CAPITOLO IX:
SENTIMENTI

“Amami con tenerezza
amami, tesoro,
dimmi che sei mio.
io sarò tuo negli anni, per sempre.”

/Love me tender - Elvis/

Peter fece tutta la strada del ritorno dritto e sotto sforzo, rifiutando l’aiuto di chiunque volesse cercare di riscaldarlo in qualche modo, rigido e fingendo di non sentire il minimo freddo o comunque di poterlo sopportare.
Improvvisamente il suo umore sembrava tutto l‘opposto di prima e nonostante tutti sapessero che doveva per forza star male e congelare come infatti succedeva a Lucy, il suo imporsi testardamente di farcela da solo e non apparire provato, ricordò ai presenti che cambiamenti d’umore o meno rimaneva pur sempre lui. Famoso anche per questi atteggiamenti stoici che non si sapeva bene a cosa dovessero servire!
Una volta a casa, Susan corse ad occuparsi di Lucy facendole fare subito un bagno caldo, ringraziando mentalmente che i genitori fossero via per contro proprio a gustarsi la loro giornata libera; Edmund accese il fuoco e preparò del thé.
Peter invece, dovendo aspettare il suo turno per lavarsi, si chiuse taciturno in camera; appena solo riprese a tremare vistosamente e a battere i denti, quindi si spogliò in fretta e furia per poi avvolgersi in una coperta, seduto sui letti ormai praticamente uniti, raggomitolato, dondolante e gelato.
Aveva anche la testa nascosta al di sotto, con la fronte appoggiata alle ginocchia.
Il freddo che aveva provato prima non aveva avuto eguali, ma i brividi che sentiva ora provenivano da dentro, dalle ossa, e non sapeva proprio come fermarli. Era frustrato anche per questo, naturalmente.
- I tuoi cambiamenti d’umore fanno girare la testa! - Esordì improvvisa la voce di Caspian esonerandosi dal dire altro al posto di ‘testa‘. Peter sussultò spaventato, quindi spuntò da sotto la coperta e lo vide in piedi davanti a lui che, con le mani in tasca, lo fissava con espressione di rimprovero, quasi dura.
- Non ti avevo sentito. - Borbottò quello che ora sembrava un gattino infreddolito e bagnato, tornò in seguito a nascondere la testa cercando di combattere i brividi violenti che sentiva.
Lo sentì muoversi ma non aveva idea di che cosa stesse facendo e non gliene importava molto, sperava solo non lo rimproverasse, non aveva voglia di discutere.
E per cosa avrebbe dovuto essere arrabbiato, poi?
Eppure la sua aria sembrava proprio quella di chi ce l’aveva con qualcuno!
Dopo poco sentì le coperte venir strappate via e prima che potesse alzare la testa e sbraitare, un altro corpo caldo ed asciutto, completamente nudo, lo avvolse da dietro. La coperta tornò su di loro.
- Ma che… -Cominciò debolmente ma non servì chiederlo, era evidente cosa Caspian stesse facendo in quel modo insolito e intraprendente.
Notò distrattamente i vestiti del compagno a terra per poi venir investito da una miriade di sensazioni sia fisiche che interiori.
Sentì le sue braccia avvolgergli il torace da dietro e stringerlo come per bloccarlo, anche le sue gambe lo cingevano diventando un tutt’uno con le proprie e il suo petto aderiva alla schiena.
Aveva il mento sulla spalla e guancia contro guancia, a guardare nel vuoto davanti a loro, nella medesima direzione.
Solo in un secondo momento, con un’ondata di calore bruciante, si accorse che si era tolto anche la biancheria intima e che quello che aveva contro di sé era il suo inguine.
Peter si irrigidì un istante sgranando gli occhi incredulo ed imbarazzato ma poi temendo che l’altro cogliesse quel suo stato d’animo, si trattenne rimangiandosi tutto.
A Caspian però non sfuggì assolutamente niente e fortificando la presa delle braccia intorno al suo busto, ignorò il freddo che gli trasmise in un primo impatto con la sua pelle congelata. Sentiva anche che lentamente cominciava finalmente a scaldarsi.
- Non serve a niente mostrarsi stoici. - Sussurrò poi con dolcezza mentre l’aria di rimprovero era solo il ricordo di un istante. Sapeva com’era ed era inutile prendersela, però doveva capire che non poteva sempre tenersi tutto dentro a quel modo o finiva per scoppiare inevitabilmente.
- Non so cosa tu voglia dire. - Rispose testardamente Peter la cui voce era quasi normale e non tremolante.
- Lo sai bene invece. - C’era un certo imbarazzo di fondo per la posizione in cui erano, però lo stato di salute era più grave dell’eccitazione che sarebbe potuta nascere. Peter era davvero raffreddato e non stava bene, Caspian era più preoccupato di scaldarlo che di farci qualcosa.
- Se posso resistere, perché devo fare tante scenate? - Fece allora insistendo su quella linea dura. Non era seccato col compagno, anzi, gli piaceva che lo curasse come prima gli aveva suggerito lui stesso maliziosamente, ma non gradiva questa specie di paternale. Solo che facendola in quel modo discreto e gentile non si sentiva molto incattivito od offeso, per questo non attaccava e non esagerava. Tanto più che non stava bene.
- Perché forse gli altri possono fare qualcosa per te! - Era ovvio, per lui, ma non per l’altro che non demordeva.
- Dicendo che stavo morendo di freddo e mostrandomi pietosamente tremante, non avrei cambiato la mia condizione. Tanto più che nessuno poteva scaldarmi. -
- Parlavo anche in generale, ma comunque restando specifici… pensi che nessuno sapesse che stavi congelando? -
- Lo sapevano e non hanno fatto niente e sai perché? Perché non POTEVANO! Ecco perché mi son tenuto il mio stato per me. Perché io posso soffrire anche in silenzio così loro non sentono le mie stupide ed inutili lamentele! -
Caspian capiva bene che era un discorso applicabile anche in senso lato, generalizzando l’idea di Peter non sarebbe cambiata di un soffio.
Sospirò paziente, strinse le labbra e abbassando il tono, diventando quasi dolce, riprese:
- Ma possono sostenerti moralmente. Non pensi che sia importante? -
- Il mio morale lo posso sostenere anche da solo. - Era ancora così cocciutamente convinto di poter fare tutto per conto proprio che c’era da chiedersi come mai Aslan lo reputasse a posto e senza il bisogno di tornare a Narnia!
Il moro era contrariato però domò l’impulso di dargli una sonora testata, non lo fece perché sapeva che si sarebbe fatto male lui e non quella testaccia dura!
- Davvero non senti il bisogno di aprirti mai, di parlare dei tuoi sentimenti, di far sapere come stai, cosa pensi nel profondo? -
A quella domanda di nuovo calma e gentile, Peter rispose precipitoso e sostenuto:
- Dico sempre quello che penso, mi accusano di impormi troppo! -
- Quello è comandare e prendere decisioni, io parlo di ciò che hai dentro, di confidenze. - Il suo tono, però, non mutava e pazientemente cercava di far breccia nella sua corazza inflessibile, un’impresa ardua.
Ci fu un attimo di silenzio dove l’altro parve finalmente riflettere su quello che stava dicendo, poi come se cercasse di capire a sua volta di cosa stesse parlando, chiese:
- Perché dovrei aprirmi in quel modo? - Non è che lo trovasse imbarazzante, solo troppo difficile. O forse qualcosa di più. Caspian cercava di arrivare a quel‘qualcosa di più’.
A quel punto pensò che mettendosi in gioco lui stesso, il ragazzo stretto fra le braccia, ora finalmente un po’ più caldo, comprendesse:
- Io ti ho detto cosa provo per te, sono innamorato. Non pensi di dovermelo dire anche tu? -
- Che sono innamorato? -
- Se è vero… ma intendo cosa provi per me. -
Lo sentì irrigidirsi contro il proprio corpo, un contatto che ora cominciava a provocare scintille e brividi ma non di freddo. Era l’intimità scesa fra di loro.
- A che scopo?- Fece allora di nuovo duro l’altro.
- Per unirci? -Però certe volte lo lasciava proprio sconcertato. Davvero gli chiedeva una cosa simile?
- Non ha senso, aprirmi e dirti cosa provo non ti farà rimanere qua per sempre, tu te ne andrai comunque, quindi non ha senso che te lo racconti! - Ora si era alterato diventando un misto fra l’accusatore ed il difensivo. La nube che non permetteva a Caspian di vedere Peter cominciava a dipanarsi e la forma che vedeva era sempre più chiara. Non desistette e quasi con testardaggine ma anche morbidezza, rispose sicuro:
- Ma è proprio per questo, invece! Poi me ne andrò, stai sprecando dei preziosi momenti per vivere come si deve, vivere veramente questa storia. Poi lo rimpiangerai! - Peter fece per separarsi ma il moro glielo impedì, così non poté nemmeno guardarlo nel rispondergli impetuoso e istintivo, profondamente scosso dal loro dialogo:
- L’unica cosa che avrò rimpianto sarà di aver perso una parte di me per averla donata a te. Ed io rimarrò per sempre con quel vuoto dentro! Non parlerò di sentimenti, Caspian! Starei troppo male, dopo, quando non ci sarai più!- Oltremodo addolorato, aggressivo, alterato, cupo ma forse solo semplicemente terrorizzato. E il compagno finalmente lo vide rimanendone come abbagliato.
- Bè, ma l’hai appena fatto… - Disse meravigliato allentando la presa e permettendogli di girare la testa fino a vederlo in viso. Gli occhi di entrambi si incatenarono e lo stupore dopo la tempesta in quelli azzurri:
- Cosa dici? -Lui invece ancora non capiva…
- Mi hai detto che quello che provi per me è così forte che poi hai paura di stare troppo male, se ti unirai a me sul serio e poi ci separeremo. Questi sono i tuoi sentimenti… - Ma non era sicuro nemmeno di poterci credere, era ancora sconvolto per averglielo sentito dire, seppure in quel modo irruente che pareva un offesa. Sentì il nodo salirgli pericolosamente e per dimostrargli ancora che non dovevano trattenersi, non quando avevano così poco tempo a disposizione, lo lasciò uscire liberamente. Le lacrime scesero dalle iridi più nere e profonde che mai. Piccole gocce trasparenti che attraversavano le sue guance fugaci e silenziose.
Peter le vide e ne rimase platealmente colpito come lo era rimasto dal suo discorso e dal fatto semplice e shockante.
Caspian aveva ragione.
Lo vide piangere dopo aver detto delle innegabili verità e ormai il freddo era un ricordo, sentì vampate bruciarlo dentro mentre un altro tipo di dolore venne a galla come un’esplosione.
Si morse il labbro con forza contraendo tutti i muscoli del corpo, si impresse a fuoco il suo bellissimo viso elegante e dolce mentre piangeva senza remore e liberò l’unica cosa che aveva fatto di tutto per incatenare in sé stesso, convinto che esprimerla non sarebbe potuto servire a niente, mai e poi mai.
- Io non voglio che tu te ne vada. - Perché pur dicendola, Caspian prima o poi se ne sarebbe andato comunque e quindi a cosa poteva servire esprimerla? Era così intima, così sua…
- Nemmeno io… -…così condivisibile…
Capendo che anche Caspian provava la stessa identica cosa, trovò la sua risposta.
Per questo bisognava, talvolta, aprirsi ad una persona speciale. Magari non con tutti, non sempre, ma a volte.
Perché c’era qualcuno che poteva provare le medesime cose diventando così un tutt’uno.
Per non sentirsi soli.
Capì la differenza fra il dirlo ed il non dirlo solo ora che finalmente, seppure con fatica, l’aveva fatto.
Non dirlo era solitudine.
Dirlo era simbiosi spirituale ed intima con chi provava le stesse cose.
Si accorse del proprio viso bagnato dopo che molte lacrime erano scese, quando realizzò che stava piangendo sentì le labbra di Caspian bergli quelle piccole gocce salate e assurdamente cominciò a provare un inspiegabile sollievo.
Come se con quel gesto inutile gli stesse assorbendo parte del suo peso, capì che ne aveva uno quando gli venne parzialmente tolto dal compagno che ora condivideva i medesimi sentimenti, le paure ed i desideri.
Peter se ne sconvolse profondamente, si sconvolse come non gli era mai successo in vita sua e provò qualcosa di talmente devastante che ebbe il terrore di essere trascinato via da sé stesso, come se la propria anima potesse venir strappata dal corpo e la ragione abbandonare la mente.
Così istintivamente e senza più riuscire a riflettere si aggrappò al collo di Caspian facendo scivolare appena più giù la coperta. Lo cinse aggrappandosi come stesse per affogare, affondò il viso contro la sua pelle sensibile e continuò a ripetere in sussurri disperati che non voleva se ne andasse, pregandolo di non lasciarlo.
Stringendolo fino a togliergli il fiato e a fargli male.
Bagnandolo con le sue lacrime che ora scendevano copiose e senza ritegno.
Caspian sconvolto accompagnò il suo pianto abbracciandolo con altrettanta forza, baciandogli i capelli umidi e spettinati, desiderando con tutto sé stesso di poter davvero rimanere lì per sempre perché quello non era il Re Supremo di Narnia, ma l’uomo che amava con ogni angolo remoto di sé.
E capirlo solo in quel momento fu altrettanto devastante anche per lui.
Le labbra del giovane dai capelli neri che ricadevano scomposti intorno al viso rigato di lacrime, correvano a bere quelle del compagno stretto contro di lui. Le guance bagnate e salate, gli zigomi morbidi e gli occhi chiusi serrati come a cercare di scacciare qualcosa di troppo doloroso. Lo teneva con le mani ai lati della testa per impedirgli di nascondersi ancora, lo guardava febbrile da vicino vedendo in lui un fragile e delicato ragazzo dalla faccia d’angelo che ora di sicuro e spavaldo aveva ben poco. Dopo aver asciugato le palpebre tremanti, ridiscese giungendo alle sue labbra carnose e richiuse gli occhi godendosi col solo contatto quelle sensazioni stravolgenti. Schiuse delicatamente fino a che anche Peter non fece altrettanto lasciandolo entrare, gli andò incontro unendo lieve le bocche aperte, cercò col capo un miglior accesso e lo trovò con un che di languido.
Trattenevano entrambi i respiri ascoltando solo i battiti ed il sangue che correva sempre più veloce riscaldandoli, beandosi di quei brividi di piacere e non di freddo.
Il biondo allentò la presa con la quale lo stringeva ossessivamente, quindi con decisione e sensualità scese con la bocca seminandolo di piccoli baci umidi… il collo, la clavicola, il petto e poi i capezzoli…
Si sistemò indietreggiando un po’ per avere un miglior accesso al suo corpo e gli allargò ulteriormente le gambe per occuparsi febbrile anche di quella sua parte che fin‘ora non aveva mai nemmeno osato sfiorare. Lento, sensuale, senza più fretta ed irruenza.
Caspian portò il busto all’indietro appoggiandosi con le mani sul materasso, la coperta cadde intorno a loro coprendoli solo parzialmente ed un turbine di emozioni cominciarono a fargli girare la testa.
Se quello era ciò a cui tutti alla fine cedevano, poteva anche capire perché.
Quando la sua lingua giunse sul proprio inguine, si tirò istintivamente su immergendo le mani nella sua nuca e Peter cominciò ad assaggiarlo dapprima con calma poi con sempre più intraprendenza e decisione.
Non gli era mai stato riservato un trattamento simile, non certo con dei sentimenti di mezzo.
A Narnia si stava rassegnando a sposarsi senza amore solo perché era la cosa giusta per il regno, per dare un erede, per un unione fra famiglie reali, ma non certo per dei sentimenti.
Aveva cercato di provarne, non ne era stato capace, si era rassegnato a qualcosa di conveniente pensando che certe cose avrebbe potuto farle lo stesso; eppure ora che era lì con la bocca di Peter sul proprio inguine, capiva cosa volesse dire darsi fisicamente a qualcuno con amore.
Ne rimase sconvolto ma lo trovò talmente bello e grande da voler tutto in un unico istante, ogni cosa, anche l’universo se possibile, capendo che il solo con cui avrebbe potuto provare quell’unione totale, spirituale e fisica, sarebbe stato sempre e solo con Peter.
Aumentando il ritmo spinse istintivamente il bacino contro la sua bocca facendogli capire quanto gli piacesse ed il giovane si compiacque lasciandosi andare con impeto ad un crescendo sconvolgente.
Sentendolo al limite decise di sospendere il godimento per completarsi poi insieme, andando puramente ad istinto poiché nemmeno lui l’aveva mai fatto; risalì sulla sua pelle accaldata lasciando una seconda scia umida al suo passaggio, ritrovò le sue labbra già aperte e se le prese questa volta con la sua prepotenza caratteristica, senza alcun dubbio su cosa volesse e su come intendesse prenderselo.
In ogni modo, in ogni angolo, con ogni mezzo.
Tutto.
Voleva tutto di lui.
Quanto più ne poteva, per non dimenticarsi mai, mai e poi mai di tutto quello che li aveva uniti.
Il bacio divenne sempre più profondo e frenetico fino a che Peter non si trovò a spingere Caspian all’indietro, a stenderlo sulla schiena e a posizionarsi su di lui con autorità ed eccitazione.
Si separò dalla sua bocca e lo scrutò supponente, come avesse un enorme potere su di lui. Potere che effettivamente aveva.
Il moro palpitava non facendocela più, ma l’altro a quanto pareva non sembrava avere molta fretta visto che tornò a torturare il suo corpo come gli pareva, con calma e curiosità, una malizia che si faceva via via sempre più strada.
All’ennesimo suo portarlo al limite, Caspian si ribellò e stizzito si alzò spingendolo sul materasso al suo posto, dandogli un dolce morso che non gli lasciò nemmeno il segno.
Poi un altro sul petto, sul capezzolo su cui si soffermò a succhiare e di seguito sul ventre fino a tormentargli tutto intorno al suo sesso prima di accontentarlo. Lo prese fra le labbra quando sentì le dita fra i suoi capelli. Gli tenne alcune ciocche sulla sommità del capo affinché non lo intralciassero in un chiaro messaggio esplicito, e Caspian con un sorrisino compiaciuto fece sua quella parte proibita del compagno.
Non ci pensava a quello che faceva altrimenti sarebbe andato nel panico ed il desiderio era troppo, andava ad istinto e stava così bene… lo sentiva eccitarsi sotto la sua bocca e sapeva quanto piacevole fosse perché l’aveva appena provato.
Lo sentiva irrigidirsi di attimo in attimo e non si rendeva conto di esagerare in una presa sempre più salda per non diminuire l’intensità.
Quando lo sentì gemere di piacere provò una violenta scarica dentro e appena in tempo si sentì strappare via brutalmente poco gentilmente da Peter che proprio per i capelli l’aveva staccato dal suo sesso eccitato.
Avrebbe voluto giocare di più con lui ma come prima volta non avevano una grande resistenza entrambi, così il biondo se lo rigirò di nuovo con facilità e senza complimenti si immerse di nuovo in basso, nella sua apertura per stimolarlo e prepararlo a dovere.
Gli alzò le gambe allargandogliele per avere un miglior accesso, poi lo lasciò per aiutarsi con le dita in una prima discreta penetrazione. Lo sentì tendersi e stringersi per poi lentamente rilassarsi e lasciarsi andare sempre più al piacere.
Sentendo la stanza piena dei suoi sospiri, vedendo il suo viso totalmente abbandonato al piacere e preso da quel che provava, decise che anche per lui era ora e che non poteva più aspettare oltre, così semplicemente gli si accostò e tenendolo nella posizione più comoda, entrò lento e delicato.
Caspian provò ugualmente un dolore lancinante all’inizio, lo sentì fermarsi e vide il suo sguardo apprensivo misto al bisogno più intenso che stentava a trattenere, così lo prese per il viso e attirandolo a sé gli andò incontro baciandolo, dicendogli di andare avanti.
Peter prese a muoversi piano piano, crescendo, sentendolo abituarsi e perdendo la testa.
Era la cosa più piacevole che avesse mai provato.
Sapeva di fargli male ma non poteva ormai più fermarsi, ogni ragionamento svaniva ancora prima di essere fatto ed il ritmo crebbe intensamente creando un unione completa fra tutti e due. Anche Caspian si muoveva, ora, e nonostante da un lato si sentisse come lacerato, dall’altro voleva andare avanti, cercava un unione più profonda, più grande, sempre di più... e in piena sintonia con Peter, l’ottennero fondendo anche le loro voci, oltre che le loro eccitazioni e la voglia di penetrare e possedersi totalmente, fino allo spasmo, fino a raggiungere dei mondi non ancora esplorati, fino a non sentire più nemmeno i rispettivi corpi.
Fino al culmine che li vide esplodere e liberarsi insieme premuti l’uno sull’altro, abbracciati, stretti, sudati, accaldati, tesi e tremanti.
Senza più la minima coscienza.
Solo la voglia di stare ancora così, completi.
La prima cosa che tornò a loro furono i battiti dei loro cuori mescolati ai respiri affannati. I sensi impazziti, i corpi mescolati in uno stato di estasi totale.
Dopo non avrebbero saputo dire nemmeno loro quanto, Peter carezzò le labbra di Caspian con le proprie in un bacio leggero ed un’espressione di piena pace, poi si accomodò di schiena portandosi dietro il compagno che, con la medesima serenità dentro, si accoccolò tirandosi sopra la coperta.
Il silenzio a parlare per loro, nonostante si fossero detti di esprimere i sentimenti senza tralasciarne nemmeno uno.
È che in certi momenti semplicemente i gesti esprimevano ogni più piccolo pensiero ed emozione senza bisogno di usare le parole.
Quell’istante fu perfetto così.