*Poche chiacchiere, introduciamo un personaggio principale per questa seconda parte della fic, un fantasma dal passato di Kari che non passerà inosservato, anzi. Proprio quando Kari iniziava a fare altri miglioramenti e affrontare certi aspetti del suo vecchio sé stesso, ecco che il passato bussa. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO XXIV:
FANTASMI DAL PASSATO
"È un crimine che tu hai lasciato che mi succedesse ciò
Non importa, farò lo stesso con te
Non pensarci, dimenticalo, non c’è niente da perdere
Lasciami restare, per favore
Fammi venire da te
Dimenticalo"
- Breaking Benjamin - Forget it -
Erano nel pieno della registrazione di un'intervista, quando successe.
Era tutto il gruppo invitato ad una trasmissione musicale che comunque non andava in diretta.
Quelli che parlavano di più erano come sempre Christopher, Ian e Sean però ovviamente si inserivano bene anche Manuel e Paul. Kari era l'unico che ringraziava il cielo di non dover parlare.
Capitò comunque una domanda anche a lui, con suo sommo dispiacere.
- Tu sei l'ultimo arrivato nel gruppo, c'è un alone di mistero intorno a te perché non si sa bene come e perché tu sia arrivato, non eri loro amico e non facevano audizioni per un bassista... - In origine, infatti, il basso lo suonava Paul.
Kari si morse la bocca, proprio quella domanda!
Niky vicino alle telecamere li guardava attento, quando gli fece quella domanda si tese tutto, preoccupato di cosa potesse dire e non percepì la presenza accanto.
- Il manager mi ha scoperto per caso mentre suonavo il basso per conto mio, gli sono piaciuto ed ha deciso di inserirmi nel gruppo. - Breve e sintetico, molto sintetico visto la storia che c'era dietro.
- Mi piacerebbe sapere come ha imparato a suonare il basso... - Disse la persona arrivata accanto a Niky. Questi lo sentì e lo guardò, era un ragazzo più grande con uno stile impeccabile, vestito seriamente e con un portamento fiero. L'accento era fortemente francese.
A Niky stonò qualcosa ma non seppe dire di preciso, poi non poté vederlo bene perché le luci erano concentrate solo sul set.
L'intervista proseguì e quando fu dichiarata conclusa, le luci si accesero in tutto lo studio, il caos dilagò e ci fu un gran via vai ma quel ragazzo misterioso che poteva essere intorno ai trent'anni o qualcosa di meno, rimase lì.
Aveva la pelle chiara, i capelli neri e corti. Gli occhi scuri. Lineamenti affascinanti, affilati.
Vedendo che continuava a guardare i ragazzi e che non si muoveva, Niky fece ciò che sapeva fare meglio.
- Mi scusi, posso esserle utile? - Era certo non si trattasse di uno che lavorava lì.
Il ragazzo allora lo guardò e sorrise, Niky rabbrividì ma non seppe dire perché di preciso, fu una sensazione istintiva.
- Sono qua per incontrare uno del gruppo... - Disse gentilmente. Era proprio francese, si disse il brasiliano.
- Chi? Io sono l'assistente e forse posso aiutarla... -
- Sei l'assistente del gruppo? - Chiese interessato. Sembrava un'ottima persona, parlava con un tono calmo e pacato ed appariva davvero gentile.
- Sì, piacere. Io sono Nicolas... - Allora anche l'altro si presentò.
- Io sono Gabriel, il piacere è mio. Sono qua per incontrare Kari, il bassista. -
Niky ripeté automatico il nome di Kari senza pensarci, come se fosse perso in un sogno, c'era un segnale dentro di sé. Un allarme che suonava bello rosso.
- Sì, Kari... Kari Martin. - Era la prima volta che sentiva il suo cognome, nessuno lo conosceva e nemmeno Joshua che aveva fatto di tutto per metterlo in regola e farlo accettare negli Stati Uniti.
- Come fai a... - Poi capì da cosa derivava il campanello. Gabriel era il nome del fratello.
- Io sono il fratello di Kari, lo cerco da molto... è possibile incontrarlo, vero? -
Ed era così gentile, mentre lo diceva. Eppure stonava, a Niky.
A Kari avevano tolto i microfoni, stava dirigendosi verso Niky insieme agli altri quando si fermò di scatto vedendo la figura in sua compagnia. Altri, non capendo, videro l'espressione shoccata di Niky e Chris corse velocissimo a prendersi il moroso, geloso.
Kari però era pallido ed immobile, non riusciva a camminare, non riusciva a muoversi, era sotto shock. I ragazzi lo notarono subito e preoccupati per tanta espressività, gli chiesero cosa ci fosse, lui non riusciva a parlare.
- Chi sei?! - Chiese Chris con prepotenza circondando Niky con un braccio. Quando lo sentì, il ragazzo si rilassò subito.
- Lui è il fratello di Kari... - Quando però si girò per cercare il suo amico, lo vide quasi tremare e capì che c'era davvero qualcosa che non andava. Nel vedere i suoi occhi lo capì. Kari non lo voleva incontrare, non era pronto.
- Kari ha un fratello?! - Disse scettico Chris convinto che fosse un impostore.
- Sì, non vi ha mai parlato di me? Del resto per stare lontano da casa per tutto questo tempo... - Gabriel parlò ma smise quando finalmente incontrò a sua volta lo sguardo sconvolto di Kari. Gli altri gli erano intorno e non capivano come fare, c'era solo la consapevolezza che qualcosa stava per andare enormemente storto.
Avanzò a passo sicuro e Niky istintivamente lo fermò.
- Forse è presto... - Disse subito. Gabriel si voltò e lo guardò in modo molto strano. Capì che sapeva tutto di Kari. La cosa però rimase incerta.
- Ho aspettato molti anni per poterlo rivedere, non può essere presto. - Chris era contrariato anche senza capirne il motivo e Niky lo lasciò andare. Non poteva certo impedirglielo.
Fu così che Gabriel arrivò davanti ad un immobile Kari, si fermò, l'osservò con un sorriso indecifrabile.
- Ehi Kari... è un bel po' eh? Avrei pensato di trovarti in molti modi ma non certo così... - Si riferiva al fatto che era famoso.
Kari ancora in silenzio non proferiva parola.
- È da una vita che non ti vedo, ti credevo morto... come hai fatto a sparire dalla Francia in quel modo, così giovane, e a riapparire qua negli Stati Uniti come bassista di un gruppo famoso? -
Kari ancora non riusciva a dire niente. Non reagiva, non ce la faceva.
- Kari... ti prego, dì qualcosa... - Fu quando fece per toccarlo che Kari reagì finalmente e gli spazzò via il braccio prima che potesse raggiungerlo.
- Tornatene da dove sei venuto e non farti più vedere! -
Con questo se ne andò.
Duro, diretto, forte, deciso.
Sconvolto.
Camminò senza sapere come e solo le braccia confortevoli di Niky lo fecero tornare.
Si lasciò stringere da lui e si nascose consapevole che non c'era nessuno a vederlo.
- Dio Santo, Kari... quello è davvero tuo fratello? -
Kari annuì, tremava e non sapeva cosa dire.
- Se ne stanno occupando i ragazzi, ho detto a Chris di chiamare Joshua. Vieni, andiamo via! -
Niky non era uno dalle idee chiare, solitamente era indeciso su tutto ma quella volta seppe chiaramente cosa fare.
Un momento prima dell'uscita di Gabriel, loro se ne andarono.
Non aveva idea di come affrontarla di preciso ma sapeva che non era il momento.
Sicuramente non era il momento.
Stava viaggiando da un tempo indefinito, correva per strade che non vedeva e non aveva ancora la consistenza del corpo.
La prima cosa che sentì fu la voce di Niky che parlava al telefono.
- Si tutto bene, non so, non parla ancora, aspetto che si calmi e che se la senta. Ti chiamo io fra poco. Joshua è arrivato? Va bene, digli che lo chiamiamo noi quando Kari sta bene e si ferma. -
Fu allora che finalmente fermò la macchina. Erano in un quartiere malfamato della città ed era quasi il tramonto, Niky si spaventò nel vedere la gente che girava ma non disse nulla, scese e seguì a ruota Kari che silenzioso camminava fra quella gente malvestita e dal dubbio gusto stilistico.
Erano tutti con piercing e tatuaggi, abiti larghi e cadenti per non dire anche strappati.
Si attaccò al suo braccio come se fosse la sicurezza di sopravvivere e cercò di non fissare nessuno.
- Kari? - chiamò tremante. - proprio qua? - Kari non rispose, si fermò in un angolo dove facevano break dance a sfide, la musica usciva da delle casse senza fili, collegate al cellulare col bluetooth ed emetteva r & b.
Sentiva le braccia tese, i muscoli duri e rigidi e sicuramente la voglia di parlare non c'era.
Ad un certo punto la musica finì ed i due che si stavano sfidando si fermarono salutandosi col loro tipico modo, una mezza stretta di mano ed un mezzo abbraccio. Gli applausi si levarono per poi far decretare al piccolo pubblico radunato chi fosse il vincitore. Venne scelto a suon di applausi.
Dopo di questo, un giovane che teneva su la scena oltre che le scommesse, chiese chi volesse sfidarsi e lì Niky si stupì non poco di sentire Kari avanzarsi. Lo guardò come fosse matto e convinto che scherzasse rimase immobile a fissarlo mentre faceva un passo.
- Il nome? -
- Kari - Niky si aspettava che lo riconoscessero, poi capi che i visi noti del gruppo erano quelli di Chris e Sean e un po' Ian.
- Allora gente, chi scommette su Kari? Abbiamo un nuovo arrivato, magari straniero, chi se la sente di rischiare su questo misterioso ragazzo che ha voglia di confrontarsi con addirittura il campione? -
La gente cominciò ad alzare mazzette, altri invece scommisero sull'altro ragazzo, uno di colore.
- Bene, le regole sono le stesse di sempre, due ingressi a testa, potete usare tutto ciò che volete, la musica è uguale. Il tempo di una canzone! Poi saranno gli applausi a decidere il vincitore! -
Il ragazzo che faceva il presentatore era zoppo ma aveva una buona parlantina.
In breve la musica cominciò, era ritmata e veloce.
Cominciò l’altro ragazzo, era bravo, ci sapeva fare, presentò un paio di mosse classiche per testare il terreno e lasciare i pezzi forti alla fine.
Kari andò in scena senza fiatare, non era del tipo ironico e provocatore, era del tipo che andava e ballava e se ne tornava al posto senza fiatare.
Si esibì con aggressività, i movimenti erano veloci e furiosi, quasi indistinguibili ad occhio nudo. I fischi di ammirazione partirono subito.
Kari era molto elastico e preparato, come se facesse quello da sempre. Lavorava molto sulle braccia e quindi a terra ma Niky era convinto potesse anche saltare e fare di più.
L'altro tirò fuori l'artiglieria pesante, fece delle mosse a dir poco superbe e perfino un profano come Niky capi che era uno dei migliori del giro.
Gli applausi scrosciarono ma si zittirono quando Kari entrò saltando a testa in giù. Continuò ad avvitarsi in aria e a fare capriole acrobatiche, poi fece un paio di nodi e sctti interessanti ed infine saltò oltre la folla atterrando dietro di tutti a testa in giù e con le gambe intrecciate in modo buffo.
Gli applausi e le grida non si sprecarono, non ci furono dubbi su chi avesse vinto. Con sorpresa si complimentarono, tutti andarono a stringere mani e a battere spalle in quei loro modi caratteristici, anche lo sconfitto si complimentò e gli chiese dove avesse imparato, Kari sorrise addirittura.
- Quartieri di merda in Francia. Una vita fa ! -
- Torna quando vuoi, i campioni sono ben accetti. -
- Dai una sera di queste... -
- Voglio la rivincita! - dopo di lui arrivò quello che aveva raccolto i soldi a dargli la sua percentuale e Kari li rifiutò, dopo di questo se ne andarono sempre restando in zona.
La gente non era migliorata, alcuni lo guardavano strano. Kari era dei loro ma quel ragazzino sicuramente no, un bocconcino prelibato.
- Vedi... Riesco ad affrontare queste cose senza problemi, ma oggi con lui mi sono bloccato completamente. - concluse cavernoso strofinandosi il viso sudato. Erano seduti su un muretto.
- Ti stai mettendo alla prova? Per questo fai tante di queste cose? Per vedere quanto e cosa del tuo passato riesci ad affrontare? - Niky ci era arrivato e Kari non se ne stupì.
Annui cupo, non sapeva cos'altro dire ma dopo un po' replicò in poco più che un mugugno.
- Cosa ci fa qua? -
Niky sospirò non avendone proprio idea. Voleva dargli le risposte che cercava, ci provava sempre però a volte non sapeva cosa dire.
- Mi dispiace Kari. Per saperlo ci devi solo parlare. - sapeva che gli chiedeva un impresa titanica ma le cose stavano così.
- Se stai con me ci posso provare. -
Niky era sempre stato il suo coraggio. Prima di lui aveva affrontato la vita dormendo, con lui lentamente si era svegliato ed aveva provato a crederei. A volte le cose belle accadevano.
Il giovane annuì sorridendo, gli prese la mano e lo tirò su. Proprio in quel gesto ricevettero fischi provocatori e derisori, Kari era proprio dell'umore adatto.
Lasciò fulmineo la mani di Niky per gettarsi contro il malcapitato. Lo spinse e gli tirò un pugno allo stomaco che lo stordì. Poi senza dire niente se ne andò.
Niky spaventato da quello scatto pensò che di rabbia repressa ne aveva ancora molta.
Per strada scrisse a Chris e Joshua che stavano arrivando e quando furono a destinazione, videro subito la macchina estranea fuori dalla villa di Joshua e Kari.
‘La resa dei conti?’ Si chiese spaventato Niky pregando che tutto andasse bene.
Quando entrarono Chris gli venne subito incontro per assicurarsi che il suo moroso stesse bene, appurato che era così sussurrò piano:
- Sono di là che si fissano come due statue da un'ora. Non si parlano, si fissano e basta, sono inquietanti. Suo fratello è indecifrabile e Joshua sembra uno sciacallo pronto a sbranare la preda. Non so chi mi fa più paura. - Niky rabbrividì e Kari avanzò.
Quando fu in soggiorno la scena era proprio come Chris l'aveva descritta. I due uomini si fissavano seduti sulle poltrone, erano seri e composti ed in perfetto silenzio.
- Cosa diavolo ci fai qua? Si può sapere come mi hai trovato? -
Kari non sapeva come doveva porsi, andava ad istinto, era furioso con lui e non lo nascondeva.
Gabriel e Joshua finalmente staccarono gli occhi l'uno dall'altro per posarli su di lui. Joshua capì subito che aveva fatto qualcosa di fisico per calmarsi, guardò brevemente Niky per capire se dovesse preoccuparsi e lo vide stralunato. Si mise in allarme.
- Nemmeno un abbraccio dopo tutto questo tempo? Avevi 12 anni che te ne sei andato. Abbiamo perso le tue tracce e ti abbiamo creduto morto. - Kari strinse i pugni e contrasse la mascella.
- Continua a considerarmi così e fammi il favore di andartene. Non ho niente da dirti. - Kari dopo averlo ucciso con uno sguardo carico di risentimento, gli voltò le spalle per andarsene.
- Continui a scappare dalla tua realtà. È l'unica cosa che sai fare, a quanto vedo. - Kari si voltò di scatto pronto a picchiarlo, ma Joshua si mise finalmente in mezzo e tagliente come solo lui sapeva essere, senza nemmeno alzarsi, disse incisivo ed a voce bella alta:
- E l'unica cosa che vedo io è uno sconosciuto che pretende un abbraccio dopo troppi anni. L'ipocrisia dilaga. -
Chris lo fissò ammirato, forse potevano rilassarsi, Joshua quelle cose le sapeva gestire.
Gabriel lo guardò senza scomporsi, alzò le mani in segno di resa e con un sorrisino sbieco disse come se ammainasse le vele.
- Ok, hai ragione. È meglio parlare un po' prima. Possiamo farlo da soli? -
Kari scosse il capo e si appoggiò al mobile della televisione, davanti a lui ed alla sua poltrona, poi disse duro:
- Parla qua, loro sanno tutto. Dopo di che sparisci. - Gabriel parve stupirsi del fatto che loro sapessero davvero tutto, però fece buon viso a cattivo gioco e si sistemò in poltrona.
- Come te la sei passata dopo che te ne sei andato? Ti ho scoperto per caso... Quando hai fatto un concerto in Francia per caso ho guardato il manifesto del gruppo e ti ho riconosciuto. In realtà non ero sicuro che fossi tu, ho fatto qualche elaborazione per capire se potevi corrispondere, su di te non si sa niente in giro. Nemmeno il cognome o le tue origini o che sei francese. Come hai fatto? - Kari non voleva rispondere, così proseguì da solo il monologo. - Appena ho avuto conferma che eri tu ho cercato il modo di incontrati e sono venuto qua, ho saputo che oggi avresti registrato un programma e mi sono diretto agli studi. Visto il mio nome sono passato. -
Joshua sapeva che Martin in Francia era un nome importante. Doveva dedurre che fosse difficile abbatterlo?
“Difficile non è impossibile.” E per lui niente lo era.
- Sono vivo e sto bene, sono anche felice, ho voltato pagina e non voglio avere niente a che fare con quella vita. Vattene e dimenticami. Se dici qualcosa a nostro padre ti uccido! -
Gabriel sorrise strano, gelido, soddisfatto.
- Non servirà. Nostro padre è morto di cancro alla prostata qualche anno fa. Ora l'azienda è in mano mia. - il silenzio che calò nella stanza durò qualche secondo, fu interrotto dalla risata di Kari.
Già.
Kari rideva.
Tutti lo fissarono esterrefatti, Niky e Chris anche preoccupati. Joshua accigliato e Gabriel smarrito.
- Quel pezzo di merda ha avuto la morte più giusta per lui! - era tuttavia impossibile dire cosa ne pensasse Gabriel... Esponeva dei fatti in modo controllato ed estraneo, era dispiaciuto o contento?
- Ha sofferto molto. -
- Non è stato il solo. - disse incisivo Kari il quale si sentiva meglio sapendo della fine di quel pervertito.
- Nostra madre invece è ricoverata in clinica psichiatrica, ha avuto un brutto crollo da cui non si è più riavuta. - Kari ancora non fece una piega, come se non gliene importasse.
Lei sapeva tutto e non aveva mai detto nulla.
- Cosa diavolo vuoi da me si può sapere cazzo? Non torno a casa. Fanculo! - Kari andò subito al sodo.
- Non sono qua per riportarti a casa... Penavo volessi sapere queste cose... -
Kari scosse il capo con un che d'amaro in viso.
- Non mi interessa. Vattene! - Aveva fretta che se ne andasse, l'inquietudine saliva e decise che era ora di chiudere quella porta definitivamente.
Si staccò dal mobile a cui era appoggiato e fece per andarsene in camera ma la voce di Gabriel, alzatosi in piedi, lo fermò ancora.
- Io sono qua anche per recuperare il rapporto con te. Ti credevo morto, Kari. Non hai idea di quanto io sia felice nel rivederti... rivoglio mio fratello! -
Kari restò fermo a lungo, tutti lo guardarono. La sua schiena era larga e tratteneva il respiro.
Ci mise un po' a trovare la forza di girarsi ma lo fece e lo guardò serio come se vedesse un rifiuto umano.
- Io ce l'ho già un fratello ed è quel ragazzo lì che vedi. In due anni mi è stato più vicino di quanto hai fatto tu in dodici. Non ti voglio più vedere. -
Kari risalì le scale e sbatté la porta della camera forte dietro di sé.
Il silenzio restò per pochi secondi, poi Niky parlò per tutti.
- Mi dispiace che le cose siano così, ma non possiamo forzarlo... -
Gabriel lo guardò, aveva un'espressione strana, lo stava squadrando per capire come annullarlo?
- Tu dici? - Vedendolo perplesso, Gabriel sorrise fingendo d'aver scherzato. - Aspetterò, sono una persona paziente. Non sono arrivato dove sono arrendendomi alle prime difficoltà. Ne ho passate molte ed ho sempre vinto, alla fine. - Lo disse gelido anche se con un sorriso sulle labbra. Era strano, era davvero strano e Niky si strinse inevitabilmente a Chris impaurito senza un effettivo motivo sensato.
Chris si mise subito davanti per proteggerlo, come se ne avesse bisogno. Gabriel si rese conto di non essere molto gradito così si voltò verso il padrone di casa che restava stranamente seduto ed in silenzio.
- Ha qualcosa da ridire se mi fermo un po' in città? Vorrei davvero provare a recuperare con Kari... - Ma erano come parole vuote anche se espressivamente pareva sincero.
Joshua si alzò e con le mani nelle tasche si dimostrò a proprio agio, alzò le spalle e rispose:
- La città non è mia. -
Con questo salì a sua volta ignorando l’ospite.
Chris pensò che fosse strano non si pronunciasse, specie perché tendeva ad intromettersi sempre anche se non gli competeva, perciò dedusse che stava solo fingendo molto bene.
Joshua aprì la porta della loro camera senza nemmeno bussare, se la richiuse alle spalle e si avvicinò al letto su cui era steso Kari.
Era rannicchiato di lato e rispetto a lui gli dava la schiena. Gli si strinse il cuore, per un momento lo vide piccolo. Meno che dodicenne.
Poteva solo immaginare cosa avesse dovuto passare e lo infastidiva il ritorno di questo fratello che si professava in buona fede. Teoricamente era così, non era un vero colpevole in quella storia. Eppure qualcosa suonava male a tutti.
Joshua salì sul letto e gattonò fino a raggiungerlo, gli si appoggiò sopra rimanendo storto rispetto a lui e spuntò oltre la spalla, sbirciò il suo viso. Aveva gli occhi aperti che fissavano davanti a sé assenti e l'aria imbronciata. Così buio.
Si sistemò in modo da abbracciarlo meglio e rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire. Era una situazione troppo delicata.
- Io andavo da lui cercando un'aiuto e lui mi mandava via rabbioso dicendo di lasciar perdere che tanto mi sarei abituato, mi diceva di dimenticare. Non mi aiutava. Non mi sosteneva nemmeno, faceva quello che lui gli diceva ed era come... come arrabbiato con me... non con nostro padre, con me, capisci? Non ha fatto niente per me. Non chiedevo una guerra, chiedevo solo del sostegno. Come può chiedermi ora di sistemare? Certe cose non si sistemano. Mai. -
Joshua ancora non disse niente, gli restò solo vicino e Kari dopo un po' si girò verso di lui per accoccolarsi contro il suo torace, fra le sue braccia calde.
Riuscì solo a mormorare piano:
- Non lasciarmi mai. -
- Non lo farò. - Fu la sua risposta.