TITOLO: LA GUERRA È FINITA
FANDOM: Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re (libro)
SHIP: Aragorn/Eomer
PERSONAGGI: Aragorn Estel, Eomer Eading
GENERE: fantasy, sentimentale
RATING: 18+
TIPO: slash, one shot in due parti, POV in terza persona di Aragorn
NOTE: seguito de ‘Prima dell’Alba’, si ambienta precisamente subito dopo la guerra dell’anello e prima del finale del libro, l’anello è stato definitivamente distrutto, Frodo e Sam sono critici, vengono curati e trasportati verso Minas Thitith insieme all’esercito di Aragorn, Eomer e Imrahil. Durante il ritorno, Eomer e Aragorn hanno tempo di riprendere il discorso iniziato la notte prima di partire per Mordor. Ora gli animi e la situazione sono diverse e sebbene Aragorn capisca che non potrà esserci un seguito alla loro avventura, Eomer non è dello stesso avviso, poiché i suoi sentimenti sono puri e forti e lui è decisamente troppo testardo. Chi la spunterà alla fine? Il pezzetto che ha fatto sì che io scrivessi queste fic è quello che ho inserito direttamente dal libro, quando Aragorn ed Eomer si salutano prima che egli parta per Rohan la prima volta, Eomer dichiara il suo amore in modo così spontaneo e bello che mi ha catturata. Li amo tanto, sono perfetti insieme e non ci posso fare nulla. Dopo questa fic, particolarmente lunga e quindi divisa in due parti che pubblicherò a distanza di una settimana non di più, ce ne sarà un’altra, la conclusiva. La fan art è presa da internet e non è mia, ma mi piacevano tantissimo, erano venuti molto bene.
Nel libro Eomer ha gli occhi azzurri, di conseguenza ho usato la descrizione di Tolkien per lui, specie perché la fic è sui libri e non sui film. Il POV è in terza persona, ma è su Aragorn.
Per sapere cosa scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB: https://www.facebook.com/akanethefirst
Ringrazio subito chi leggerà e magari commenterà la mia fic.
Buona lettura.
Baci Akane
“E infine Aragorn salutò Eomer ed essi si abbracciarono ed Aragorn disse: <<Fra noi non vi possono essere parole come dare o prendere, né ricompense, perché siamo fratelli. [...]>>
Ed Eomer rispose: <<Dal giorno in cui ti ergesti innanzi a me sull’erba verde io ti ho amato, ed il mio amore non si estinguerà. [...]>>”
- Il Signore degli Anelli, libro VI. Cap V: “Il Sovrintendente e il Re”.
PARTE I
Fu come sentire ogni cosa contemporaneamente. Di bene e di male, di doloroso e di gioioso.
Non solo per sé, ma anche per gli altri.
Aragorn, nell’esatto istante in cui ci fu l’eruzione del monte Fato e realizzò che Frodo ce l’aveva fatta, percepì immediatamente tutto di tutti, come l’ondata vulcanica a cui avevano assistito, non gli era mai capitato di provare una cosa simile. Fu come morire e rinascere in un istante.
Rimase qualche secondo fermo senza respirare, la vista appannata alla realizzazione che avevano compiuto la loro impresa. L’impresa più grande.
Quella che ai suoi avi non era riuscita fino in fondo.
La consapevolezza che quella volta ce l’avevano fatta perché non nelle mani di uomini ma di hobbit, creature ben diverse da loro, fu istantanea.
Aragorn così chiuse gli occhi un momento e sospirò alzando Anduril innanzi a sé, vi appoggiò la fronte sulla lama e pensando che finalmente tutto era compiuto, riaprì gli occhi, abbassò la spada e tornò in sé.
La prima cosa che fece appena riemerso dal proprio breve raccoglimento, fu cercare Eomer. Lo fece istintivamente e solo quando vide che anche lui si voltava a fare altrettanto, solo quando i loro occhi si incrociarono, entrambi si sorrisero fieri e carichi di sollievo nel vedersi entrambi vivi, poi tutti e due corsero dagli altri a predisporre per il proprio popolo le misure successive.
La Guerra era finita.
L’Anello era stato distrutto.
Da lì in poi iniziava una nuova epoca.
L’epoca della ricostruzione.
Non ci avevano pensato, la notte prima di partire verso Mordor.
Né lui né Eomer.
Non avevano pensato realmente al fatto che si sarebbero potuti salvare e che avrebbero potuto vincere la guerra.
Troppo presi dal non cadere nell’ombra, si erano aggrappati all’unico spiraglio trovato in quel momento di benessere, creduto unico e finito.
Lo stato d’animo in quel momento era stato tale da spingerli ad agire senza pensare che ci sarebbero state conseguenze, visto che non ce l’avrebbero fatta.
Perché non si vincono così tante battaglie di fila e poi anche la guerra.
L’angoscia e la certezza della loro fine, li aveva trasformati in due uomini disperati bisognosi di amore e calore, ma ora che marciavano verso Minas Tirith di nuovo, dovevano fare i conti con quella realtà.
Erano vivi e stavano entrambi bene e l’indomani era improvvisamente luminoso e prospero.
Ed erano Re di due popoli di uomini uno dei quali racchiudeva l’altro.
“Sono il suo Re, da ora lo sarò realmente, appena faremo la cerimonia alla capitale. Ed abbiamo fatto l’amore pochi giorni fa, credendo saremmo morti. Forse dovremmo fare finta di nulla, ignorare l’accaduto. Faremo come nulla fosse successo. Era un sogno dentro ad un incubo. Io magari potrei riuscirci, ma lui...”
Si girò a guardarlo, cavalcava al suo fianco con aria fiera e corrucciata insieme, solo lui sapeva come poteva esserlo.
Il sole del mattino lo baciava riscaldando la sua pelle chiara, mentre i capelli d’orati ricadevano sulle spalle, raccolti dietro sulla nuca ed i suoi occhi azzurri sfidavano l’orizzonte, come fosse pronto a tornare in guerra da un momento all’altro.
Era bello, lo pensò subito. Bello e possente.
Realizzò che il ricordo di quanto vissuto era troppo vivido, nonostante le circostanze particolari nel quale era avvenuto.
Eomer come richiamato dal suo sguardo si girò verso di lui e vedendo che lo guardava, sorrise spontaneo facendogli un cenno.
Cavalcavano in cima alle truppe che si srotolavano alle loro spalle sui cavalli.
Accanto a loro c’era anche Imrahil, i tre Capitani dell’esercito che aveva marciato a Mordor erano insieme in testa, come lo erano stati all’andata.
Gandalf era anch’egli sempre nei paraggi, ma stava prevalentemente con Frodo e Sam che ancora dormivano profondamente dopo l’impresa titanica a cui erano stati sottoposti.
Non c’era certo modo per parlare, né sicuramente nutrivano quel desiderio, tuttavia Eomer mostrò fin troppo chiaramente che stava pensando alla stessa cosa. Peccato fosse fin troppo chiare che lui, al contrario, non era in grado di far finta di nulla.
Glielo lesse in faccia che la loro notte insieme ormai era un pensiero fisso e con uno sguardo più acuto lesse facilmente in lui, com’era sempre riuscito a fare.
Non era minimamente pentito di quanto fatto, anzi. Non se lo voleva rimangiare. Se avessero avuto modo di parlare, e probabilmente al primo accampamento l’avrebbero fatto, gli avrebbe sicuramente detto che non si rimangiava nulla di quanto successo e forse ci avrebbe provato di nuovo.
Aragorn vide facilmente nel suo prossimo futuro, non servivano doti da veggente quali possedeva, era sufficiente conoscere Eomer ed ormai era così. Come se non bastasse, Eomer era cristallino.
Distolse di nuovo lo sguardo posandolo sull’orizzonte, cercando di pensare a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa avrebbe potuto fare.
Doveva essere una cosa che sarebbe rimasta in quella notte. Doveva essere chiaro in quello. Lui era innamorato di Arwen ed ora che la guerra era stata vinta e che avevano salvato la Terra di Mezzo, sarebbero potuti sposarsi e vivere insieme.
Elrond l’avrebbe portata a lui, lo sapeva. Sarebbe diventata la sua Regina.
Quella notte era stata bella ed inevitabile e perfettamente giustificabile e non se ne vergognava, ne avevano avuto bisogno.
Ma ora le cose erano diverse e lo sarebbero state ancora di più.
Lui sarebbe salito al trono che gli spettava, sarebbe diventato il Re dei Re, avrebbe sposato Arwen e non per dovere o per una promessa solenne infrangibile, ma bensì perché l’amava davvero.
Di un amore alto, non categorizzabile.
Ella era come un angelo, di quelli che si amano in modo assoluto appena vengono visti, di un amore molto diverso da quello che si nutre per chiunque altro.
Era sopra tutte le parti, sopra ogni persona, sopra qualunque altro amore o sentimento,
Ma non per questo, era l’unico.
Tornò a guardare Eomer che conversava con Imrahil cercando di distrarsi.
Si poteva amare molto più di una sola persona ed in modi tanto diversi fra loro, perché non c’erano limiti al genere d’amore che gli uomini potevano provare.
Quello che provava per Eomer era un tipo di amore, magari fraterno.
Eomer rise illuminando il suo bel viso ed Aragorn inghiottì a vuoto sentendo un pugno allo stomaco.
Forse un amore fraterno, ma non solo. Era anche carnale, fisico, passionale.
Era un amore umano, totalmente, completamente, irrimediabilmente umano.
Così come quello per Arwen era elfico, era di un’altra razza. A lei lo univa il sangue degli elfi, quello che in parte scorreva nelle sue vene.
Tuttavia il genere di amore che lo univa a Eomer era umano,.
Non era sconvolto dal fatto di amare un altro uomo, era comune e non c’era nulla di male. Non era nemmeno così assurdo amare in modo diverso, ma ugualmente forte, due persone.
Il sentimento che nutriva per Eomer non si sarebbe mai spento, né affievolito.
Quello che avevano condiviso insieme non l’aveva condiviso con molti.
Legolas e Gimli, invero, avendo con loro compiuto imprese epiche dall’inizio del loro viaggio da Gran Burrone, eppure per loro non c’era lo stesso sentimento.
“Loro sono davvero miei fratelli. Eomer ha poco di fratello... ma sarà bene cercare di farglielo credere. Di farlo credere a tutti. Non c’è niente di male nell’amare un altro uomo, né nell’amare due persone insieme, ma il mio problema, anzi, il nostro problema, è che siamo re. Ed io non sono un re qualunque. Non posso semplicemente fare ciò che voglio.”
Per tutto il tempo viaggiò in silenzio, riflettendo profondamente su quel che doveva fare e che provava. Solo quando lo affiancarono Legolas e Gimli che come sempre cavalcavano insieme, si distrasse mettendosi a parlare con loro che gli portavano notizie di Frodo e Sam.
A loro si unì Eomer il quale amava conversare e scherzare in particolare con Gimli. La sua allegria lo fece sorridere per la prima volta da quando erano partiti dal Nero Cancello. Si sentì finalmente rilassare, mentre la solarità di Eomer e Gimli lo contagiavano facendogli capire che era davvero finita e che poteva tornare ad essere l’Aragorn che da troppo non aveva più potuto essere.
Un Aragorn che si univa volentieri ai discorsi degli altri, specie se allegri e pieni di ironia.
“Eomer non accetterà mai di fare un passo indietro, di dimenticare e considerarmi solo un fratello. Ma non posso veramente chiudere con lui. Il massimo che potrei fare è chiedergli questo. Di vedermi come un fratello, ma se non lo accettasse, non riuscirei ad allontanarlo. Non è nelle mie forze. Quello che provo per lui, ormai, è troppo forte.”
Continuando il suo viaggio di ritorno, si rese sempre più conto che per lui era stato più facile organizzare e vincere una guerra che gestire quei sentimenti per lui, conciliarli col suo nuovo ruolo che l’aspettava al varco e la sua nuova vita di reggente.
Soprattutto sapeva che non sarebbe stato in grado di conciliarli con Eomer, perché ormai lo conosceva e lo amava proprio per quel suo modo di essere sicuro, esuberante, impulsivo e pieno di un fuoco che scaldava e bruciava di continuo.
Un fuoco così bello.
Dopo un giorno intero di marcia, si accamparono in uno spiazzo erboso in vista della notte, ognuno si divise i compiti automaticamente senza necessità di ricevere degli ordini, qualcuno costruì le tende, qualcuno distribuì il cibo ed altri si occuparono dei feriti e dei cavalli.
Si crearono diversi gruppi riuniti intorno ai fuochi, mangiavano e chiacchieravano. C’era allegria, ormai, fra i soldati.
Quell’allegria timida che non osava venire fuori perché c’era sempre un po’ di paura in agguato, era così strano non avere ombre incombenti. Come poteva essere finito tutto davvero?
C’erano i fratelli morti che non ce l’avevano fatta a tornare, che erano trasportati per poterli restituire ai propri cari, affinché avessero una degna sepoltura, da eroi del loro popolo protetto a costo della vita.
Nonostante questo, c’era timida allegria, si respirava nell’aria fresca primaverile che però non era più troppo fredda, ormai.
Aragorn ne era contento, anche se capiva ciò che frenava gli animi dei suoi uomini. Dopo aver controllato ogni gruppo ed essersi assicurato che tutti stessero bene, andò dai suoi che stavano già mangiando e bevendo. Si sentivano le voci più forti di Gimli, Pipino ed Eomer che scherzavano ancora, quella più sommessa di Legolas, che però rispondeva sferzante alla sua tipica maniera ironica. Sorrise sentendo le risa di tutti, in particolare di Eomer. Non sapeva perché ridessero, ma lo contagiarono ed il suo cuore si sollevò nell’avvicinarsi.
C’era sempre un’atmosfera particolare intorno a loro, ma l’incantesimo si stava spezzando, gli animi stavano tornando sempre più leggeri.
Avevano vinto la guerra, una guerra che finalmente era finita.
Non ci sarebbero più stati combattimenti, niente più ombre e morti.
Eomer lo notò e spontaneo tese una ciotola del pasto che aveva fatto tenere da chi l’aveva portato, l’aveva coperto e posto accanto al fuoco dove erano tutti radunati, Imrahil, accanto a lui, gli porse invece un bicchiere di vino.
Non avevano molti viveri, ma sufficienti per bere e mangiare a sufficienza fino all’arrivo a Minas Tirith.
- Vieni, Aragorn... Pipino e Gimli stanno facendo a gara a chi ha vissuto episodi più assurdi! Per il momento è in testa Pipino con gli Ent...
Eomer sembrava proprio ristabilito nell’animo, era di nuovo allegro come forse non l’aveva ancora mai visto da quando l’aveva conosciuto. Si sedette accanto a lui prendendo sia il bicchiere che il piatto con la zuppa.
- Pipino è difficile da battere in ogni fronte... - commentò lasciandosi andare di riflesso anche lui. Vuoi per le voci concitate dei suoi amici, vuoi per il sorriso di Eomer che lo coinvolgeva per forza.
- Siete molto uniti... eppure vi siete conosciuti tutti quando siete partiti da Gran Burrone per la missione dell’anello... - in realtà la Compagnia si era formata appena sei mesi prima, stando ai racconti dettagliati di Pipino e Gimli, di conseguenza vedere una tale unione fra persone che non si conoscevano nemmeno da un anno intero, colpiva Eomer che abbassò la voce per dirglielo.
- Sì, in effetti è così... eppure sembra che viaggiamo insieme da una vita... - realizzò lui stesso, ripensandoci. Il compagno lo guardò mentre sorrideva sereno.
- Ti sei legato molto a loro...
Il re accentuò un sorriso dolce e lo guardò annuendo.
- Lo sono molto. Non sarei qua senza nessuno di essi. E mi piange il cuore al pensiero del caduto...
Eomer aveva sentito di Boromir, ma vedendo l’ombra di dispiacere nell’accennarlo, non chiese nulla e Aragorn gliene fu grato.
- Ognuno di noi è stato estremamente importante per la riuscita della missione...
Quando lo disse le sue intenzioni non erano di prendere la parola, ma udendo la sua voce, tutti istintivamente si zittirono e l’ascoltarono. Realizzando che ormai aspettavano qualche discorso e ricordando di non averlo ancora fatto da quando era finito tutto, Aragorn sorridendo arrendevole proseguì guardandoli, mentre nell’ombra alle loro spalle, oltre il cerchio amichevole del fuoco, una figura bianca si avvicinò loro senza dire nulla. Aragorn guardò con affetto Gandalf che si era unito a loro mite dopo essersi assicurato le cure di Frodo e Sam, ancora in uno stato di sonno profondo.
- È così, infine... la missione è riuscita... - constatò parlando come se anche Frodo, Sam e Merry fossero lì con loro. Gandalf gli sorrise orgoglioso e dolcemente al tempo stesso, rimanendo in piedi di fronte rispetto ad Aragorn, seduto a gambe incrociate sull’erba. Il calore del fuoco dipingeva di arancio la loro pelle, creando un’atmosfera suggestiva che in qualche modo ricordava casa.
- Elrond sarà fiero di noi. - ricordò le origini della loro missione, quando era stato come se fossero stati nominati e benedetti da quello che per lui era come un padre.
Qualcuno si era fatto avanti e proposto spontaneamente, qualcuno era come se fosse stato prescelto.
Per un momento tutti andarono con la mente a quel momento, mentre Eomer ed Imrahil che non potevano sapere, rimanevano silenti spettatori di qualcosa che era evidentemente intimo.
- Alcuni che sono caduti, sono tornati ed altri invece non ce l’hanno fatta. È stato un lungo cammino pieno di pericoli, abbiamo superato ostacoli inauditi ed infine eccoci qua. La missione è stata compiuta, grazie ad ognuno di noi e ai molti amici incontrati nel cammino.
La mano corse veloce e spontanea nel ginocchio di Eomer accanto a lui, lo sentì fremere. Aragorn gli sorrise fugace, egli rispose con un cenno.
Tutti ad ascoltarlo come se stesse facendo un oracolo.
- Vi ringrazio per la dedizione, il coraggio e la fiducia, soprattutto nei momenti disperati...
- Intendi quando Gimli se l’è fatta sotto nel Sentiero dei Morti? - la voce di Legolas arrivò ad infrangere leggera e fintamente seria il discorso di Aragorn, ma tutti apprezzarono la sua sfrontatezza ridacchiando all’accenno di una storia che avevano sentito poco prima.
- Seguirmi per quella via è stata forse la cosa più dura che potessi chiedervi. Vi ringrazio per non avermi abbandonato...
A quelle parole, Eomer si irrigidì, si incupì e silenzioso senza farsi notare, si alzò e si ritirò.
Aragorn proseguì il suo discorso ringraziando tutti di nuovo, Gandalf si fece avanti e concluse con la sua eterna alta saggezza piena di un amore e di una luce che non gli si vedeva da tempo.
- Questa missione è stata portata a termine grazie ai più piccoli contributi senza i quali non ce l’avremmo mai fatta. Ognuno di noi grande, forte e potente, senza quei piccoli, saremmo stati del tutto insufficienti. - con questo guardò Pipino, l’unico della sua razza presente in quel momento. Ogni hobbit aveva reso un contributo prezioso ai fini della storia e nessuno meglio di Gandalf poteva saperlo.
Il silenzio rimase imbarazzante per qualche secondo, il tempo per lo spirito di Pipino di riprendersi con qualche battuta senza filtro e restituire l’atmosfera goliardica.
Aragorn rimase ancora poco, approfittando quando ormai erano tornati alle risa, per ritirarsi al seguito di Eomer.
Qualcosa che aveva detto l’aveva turbato, l’aveva percepito chiaramente accanto a lui, ma non aveva potuto dargli la giusta importanza in quel momento solenne.
Eomer aveva scelto la sua tenda, per sparire nel buio senza farsi notare. Tutti avevano tende in comune, ma solo il re aveva il diritto ad averne una solitaria, più piccola delle altre e lui si era infilato proprio nella sua, più appartata delle altre.
Una volta dentro lo vide che si stava spogliando, era infatti a torso nudo, si era appena sfilato la camicia.
Dopo la sosta, una volta deciso di accamparsi sul sole al tramonto, molti di loro si erano concessi un lavaggio al fiume che costeggiavano, per togliersi le fatiche della guerra.
Eomer era splendente, alla luce fioca della lampada. I suoi capelli si erano ormai asciugati e gli ricadevano mossi sulle spalle, ricoprendole fino alle scapole.
Aragorn si fermò spalancando gli occhi, si irrigidì e si rese conto di tornare improvvisamente quell’uomo comune che si era concesso di essere qualche notte prima. Proprio in quella tenda, solo piantata altrove.
Non poteva nemmeno stupirsi che Eomer desse per scontato che sarebbe successo di nuovo, era una cosa così nel suo carattere, dopotutto; peccato che lui non si sentisse pronto. Specie perché aveva passato tutto il giorno a pensare di non doverlo fare perché ormai le circostanze erano diverse e non si poteva concedere debolezze simili.
Quella era stata un’eccezione normale, ma adesso era tutto diverso e lui era il re ed anche Eomer lo era.
Cercò disperatamente di tornare saldo come sempre e fece appello a tutta la sua forza mentale, che di solito era enorme, ma quando Eomer si girò e gli regalò il suo sguardo corrucciato, dove l’azzurro dei suoi occhi era cupo, Aragorn fu aiutato.
- Che succede? Ho detto qualcosa che ti ha turbato? - si ricordò di come era finito a seguirlo nella sua tenda.
Eomer per fortuna lasciò perdere i pantaloni che rimasero addosso e abbassò lo sguardo come se non osasse sostenere improvvisamente il suo. Per lui era molto strano, non lo abbassava mai, lo sosteneva sempre, era molto fiero e forte.
Aragorn si avvicinò preoccupato.
- Eomer, mi puoi dire tutto, lo sai... non ci sono segreti, fra noi...
Era davvero stato così da subito. Per questo si erano uniti tanto.
- Mi dispiace non averti seguito nel Sentiero dei Morti...
Aragorn tirò indietro la testa. Non era ciò che pensava realmente, lo percepì nettamente. Gli mise una mano sul braccio nudo e se ne pentì, il contatto lo bruciò irradiando subito un calore pericoloso, ma non tirò via la mano.
Eomer a quel punto tornò a guardarlo ed erano finalmente vicini.
- Non te l’avevo chiesto e non te l’avrei comunque permesso. Il tuo posto era accanto al re.
Eomer si aggrottò ancora, come fosse un libro aperto. Era così facile leggerlo.
- Non ti ho sostenuto. Ho creduto fossi impazzito, che saresti andato incontro alla morte. Ti ho detto addio, quella volta. Ero molto arrabbiato.
Aragorn era partito in fretta e furia e non aveva nemmeno avuto tempo di salutare tutti a dovere, non si erano scambiati prole, in quell’occasione, e forse Eomer era rimasto ferito da quello.
- Non ha importanza, c’era molta fretta e abbiamo fatto ciò che dovevamo. Nessuno ha pensato che ce la facessi realmente, anche se i miei uomini mi hanno seguito.
Cercò di farlo ragionare con la sua tipica dolcezza, ma Eomer rimase rigido sotto il suo tocco. I suoi muscoli erano ancora tesi e per lui non era facile rimanergli vicino, toccarlo con una finta innocenza, senza secondi fini.
I secondi fini c’erano eccome.
- Non è questo. Io non ho creduto in te in quel momento. Me ne vergogno molto. Vorrei tornare indietro a quel momento e darti la mia benedizione.
Aragorn si avvicinò ulteriormente e gli mise l’altra mano sul viso per indirizzarlo verso il proprio, costringendolo a guardarlo e placarsi. Appena lo toccò, lo sentì rilassarsi, ammaliato dal suo sguardo intenso e ravvicinato.
- Non hai niente di cui vergognarti. Il tuo cuore è sempre stato con me, eri lì a cavalcare per quel sentiero. La tua forza non mi ha mai abbandonato.
La sua bocca parlava al di fuori del suo controllo e stava dicendo la verità. Aveva pensato a lui, galoppando per quella montagna pericolosa, a quanto gli era mancata la sua forza e la sua presenza, sempre costante da quando aveva messo piede a Rohan la prima volta.
Aveva pensato che non avrebbe avuto paura, Eomer, lì accanto a lui. Che sarebbe andato avanti senza esitare, come aveva sempre fatto nonostante le molte prove incontrate dall’inizio degli attacchi di Saruman, soprattutto con quelli di Grima. Eomer era stato trattato male da suo zio ed era anche stato imprigionato, ma non si era mai allontanato, non se ne era mai andato. Era sempre rimasto lì a palazzo accanto a lui, fedele nel bene e nel male.
Aveva combattuto tutte le guerre in prima linea, senza mai tirarsi indietro.
- Sono io a doverti ringraziare per non avermi mai abbandonato. Anche quando era più difficile... - mormorò infine percependo che Eomer si sentiva meglio.
- Non avrei mai potuto abbandonarti, Aragorn. Piuttosto sarei morto accanto a te. Io ti amo e non ho mai nutrito dubbi in merito.
Aragorn sapeva che era vero. Che lo pensava e non solo. Che lo provava sul serio.
Sorrise dolcemente col calore che da lui gli veniva trasmesso come un fuoco ristoratore che poi finiva per bruciare e ardere.
Non erano quelli i suoi piani, ma naturalmente quando Eomer si avvicinò alla sua bocca, non lo respinse.
Non c’erano debolezze da uomini normali, non erano più soldati che andavano in guerra.
Nessun bisogno d’amore e d’affetto prima della morte, le tenebre erano state battute, la vita ormai li attendeva e la luce era splendente.
Eppure le loro labbra si fusero insieme e le lingue si intrecciarono, mentre si stringevano uno all’altro.
Le dita di Aragorn si mossero affondando fra i suoi capelli biondi che ricoprivano le spalle, seguendo un impulso indomabile.
Lo stesso che seguì Eomer quando gli aprì la camicia facendogliela correre sulle braccia. Con un fruscio cadde a terra e fu subito ignorata, mentre le sue carezze risalirono sulle braccia scendendo sul torace, parve percorrergli le cicatrici sulla pelle, molti i segni nuovi della recente battaglia, nessuno mortale o grave.
I brividi lo attraversarono mentre lo carezzava sui fianchi e poi sulla schiena, come se cercasse qualcosa, nel suo corpo. Oppure come se si abbandonasse alla propria volontà senza remore.
Aragorn andò col tatto alla ricerca della ferita che gli aveva curato giorni prima e quando la sentì quasi rimarginata, si sentì meglio.
Allo stesso modo si staccò per guardarlo e controllare che non ce ne fossero altre. Ebbe conferma che ormai il segno curato con la propria saliva era in rilievo e chiaro, ma non più aperto e vivo.
- Non sei ferito, vero? - chiese conoscendo la risposta. Eomer sorrise e tornò a baciarlo, scendendo sul collo, lo ricoprì di brividi e ben presto la mente del re venne offuscata dal piacere che divenne sempre più intenso, specie quando le mani si infilarono sotto i pantaloni che aveva aperto.
Caddero lentamente lungo le sue cosce senza che nessuno li fermasse, Aragorn non li percepì nemmeno, totalmente concentrato sulle mani del suo compagno che dalle sue natiche erano passati sull’inguine ad occuparsene senza vergogna ed esitazione.
Sembrava avere una certa esperienza, ma non poteva esserne certo. Lui era fatto così, si buttava a capofitto nelle cose senza assicurarsi di esserne in grado.
Mentre il piacere cresceva nella sua mano e la sua bocca nel collo lo mandava in una lenta estasi crescente, Aragorn cercò confusamente di togliergli i pantaloni che ancora indossava.
Non era così pratico nonostante i suoi lunghi anni di vita, molto più di quelli di Eomer sebbene nell’aspetto non li dimostrasse, apparendo come un uomo forte ed in forma.
Non era di certo la prima esperienza intima con un’altra persona, ma non aveva mai avuto molta passione le altre volte, se si escludeva la notte con Eomer.
Era forse una delle poche che ricordava un tale trasporto verso un altro uomo.
Anche se ne avesse avute, in quel momento erano completamente dimenticate, cancellate dal piacere che stava provando con lui e dal ricordo del precedente.
Forse gli erano capitati precedentemente esperienze che si avvicinavano un po’, alcune volte poteva aver giaciuto con altre persone, uomini e donne, soprattutto in gioventù, ma mai in modo così carnale e incandescente. Eomer gli aveva lentamente rubato la ragione e forse era stato un istante, la caduta, ma ormai sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro, né metterlo al suo posto.
“Eomer al suo posto? Mi sa che pensa sia questo, il suo posto... fra le mie braccia... dentro di me...”
Quella notte fu lui a prendere Aragorn, carico di un desiderio e di una sicurezza che questa volta mancava in lui. Si lasciò scaldare dalle sue certezze, dalla sua voglia che li vide stendersi uno sull’altro ed occuparsi dei loro corpi con le loro bocche e le lingue.
Eomer si prese cura di Aragorn come se fosse la sua guardia personale e non lasciò libero nemmeno un centimetro di pelle. Lo fece godere come non gli era mai capitato e lo lasciò entrare in lui senza provare nemmeno ad impedirglielo.
Le sue spinte possenti e virili lo mandarono in estasi cancellando ogni dovere, obbligo e decisione presa. Non erano più due re, lui non comandava nessuno e non c’erano doveri impellenti ed imminenti.
Erano solo due uomini che non potevano più rinunciare al puro piacere della carne.
Ma era solo quello?
Mentre Eomer affondava in lui con sempre più foga, toccando in lui punti di godimento folli, Aragorn si chiese se fosse solo quello, mentre sentiva la sua anima purificarsi al calore del suo fuoco.
Al calore del suo amore.
- Ti amo, Aragorn. Non dimenticarlo mai. Ti amerò sempre e non me ne vergognerò mai, sarò sempre pronto a tutto per te.
Aragorn venne in quella dichiarazione di purezza e totalità, colto da un piacere così intenso da cancellargli la memoria per un istante e lasciarlo pieno di lui, steso sotto il suo corpo forte e dolce.
Non riuscì a rispondergli ed lui non lo pretese, gli lesse dentro mentre gli veniva dentro che non pensava di essere ricambiato allo stesso modo, ma gli andava più che bene poter prendere ciò che gli faceva la grazia di concedergli.
Non poteva dirgli che lo amava, se c’era una vaga possibilità di riuscire a gestirlo e contenerlo nella sua esuberanza, doveva provarci e sicuramente dirgli che lo ricambiava non avrebbe aiutato.
Mentre Eomer si scioglieva, stendendosi sfinito ed ansimante, Aragorn gli si stese sopra, girandosi. Il suo cuore batteva impazzito, i corpi fremevano nell’amore appena consumato.
Come poteva esserci qualcosa di sbagliato in un tale sentimento alto e puro? In un piacere così limpido ed estatico?