*I misteri si infittiscono, mentre i sospetti vengono espressi chiaramente e alimentati dalle scoperte che l'investigatore privato di Joshua fa. Kari deve aspettare ancora, ma è come una tigre in una gabbia la cui porta in realtà è aperta. Non resisterà a lungo fermo a sopportare la presenza del fratello. Gabriel si rivela sempre più ambiguo, ma è molto bravo a rendersi accettabile e Niky è molto ingenuo e fiducioso di natura, questo potrebbe renderlo il migliore o il più a rischio, bisogna solo capire chi delle fazioni ha ragione e chi torto. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO XXVII:
VICINO AL LIMITE
"Dev'essere stato nella mia testa
ho perso la speranza che mi rimaneva
e adesso, alla fine, accadrá
dormiamo, sognamo, non abbiamo di meno
lungoil percorso abbiamo perso la nostra strada
è tutto un gioco che devo giocare
e adesso il debole cade
ritorna alle ceneri, sconfitto dopo tutto
svanito nel mondo malvagio che abbiamo lasciayo
e io divento la tua oscuritá"
- Breaking Benjamin- The dark of you -
Chris raggiunse Kari in breve, stava correndo lungo la strada intenzionato a sparire non si sapeva dove. Lo prese per il polso e lo strattonò, lo voltò con la forza e quando Kari vide un viso noto, il suo, si rifugiò istintivamente fra le sue braccia. Si gettò con foga e forza stringendolo fino a soffocarlo, nascose il viso contro il suo collo e lì vi rimase. Chris, senza fiato per una cosa simile a cui mai avrebbe pensato, ricambiò l'abbraccio e lo trascinò in parte per nasconderlo alla vista di occhi indiscreti.
Riuscì a portarlo in macchina ma non si mossero da lì poiché aspettavano Niky.
Kari stringeva ancora convulsamente la mano di Chris, come se avesse bisogno di un contatto con quella realtà.
- Cosa è successo? -
Chiese alla fine.
Kari tornò a buttare il viso sulla sua spalla, erano modi sconvolgenti per uno che grugniva al posto di parlare.
- Mi ha abbracciato. - disse alla fine.
Chris alzò un sopracciglio scettico.
- Ti ha abbracciato?! E tu sei sconvolto per questo? -
Non ci poteva credere ma più che altro non poteva capire.
- Tu non capisci. L'ha fatto nello stesso modo che ce lo faceva fare quel bastardo quando ci filmava da bambini! Ha detto la stessa cosa... Lui... Lui... - poi se ne rese conto esattamente in quel momento. Alzò la testa e lo guardò sconvolto. - a lui piaceva... - tornò sulla sensazione che aveva avuto da bambino quando glielo aveva gridato. Era così?
Chris si sconvolse. Impallidì e guardò verso l'uscita dell'hotel dove Niky era ancora dentro. L'ansia salì fuori misura nell'immediato e fece per uscire dalla macchina e correre dentro, ma proprio quando stava scendendo, uscì Niky. Sembrava tranquillo, dispiaciuto.
Chris si precipitò comunque fuori, lo prese e lo guardò apprensivo.
- Stai bene? Ti ha fatto qualcosa? -
Niky non capiva.
- Cosa doveva farmi? Era dispiaciuto, convinto d'aver sbagliato. Ci tiene a lui... -
- Niky, non voglio che lo vedi più da solo! -
Esclamò con foga senza mollargli le braccia che gli stringeva. Niky si spaventò.
- Ma cosa ha detto Kari? -
Chris alzò lo sguardo e vide dalla finestra la figura di Gabriel che li osservava, era in ombra ma aveva un bicchiere in mano.
Corrucciandosi lo trascinò in macchina.
- Andiamo via. -
Una volta dentro Kari si spostò dietro con lui e mentre Chris guidava via da lì, Kari con la testa contro la sua spalla, al sicuro nell'abbraccio che desiderava, gli spiegò cosa era successo e cosa si erano detti.
- Niky, ha qualcosa che non va, non so cosa sia ma non voglio che stai più solo con lui! - disse deciso, era un ordine. Niky perplesso non disse nulla. Non si era accorto di niente ma non voleva certo contraddirli.
Joshua era seduto davanti al computer e leggeva i file che il suo investigatore gli aveva spedito.
L'espressione si incupiva sempre più mano a mano che proseguiva.
Proprio sul finale la porta di casa si aprì e lui scattò in piedi uscendo veloce dallo studio.
Gli era bastata un'occhiata per capire che era successo qualcosa.
- Che diavolo c'è? -
Chiese diretto avvicinandosi.
Kari non riusciva a parlare così Chris spiegò aiutato da Niky.
Al termine Joshua si alzò in piedi e annuendo serio e accigliato chiese ai due ragazzi se potevano andarsene.
Joshua aveva scoperto delle cose ma non sapeva se fosse il caso di dirgliele ora. Kari era proprio sconvolto. Non lo vedeva così da tempo.
- Andiamo a farci un bagno. - Kari si alzò e come un automa disse cavernoso, fissando il pavimento:
- Voglio dormire. - Joshua lo guardò con allarme ma non si fece superare dallo shock.
- No, ci facciamo un bagno invece! - ordinò trascinandolo per la manica su per le scale e poi al bagno.
- Cazzo Joshua voglio dormire! - ruggì Kari seccato strattonando la mano. Joshua aprì l'acqua della vasca dopo averla tappata.
- E invece no cazzo! Tu dormì per scappare dai problemi ma ti sei svegliato da tempo! Ora andiamo in acqua. Ci calmiamo e parliamo! -
Non avrebbe ammesso repliche, tanto meno quando tolse la maglia a Kari contro la sua volontà. Non si oppose oltre, sospirando si lasciò fare. I vestiti di entrambi scivolarono a terra e loro si lasciarono abbracciare dolcemente dall’acqua calda.
Quando fu dentro appoggiato al petto di Joshua, Kari cominciò a sentirsi meglio. Lentamente le idee si schiarirono.
- Ti ha dato l'idea che gli piacesse? - chiese senza peli sulla lingua.
- Faceva la stessa cosa di quando quel lurido maiale ci riprendeva da piccoli. Identico ti dico! Come diavolo puoi fare una cosa del genere? -
Joshua naturalmente non ne aveva idea.
Le mani l'accarezzavano leggere sotto l'acqua, sul petto e sul ventre, non diventava erotico, voleva rimanesse concentrato.
- Ha detto che lui ha reagito diventando insensibile e che spera che io possa fargli avere delle reazioni... - continuò Kari dicendolo più a sé stesso.
- Tu gli credi? -
- Potevo credergli se non l'avesse fatto in quel modo. Era come se ci provasse con me, non era un abbraccio fraterno! E poi era uguale a quelli. Quando eravamo piccoli nostro padre ci diceva cosa fare e lui lo faceva ma lo sentivo partecipe. Pensavo che lo facesse per paura che ce lo facesse rifare. Io non ce la facevo. Vuoi dire che era dalla sua parte? - erano sospetti inevitabili dopo che Kari se ne era andato da bambino gridando che a Gabriel piaceva tutto quello. Era come una conferma.
- Non lo so. Però ho trovato qualcosa che non mi convince, Kari. - il ragazzo si girò subito fra le sue braccia per guardarlo, lo sguardo stupito, attento, torvo.
- Tipo? -
- Ho fatto alcune ricerche. È vero che vostro padre aveva un cancro alla prostata in stadio avanzato che è andato in metastasi, ma non è proprio morto per quello. È morto in circostanze misteriose, non sono riusciti a stabilire mai la causa certa. La verità è questa. -
Kari agghiacciato rimase zitto stabilendo mentalmente che cosa quello significasse.
- Cioè l'ha ucciso lui? -
- Non è una cosa da escludere. E poi non riusciamo a penetrare il suo portatile. Abbiamo usato i più bravi, ma ha una protezione pazzesca, significa che li dentro c'è più di qualche documento di lavoro. C'è un segreto bello tosto. -
Kari aveva bisogno di elaborare ma era chiaro cosa intendesse.
- Nasconde qualcosa di importante. - ecco che le somme cominciavano a tirarsi. La strana sensazione provata da quando l'aveva inquadrato. Forse non era solo la sua non reazione alle cose. Forse era questo segreto.
- Ora se vuoi che io scopra tutto devi fare in modo che resti e non se ne vada. - Joshua non glielo avrebbe chiesto se non fosse stato costretto, era necessario.
Kari si sentì colpito allo stomaco.
- Non me lo puoi chiedere. -
- Ascolta, non se ne andrà subito. Torna a farti vivo. Fagli credere che hai bisogno di pensare. Mi basta che resti nei paraggi. -
Kari non voleva ma la consapevolezza che si doveva esorcizzare tutto lo spinse ad accettare.
- Devi sbrigarti Joshua. - gli baciò la fronte in risposta e Kari si calmò sperando che tutto quello potesse finire in fretta.
Joshua non glielo poteva dire ma se i suoi sospetti erano veri, avrebbe fatto di tutto per distruggere quell'impero del male. Dal padre al figlio. Li avrebbe distrutti. Ma prima doveva esserne certo.
Kari lasciò passare del tempo e quando Gabriel si presentò a casa sua per un logico chiarimento, si sforzò molto di accettarlo.
Joshua era a lavoro ed era presente solo Niky il quale non nascose la sua felicità di vederli parlarsi, non aveva capito cosa avessero inteso Kari e Chris con quelle insinuazioni, non aveva percepito niente di strano nei suoi confronti. Aveva solo problemi ad esternare le proprie emozioni ma nemmeno Kari era un asso in quello!
Andò a preparare subito del caffè e nel tempo in cui restarono soli, Gabriel cominciò a parlare. Cercava di dimostrarsi delicato ma Kari era convinto che lo facesse di proposito perché era ciò che lui si aspettava. In quel caso ci si doveva mostrare dispiaciuti e lui lo faceva. Non lo era davvero. Niky era convinto fosse prevenuto.
- Sono venuto per scusarmi... Penso di aver esagerato, non me ne sono reso conto, ho agito istintivamente anche se ho cercato di gestirla bene. A quanto pare era presto abbraccianti, ho avuto fretta... Dovevo lasciati più tempo. È che aspetto questo da... Da una vita... - diceva sempre le cose giuste, si disse Kari risentito. Era perfetto, no? Eppure non gli piaceva!
- Si, era presto. Non ce la posso fare ancora! Mi è venuto in mente quelle cose... - era chiaro cosa intendesse e Gabriel sospirò sedendosi vicino a lui, cercava di essere delicato.
- Mi dispiace. Io non ci ho riflettuto, penso sia normale visto che lo facevamo... Cioè abbracciarci così... Non volevo ricordartelo. Io ho superato quei ricordi, ci ho lavorato su per molto tempo. Non riesco a piangere o arrabbiarmi o mostrare certe cose. È per questo che penso a quei film senza problemi, ho chiuso tutti i miei sentimenti e le mie emozioni. -
Kari voleva dire di non prenderlo in giro ma si bloccò quando gli sfiorò la mano.
- Mi dispiace davvero dei problemi che ci trasciniamo. Spero riusciremo a risolvere. - quando Niky arrivò Kari era cadaverico e con un'aria tremenda. Per lui esagerava ma sapeva che era normale dopo quello che aveva passato, era scappato da loro, ma voleva credere che prima o poi si sarebbero ritrovati. Il suo solito positivismo.
- Ecco qua il caffè. Non so come lo bevi... -
Disse Niky sorridendo con dolcezza. Gabriel lasciò la sua mano e prese il caffè sorridendo grato, sembrava un ragazzo a modo e a posto.
Kari si alzò e scosse il capo ritrovando la forza che lo caratterizzava, la sua aggressività.
- Fa quello che vuoi ma non toccarmi. Non so come te lo devo dire. Non voglio essere toccato. Tu reagisci così, io no. Non riesco a fare come niente. Se pensi di poter recuperare con me qualcosa, resta, fa come credi, sei grande, decidi da solo ma non toccarmi! -
Per Kari era il massimo, Niky lo vide come un progresso. Non sapeva dei sospetti di Joshua. Gabriel si sorprese del suo possibilismo, si era negato categoricamente, dopotutto.
Sorrise ed annui, sembrava felice e Niky ancora lo vide sincero.
Allora come stavano le cose?
Kari esagerava perché prevenuto o Niky era un ingenuo sprovveduto e credulone?
Solo il tempo l'avrebbe detto.
L'investigatore privato di Joshua presentò rapporto come di consueto ormai avveniva da qualche tempo a quella parte.
Era un poliziotto in pensione con un gran talento per le ricerche. Se esistevano segreti, lui li trovava. Bisognava solo sorvolare sui mezzi.
L'amico di Joshua aveva assunto l'incarico con leggerezza pensando che fosse una cosa paranoica, ma mano a mano che era andato avanti, si era reso conto di quanti misteri ci fossero nella vita di questo giovane imprenditore.
- La prima cosa che devi sapere, è che nel periodo in cui il padre dei ragazzi è morto, Gabriel era fidanzato con una donna molto più grande di lui, un'esperta chimica di una casa farmaceutica. - Questo fece intendere molte cose e Joshua le capì tutte.
- Fammi indovinare, dopo che il padre è morto lui l'ha lasciata... - Frank alzò le spalle annuendo.
- Sto pensando che la può aver usata per arrivare ad un qualche veleno non rintracciabile nel sangue. Ce ne sono molti, se non sai di preciso cosa cercare non lo trovi. - Joshua non si stava stupendo di questo.
- L'occasione c'è. Voglio delle prove in merito. -
Frank si aspettava questo.
- Sulla madre pare sia in casa di cura, è stata internata con la diagnosi di schizofrenia. Viene intontita di farmaci che le impediscono ogni ragionamento lucido. Sono farmaci che se assunti da persone sane provocano catatonia, atrofizzano il cervello. Rendono pazzi i sani. - Anche questo era un'insinuazione molto chiara.
- Può aver pagato qualcuno per tenerla lì anche se sana. Per liberarsi di lei e vendicarsi. Lei sapeva tutto e stava zitta, forse è più colpevole di quel figlio di puttana che gli faceva quelle cose. Lui paradossalmente era veramente pazzo. -
Frank si accese la sigaretta sbuffando allo stesso tempo.
- Non lo so sai... - Joshua lo guardò inarcando un sopracciglio.
- Cosa? -
- Se era pazzo. È comodo così. Fai cose da pazzo e sei pazzo. No, mio caro. Sai quanti bastardi ho messo dentro perché avevano ammazzato? Sai quanto volevano farsi spacciare per pazzi? Io ci ho parlato, con quelli. Erano sanissimi, credimi. Semplicemente uno è un pezzo di merda e basta, non ha giustificazioni! -
Joshua ci rifletté. Non aveva pietà per nessuno di loro, solo per Kari. L'unica vera vittima.
- E Gabriel? Che architetta un piano simile per vendicarsi dei suoi? Ammazza uno e rende pazza l'altra? Cosa pensi di lui? - Chiese provocatorio. Lui stesso non sapeva cosa pensare, in tutta onestà.
Frank era preso alla sprovvista.
- È una vittima che si è trasformata in carnefice... è tanto innocente quanto colpevole. Però possiamo biasimarlo per quello che ha fatto dopo quello che ha passato? Ogni essere umano con un cuore lo applaudirebbe, sai... -
Joshua era d'accordo su quello, ma la questione non era tutta lì.
- Se si fosse limitato solo a quello... -
Disse quasi a sé stesso. Frank, continuando a fumare, capì a cosa si riferiva e con calma disse:
- Stai pensando a quel computer impenetrabile? - Joshua annuì, sempre pensieroso, per poi tornare a guardarlo come se si riprendesse dal suo limbo.
- E a Kari. Ha la sensazione che a Gabriel piacesse. Se è così... - Però nemmeno lui poté finire la frase. Frank rabbrividì pensandoci. Ne aveva viste tante nella sua carriera di poliziotto dell'anticrimine, ma certe erano indelebili nella sua mente e la sensazione che aveva ora era proprio uguale a quella che aveva sempre in quelle situazioni.
La sensazione che quel caso non l'avrebbe dimenticato.
- Frank, continua a scavare, voglio le prove che le nostre teorie sui genitori sono vere. E voglio quel maledetto computer. Voglio vedere cosa nasconde quel tipo. -
Quel computer era la differenza fra il chiamarlo ‘bastardo’ ed il chiamarlo ‘ragazzo’.
Gabriel era a colazione con Niky ed aveva insistito per portarlo in un posto di classe.
- Pensavo non fossi mai venuto qua... - Disse Niky sentendosi a disagio in un posto simile. Con Chris ne aveva visti tanti ma non gli piacevano mai. Ora che era senza di lui, ancora di meno.
Gabriel era raggiante. Sorrideva e sembrava in piena forma.
Dopo aver ordinato una colazione alla francese ed aver insistito con Niky affinché assaggiasse anche lui, rispose con un gran sorriso rilassato e a suo agio.
- Viaggio molto per lavoro. In questa città di specifico non ero mai stato, però questa catena di locali è molto rinomata ed è in tutto il mondo. Ogni volta che ne trovo uno, ci vado sempre. È una garanzia. Ti innamorerai della colazione alla francese anche tu. I croissant ti conquisteranno... - A Niky sembrava una persona deliziosa e molto gentile. Non capiva perché Chris e Kari gli avessero negato di incontrarlo da solo.
Non l'aveva fatto di proposito, comunque. Non avrebbe mai disobbedito a loro due. Però era a fare la spesa per Kari e Joshua, visto che non avevano mai nulla in casa, quando l'aveva incontrato e gli aveva offerto un passaggio.
Aveva detto che doveva andare da Kari a svegliarlo, infatti si era procurato i cereali e il latte che erano finiti.
Però lui aveva insistito dicendo che poteva aspettare un'oretta e che non poteva rifiutare la colazione speciale che voleva offrirgli.
- Volevo solo ringraziarti per quello che stai facendo... - Gabriel aveva un bel sorriso e due occhi scuri molto penetranti, ammalianti.
Niky arrossì.
- Ehi, non sto facendo nulla... -
- Come no... stai mediando per noi, lo tieni calmo e lo convinci a darmi sempre delle occasioni... sei incredibile... -
Niky seriamente non riteneva di fare grandi cose, ma decise di accettare i ringraziamenti.
- Penso che Kari meriti di mettere via il suo doloroso passato. E se di quello può salvare qualcosa... beh, lo voglio aiutare... - La sua pura ingenuità colpì Gabriel che gli carezzò il braccio dolcemente.
- Sei unico... non ho mai incontrato persone come te. E sicuramente nemmeno Kari... -
Niky, imbarazzato, benedì la colazione su cui si avventò solo per non dover dire niente.
Era strano che in effetti fosse senza parole. Di norma sapeva sempre cosa dire. Era una specie di difesa naturale.
- Buonissimo, hai ragione! Ne porterò un paio a Kari! -
- Magari gli risveglia qualche ricordo piacevole della sua infanzia... sempre che ne abbia... - Disse poi facendosi serio. Niky si dispiacque.
- Non dev'essere facile nemmeno per te... Kari mi ha detto che... che sei diventato freddo in reazione al dolore di quegli anni... - Gabriel inarcò le sopracciglia sorpreso.
- Ti ha parlato di cosa ci siamo detti? -
- Mi ha detto tutto. Ho dedotto che si trattasse di questo... hai chiuso la tua sfera emotiva con un meccanismo di difesa... per non soffrire troppo... -
Raphael sospirò ed abbassò lo sguardo.
- Sono giunto alla stessa conclusione. È tutto bloccato dentro di me. Penso che lui sia l'unico in grado di aiutarmi. Appena ho saputo che era vivo ho provato qualcosa, un grande caldo. Per questo, fra l'altro, ci tenevo tanto ad incontrarlo. E quando ce l'ho fatta il calore è tornato. Poi ho provato a toccarlo e c'era ancora. Lui è il solo in grado di ridarmi qualcosa dentro... forse può togliere il tappo... -
Niky non era un esperto psicologo, tutti parlavano con lui dicendo che stimolava la confidenza e che aiutava sempre in qualche modo, ma la verità è che non sapeva cosa faceva. Lo faceva e basta.
Gli si stringeva il cuore a sapere di quelle cose e di quello che avevano subito.
- È atroce... - Disse con sguardo sinceramente dispiaciuto. Gabriel sorrise.
- Non devi. Alla fine mi sono salvato così. Se fossi impazzito era peggio, no? Ho dovuto scegliere... vivere o morire? Ci tenevo troppo alla vita. L'unica è stata evitare di sentire, di provare. Corazzarmi contro tutto e tutti. Sono diventato insensibile. Per questo sono vivo. -
Gabriel si piaceva, però era consapevole che così si privava anche delle cose veramente belle oltre che di quelle brutte.
Ora che aveva sconfitto i suoi demoni, poteva tentare di prendersi cura di sé per davvero.
- Non mollare, Kari prima o poi... sai, penso che gli serva tempo per abituarsi all'idea di averti nella sua vita. Deve capire come comportarsi con te, cosa pensa di te, cosa prova per te... deve... metabolizzare... ci mette molto. Solo di recente ha ripreso in mano le cose che faceva quando viveva per strada. Sai, la break dance, lo street basket... il suo gruppo musicale preferito da ragazzino... -
Gabriel parve ricordarselo.
- Aspetta, era un gruppo metal se non sbaglio... i... Breaking Benjamin no? - Niky annuì.
- Piano piano sta ripercorrendo la sua vita al contrario e per quanto rifiuti quel periodo... arriverà anche a quello. Non ti manderà via per sempre. Devi solo avere pazienza. Avete passato un incubo e avete reagito in modo diverso perché siete diversi voi due. Ma adesso ne siete fuori e dovete guarire. So che ci si mette molto, sono cose orribili. Però se c'è una possibilità di guarire... è giusto che insistete... - Niky aveva molto a cuore la loro situazione, era sicuro che se Kari avesse perdonato suo fratello e l'avesse accettato nella sua vita, poi sarebbe stato ancora meglio.
- Pensi che se gli propongo una cena accetta? Solo una semplice cena... - Niky si strinse nelle spalle.
- Prova con un caffè, intanto... - Gabriel sembrò sperarci e Niky sorrise. - Ma non in un posto così di lusso... perché non ci metterebbe mai piede! Gli piacciono le cose semplici e poco frequentate... -
Gabriel annuì e lo ringraziò del prezioso consiglio.