggiungere il suo viso fregandosene di nuovo di poter essere beccato, quindi con malizia e una superbia che era decisamente da regnante, disse sfiorando le sue labbra: - Non sono il tuo Re. O meglio sì, ma anche tu sei Re, quindi ora devi piantarla di sentirti inferiore e sentiti come ti senti con tutti gli altri. E soprattutto ricorda che qua non siamo a Narnia. -
In realtà gli piaceva essere considerato qualcosa in più degli altri ma gli bastava il rispetto, non servivano certi comportamenti.
A volte non riusciva a capire Caspian, a tratti sembrava volesse essere un suo pari, altri non considerava nemmeno l’ipotesi di esserlo, però con gli altri si comportava con naturalezza, da vero re, con eleganza e maestosità, anche se una maestosità gentile e non arrogante come la propria.
Solo con lui a volte era diverso, non riusciva ad assumere un tono di comando o di eguaglianza. Altre invece sì. Altre ancora sembrava semplicemente un ragazzo che voleva stare con un altro ragazzo e che affrontava quel tipo di barriera con coraggio e semplicità.
Peccato che poi ne nascessero tante altre se solo pensavano meglio a chi erano realmente.
Uno di Narnia e l’altro della Terra.
Uno un Re Supremo e l’altro un semplice Re.
Oltre che due dello stesso sesso.
Fantastico!
Era questo che poi pensava Peter con amarezza ma quel momento combatté la piccola nube posando un leggero bacio sulle labbra, consapevole di non essere visto dagli altri troppo presi dai loro spassi.
A quel punto svelto e deciso si alzò in piedi sulla neve e portò con sé Caspian tirandolo per le mani, naturalmente barcollò e faticò a stare in piedi, ma Peter ghignò e se lo tirò dietro verso la pista.
- Ora comincia il divertimento, mio caro! -
E il giovane dai capelli neri tremò temendo già il peggio!
Una volta sullo strato d’acqua ghiacciata, compiuto nemmeno un passo, Caspian fece subito per cadere ma rimase in piedi grazie alla presa salda di Peter. Ridacchiando lo trascinò continuando a reggerlo per le braccia, stando esattamente davanti a lui e proseguendo a sua volta all’indietro. Andavano piano e spesso l’inesperto sembrava dovesse fare una gran bella scivolata giù senza il ‘maestro’ che, sempre divertendosi come un matto, lo teneva con forza.
Dopo un po’ si ritrovarono circa in mezzo al lago e Caspian chiese una piccola pausa per respirare, l’amico gliela concesse schernendolo, fu lì che riuscì a notare gli altri tre che gli sfrecciavano veloci ed esperti come fulmini, facendo giravolte, salti e correndo all’indietro. Rimase a bocca aperta a guardarli mentre felici e rilassati volteggiavano a quel modo:
- Sono bravissimi! - Peter rise:
- E non hai visto me! - Caspian lo guardò di nuovo con ironia:
- Fammi indovinare ancora… sei più bravo anche in questo? - E una cosa era che lo fosse effettivamente, un’altra che lui si ritenesse tale da solo!
Il moro trovò questo tremendamente esilarante e con dei scossoni si mise a ridere sempre più forte nascondendo il viso contro la spalla di Peter, questo per sgridarlo, comunque ridendo quanto lui, perse l’equilibrio e fu facile a quel punto finire entrambi a terra sulla pista dura. Franarono sull’egocentrico maestro che comunque continuò a sbaccanare anche in quella posizione, con Caspian che premeva il viso sulla sua giacca. Quando si tirò su sulle mani avevano entrambi le lacrime agli occhi, dimentichi della posizione equivoca e di quanto vicini i loro visi fossero.
L’ego di Peter non aveva eguali e sebbene questo avrebbe dovuto essere seccante, era ormai diventata comicità pura e persino il protagonista in questione trovava la cosa effettivamente assurda fino a farsi dell’insolita autoironia.
- Tutto bene? -Chiese Lucy vedendo i due a terra.
- Certo! - Fece con fatica Peter, poi se lo scostò con decisione di dosso e alzandosi, lasciandolo giù, disse con strafottenza e altezzosità: - Adesso ti faccio vedere io cosa sa fare Sua Maestà Re Peter il Magnifico! -
Dopo di quello, sotto gli occhi basiti di Lucy che cercava di aiutare Caspian ad alzarsi, cominciò a sfrecciare solitario per la pista ad una velocità sconcertante.
Dopo un paio di giri semplici cominciò coi suoi virtuosismi eccessivi, giravolte, salti e mosse elaborate degne di un professionista.
Era effettivamente bravo ma non solo si limitava ad eseguire bene il pattinaggio, bensì lo faceva con eleganza e classe, come non avesse fatto altro in vita sua.
Dopo l’iniziale divertimento, Caspian si ritrovò sinceramente stupito ed ammirato anche se sapeva che sarebbe stato meglio non dirglielo.
Dopo un paio di minuti in cui aveva dato maestoso sfoggio di sé, si fermò con una frenata eccessiva proprio davanti all’amico retto dalla sorella che lo guardava illuminata.
Gli piaceva sempre, vederlo pattinare.
I capelli spettinati gli ricaddero di lato coprendogli in parte il viso pallido dalle guance arrossate per il freddo. L’espressione più vittoriosa e superba che mai:
- Visto? - Le mani ai fianchi, le gambe divaricate.
- Sì, niente male… pensavo meglio, da come ti pavoneggiavi! - Fece allora sminuendolo di proposito. Peter capì il gioco e ghignando lo spinse facendolo cadere di nuovo, questa volta di sedere:
- Allora impara da solo, signor ‘niente male’! - Con quello riprese a pattinare per un altro po’ lasciando Caspian a Lucy non molto brava nell’insegnare agli altri qualcosa che comunque aveva imparato dopo gli altri.
Ad un paio di loro cadute e nessun miglioramento, il gran superiore decise che poteva bastare, come gioco, e tornò dal compagno mettendo una mano sulla spalla della sorella:
- Lascia, ci penso io… senza di me siete persi! - Ancora il tono volutamente arrogante mentre faceva l’occhiolino d’intensa a Lucy, la ragazza a quello corse via intenzionata a tenere occupati Edmund e Susan con gran maestria un bel po’ lontani da lì.
Peter prese come prima Caspian per gli avambracci mettendosi davanti, dopo di che ricominciò lentamente ad indietreggiare trascinandoselo in modo da farlo avanzare.
- Allora, devi spostare il peso prima su un piede e poi sull’altro… è come un dondolare dolce, una danza vera e propria. Ti sembrerà di essere su una nave, quasi. - Finalmente faceva sul serio ed il giovane bevve ogni indicazione cercando di metterla in pratica.
Non era un allievo poi malaccio e nel giro di poco cominciò a trovare l’equilibrio e a stare quindi da solo in piedi. Per il procedere gli ci volle di più ma quando il maestro si mise dietro invece che avanti e con le mani sui fianchi prese a spingerlo, il compagno avvampò rendendosi conto dell’equivocità della situazione e per un momento si irrigidì perdendo l’equilibrio e la stabilità già molto labile. Fu allora che lo sentì avvicinarsi da dietro fino a combaciare il corpo col suo, si ritrovò infine la bocca sull’orecchio che gli sussurrava autoritario ma sotto voce:
- Non distrarti! - Ma com’era possibile se si metteva così?
Caspian si morse il labbro facendo violenza su sé stesso per concentrarsi, ma era difficoltoso con i brividi che gli aveva provocato.
Ancora non si staccò e mantenendo la testa accanto alla propria, il mento appoggiato sulla spalla a guardare nella stessa direzione senza vedere veramente nulla, trovò che la temperatura cominciasse tremendamente ad alzarsi.
Si era anche dimenticato di come si pattinava e di tutti gli insegnamenti che gli aveva appena dato, così Peter si trovò in dovere di rispiegargli tutto.
Rimanendo in quella posizione, col torace contro la schiena, le mani sui fianchi, separati solo dalle giacche pesanti e dai vestiti invernali, riprese con voce bassa e suadente, carezzevole, sul suo orecchio.
- Devi spostare il peso prima su una gamba che pieghi un po‘ mentre l‘altra, dietro, rimane tesa, ti chini leggermente in avanti ma mantieni la schiena dritta e la testa alta, gli occhi fissi in avanti e non sul ghiaccio. Poi… - Lo sguardo malizioso mentre lo vedeva imbarazzato. Con calma, a quel punto, lo gestì come fosse una bambola e spostò tutto il corpo di Caspian, insieme al proprio, sull’altro piede, facendogli avanzare la gamba con dolcezza ma decisione spingendogliela con la propria: - cambi gamba e sposti tutto il peso sull’altra che pieghi allo stesso modo, chinato un po’ in avanti ma con la schiena dritta. - Lasciò che i loro corpi compissero da soli anche quel passo mentre la sua voce sembrava gli sussurrasse sconcerie. - E di nuovo, aumentando un po’ il ritmo, dondolando in questo modo elegante, con calma, in un crescendo sicuro.- Sembrava effettivamente gli stesse descrivendo il momento in cui due corpi si univano per fare l’amore. In sincronia perfetta continuò a muoverlo con le mani, spingendolo con tutto sé stesso, posando infine anche il bacino contro il suo fondoschiena, cominciando un’eccitazione che per poco non li vide preda di qualcosa di ingestibile.
Peter aveva il controllo della situazione però si sentiva sempre più catturato da quella seduzione pericolosa per il luogo in cui si trovavano, dove non erano di certo soli.
Caspian, dal canto suo, non sapeva proprio più che cosa stava facendo, la faceva e basta. Andava avanti completamente sottomesso, senza sentirsi inferiore ma semplicemente soggiogato, preda di sensazioni che non aveva mai provato, incuriosito da dove si sarebbe potuti arrivare continuando su quella via tentatrice.
Così, mentre andava senza nemmeno sapere come e dove, seguì l’indomabile impulso di girare il viso verso il suo e ritrovandosi a sfiorargli le labbra, si perse un attimo negli occhi azzurri del compagno.
Sentì il sangue pulsargli velocissimo nelle vene, il respiro sospeso che non voleva più saperne di uscire, il caldo allucinante sulla pelle e la voglia grandissima di baciarlo lì dov’erano.
Si fermarono e non se ne resero nemmeno conto, dimentichi per un attimo di non essere nel posto adatto.
Si sarebbero baciati.
L’avrebbero fatto davvero se a ricordargli il motivo per cui non era il caso, non fosse stato un rumore insolito ed un urlo familiare.
Spaventati si separarono girandosi verso le grida coi cuori che andavano a mille, stralunati ed ancora la voglia di tornare l’uno sull’altro.
- Cosa c’è? -Chiese ansioso e roco Peter.
- Lucy! - Gridò Susan distante da loro. La videro indicare un punto del lago e con orrore si accorsero che era rotto e degli schizzi uscivano da essi.
Ci misero solo un secondo a capire che il ghiaccio si era rotto e che Lucy era caduta dentro.
Ci mise circa un altro secondo, Peter, a reagire prima di chiunque altro e correre come un lampo quasi invisibile all‘occhio umano.
Veloce come non era mai stato, si precipitò dall’altra parte del lago che ora nei pressi del buco cominciava a screpolarsi pericolosamente e senza pensarci, senza esitare, senza rallentare e senza riflettere un solo istante, si tuffò nell’acqua gelida prima che chiunque potesse raggiungerli e rendersi conto che se si fossero avvicinati troppo si sarebbe rotto tutto.
Fu un momento molto veloce in cui non ebbero effettivamente il tempo di realizzare cosa accadeva, non del tutto, e quando si trovarono ad affrontare il problema del ghiaccio che si screpolava, Peter rispuntò con Lucy. Anche il seguito fu rapido con Susan che gridava: - Non possiamo avvicinarci o si romperà tutto! - e Caspian che si stendeva imitato da Edmund che lo teneva per le caviglie nel caso la predizione della sorella si fosse avverata come sembrava stesse accadendo.
Il giovane re allungò le braccia verso i due nel lago e Peter riuscì a consegnargli Lucy che venne tirata con cautela ma decisione, cercando di fare il più in fretta possibile per evitare ulteriori rotture che comunque si verificarono.
Caspian diede Lucy a Susan che l’avvolse portandola lontano da lì, quindi si tese nuovamente verso Peter, con una perfetta intesa l’afferrò e mentre lo strato si rompeva ancora, una volta che i due si furono agganciati in un abbraccio, Edmund li tirò indietro trascinandoli via il più possibile, fino a che non furono al sicuro anche loro vicino alla sponda opposta.
In salvo, ancora non riuscirono a realizzare cosa fosse accaduto e cosa avessero fatto in uno splendido ed efficace lavoro di squadra.
Peter, bagnato fradicio come Lucy cinta da una spaventata e protettiva Susan distanti da lì, cominciò a tremare vistosamente e a lottare con quella tremenda sensazione di freddo atroce che gli raggiunse le ossa.
Ansimanti si guardarono e con ancora lo spavento per quanto accaduto non trovarono le parole prima del gelato Peter che fra un battito di denti e l’altro, disse:
- Ed va a vedere di Lucy! - Le due sorelle erano dall‘altra parte. Edmund replicò preferendo rimanere con lui, ma un’occhiata di fuoco, l’alzata di voce e l’ordine repentino, lo fecero obbedire: - VA, EDMUND! -
Grugnendo il minore scivolò attraverso il lago ghiacciato ora solo parzialmente, facendo il giro largo per raggiungere le ragazze.
Quando furono soli, Peter si raggomitolò su sé stesso continuando a tremare più di prima.
Abiti e capelli quasi cristallizzati dal freddo, la pelle di un pallore spettrale, le labbra tendenti al blu, i denti che battevano, il corpo che si dondolava cercando di scaldarsi.
Caspian allora, che aveva solo le braccia bagnate ed un po’ i capelli per averlo abbracciato tirandolo fuori, ripeté l’operazione senza pensarci, cercando, come Susan con Lucy, di scaldarlo.
Lo cinse lateralmente, cercando di prendere contro di sé quanto più poteva e stranamente lo sentì abbandonarsi e accoccolarsi come se fosse la sua unica salvezza.
Come fonte di calore era davvero efficace, osservò Peter mentre si rilassava impercettibilmente e sentiva le mani che lo strofinavano premurose. Alzò gli occhi sul suo viso e lo vide preoccupato, con quello un’ondata bollente lo invase da dentro avendo ragione ad aver allontanato Edmund per farsi scaldare da Caspian.
Sorrise appena, con fatica, ma lo fece lo stesso trovandolo oltre che bello anche tenero nella sua ansia ed agitazione.
- Me la caverò.- Fece allora sminuendo la situazione com’era solito fare se si trattava di sé stesso.
Il compagno non pareva molto d’accordo.
- Certo, ma intanto starai male! - In pieno inverno com’erano, stare all’aperto bagnati dall’acqua di un lago gelato non era certo il massimo e come minimo avrebbe causato un gran brutto febbrone.
- Cose che capitano agli eroi! - Disse così continuando a sminuire la propria condizione, deliziato comunque dalle sue preoccupazioni così severe.
- Dobbiamo sbrigarci a tornare. -
Peter accentuò il sorriso malizioso, anche se forzato dal freddo.
- A casa mi scaldi ancora tu? - Inteso senza i vestiti…
Caspian capì cosa intendeva ma al momento l’agitazione era più grande della voglia di raccogliere certe proposte interessanti, quindi fu lui ad ammonirlo con fare adulto e intransigente, guardandolo storto:
- Non è il momento di pensare a queste cose! -
- Ma mi aiuterebbe… - Invece l’altro sembrava più intenzionato a fare il bambino.
- Cosa? -Chiese esasperato.
- Questo! - E senza aggiungere altro, il giovane bagnato e ghiacciato si allungò posando le labbra sulle sue, aprendogliele, facendolo rabbrividire per la temperatura e infilandosi con la lingua a cercare quella del compagno. La trovò presto, non l’assecondò ma nemmeno si oppose.
Caspian rimase spaesato da quel gesto all’aperto ed in un momento simile anche se, dentro di sé, gli piacque parecchio.
Quando si separò dalla sua bocca fredda notò un’occhiata maliziosa e constatò anche che effettivamente tremava di meno, così rimase basito a fissarlo mentre continuava a cingerlo con accuratezza.
Smisero di baciarsi in tempo per sentire Edmund riavvicinarsi in corsa sentendolo dire di andare a casa in fretta.
Peter non disse altro ed alzandosi si staccò dalle sue braccia per non mettere entrambi in imbarazzo, avviandosi sempre stretto in sé stesso, ancora tremante ed infreddolito, ma dritto e sicuro.
“Che tipo…”
Pensò meravigliato e interdetto Caspian seguendolo, camminando goffamente su quei dannati pattini.