Leggende su Castelli e Fantasmi



Diciamo che non è stato facile trovare leggende sui castelli (e compagnia) come pensavo, forse perchè sono troppe, chi lo sa. Essendocene molte, le prime che ho trovato sono castelli o comunque zone italiane, quindi ho deciso per il momento di mettere quelle, gentilmente prese da alcuni siti on line di cui sotto i link. Nel corso della mia navigazione sono certa mi imbatterò in altre leggende sui castelli e fantasmi e le aggiungerò sotto. Alcuni hanno la foto, altri, come noterete, no. Non so, naturalmente, quanto siano veritiere e quante storie, però sono comunque tutte affascinanti e degne di essere lette.





-
Nel Castello degli Sforza a Imola (Bologna) vagherebbe, inquieto, lo spettro di Caterina, terribile esponente della nobile famiglia che diede il nome al maniero. Si afferma che facesse gettare gli ospiti indesiderati nei pozzi del castello, sul fondo dei quali vi erano delle lame affilate. La gente del luogo arriva a sostenere anche che la nobile signora costruì il suo castello, aiutata dal diavolo, in una sola notte. Ancora oggi, a distanza di secoli, la sua immagine viene vista vagare nell’oscurità del castello con un lume in mano.

- Nei pressi della Torre del Diavolo di Camaldoli, sita all’interno del castello di Poppi (Arezzo), apparirebbe, in certi momenti, il fantasma di Matelda che, secondo la leggenda, uccideva i suoi amanti dopo una notte d’amore, come la mantide religiosa. Fu proprio in questa torre che la donna fu murata viva, ma la morte non le ha impedito di ritornare tra i vivi.

- Il Giardino botanico di Lucca è un luogo considerato stregato. All’interno vi sarebbe lo spettro della bellissima e seminuda Lucida Mansi che, per rimanere giovane in eterno vendette la sua anima al diavolo, incontrato sotto le mentite spoglie di un bel giovane che, ancora oggi, in alcune notti tenebrose, guiderebbe il carro infernale.
Nel Monastero di Sant’Anna, a Foligno (Perugia), si odono ancora i lamenti di suor Teresa Margherita Gesta, morta tra quelle mura il 4 novembre 1895. Il suo spirito albergherebbe ancora nella stessa stanza che occupò in vita, malgrado sia trascorso più di un secolo dalla sua morte.

- Il Maniero della Rocca di Moncalieri, vicino a Torino, è considerato il più infestato d’Italia. Si narra che vi sarebbero stati visti, e in certi casi anche fotografati, spettri di dame e cavalieri, di fanti e di boia, di un fantasma ciclista, di un gatto che ride ed un monaco seduto su uno scranno episcopale.

- Nel Castello di Oramala, a Val di Nizza (Pavia), ogni 25 dicembre, a mezzanotte, si radunerebbero gli spettri di Federico Barbarossa e di Obizzo Malaspina; esattamente nella terza sala della torre, di fronte al grande camino. Spesso, nello stesso luogo, si odono rumori di battaglie, di zoccoli, di armi, come se il dramma dei soldati che lì combatterono avesse impresso in maniera indelebile la pellicola del tempo e le pietre di quei muri.

- A Genova, nella Chiesa di San Matteo, continuerebbe ad apparirebbe lo spettro di un Doria, con le mani insanguinate, che dalla piazza antistante le chiesa, si dirige all’interno per poi svanire in una colonna. Sempre a Genova un altro spettro è stato più volte visto nei pressi della Chiesa di San Donato.

- Altri luoghi infestati della medesima città sarebbero il Palazzo Rosso, le rovine del Convento di San Silvestro e la cosiddetta Casa del Boia, in Piazza Cavour, dove ancora, in determinati periodi dell’anno, è possibile udire i lamenti dei condannati a morte che transitarono di lì.

- Nel Castello di Fosdinovo, nei pressi di Sarzana (Carrara), è possibile imbattersi nel fantasma di una giovane dama dai capelli biondi che, si dice, visse una vita licenziosa. Si tratterebbe della marchesina Bianca Maria Aloisia Malaspina che, proprio a causa della sua condotta, sarebbe stata condannata a vagare per l’eternità tra le mura del maniero stregato.

- Un’altra donna fatale è quella del Castello di Torrechiara, a Langhirano (Parma). La leggenda vuole che durante le notti di plenilunio, in cui la nebbia avvolge il castello, appaia il fantasma di una bellissima duchessa, murata viva dal marito, che vaga nella torre offrendo baci appassionati agli uomini che la incontrano.  Castello di Mantova venne decapitata Agnese Visconti, moglie del feudatario Francesco Gonzaga che, scoperto il suo tradimento, la fece uccidere. Dal 1391 anche lei, ogni notte di Natale, appare per chiedere perdono del suo peccato.

- Nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino, si erge maestosa ed inquietante la Rocca di S.Leo, una fortezza millenaria che venne donata nel lontano 774 da Carlo Magno alla Chiesa. Divenne prigione del Vaticano per personaggi non graditi alla Chiesa e qui costretti a morire di stenti, dopo lunghe prigionie, da tutti dimenticati. S.Leo e’ nota soprattutto per aver ospitato Cagliostro, il controverso Conte alchimista, sgradito alla Curia romana e ridotto in prigionia in una cella segreta, che da lui ha preso il nome di “cagliostrina”, in attesa della morte. La leggenda narra che Cagliostro qui compì i suoi ultimi esperimenti di alchimia fino a quando perse la ragione e morì per un attacco di cuore. Non venne mai sepolto e si dice che la sua anima ancora si aggiri tra le mura della fortezza e nei boschi intorno al maniero, invocando una degna sepoltura e la pace eterna.

- Nel Nord Italia, a Padova, il castello di Monselice ha più di una triste storia. Fu roccaforte del despota Ezzelino III da Romano, conosciuto per la sua ferocia in tutta Verona e Padova. Fece costruire questo castello per ospitare la sua amante Ivalda o Avalda che li’ mori’ per mano del despota. Donna Ivalda rimaneva per lunghi periodi sola nel castello e amava invitare giovani uomini per allietare le sue serate. Un documento dell’epoca la dipinge come donna crudele, lussuriosa e dedita a pratiche magiche. Avrebbe tentato di conquistare l’eterna primavera circondandosi di amanti giovani, ovviamente uccisi dopo l’amplesso. Il maggior godimento le derivava dall’accoppiare amore e morte. Un sistema di trabocchetti faceva sprofondare gli uomini in pozzi con lance puntate verso l’alto. Scoperta da Ezzelino, venne qui uccisa per adulterio e si narra che il suo spettro insanguinato vaghi ancora nel castello.
In un’altra ala del medesimo castello vagherebbero altri due fantasmi: Giacomino da Carrara e Giuditta. Lui fu imprigionato per motivi politici e lasciato morire di fame e lei, che tentò di incontrarlo corrompendo delle guardie, fu scambiata per una spia veneziana e ne seguì la sorte. Le loro lamentazioni erano talmente forti che molti monselicensi chiesero pietà per i due amanti, ma oramai il loro destino era segnato e dopo poche settimane la morte pose fine alla loro vita terrena. Anche il castello, si mormora, ebbe pietà dei loro corpi e li nascose dentro le sue possenti mura, per evitare che le ossa fossero disperse dalle guardie. Le grida di dolore non cessarono con le loro morti: ancora nello scorso secolo il vento, passando nel castello in rovina, sbattendo gli scuri e ingolfandosi tra le gole dei cammini, portava con se le grida. La leggenda vuole che il fantasma di Giacomino vaghi ancora tra le mura alla ricerca della sua Giuditta, mentre il vento, nelle notti di burrasca, porta ancora i suoi lamenti lungo le sette chiesette del paese. Analogamente l’amata, sentendo le grida di dolore, ferma i passanti lungo per chiedere notizie del suo amato.

- Celebre è lo spettro “discreto” di Rosania Fulgosio, nel Castello di Gropparello, a Piacenza. La sua storia ci parla di amore e morte alla fine del 1200. Aveva dovuto sposare Pietrone da Cagnano senza amarlo e senza avere il tempo di poterlo conoscere. Il dovere lo aveva spinto in guerra troppo presto, lasciando sola la giovane sposa e scarsamente difeso il suo castello, cosicché non fu impresa ardua per un piccolo esercito quella di conquistarlo e di insediarsi al suo interno. Nel capitano dei nemici, Rosania, riconobbe Lancillotto Anguissola, ovvero il giovane amore che avrebbe voluto sposare e che non aveva mai dimenticato. Passarono insieme degli intensi quanto brevi momenti di felicità, ma la sciagura stava già in agguato.
Lancillotto dovette tornare alle armi, e mentre il marito di lei era già sulla via di ritorno, venne informato da una missiva, inviata da un’invidiosa cameriera di corte, sulle attività amorose della moglie. Una volta giunto la rinchiuse in un’angusta camera, segretamente fatta scavare sotto le fondamenta del castello, dove attese la morte. Lo spirito di Rosania, secondo la leggenda, è rimasto intrappolato nel castello, e la notte vi si aggira come fosse ancora la sua dimora.

- Villa Foscari è una stupenda dimora che venne utilizzata dai patrizi veneziani per le loro villeggiature estive. Meglio conosciuta come la “Malcontenta” si trova a Mira (Venezia) e fu ideata da Andrea Palladio nel 1559. Lo spettro di una tra le più famose dame bianche d’Italia è stato visto più volte passeggiare nel giardino retrostante la villa ed anche nelle stanze interne. Si tratta del fantasma dell’aristocratica Elisabetta Dolfin, vedova di un Pisani, andata sposa a Nicolò Foscari nel 1555. La sua indole libertina e l’infedeltà al marito aveva destato tanto scalpore nella Venezia del Settecento, da causare un definitivo soggiorno forzato nella villa. Oggi è uno spirito inquieto che appare come una bellissima donna dai lunghi capelli rossi con abito nero e spalle scoperte.Roma, sul lago di Nemi, presso il Tempio di Diana si dice che, nottetempo, vaghino ancora, in cerca di pace, le anime di quei condannati a morte che persero la sfida con il guardiano del tempio, finendo così immolati. E’ una leggenda che risale ai tempi dell’antica Roma quando il Tempio era uno dei siti religiosi più importanti della zona.capitale, se la notte dell’11 settembre provate a percorrere il ponte davanti Castel S.Angelo, potreste imbattervi nel fantasma di Beatrice Cenci, che vaga in tunica bianca con la testa decapitata in mano. Beatrice era una nobile romana e venne giustiziata proprio davanti al castello per aver organizzato l’omicidio del padre, uomo dispotico e violento. Scoperta la sua colpevolezza venne barbaramente torturata e poi mostrata davanti alla Basilica di S.Pietro, affinché tutti potessero vedere la sua esecuzione.

- Nel Casale di Marco Simone, a Montecelio (Roma), viveva e vive ancora oggi sotto forma di spettro la marchesa Alfonsina Nocera, una donna bella e lussuriosa che, dal lontano XVIII secolo non ha mai smesso di farsi notare; ancora oggi cerca di sedurre gli uomini che incontra.

- Roma non può essere considerata un castello, ma all’interno delle sue mura di spettri e fantasmi ve ne sono molti. C’è chi giura di aver visto il fantasma di papa Silvestro II, accusato di svolgere attività diabolica, aggirarsi per il Vaticano, di Gregorio VII e Benedetto XI, quest’ultimo visto nei pressi di San Giovanni in Laterano. La famosa Papessa Giovanna appare invece lungo il Tevere. Secondo la leggenda, il fantasma di Donna Olimpia Maidalchini Pamphili detta “La Pimpaccia” appare ogni notte a piazza Navona a bordo di una carrozza che poi si dirige a gran velocità verso il Gianicolo, fino alla Villa Pamphili, per scomparire infine in una voragine di fuoco. In molti asseriscono di avere udito le sue risate indirizzate alla popolazione romana. Sempre a piazza Navona, nelle notti di plenilunio, apparirebbe anche il fantasma sofferente di Costanza de Cupis. Celebre per le sue bellissime mani, morì a causa di un’infezione che le colpì. A nulla valse l’amputazione di una delle due. A Montecitorio invece ci sarebbe lo spettro di un monaco incappucciato che quando incontra qualcuno lo schiaffeggia, allontanandosi urlando oscenità in dialetto romanesco. Presso la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, sono esposti alcuni oggetti sui quali i fantasmi avrebbero lasciato delle impronte a fuoco. In piazza del Campidoglio la statua di Marco Aurelio celerebbe il fantasma del celebre imperatore che, nella notte del Sabato Santo, uscirebbe dal bronzo per inginocchiarsi e pregare per la risurrezione di Cristo. Lo spettro di Berenice, amante dell’ imperatore Tito, giustiziata perché sospettata di stregoneria, sembra incontrarsi con il suo uomo presso il portico d’Ottavia. Altri spiriti sono invece segnalati tra Ponte Umberto I e Ponte Sisto: sarebbero gli annegati e scomparsi, nel corso degli anni, nelle acque del Tevere. I fantasmi dei carbonari Targhini e Montanari vagano nei pressi delle antiche mura della capitale, dando i numeri del lotto a chi ha il coraggio di sostenere il loro sguardo. Lo spettro del marchese Luca de Marchettis, un aristocratico del ‘700 che si tolse la vita durante un tentato esorcismo, gettandosi dalla finestra della sua villa, gridando “Tornerò”, continua a vagare ancora in una strada sopra viale dei Quattro Venti. Ai piedi di Muro Torto vi era un cimitero sconsacrato in cui venivano seppelliti ladri, vagabondi e donne di malaffare. I loro spiriti oggi vagano ancora alla ricerca di vendetta contro chi li condannò alla pena eterna.
La nobile poetessa Isabella Morra visse e morì nel Castello di Valsinni, in provincia di Matera, trucidata dai fratelli a colpi di pugnale. Ancora oggi il suo spirito triste vaga tra le mura del maniero, avvolto in un ampio mantello nero come la notte cercando, probabilmente, giustizia.

- Il castello di Lagopesole, nel comune di Avigliano (Potenza), è un luogo ricco di storia. Qui si consumarono numerosi drammi, di cui ancora oggi rimarrebbero tracce eteree: lamenti, astrusi suoni e misteriose luci. Tra le mura del castello vagherebbe infatti lo spettro della regina Elena degli Angeli, murata viva nelle segrete a 29 anni d’età per volere di Carlo d’Angiò, nemico del marito Manfredi di Svevia.

- Una donna di mezza età, vestita di rosso, continua ad abitare da oltre cinque secoli il castello di Castellammare di Stabia (Napoli). La dama senza nome tradì la sua famiglia e, presa dai sensi di colpa, si suicidò. La “Camera degli Angeli” all’interno del suddetto castello sembra essere il suo luogo preferito.Napoli, sulla collina del Vomero, visitando oltre il tramonto la Certosa di S.Martino ed il castello di S.Elmo, potremmo imbatterci nei fantasmi di quanti provarono ad assalire il castello e trovarono la morte da parte delle guardie reali. I loro corpi, mai sepolti, venivano lasciati nei sotterranei e da qui alcuni sostengono che si odano ancora i loro lamenti.
A Pizzo Calabro (Vibo Valentia) sorge il Castello Aragonese. Qui trovò la morte per fucilazione il re Gioacchino Murat, subito dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte. Era l’anno 1815. Da allora, il suo spirito reclama vendetta.

- Anche il Castello di Montebello, vicino a Torriana (Rimini) è abitato da spiriti inquieti. Ogni cinque anni, nel giorno del solstizio d’estate (il 21 giugno) – tuttavia il fenomeno si è manifestato anche in anni intermedi, sarebbe possibile avvertire l’eterea presenza di Guendalina Malatesta, detta “Azzurrina”, scomparsa misteriosamente nei sotterranei del maniero in giovanissima età.

- Il
Castello di San Zeno si trova nel Comune di Montagnana (Padova), all’ingresso della cinta muraria provenendo da Padova. All’arrivo delle truppe della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1405, Tommaso da Montagnana, il Podestà cittadino, per conto di Francesco Novello da Carrara, rifiutò di seguire il suo popolo nella dedizione alla Dominante e restò fedele al suo signore fino all’ultimo, asserragliandosi con pochi fedelissimi all’interno della Rocca degli Alberi, fortezza inespugnabile voluta da Francesco il Vecchio Da Carrara nel XIV secolo. Riuscì a resistere per alcuni giorni, fino a che il castello fu occupato e Tommaso fu giustiziato. Il suo fantasma ancora infesta le sale del castello di San Zeno, accendendo e spegnendo luci fatue nelle antiche stanze e soprattutto lungo le scale dell’antico Mastio.

- Il Castello del Catajo si trova a Battaglia Terme (Padova) e venne realizzato nella seconda metà del 1500 dal condottiero della Repubblica di Venezia Pio Enea I degli Obizzi. E’ ancora la dimora dello spettro di Lucrezia Dondi, moglie di Pio Enea II degli Obizzi, assassinata nella sua camera da letto durante la notte del 15 Novembre 1654 dopo aver respinto per l’ennesima volta le avances di un suo pretendente. Si racconta che si aggiri inquieta per le stanze dell’ultimo piano dell’ala Nord, mostrandosi spesso alle finestre vestita con un abito azzurro. Si dice che sul luogo del delitto sia ancora visibile su di una pietra il sangue che ella versò dalla gola quando venne uccisa.

- Nelle ultime propaggini degli Euganei, ai piedi della parte occidentale del
Monte di Lozzo, troviamo il piccolo castello di Valbona. Commovente è la storia della giovane figlia di Germano dei Gibelli, morta di dolore per non aver potuto sposare l’uomo che amava. Chi in quel momento soffre di pene d’amore la può vedere, secondo la leggenda, affacciarsi in lacrime fra i merli delle mura del castello.

- La cittadina di Sirmione può essere considerata uno dei posti più belli e magici del lago di Garda; la località era frequentata e famosa fin dai tempi più antichi sia per il suo clima mite sia per le sue acque termali, ma proprio questa località è luogo di una famosa leggenda. Si riferisce che molto tempo fa vi risiedessero due giovani sposi: la bella Arice e il suo sposo Ebengardo. Conducevano una vita serena e tranquilla fino a quel giorno di tempesta quando giunse al castello Elaberto marchese di Feltrino, a chiedere ospitalità per la notte. Ovviamente i due sposi non gli negarono l’ospitalità, ma Elaberto non si dimostrò l’ospite ideale. Infatti, colpito dalla bellezza di Arice, col favore delle tenebre si introdusse nella sua camera con l’intento di rapirla, ma la giovane iniziò ad urlare ed ad opporre resistenza e per questo Elaberto la pugnalò togliendole la vita. Ebergando udite le urla era accorso, ma in tempo solo per vedere il corpo esanime della sua sposa. Con il medesimo pugnale estratto dal suo corpo uccise Elaberto. Ebergando morì poco tempo dopo in solitudine. Tutt’oggi si dice che durante giorni di tempesta si può vedere l’ombra di Ebergando vagare tristemente per il castello, tentando di ritrovare la perduta sposa.

- Il Castello Scaligero di Valeggio sul Mincio era collocato nel punto di transito e confine tra le signorie degli Scaligeri, dei Gonzaga e dei Visconti. Tale posizione strategica gli conferiva una notevole importanza in epoca medievale. Tramandata dalla tradizione orale locale, raccontata sottovoce nei filò delle lunghe notti invernali, questa storia di sangue e mistero ha superato un lungo ponte di anni per giungere fino a noi. Per secoli, quando le notti erano più silenziose e buie, quando solo la luce della luna inargentava le torri merlate del Castello, nessun valeggiano osava avvicinarsi al maniero, perché tutti sapevano che qualcuno o qualcosa si aggirava lassù! Si tratta del fantasma di messer Andriolo da Parma, arrestato con l’accusa di alto tradimento, esautorato di tutti suoi poteri, spezzatane la spada, simbolo della sua autorità, fu legato su di un carro e trasportato a Verona dove, nel Campo di Marte, fu incatenato ad un palo e, a colpi di spada, venne barbaramente squartato. Non è dato di sapere dove fu sepolto Andriolo: forse il suo corpo venne gettato nelle gelide acque dell’Adige che scorreva nei pressi del Campo di Marte o forse seppellito anonimamente in qualche fossa. Da quel tragico giorno, in ogni caso, il suo spirito tormentato è tornato tra le mura del Castello. In ogni notte di plenilunio vaga tra le torri alla ricerca della sua spada, spezzata e sepolta in luogo segreto dai suoi nemici: cerca il suo onore perduto, senza il quale non può riposare in pace.

- Risulterebbe ci siano state anche apparizioni non di singoli spettri, ma di interi eserciti, come quelli che avvennero soprattutto durante le tempora invernali (fra la terza e la quarta domenica di Avvento) e il solstizio d’inverno, nel 1517, dalle parti di Verdello (Bg) e Agnadello (Cr), dove pochi anni prima era stata combattuta una cruenta battaglia tra l’esercito veneziano e quello guidato dal re di Francia, Luigi XII. In questi luoghi della Lombardia, su ampi campi verdi, vennero visti soldati incorporei combattere tra loro e, molto più facilmente, si udì il fragore delle armi e le urla dei combattenti.
Descrizioni di battaglie simili le ritroviamo nel “De spectris, lemuribus et variis presagitationibus tractatus vere aureus” del medico riformato Ludwig Lavater, pubblicato a Zurigo nel 1570. Nel testo, leggiamo: «Si vedono in aria spade, lance e mille altri oggetti; si sentono o si vedono in aria o sulla terra eserciti che si scontrano e sono spinti alla fuga, si ode un orrendo vociare e il clangore delle armi».
Sono fenomeni vecchi quanto l’umanità: lo scrittore e geografo greco antico Pausania, vissuto intorno al II secolo d.C. descrisse gli eserciti spettrali della battaglia di Maratona combattuta nel 490 a.C..

- Si registrano simili spettrali battaglie in tutto il Bergamasco nel 1517, ma la saga dell’esercito furioso è diffusa un po’ in tutta Europa.
Un esercito fantasma sembra non voler ancora rompere l’assedio del castello di Capo Rizzuto, in Calabria, ormai abbandonato. Malgrado siano passati secoli, a scadenze regolari, attorno alle sue mura si sentono voci che comandano l’assalto e compaiono dal nulla uomini che avanzano armati di picche e archibugi. Come completamento, a poca distanza dalla costa, appaiono navi fantasma con vele spiegate e artiglierie in azione; il tutto sembra durare addirittura per alcuni minuti».
Un esercito di spettri venne visto anche al Castello di Trezzo sull’Adda (Milano). Si tratta di un maniero ormai in rovina, risalente all’epoca dei Longobardi, dei quali sono state rinvenute alcune tombe di cui una, in particolare sembra ospitare i serti di un gigante di 250 centimetri! Nel corso dei secoli divenne dimora di alcune nobili famiglie tra cui quella dei Visconti. Gli attuali resti del castello sono proprio quelli della costruzione del 1370 voluti dal Visconti, del quale fu residenza e poi prigione fino alla sua morte (1385) ad opera del nipote Gian Galeazzo Visconti.
Nel 1973 quattro turisti tedeschi si accamparono nel giardino del castello per trascorrervi la notte. Intorno alle ore 23.00 udirono un crescendo di vocii. Di li a non molto si ritrovarono accerchiati da un drappello di soldati abbigliati con elmi di ferro, usberghi (tipo di armatura comparso nei primi secoli del Basso Medioevo), calzari fino al polpaccio e pantaloni aderenti. Ogni soldato portava una torcia la cui fiamma oscillava nel buio della notte. I quattro turisti vennero condotti in una grande sala all’interno del castello, dove si teneva una sorta di festeggiamento. A fine serata i quattro si coricarono su di un letto a baldacchino che il mattino dopo era svanito. Si svegliarono all’aperto, circondati dalla sterpaglia.

- Ancora nel Castello di Trezzo sull’Adda, l’8 settembre 2004 venne fotografata, con una semplice reflex a pellicola, una sagoma antropomorfa tra le mura del castello. Su di essa era rimasta impressa la figura di un cavaliere vestito con armatura. In seguito ad attente analisi si è ipotizzato trattarsi di quel Bernabò Visconti, di cui abbiamo già parlato.
Arroccato su di un’altura che domina la vallata sottostante, il castello di Bardi si staglia nella sua meravigliosa possanza sulle colline del parmense. Alla fine del 1400 fu teatro della drammatica storia d’amore fra la sedicenne Soleste e Moroello, comandante delle guardie. Credendolo morto in battaglia si gettò dalle mura vicine al mastio. Appresa la notizia al suo ritorno dai luoghi di battaglia, il giovanotto si tolse la vita a sua volta. Da allora, nell’arco dei secoli, il suo fantasma apparirebbe spesso vicino al mastio, accompagnato, a volte, da una sommessa e triste musica. Anche di lui è stato possibile avere un’immagine fotografica scattata, in questo caso, con una ben più sofisticata termo-camera.

- il Castello di Guardasone.
Nel 1296 il Castello di Guardasone, a Traversetolo, fu al centro della guerra tra Guelfi e Ghibellini e venne distrutto dagli Estensi.
Fu ricostruito nel 1356.
Ospitò molte persone illustri, fra le quali anche il poeta Francesco Petrarca, che amava trascorrere le giornate fra i giardini e le stanze del castello alla ricerca dell'ispirazione.
Riportiamo il testo di una leggenda così come la racconta Elia Bertoli Armani poetessa e scrittrice traversetolese.
A quel tempo era signore del paese il nobile Ottobono Terzi che, come tutti i potenti, non era di cuore tenero e pretendeva dai suoi sudditi tasse impossibili. Essi abitavano in misere casupole e coltivavano le magre terre lasciate dai boschi e dopo aver pagato i tributi non restava loro di che sfamare la famiglia. Questa vita di privazioni, a lungo andare, fiaccò i sudditi che decisero di ribellarsi.
La voce giunse a Ottobono che, temendo di perdere il potere, mandò a dire ai contadini che avrebbe concesso loro condizioni migliori e li aspettava una sera nel grande cortile del castello. Questi accorsero in massa increduli e timorosi, ben conoscendo la malvagità del padrone, ma la proposta non sembrava rischiosa. Si radunarono nello spiazzo e con loro sorpresa vennero accolti con offerte di vino e bevande.
Approfittarono avidamente di quell’improvvisa abbondanza e cortesia, solo più tardi comparve il padrone che, con inconsueti modi gentili, li ascoltò ed accettò le loro proposte.
Stupiti ma felici si abbandonarono ad applausi e ringraziamenti ma alterati dall’effetto del vino non si avvidero del tranello teso loro dal perfido signore. Mentre loro gridavano di gioia i soldati nascosti tra il fogliame cominciarono a colpirli con potenti frecce che li uccidevano sul colpo. Le grida dei primi colpiti indussero gli altri a fuggire ma si trovarono il passo sbarrato da altri soldati che non risparmiarono nessuno.
Le donne in ansia attendevano nelle case, non vedendo gli uomini tornare si allarmarono e cautamente, protette dal buio, si avvicinarono al castello. Giunte vicino al cortile si trovarono di fronte quello spettacolo di morte. Fuggirono allora temendo anche per la loro vita e quella dei bambini. Ora, private dei mariti, dei figli adulti e dei padri, nei loro cuori colmi di dolore si insinuarono l’odio per il malvagio Ottobono ed il proposito di vendetta. Attesero pazientemente il momento propizio e durante una solitaria passeggiata colpirono a morte lo spietato padrone.
Per suo maggior castigo nascosero il corpo nel folto bosco, esso diventò così pasto per gli animali. Lo spirito, privato della sepoltura del corpo, fu costretto a vagare senza il riposo eterno, la vendetta fu così completa.
A tutt’oggi c’è chi afferma che il fantasma di Ottobono stia ancora vagando nella sua armatura e in quella zona, in certe notti di luna, si mostri trascinando catene dal rumore sinistro.


- Il Castello di Torrechiara.
Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Torrechiara ha una sua storia di fantasmi.
Una leggenda che si è tramandata, grazie alla tradizione orale, di generazione in generazione e di cui si parlava molto negli anni 60, dopo numerosi <<avvistamenti>>.
Ma ancora oggi qualcuno giura di aver assistito alla comparsa di strane presenze, sempre nelle notti di luna piena, proprio allo scoccare della mezzanotte, quando il silenzio cala sull’imponente maniero fatto costruire a metà del Quattrocento da Pier Maria Rossi, signore di queste terre, e teatro del suo amore per Bianca Pellegrini, la giovanissima moglie di Melchiorre d’Arluna.
Un alone di mistero che è ovviamente proporzionato al fascino suscitato dal castello, uno dei più belli d’Italia. Tanto che non si tratterebbe di un solo fantasma, come riportato tempo fa dal settimanale << Panorama>>, bensì addirittura di due, un uomo ed una donna. Lui, il fantasma più “visto”, quello che compare tradizionalmente nei racconti della gente del luogo, è proprio Pier Maria Rossi, l’uomo che ha fortemente voluto la costruzione del maniero e che li è morto.
Chi ha assistito alla sua comparsa racconta di averlo visto, nelle notti in cui il cielo è terso e si possono ammirare le stelle, davanti all’antico ingresso del castello, sul lato ovest, dove oggi c’è il bosco.
Si tratterebbe di un Pier Maria Rossi anziano (morì, infatti di vecchiaia, quasi settantenne) e vestito in abiti civili d’epoca, senza la tradizionale armatura.
Un fantasma triste e depresso, a volte piangente, che passeggia avanti e indietro fino al canto del gallo senza osare entrare nel maniero.
A frenarlo sarebbero, infatti, i troppi ricordi del tempo felice trascorso a Torrechiara, la nostalgia per un passato, che non può rivivere.
C’è, invece, più mistero riguardo alla presenza femminile, che non è, come ci si aspetterebbe, Bianca Pellegrini. Secondo la tradizione entrambi gli amanti sarebbero stati sepolti nella chiesa di Torrechiara, ma sembra che nel Cinquecento le tombe siano state scoperchiate e non sia stato trovato nulla. Mentre Pier Maria Rossi sarebbe stato trasportato a San Secondo, si pensa che Bianca Pellegrini sia stata, invece, seppellita al di là del Po, nella tomba di famiglia ad Arluno, vicino a Milano.
Un particolare che non dice molto ai comuni mortali, ma che è utile agli esperti di fantasmi per escludere la possibilità che sia Bianca Pellegrini a mostrarsi al castello di Tottechiara: i fantasmi, infatti, non possono attraversare le acque. A ciò si aggiungerebbe il fatto che il fantasma in questione vestirebbe abiti che per il loro stile sono riconducibili al Seicento e che chi l’ ha vista apparire non ha notato una particolare somiglianza con la donna amata da Pier Maria Rossi.
Una donna, quindi, senza nome ma di straordinaria bellezza, che la leggenda vuole sia stata murata viva nelle cantine del castello per motivi a noi sconosciuti. Il suo fantasma si farebbe vedere nelle notti in cui la nebbia avvolge il maniero, comparendo nello spalto est, vicino al luogo in cui una volta sorgeva il <<giardino delle dame>>, il luogo in cui le nobildonne si recavano per godersi il fresco e passeggiare.
Una presenza intrigante non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua allegria ed esuberanza: si dice, infatti, che dia meravigliosi baci agli uomini che la incontrano.
Due storie affascinanti ma fino ad oggi assolutamente non supportate da prove documentarie. E qualcuno ipotizza: <<Se un fantasma è triste e sconsolato e l’altro allegro e baciatore, forse la loro apparizione dipenderà dal tipo di sbornia presa…>>.
- Nel castello di Roppolo (BI) che gode di un stupendo panorama, nell'Ottocento durante dei lavori ad una parete, furono ritrovati dei resti umani che la leggenda popolare vuole del cavaliere Bernardo Valperga di Mazzè. Si pensa che l'uomo sia stato seppellito ancora vivo con la sua armatura, dal signore del castello di Roppolo, Ludovico Valperga, e tutto per amore di una bella castellana.
I due cavalieri combattevano entrambi sotto le insegne di Ludovico di Savoia contro gli Sforza di Milano e si crede che nei caos creati dal conflitto tra questi due grandi signori, sia nata l'occasione per il Ludovico Valperga di liberarsi del rivale in amore.
Correva l'anno 1459 quando Bernardo fu fatto prigioniero dagli Sforza. Fu proprio Ludovico a trattare la sua liberazione pagando un grosso riscatto, ma secondo la leggenda, solo allo scopo di riservagli l'orribile fine di essere sepolto ancora vivo in un muro del suo castello.
- Al castello di Marostica (VI) è legata una storica partita a scacchi avvenuta nel 1454, quando la ridente cittadina veneta era ancora una fedelissima della Repubblica di Venezia.
La bellissima Lionora Parisio, figlia di Taddeo Parisio, castellano di Marostica, fece perdere la testa a due nobili cavalieri che s'innamorarono si dice follemente di lei: Rinaldo d'Angarano e Vieri da Vallonara.
Il padre della fanciulla impedì che i due cavalieri si sfidassero a duello e allora essi per contendersi l'amore della bella Lionora, accettarono di limitarsi a sfidarsi solo a scacchi. Per volere di Taddeo Parisio a chi dei due avesse perso, sarebbe toccata la sua figlia minore Oldrada come consolazione e la sfida, si sarebbe svolta nel cortile del suo castello con “pezzi” di pedine in carne e ossa.
Ancora oggi la singolare sfida rivive il secondo venerdì, sabato e domenica di settembre con cavalli e musiche medioevali che ravvivano di nuovo la piazza del castello di Marostica, divenuta famosissima in tutta Italia da quel lontano giorno proprio per la partita a scacchi tenuta da due cavalieri innamorati.




Credits:

http://www.esoterismoemisteri.com/castelli_leggende_e_fantasmi.html
http://blog.libero.it/nostrastoria/
http://www.no-segreti.com/no_segreti_000028.htm