*Scappare è sempre più facile che affrontare gli ostacoli più difficili e Gabriel, per Kari, è decisamente l'ostacolo più difficile rimasto. Finalmente si decide a parlargli per toglierselo di torno e si capisce perché è così restio a dargli una chance e si capisce, almeno in apparenza, cosa vuole Gabriel e cosa gli è successo dopo che Kari se ne è andato. Ma sarà tutto lì? Attenzione che i contenuti iniziano ad essere particolarmente seri. Buona lettura. Baci Akane* 

CAPITOLO XXVI: 
APPARENTEMENTE SENSATO

KariGabriel

"Lascia che ci sia anche io
Ferma la mia caduta
Fa’ che non accada ancora
Sta’ attenta fino alla fine
Aiutami a ripulire la mia coscienza
E a liberarla dalla mia innocenza
Ti sto perdendo di nuovo"

- Breaking Benjamin - Break my fall -


La serata in questione era piena di persone che lavoravano nel campo della musica fra critici, giornalisti e altre stelle ed ospiti speciali.
Il video fu presentato dopo un po', quando tutti gli invitati furono arrivati. Mentre i ragazzi si esibivano su un piccolo palco, nello schermo gigante andava in onda il video. 
La festa era a tema d'acqua, quindi la scenografia del posto ricordava il mare, c'erano molte fontane che invece di acqua facevano fuoriuscire i drink da cui la gente poteva liberamente attingere. Altre particolarità a tema furono utilizzate e nel complesso fu una bella serata.
Tutti rimasero colpiti dalla canzone, ‘Abisso’ era una delle loro canzoni più profonde e tutti percepirono un'emozione diversa in Chris nel cantarla. Poiché gli occhi erano tutti per lui e per la sua splendida figura che nel video galleggiava nell'oceano, nessuno notò Niky piangere come una fontana mentre il suo compagno cantava con gli occhi incollati ai suoi.
Adorazione allo stato puro l'uno per l'altro.
Di difficoltà ne avevano passate molte, ma finalmente potevano dire che stavano bene, assolutamente felici.
Gli applausi ed i consensi arrivarono subito e la serata proseguì a gonfie vele. 
Chris e Sean erano al centro dell'attenzione per le solite sfide assurde a suon di danza, Kari se ne teneva volentieri alla larga ma fu spinto e trascinato e la voglia comunque di sfogare un po' la tensione con della break dance non era male. 
Si trovò a ballare quasi con sollievo.
Fu in quel lasso di tempo che Gabriel si avvicinò a Niky che rideva felice e batteva le mani a ritmo con gli altri.
- È davvero bravissimo! È questo che ha fatto in questi anni? Ballo e musica? - Chiese sorpreso Gabriel col suo forte accento francese. Non ci poteva credere. Niky smise di battere le mani e lo guardò. Stava sorridendo ammirato.
- Non solo ma ritengo debba parlartene lui. - 
- Dubito lo farà... - Rispose senza volersi illudere.
- Non sta a credere... dopotutto ti ha invitato qua, stasera... - 
- Ma non mi ha ancora parlato... - Niky sorrise. 
- Dagli tempo. Arriverà anche a quello. - 
Quando la musica finì Kari si affrettò a raggiungere Niky ma non certo per suo fratello. Chris capì subito che quel suo stargli tanto addosso quando c'era suo fratello nei paraggi, era un istinto preciso e si avvicinò a sua volta proponendo di bere qualcosa insieme. 
Kari lo fulminò con lo sguardo ma gli altri accettarono di buon grado.
Joshua era in una posizione strategica rispetto a tutti loro, ascoltava i discorsi di un gruppo di cui non aveva proprio idea di cosa parlassero. Si capiva che stava studiando da fuori la situazione. Era molto attento e Kari decise di fidarsi.
I quattro ragazzi si trovarono così a bere insieme, Gabriel era molto cordiale ed alla mano, si adattava ad ogni situazione e sapeva socializzare subito. Ben presto si fiondarono anche gli altri del gruppo curiosi di conoscere questo misterioso ragazzo. Quando seppero che si trattava del fratello di Kari, si stupirono e partirono le battute sul fatto che avessero sempre pensato che Kari potesse essere figlio di nessuno e fratello del niente.
Scherzarono molto e fu quasi piacevole, Kari non rise mai, grugnì di continuo però riuscì quasi ad apprezzare l'atmosfera che si era instaurata. Gabriel sembrava molto interessato ai suoi amici, chiedeva cose che lo riguardavano, cose come l'avevano conosciuto e come si era comportato. Loro rispondevano sempre scherzando, ma dicevano quel po' che sapevano.
Kari decise di sgusciare via, non aveva interesse nel far sapere o meno i fatti propri agli altri. Non sarebbe stato lui a raccontarli, ma se li avessero saputi per vie traverse non gli importava.
Raggiunse Joshua e gli chiese subito senza preamboli.
- Cosa te ne pare? - 
Joshua si strinse nelle spalle alzando le sopracciglia vago.
- È presto per dirlo, ho appena cominciato le mie ricerche, dammi tempo, Kari! - 
- Ma così, d'impatto? - Insistette Kari. 
Joshua si strinse nelle spalle.
- Sembra che voglia sapere quanto più può di te. E si sta integrando bene. Si vede che ha delle capacità relazionali niente male. Questo è uno squalo. - Kari rimase impressionato della definizione. - Uno squalo per gli affari, li sa fare. Sa affascinare e poi in caso ti sbrana. Se è vero che porta avanti l'impero di famiglia giovane com'è, e dai titoli azionari che non calano nemmeno di una virgola direi che fa un ottimo lavoro, penso che sia davvero molto intelligente. Sa il fatto suo. Sa stare al mondo. Per il resto non so ancora, Kari. - 
Si fece bastare quel 'squalo'. Concordava. Anche a lui gli dava la stessa impressione.
Quando lo vide scherzare troppo con Niky e vide Chris che cercava di allontanarlo da Gabriel che invece si avvicinava, tornò alla carica e pur di allontanarlo da Niky decise di portarselo fuori a fare due chiacchiere.
Non ci teneva molto, ma non sapeva cos'altro fare per non farlo stare tanto con Niky.
A pelle sentiva che non era una bella idea.
- Non pensavo avessi voglia di parlarmi... alla fine Niky aveva ragione! - Kari drizzò le antenne nel sentirlo chiamare così.
- Sei già tanto in confidenza? - Gabriel capì d'aver fatto un passo falso e lo ritirò subito.
- No ma mi ha dato il permesso di chiamarlo così... ti dà fastidio? Io pensavo che tu stessi con Joshua... - Kari respirò profondamente infastidito di tutte quelle informazioni che voleva sapere. Improvvisamente gli davano fastidio.
- Sì! Sto con Joshua ma Niky è come se fosse mio fratello. Un vero fratello. E sta con Chris, che è mio amico. Insomma, tu evita e va tutto bene! -  Kari era brusco ed impaziente e Gabriel pareva anche divertirsi, quasi.
- Ma evito cosa? Di parlargli? Non mi sembrava d'aver fatto niente... - 
Kari si fermò ed alzò le mani seccato.
- Senti, non incasinare le cose! Sei qua per chiarire con me? Lascia in pace lui! - Gabriel non mollò, con una calma indecifrabile proseguì. 
- Allora posso chiarire con te? - 
Kari scosse deciso la testa.
- Non ora, non stasera, non qua! - Gabriel insistette.
- Quindi possiamo fare un'altra sera? Me lo prometti? - Era così serrato che lo faceva diventare matto.
Kari non ne poteva più, voleva che se ne andasse e basta. Gli sembrava stesse contaminando il suo mondo.
- Sì, Gabriel, sì! Domani sera ci vediamo e parliamo così poi te ne puoi andare fuori dai coglioni per sempre! - 
Queste le sue intenzioni, le sue speranze. Gabriel sorrise contento e vittorioso ed in quel momento risuonò la voce di Joshua che gli diceva che quel ragazzo aveva l'aria di riuscire ad ottenere tutto ciò che voleva. Sempre.
A Kari non piacque, ma una volta che l'avrebbe ascoltato magari se ne sarebbe andato ed allora tutto sarebbe tornato normale.
Magari.

Il giorno dopo fu intrattabile, ma non parlò con nessuno, nemmeno con Niky.
Dopo le prove gli disse di tornare a casa con Chris che lui doveva andare da Gabriel, gli chiese se fosse sicuro di andare da solo ed alla fine chiese ad entrambi i due ragazzi di accompagnarlo, ma di fermarsi fuori.
- In caso sentite urla e cose del genere. -
- Hai paura di picchiarlo? -
Chris andò subito al punto. Kari annuì e senza dire nulla di più, andarono insieme.

Non era mai entrato in camera sua, aveva una sorta di rifiuto, non sapeva dire di preciso.
Bussò e gli aprì. I due ragazzi non si fecero vedere per non insospettire Gabriel, si sistemarono dietro la porta come due guardie del corpo.
- Finalmente mi concedi udienza! -
Scherzò Gabriel per rilassarlo. Non ottenne certo quell'effetto. Kari continuava a rimanere accigliato e torvo e con tale espressione aggressiva lo guardò.
Era in accappatoio, appena uscito dalla doccia. Sul tavolino basso davanti al divano c'era il Macbook con cui lavorava a distanza, aveva un sigaro spento nel posacenere vicino, un i-phone di ultima uscita sempre li accanto e dei documenti aperti che chiuse.
Gabriel aveva i capelli scuri ordinati, erano bagnati. Era un bel ragazzo che si teneva bene, allenato, alto, di bell'aspetto.
Aveva le fattezze di un tempo, per questo l'aveva riconosciuto. Era un bel bambino ed ora era un bel giovane uomo.
Andò al frigo bar e l'aprì.
- Vuoi bere qualcosa? Ordino del vino italiano? -
Kari scosse il capo così non prese niente nemmeno lui. 
Si sedette sul divano e chiuse il portatile, Kari lo raggiunse ma si mise ad un po' di distanza, rivolto verso di lui per guardarlo.
- Ero impaziente di questo dialogo. -
Disse composto. Kari era emozionato e teso ma lui sembrava molto tranquillo e padrone di sé ancora. Non capiva come ci riuscisse. Forse era abituato a sopportare molte più cose.
- Andiamo al sodo, Gabriel. Non voglio fraternizzare. Non voglio fare tutta la notte a parlare di noi e di ciò che abbiamo fatto in questi anni separati! -
Gabriel rispose ironico:
- Ah no? Io speravo di sì! -
Kari sospirò insofferente.
- No Gabriel. Voglio solo sapere cosa hai da dirmi di così urgente che non puoi fare a meno di dirmi e poi voglio che te ne vada e mi lasci stare per sempre, voglio che mi dimentichi, voglio che mi consideri di nuovo morto. -
Lo disse deciso con una smorfia amara, soffriva nell'averlo davanti. Gabriel sospirò esternando finalmente del dispiacere. Era la prima volta.
- Kari, io non posso considerati morto. Ti ho considerato morto per anni, ora so che sei vivo. Io non ti dimenticherò mai! -
Kari scosse la testa ostinato. 
- Invece è quello che farai! -
Gabriel si strofinò il viso mostrandosi contrariato ed insofferente. Erano cose che colpivano Kari.
- Io non dico che per te sia stato facile, sicuramente solo nel mondo a 12 anni non lo è stato, ma devi capire che nemmeno per me lo è stato! - aveva un tono più alterato, contava che lo capisse. Kari voleva rifiutarsi, ma si rese conto che fin li non aveva torto. Forse.
- Si Gabriel. Ma perché sei rimasto? Quando ho trovato una banda che mi ha preso con sé all'inizio stavo bene, mi aiutavano, erano degli amici. Solo dopo si sono rivelati dei bastardi e mi hanno rovinato. Ma lì ho pensato che fosse fatta e ti ho contattato, ricordi quella lettera che ti ho tirato in camera con un sasso? Ti ho scritto che aspettavo ancora mezz'ora, poi me ne sarei andato per sempre. Se volevi salvarti e cambiare vita io ero disposto ad aiutarti. Non sei venuto. Ti ho dato mezz'ora perché so che a quell'ora eravamo liberi e lui era occupato. -
Era la prima volta che ne parlava con qualcuno in modo tanto dettagliato e specifico. Era preso e concitato, gesticolava e lo fissava agitato.
Gabriel sospirò e riprese il controllo di sé mettendo il muro fra loro. Un istante solo.
- Ci eravamo lasciati litigando, ci siamo detti di tutti i colori. Mi avevi accusato che mi piacesse quello che nostro padre mi faceva. Ero furioso con te. E poi te ne sei andato lasciandomi. Capisci che era normale per me tagliarti fuori? - logicamente sì. Kari si disse che ragionevolmente aveva senso, eppure non poteva essere d'accordo. Nella foga di rispondere gli si avvicinò. Il cuore batteva come un folle, furioso nel petto, la testa esplodeva per ciò di cui era obbligato a parlare.
- Ma ti stavo dando la possibilità di uscire, cambiare vita. Poi magari in due avremmo fatto meglio di ciò che ho fatto io da solo! - Gabriel colse la palla al balzo per chiedergli di cosa si trattava. 
- Cosa ti è successo, poi? - l'espressione preoccupata di chi immaginava troppo bene.
Kari si fermò e respirò dopo un po' che non lo faceva.
Scosse il capo e si strofinò il viso.
- Di tutto, Gabriel. - Inizialmente teneva lo sguardo basso, come che si vergognasse, poi decise di vedere la sua reazione a quello che stava per dire. Rialzò gli occhi penetranti e rabbiosi sui suoi ancora illeggibili. - mi usavano come fattorino per la droga. Poi come test per la droga, per vedere se era buona. Poi come pungiball per sfogare la rabbia. Quando hanno cercato di violentarmi mi sono ribellato. Mi volevano far prostituire. Ho detto che era l'unica cosa che non avrei mai fatto. Li ho picchiati, mi hanno ridotto a sangue ma mi sono trascinato via. Mi sono nascosto aspettando di guarire, ormai ero un drogato. Ho rubato tutta la droga che potevo, mi sono preso il basso che mi avevano insegnato a suonare e sono scappato oltreoceano. Mi sono imbarcato clandestinamente e sono finito in Florida, da li ho girato tutti gli Stati Uniti da senzatetto. Rubavo, suonavo per racimolare soldi per la droga. Mangiavo poco e niente. Non avevo niente e nessuno. Ero lurido e malato. Joshua mi ha trovato, mi ha sentito suonare il basso, per qualche motivo ha deciso che ero bravo e non poteva farmi marcire. Dopo che sono quasi morto mi ha salvato davvero, mi ha disintossicato, mi ha dato qualcosa da fare, qualcosa che mi piacesse. Mi ha dato una vita. -
Smise di parlare e si rese conto di sentirsi meglio. Gabriel era colpito, silenzioso assimilava ciò che aveva appreso ma non si capiva ancora. Kari ebbe conferma che in lui qualcosa non andava. Gli aveva raccontato delle cose difficili da digerire.
- Mi dispiace Kari. Capisco che dopo tutto questo tu non voglia più nulla della vita di prima. Ora stai bene, hai trovato il tuo riscatto... Ma io spero lo stesso di poter riavere mio fratello. Non devi cambiare la tua vita di ora, non voglio che torni in Francia, me ne guarderei bene. Però sai, poterci vedere ogni tanto, poter contare l'uno sull'altro. Poi magari potrei trasferirmi io qua, mettere un delegato in sede e stare qua... - Kari alzò le mani e lo allontanò. Gabriel si era avvicinato troppo in tutti i sensi. Anche sul divano. Lo toccava quasi, voleva abbracciarlo da quando era arrivato.
- Io non voglio niente Gabriel. Come te lo devo dire? Se tu mi tocchi mi tornano in mente quei film che ci faceva girare quell'uomo. - Gabriel tornò a controllarsi e sospirò calmandosi.
- Capisco. Mi dispiace che tu la prenda così... Io da quando ho saputo che eri vivo non ho fatto altro che aspettare di poterti abbracciare... Vorrei rimediare al nostro orrendo passato, cancellare tutto, riscriverlo. Abbiamo sbagliato tutti ma eravamo dei bambini, non sapevamo cosa ci capitava e non sapevamo come reagire. -
Kari chiuse gli occhi e si prese il viso fra le mani, il nervoso lo stava uccidendo, non riusciva a stare fermo, si strappava le unghie e si mordeva le dita, lo stomaco era in croce.
- Basta Gabriel! Io voglio solo chiudere tutto. Con te lo ricorderò per sempre! Lasciami in pace. - 
Ruggì rabbioso. Gabriel pareva non sentirci, gli mise la mano sulla schiena e Kari si alzò di scatto allontanandosi con una falcata da lì.
- Non toccarmi, dannazione! - esclamò quasi urlando. Prese a camminare su e giù per la camera come un anima in pena, pareva quasi avesse una crisi di panico. Gabriel tornò calmo, lo lasciò in pace e poi disse piano.
- Io non posso dimenticare. L'ho vissuto per troppo tempo. Mi sono dovuto abituare, ho dovuto accettarlo, me lo sono dovuto far andare bene in qualche modo, per non impazzire. Dovevo solo resistere che crescessi. Poi lui ha perso interesse per me, ma molto dopo di quanto pensassi. Io non lo posso dimenticare. Voglio solo poter scambiare quei ricordi indelebili con altri belli. E voglio cominciare con te. - 
Sembrava tutto perfetto, aveva ragione, no? Era sensato... Ma Kari ancora non capiva cosa gli stonasse. Si fermò dal camminare e lo fissò scuro, una domanda nello sguardo stravolto.
- Perché non esci di testa? Perché ne parli così come niente? Perché non ti sei ucciso, perché sei rimasto là, perché sei così controllato?! -
Era come un crescendo, prima o poi un'esplosione da qualche parte sarebbe arrivata. Gabriel si alzò dal divano e gli andò lentamente davanti. Molto piano per non farlo scappare. Kari era un animale feroce che stava per sbranarlo.
- Kari... È questa la mia croce, non lo capisci? Le conseguenze di cui parli... Tu ti sei drogato, io... Io sono diventato insensibile. Incapace di provare qualsiasi cosa. Per questo ho bisogno di te. Credo che tu sia l'unico in grado di aiutarmi a provare ancora qualcosa, spero che abbracciandoti io... Io possa piangere... Finalmente... - Kari si fermò completamente, si sconnesse. Rimase fermo ed in silenzio a fissarlo per un po’, incapace di elaborare e reagire ancora. Aveva senso anche quello dopo tutto.
Gabriel allora alzò molto piano la mano, come se fosse al rallentatore. Come se stesse per toccare una tigre vera.
Kari lo vide e fece forza su sé stesso per resistere, tese i muscoli e contrasse il volto in una smorfia di dolore, si stava violentando. La mano di Gabriel lo toccò sul braccio. Non si mosse. Allora piano risalì fino a raggiungere il viso. Kari iniziò a tremare. Erano le stesse scene che loro padre registrava da bambini, i flash arrivarono traumatici a sconvolgerlo e paralizzarlo. Gabriel gli mise anche l'altra mano sulla spalla. Attese e lo guardò. Era assente, sconvolto, stava male a non lo stava cacciando. Così continuò. Lentamente, esasperante, lo abbracciò. Le braccia lo cingevano leggere in modo da non spaventarlo e quando pensò che si fosse abituato, aderì le labbra sul suo orecchio.
La mani scesero sulla schiena carezzandolo con più sensibilità. C'era qualcosa in quell’abbraccio, ma Kari era sotto shock per capire di cosa si trattasse.
- Ti voglio bene...-
Mormorò piano. Il fiato nell'orecchio lo fece scattare all'indietro, lo spinse violentemente. Gabriel cadde a terra, Kari lo fissò sconvolto ed incapace di dire qualcosa, qualunque cosa, uscì di corsa. Chris e Niky erano ancora lì, lo guardarono e si preoccuparono. Qualcosa era andato storto. Molto storto.
I due si guardarono e si separarono senza bisogno di dirsi nulla. Niky entrò in camera e Chris segui di corsa Kari.
Gabriel era ancora a terra dove Kari l'aveva buttato, era sotto shock.
- Cosa è successo? - Niky l'aiutò ad alzarsi e lui accettò le sue mani, le trattenne nelle sue ed il ragazzino pensò che fosse sconvolto e non si oppose. Lo aiutò a sedersi di nuovo e si mise con lui.
- Ho sbagliato... Non dovevo... Non dovevo fare così... Pensavo che fosse il momento giusto ma... - 
- Gabriel per l'amore di Dio, cosa hai fatto? - La voce di Niky si alzò agitata.
- L'ho abbracciato. Ho aspettato che fosse pronto, pensavo che lo fosse... Poi però l'ho perso. - Niky credeva alla buona fede della gente, non trovava niente che non andasse in uno che diceva una cosa simile senza piangere. Ognuno reagiva a modo suo.
Gli carezzò dolcemente il braccio per calmarlo. Anche se doveva ammettere che gli sembrava troppo calmo. 
- Hai agito come pensavi andasse fatto, ora gli serve altro tempo, devi aspettare. È venuto, no? Pensavi che venisse? - Gabriel lo guardò smarrito e scosse il capo. Sorrise. - Tornerà, vedrai. -
Gabriel sospirò e si rasserenò.
- Mi fiderò di te. Capisco come abbia fatto Kari ad avvicinarsi. -
Gabriel poi appoggiò la testa sulla sua spalla e Niky lo lasciò fare pensando che dopotutto stesse male anche lui.

Kari kari