*Nel primo capitolo, facciamo la conoscenza di uno dei personaggi principali, Niky. Lascio parlare il capitolo, imparerete a conoscerlo e spero ad amarlo. C'è un salto di tempo rispetto al prologo che in realtà era un sogno/ricordo, come leggerete qua. La storia è ambientata in america, tipo a Los Angeles, e quindi il gioco di parole è in inglese ed ha senso in inglese, quindi pensate che loro sono americani, ecco. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO I:
MANDATO DALL'ALTO
Le volte in cui sognava il loro incontro erano le notti migliori.
Altrimenti c'erano gli incubi, si agitava e gridava fino a svegliarsi da solo e imprecare.
Quella notte aveva sognato il loro incontro.
Joshua era ancora vivido nella sua mente, come se fosse ancora lì.
Strinse gli occhi cercando di rivederlo per impedire ad altri visi meno gradevoli di rovinargli il risveglio.
I fantasmi stavano per tornare, ma il telefono squillò in tempo e la sua voce impaziente e maleducata lo colpì come un calcio su uno stinco.
- Diamine Kari! Mica ti stai svegliando solo ora! Sai che diavolo di ore sono?! - Kari mugolò senza capire cosa gli stesse chiedendo. - Sono le cinque del pomeriggio! Devi subito alzare il culo dal divano e venire a prove! Guarda che mando qualcuno a prenderti! - Il ragazzo aprì gli occhi in fretta sentendo la minaccia e si alzò a sedere mentre una fitta alla testa lo importunava per il movimento brusco.
- No vengo in macchina da solo... - Biascicò con voce roca grattandosi la nuca rasata corta come sempre.
- No, un corno! Stavi dormendo, sei ancora rincoglionito! Così vai a sbattere ed io come faccio senza il mio bassista? - Quando lo definiva 'mio' era per mettere in chiaro che Kari non era di sé stesso, ma suo in quanto gli apparteneva. Gli aveva salvato lui il sedere dalla strada. Letteralmente.
Ora era suo.
Kari sbuffò alzando gli occhi al cielo stufo di sentirlo lamentarsi.
- Ho detto che vengo da solo, mi lavo ed arrivo! Non rompere! - Ruggì alla fine chiudendo la conversazione.
Una volta in piedi si tolse la maglietta e la lasciò per terra facendo fare la stessa fine agli altri vestiti della sera prima.
Aveva dormito tutto il giorno.
Joshua era andato via come sempre alla solita ora, al mattino presto. Lui si era trascinato al bagno una volta e poi si era ributtato sul divano incapace di raggiungere il letto.
Aveva continuato a dormire fino a quell'ora senza mangiare. Non sentiva nemmeno la fame.
Di solito mangiava la sera e passava il tempo per locali a bere, a volte solo, a volte con gli altri del gruppo che volevano fargli da baby sitter. Erano loro a riportarlo a casa, altrimenti ci pensava il barista a rispedirlo. Kari aveva un biglietto in tasca che gli aveva messo Joshua, c'era il suo indirizzo e c'era scritto a mano 'da rispedire a casa se si addormenta!'.
Sembrava uno scherzo, ma non era così.
Kari funzionava a quel modo.
Aveva accettato tutto quello a patto di essere lasciato fondamentalmente in pace.
Joshua gli aveva dato ciò che gli serviva, un lavoro ed un tetto, ma non doveva tornare a farsi di qualche sostanza tossica e doveva tornare sempre a casa.
Kari aveva accettato il compromesso limitandosi a buttarsi sull'alcool.
Quando ne era pieno fino al collo, si addormentava dove era.
Comunque gli capitava anche senza alcool. Spesso aveva i postumi, spesso si spegneva più o meno volontariamente. Un po' per noia, un po' perché si estraniava del tutto dal mondo circostante. Non c'era nulla che funzionasse e lo interessasse.
Non era narcolettico, però lo sembrava.
Se dormiva non si sentiva davvero vivo e tutto era più sopportabile.
C'era solo un sistema per tenerlo sveglio e sobrio.
La doccia fu alquanto veloce, si rivestì ed uscì sbadigliando. L'aria corrucciata per il troppo dormire e perché comunque era l'unica espressione che riusciva ad avere.
Ci mise un attimo ad arrivare con la sua guida poco sicura, scese ed ebbe il coraggio di sbadigliare ancora. Proprio nell'istante in cui lo fece, chiuse gli occhi e qualcosa interruppe inevitabilmente il suo cammino. O meglio lui interruppe il cammino di qualcuno.
Kari si fermò e riaprì gli occhi ritrovandosi a fissare torvo il marciapiede su cui seduto stava un ragazzo.
Lo squadrò in modo decisamente inquietante, poi senza dire niente passò oltre. Non lo aiutò nemmeno a rialzarsi, non disse nulla.
Il ragazzo, sorpreso da tale indifferenza, si alzò in fretta e lo seguì chiamandolo, la sua voce era sottile, gentile e poco virile. Fu un pensiero strano che ebbe nel sentirlo con l'anticamera del cervello.
- Scusa... senti... non è che mi puoi dire dov'è questo posto? Non riesco a trovarlo! -
Kari si fermò sbuffando e solo allora lo guardò mentre gli porgeva un foglietto.
Il ragazzo doveva avere intorno ai ventitré anni, ma ne dimostrava anche meno. Non sembrava nemmeno maggiorenne.
Era delicato e ben tenuto, i capelli neri e mossi erano sistemati di lato, l'aria da bravo ragazzo, la bocca carnosa femminile e gli occhi grandi.
Un bocconcino per i malintenzionati, pensò brevemente.
Guardò il foglietto. Era la pagina di un giornale dove cerchiato c'era un annuncio per un'offerta di lavoro.
'Cercasi assistente all'ascolto. Se interessati recarsi... ' c'era l'indirizzo. 'Chiedere di Ass Rose.'
Kari alzò un sopracciglio scettico senza capire, la sua mente andava troppo lentamente per comprendere cosa significasse e perchè mai quello fosse lo stesso indirizzo di dove stava andando lui.
Era strano perché non c'era nessun Ass Rose.
Alzando le spalle se ne fregò altamente, non pensò nemmeno per idea di indagare e restituendogli la pagina alzò il dito dicendo di seguirlo.
- Ci sto andando anche io, vieni. -
Il ragazzo sorrise e gli saltellò dietro contento, una volta dentro si presentò.
- Io sono Nicolas, chiamami pure Niky e basta. - Kari alzò ancora una volta il sopracciglio. Lo scetticismo era l'unica espressione che pareva capace di fare a parte quella cupa e tetra.
- Che nome da maschio! - Commentò senza particolare delicatezza. Il giovane non capì l'ironia e tanto meno la cattiveria allusiva.
- A me piace... - Disse incerto. Kari non lo guardò e non disse nulla, mentre l'ascensore saliva all'ultimo piano del palazzo. Niky lo scrutò curioso e dopo poco tornò a fargli un'altra domanda coraggioso, ma anche con una leggerezza davvero incredibile. - E tu come ti chiami? - Kari lo fissò solo di striscio, non gli rispose. Niky capì che non voleva dirglielo e deluso si morse il labbro e si rassegnò. Non tutti dovevano per forza socializzare con lui, del resto.
- Scusa se sono stato invadente, io... - Le porte si aprirono in quel momento e Kari ringraziò il cielo per questo, quindi uscendo si diresse subito verso una porta.
Il piano era privato, c'era un bancone d'accettazione dove stava un assistente che non alzò nemmeno gli occhi dal suo computer, poi c'erano diverse porte.
Kari andò in una di queste facendo il cenno di seguirlo.
Niky si affrettò dietro di lui leggermente intimidito da quei suoi modi spicci e poco socievoli, tutti l'opposto dei suoi che invece voleva conoscere chiunque incontrava.
Quando entrò non salutò nemmeno, ignorò la confusione che regnava all'interno e disse basso come se latrasse:
- Ho trovato questo... - La versione corretta sarebbe stata 'ho incontrato lui'. Comunque nessuno parve stupirsi di questo quanto di un'altra cosa che commentarono.
- Come come? Hai trovato invece che perso? - Questo perché di solito tirava su delle scuse assurde dicendo che arrivava tardi perché perdeva qualcosa per strada.
Tanto tutti sapevano che era perché dormiva fino a quell'ora e poi stava sveglio tutta la notte a distruggersi il fegato.
Più di questo non sapevano di lui, era arrivato fra loro da poco e Joshua aveva per nulla carinamente imposto la sua presenza nel gruppo.
Kari non rispose ed andò a buttarsi su uno dei due divani nell'enorme sala prove. Non disse niente altro e lasciato il ragazzino a sé stesso, staccò completamente la spina.
Joshua non si stupì dei modi, ma pareva avere altro per la testa. Era effettivamente infuriato al punto che teneva un giornale accartocciato in mano con cui dava giù ad un altro ragazzo presente.
Niky si guardò intorno perso e spaesato, intimidito dall'ambiente e dagli sconosciuti.
La stanza era una sala prove piena di strumenti ed insonorizzata, mentre i presenti erano sette in tutto. Non ne conosceva nemmeno uno, ma erano tutti vestiti molto bene, a parte Kari che era con dei semplici jeans ed una felpa.
Uno di loro era mulatto ed aveva un cesto di capelli spropositato in testa, un altro era pelato e aveva la faccia schiacciata, uno aveva i capelli lunghi legati in una coda ed era di bell'aspetto, era uno dei più alla moda, si intravedevano molti tatuaggi sulle braccia. Oltre a questi c'era un ragazzo dall'aria più semplice degli altri, i capelli corti.
“Carino.” Pensò Niky senza nemmeno rendersi conto del proprio stesso pensiero.
Però si sconnesse dimenticandosi di respirare nel raggiungere quello che l'uomo più grande lì dentro, Joshua, stava picchiando col giornale.
Era decisamente il più bello, vestito firmato, capelli con un taglio nuovissimo e perfetti, abbronzato e semplicemente divino. Niente fuori posto. Il fisico atletico.
Niky rimase senza fiato.
- Chi cerchi? - Chiese poco gentile Joshua volendo tornare a gridare contro il ragazzo che aveva davanti.
Niky si fece forza e smise di fissare quella bellezza, andò dall'uomo che pareva essere il capo e gli porse il giornale con l'annuncio.
- Cerco Ass Rose. C'è un annuncio per un assistente all'ascolto che diceva di presentarsi qua e così... - Disse timidamente.
Il silenzio calò improvviso mentre tutti lo guardavano tranne che quello che ora dormiva.
Sembrava avesse detto qualcosa di strano, ma Niky non capiva assolutamente di cosa si trattava.
- C'è la signora Rose? - Joshua sembrò realizzare per primo cosa stava succedendo e battendosi le mani sulla faccia disperata guardò in alto.
- Dio mio non è possibile... -
A quel punto il ragazzo che fino a quel momento era stato picchiato col giornale, il più bello dei presenti, si illuminò tutto contento.
- Ha funzionato! Vedi? Ha funzionato davvero! - Niky aveva sempre più nebbia però sperava che qualcuno gli dicesse dove trovare la signora Ass Rose.
- Ma come diavolo si fa a credere ad un annuncio dove un idiota si presenta con Culo Rosa? -
Tale era la traduzione di Ass Rose.
- Beh, ho sentito cognomi peggiori... non c'è Rose? - Niky proprio non capiva cosa stava succedendo, era sempre più in soggezione e tutti ora ridacchiavano. Qualcuno si rotolava a terra. Uno, quello che sembrava più normale di tutti, rimaneva fermo a guardare senza fare nulla.
- Ass Rose sarei io... - Disse allora il ragazzo più bello.
Niky arrossì sia perché era lui ed aveva pensato che fosse stupendo, sia perché aveva detto che cercava una donna.
- Oh... io credevo che Rose fosse il nome... era il cognome? Cioè tu ti chiami... Ass? - La vocina sottile con cui lo disse fece tenerezza quasi a tutti,. Quasi. Joshua voleva chiamare la neuro.
- No, sarebbe il mio nome d'arte. Cioè se questo nazista mi permettesse di usarne uno. Non capisco perchè si rifiuta di farmi chiamare Ass Rose! - Il giovane ora parlava spigliato e a ruota libera. Niky ne capiva sempre meno, aveva tanti punti di domanda in testa. Storse la bocca e chiese disperato spiegazioni.
- Non è il tuo vero nome? Ma sei tu che hai messo l'annuncio? È un vero annuncio? Perchè io cerco lavoro, ho un disperato bisogno di lavoro e... -
- E si vede... - Disse con poca delicatezza quello con la coda che rideva con altri.
Si riferiva ai suoi vestiti presi ai grandi magazzini in saldo. Probabilmente una decina di anni fa.
- Ok, basta così! Vieni con me! - A quel punto Joshua prese in mano la situazione com'era tipico fare, arrabbiato e accigliato si diresse verso un'altra stanza adiacente a quella. Niky rimase immobile dov'era terrorizzato all'idea di seguire quello che, anche se basso, sembrava il più cattivo di tutti.
Incuteva davvero timore.
- Non preoccuparti, morde, ma non ha la rabbia, basta che poi ti disinfetti! - Disse quello col cesto di capelli in testa prendendolo amichevolmente sotto braccio e trascinandolo verso la stanza dove era sparito Joshua.
Niky voleva scappare, capiva d'aver frainteso qualcosa e che non era nel posto che credeva.
Pensava che una signora anziana avesse bisogno di compagnia, magari che fosse sorda.
Insomma, niente di... ma poi di cosa si trattava?
Una volta rimasto solo con l'uomo che chiuse la porta alle sue spalle, gli indicò di sedersi ed altrettanto fece.
La stanza era una specie di sala riunioni, c'era un tavolo sicuramente costoso come ogni altra cosa.
Si sedette in punta spaventato all'idea di sporcare qualcosa, poi guardò l'uomo. Doveva avere fra i quaranta ed i cinquanta ma si teneva molto bene. Non molto alto, ma con molta presenza fisica, accigliato, con un suo fascino oscuro e soprattutto l'aria da lupo cattivo
Niky si ammonì per i paragoni che gli uscivano e chiese scusa a Dio per aver giudicato dalle apparenze, ma si sentiva come cappuccetto rosso.
Si strinse nervosamente le mani e dopo essere stato passato visivamente al setaccio, l'uomo parlò.
- Sono Joshua Fox Morrel. C'è stato un errore, ma ormai che sei qua il minimo è spiegarti cosa è successo. - La premessa non era delle migliori. Niky aveva bisogno di un lavoro. Disperatamente. Qualunque cosa fosse sperava fosse legale e soprattutto non pornografica, per il resto poteva adattarsi. - Innanzitutto come ti chiami? - La voce ora sembrava un po' più morbida e Niky si sentì sotto esame.
Gli stava facendo il colloquio?
- Nicolas Lynus. Ma mi chiamano tutti Niky. -
- Bene Niky. Posso? - Niky annuì. - Tu ascolti la musica? - La domanda era molto strana, Niky piegò la testa di lato interdetto e rispose.
- No, poco. Gospel. -
Joshua inarcò il sopracciglio.
- Niente radio? - Niky si strinse nelle spalle.
- Non ce l'ho... -
- Quanti anni hai? -
- Ventitré. -
- E non hai una radio... - A lui sembrava davvero impossibile.
Niky si scusò grattandosi la nuca.
- No io... ecco... mi sono trasferito da poco qua. Vivevo lontano dalla città, ero in una fattoria di paese con mio zio, però non potevo continuare a pesargli così sono venuto via sperando di trovare lavoro. Ho racimolato dei soldi per i primi tempi, ma adesso se non trovo lavoro sarò costretto a tornare da lui e sarebbe un po' complicato... - Usava un tono mite ed un po' si vergognava di spiegare i propri problemi.
- Bene... quelli di là sono un gruppo musicale, una band. Hanno fatto un album che ha venduto bene, hanno avuto un gran debutto. Ora sta per uscire il secondo album e devono affermarsi sulla scena, ma io sono il loro manager e so che andranno alla grande. Hanno un gran talento. -
Ovviamente era quello che chiunque manager avrebbe detto del proprio gruppo.
Niky annuì.
- Si chiamano Royal. Spaziano nel rock crossover. Il ragazzo che ha bisogno di un assistente, a sua detta, è il cantante. Non si chiama Ass Rose né mai si chiamerà così, finché esisto glielo impedirò! - Niky ridacchiò e si rilassò, era simpatico anche se intimidatorio.
- Capisco... -
- Si chiama Christopher Richardson. Chris per tutti. - Niky annuì. - Mai sentito? Chris dei Royal è il più popolare, è il frontman del gruppo... - Niky arrossì e mortificato scosse il capo. - Ma dove diavolo vivevi? - La domanda era retorica, ma Niky fece per spiegargli che suo zio era fuori dal mondo e di conseguenza lo era stato anche lui. Joshua lo interruppe e riprese. - Comunque lui è uno psicopatico quindi se fossi in te, a meno che tu non sia un suo fan, rifiuterei. Però ha bisogno di uno che lo ascolti sempre quando canta. Lui canta parecchio ed ha mille manie da psicopatico, non è normale. Per cui se non vuoi... però sostanzialmente è egocentrico come il novanta percento dei cantanti. Solo che lui in più degli altri ha bisogno di uno che guardi lui e solo lui. Che lo ascolti. Che venga proprio assorbito da lui mentre canta. Le sue sorelle da piccolo l'hanno abituato così ed adesso senza uno che lo fa non ci riesce. Siccome ha mille prove e mille cose dove deve cantare... - Niky pensava di essere preso in giro, ma siccome Joshua si stava vergognando molto a dire quelle cose, dedusse che fosse vero. Non ci poteva credere.
Era così incredibile che voleva ridere.
- Ma... insomma, i suoi compagni non gli bastano? - Joshua sospirò strofinandosi gli occhi stanco.
- No... loro sono impegnati a suonare, non lo ascoltano veramente. Lui deve essere al centro dell'attenzione di qualcuno che è lì solo per lui... - Disse allargando le braccia teatrale e soave imitandolo. Niky ridacchiò ancora. - è psicopatico, ma dannatamente bravo, mai incontrato uno di nuova generazione con un talento simile. È bravo, bello, tiene il palco... è proprio un animale da musica. Ha pure una personalità che buca, viene notato subito. Guardati dei video, delle interviste e dei live... capirai cosa intendo. Purtroppo ha queste fisse assurde, ma finchè mi frutta tutti i soldi che mi frutta non posso sopprimerlo. Quando non mi farà più guadagnare gli sparerò. - Era serio, ma Niky era sicuro scherzasse ancora. Joshua però lo fissò aspettando una sua risposta e Niky capì che la proposta c'era davvero.
- È serio? Davvero mi pagherebbe per ascoltarlo cantare? - Joshua non sapeva interpretare la sua reazione. Rimase per un attimo interdetto. Era bravo ad inquadrare subito le persone ed aveva capito che questo era uno che viveva fuori dal mondo, era ingenuo ed incapace di cavarsela da solo. Proprio per questo poteva andare bene. Non era lì per sbavare sul famoso Chris. Che, essendosi presentato con un altro nome senza dare spiegazioni su cosa fosse il lavoro che proponeva, non era certo avesse potuto trovare un suo fan.
La percentuale che chiunque si fosse presentato per quel lavoro non lo conoscesse, era talmente bassa da rasentare il ridicolo. Eppure era successo.
- Certo. Finora lui ha fatto con i compagni del momento. Ragazzi o ragazze che di turno lui si portava a prove e nelle serate e tutto il resto... però gli altri si sono stufati e non vogliono che porti nessuno. Così tu dovresti solo esserci quando lui deve cantare. Nei concerti non sei obbligato perchè lì c'è un pubblico intero per lui. Allora, che mi dici? -
Niky capendo quanto fortunato fosse stato, si illuminò e gli vennero le lacrime agli occhi.
Aveva ormai così pochi risparmi che sapeva di non poter finire il mese, non mangiava nemmeno due volte al giorno, a volte. Era arrivato al punto da non saper che fare e gli arrivava un lavoro così facile e fantastico da non poterci credere.
- Penso che Dio l'abbia mandata da me, signor Morrel, perchè io ero così disperato che pregavo Dio di farcela. Non è che lo prego solo quando sono disperato, lo prego sempre. Però in questo periodo io davvero non sapevo come fare ed ora questo lavoro così... fantastico... devo solo ascoltare qualcuno cantare? Io avrei accettato qualunque cosa di legale e non pornografico! Questo è molto più di quanto sperassi! - Joshua si perse nel mare delle sue parole, ma capì che era disperato e molto credente in Dio. Il che, spesso, faceva coincidere le due cose per forza.
“Davvero una perla rara? Ingenuo, fuori dal mondo e credente? Una combinazione deleteria! Magari fa mettere la testa a posto a quello spostato di Chris!”
Pensò mentre lui lo benediva con dedizione e lacrime agli occhi.
Alla fine rise. Era autentico, lo percepiva da come gli tremava la voce e le mani, stava per piangere.
- Vado a chiamarlo, fate due chiacchiere e vediamo se vi andate bene. -
Così dicendo, uscì dalla porta da cui, poco dopo, rientrò il ragazzo in questione.