*Dopo aver più o meno conosciuto i principali, la storia inizia ad improntarsi. Kari sarà approfondito a dovere nel corso dei capitoli, oggi assistiamo a quella goccia che esce dal vaso in uno dei molti contatti fra lui e Joshua, non era ancora successo nulla di questo genere e non sarà facile affrontarlo. Beh, per Joshua visto che Karì sembra più interessato al motivo per cui Niky diventa il suo nuovo assistente. Nella fic che avevo scritto precedentemente, i protagonisti erano Niky e Chris, qua è Karì perciò tutto ciò che succede agli altri che non lo riguarda direttamente, è destinato ad essere un contorno accennato, in certi casi saranno cose mostrate di più. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO III:
PRIMI SEGNI DI VITA
"tu sei come un bambino
lo sapevo nel frattempo
ti sei seduto e hai provato a giocare con me
proprio come si vede in tv
sono una distrazione
proprio come un parassita
perchè sono cosi patetico?"
- Breaking Benjamin - Sooner or later -
Sprofondare e scivolare, nella speranza di dimenticare, sparire, finire, evaporare.
Come ci si estirpava i ricordi dalla testa? C'era un modo?
Addormentarsi da sobrio significava sognare, ricordare, rituffarsi nel passato; farlo da ubriaco significava morire per le ore in cui non era cosciente.
Per questo preferiva bere e poi buttarsi su una superficie orizzontale e staccare.
Così non sognava e se lo faceva non lo ricordava.
Era immerso in una nebbia nera, quando qualcosa da lontano parve chiamarlo. Non aveva idea di che cosa fosse, voleva rispondere, ma il cervello non riusciva a produrre l'ordine per svegliarsi.
Ci provò fino a che un duro colpo fisico arrivò a destarlo nel modo più brutale di tutti.
Un gran dolore alle parti basse. Kari aprì gli occhi di scatto iniettati di sangue e senza ragionarci su un secondo, col puro istinto, afferrò chiunque si trovasse nei paraggi e lo spinse sotto di sé schiacciandolo col suo corpo.
Dopo questo scatto barbarico, Kari perse le forze.
Si era addormentato dopo aver bevuto il mondo e si risvegliava con una ginocchiata ai gioielli di famiglia.
Il dolore era l'unica cosa che in quel momento gli dava la consapevolezza di essere sveglio. Ed anche il mal di testa.
Atroce, pungente e addirittura totale.
- Kari, svegliati! - Disse una voce familiare. Kari aprì gli occhi rendendosi conto di averli chiusi e vide Joshua sotto di sé.
Cercò di produrre una frase, ma senza successo, così l'uomo più grande, chiaramente pronto per andare a lavoro, lo guardò e lo chiamò ancora brusco per levarselo di torno. Aveva gli occhi aperti, ma erano assenti e velati.
- Kari, dannazione, sveglia! -
Tuonò ancora. Kari lo fissava corrucciato, l'aria altamente imbronciata, il labbro inferiore, quello più pieno, era all'infuori. Non riusciva proprio a capire che diavolo succedesse.
Incuteva effettivamente un certo timore, non aveva un bell'aspetto, era ridotto come uno con i postumi di una sbronza.
Occhiaie, occhi rossi e piccoli, sguardo inferocito.
- Devo fracassarti la testa o ti alzi? - Disse allora Joshua per niente intimorito da tale bestione che aveva addosso.
- Mi hai fatto male! - Mugolò Kari realizzando che era lui e che era sveglio, comunque non si mosse.
- Lo spero bene, non volevo mica farti piacere! -
Rispose l'altro sgarbato sperando si spostasse da sopra. Era già tardi, ma si era fermato per frugare nelle sue tasche e vedere se aveva droga addosso. Appurato che era pulito e che si era solo fatto il bagno nell'alcool, aveva cercato si svegliarlo. Poi sarebbe uscito per andare a lavoro e non sarebbe potuto tornare ad ora di pranzo.
Kari viveva da Joshua perché così lo poteva controllare, però naturalmente col suo lavoro era un controllo relativo.
La regola era tornare sempre a dormire a casa, poco importava se lo faceva nel divano e non nel letto.
Come ora, ad esempio.
Kari aveva un risveglio brusco e di riflesso era abituato a reagire alla violenza che riceveva. Ovviamente reagiva con altrettanta violenza.
- E se ora non funziona più? - Disse Kari mugugnando, riferendosi al suo sacro gioiello fra le gambe.
- Perché, ti serve? - Disse ironico l'uomo steso sotto il giovane.
- Certo che mi serve! Lo uso anche io! - Anche se, dovendo dire quando era stata l'ultima volta, non lo ricordava proprio. Non era uno fissato col sesso, anzi.
- Ah sì? E dimmi, con tutto l'alcool che ti fai sempre, riesce ancora a venirti duro? - Disse provocatore e malefico, era la sua caratteristica, nessuno si stupiva delle sue sparate, tanto meno Kari. Però, come un pero, ci cadeva sempre.
- Certo che mi viene! Ora ti faccio vedere! -
Con questo gli dimostrò con la pratica che effettivamente funzionava masturbandosi, dopo qualche istante che si massaggiava sotto i pantaloni, se lo tirò fuori notando che finalmente si riattivava, poi bellamente seduto sopra di lui, gli prese la mano e glielo fece toccare.
Joshua, totalmente alla sprovvista, spalancò gli occhi e si paralizzò, cosa stava facendo?
Cosa gli saltava in mente?
Stava ancora dormendo?
- Kari, che diavolo fai?! - Brontolò a disagio mentre allo stesso tempo non poteva fare a meno di sentire quanto caldo e duro stesse diventando la sua erezione.
Fra di loro i contatti, così come il rapporto, non erano mai stati normali. Avevano sempre camminato su un confine ambiguo ed erano stati molte volte vicino all'oltrepassarlo. Ora però era la prima che succedeva sul serio, che quel confine ambiguo veniva superato davvero.
Era successo quasi da sé, senza programmarlo. Un istante, un fulmine, un istinto ed eccoli lì uno ad istigarlo e l'altro a starci più del dovuto.
Molto di più.
La mano di Kari con quella di Joshua sotto si muoveva sul membro che crebbe in modo vertiginoso, la sensazione delle dita e del palmo sulla pelle sensibile e pulsante mandò ben presto in delirio Kari che si ritrovò ad esplodere in un orgasmo che schizzò su entrambi.
Kari gli crollò subito addosso. Era da molto che non ne aveva uno e appena aveva sentito la mano di qualcun altro lì sotto, era letteralmente partito senza controllo. Il fatto poi che fosse proprio lui a farglielo, diede una notevole spinta.
Joshua dal canto suo era paralizzato anche dal punto di vista mentale, un’ondata l’aveva investito appena l’aveva toccato e visto ed ora era puramente eccitato.
Aveva avuto un compagno per molti anni, poi altre donne, si era quasi sposato prima di rendersi conto che preferiva il lavoro e i ragazzi. La sua regola era mai con uno di cui si occupava per lavoro.
Kari non rientrava nella cerchia dei possibili amanti, l'aveva aiutato e salvato per una motivazione professionale. Aveva la musica nel sangue, si era sempre detto questo.
Ora, però, nonostante non avesse problemi a fare certe cose con i ragazzi, era rigido e voleva solo sparire. Lui non voleva mai scappare, non lo faceva mai, però aveva bisogno di pensare. Gli pareva di scoppiare.
- Hai visto che funziona? - Biascicò alla fine Kari ancora steso sopra di lui ricordandosi da cosa era nato e non pensando che fosse poi così strano tutto quello.
Joshua disse solo un laconico 'alzati' e l'altro finalmente si spostò di lato lasciandolo andare.
Quando scattò in cucina per lavarsi la mano, si sciacquò anche il viso rendendosi conto che era sconvolto, infine si guardò e si rese conto che si era davvero eccitato un sacco.
Tornato in soggiorno con l'intenzione di andarsene, vide Kari a pancia in giù sul divano, addormentato di nuovo coi pantaloni abbassati. Scosse il capo e senza rifletterci gli mise un cuscino sopra, infine senza spiegarsi quello strano gesto, uscì.
Per tutto il tempo passato in ufficio, Joshua pensò a quello che era successo costringendosi ad affrontare tutto il resto a cui non aveva mai voluto pensare.
Aveva pensato ‘musica’, quando l'aveva visto per la prima volta.
Eppure salvare un perfetto sconosciuto autolesionista come lui che aveva ribadito più volte che non voleva essere salvato, aveva avuto dell'incredibile.
Non era famoso per essere un benefattore, non faceva mai la carità, lavorava duro e pretendeva che anche gli altri, per conquistarsi i propri sogni, facessero altrettanto.
Kari non aveva mai chiesto niente, non aveva mai voluto nulla.
Però aveva insistito per tirarlo via dalla strada, per salvarlo, per pulirlo. Aveva lottato duramente e la giustificazione che si era dato era sempre stata 'musica'.
Anche se c'era da chiedersi se era sufficiente per lottare così tanto per un estraneo...
Dopo quella mattina si chiese se per caso non esistessero i colpi di fulmine e se si fosse reso conto solo ora di quell'attrazione, perché prima si era testardamente convinto che non c'entrava altro.
“Però sono un ballista. Perché tirare via uno dalla strada, ripulirlo, disintossicarlo e dargli un lavoro è un conto, tenerselo in casa con la scusa di controllarlo è un'altra. Posso anche essermi detto 'è solo lavoro' per comodità, perché ho le mie regole personali che mi impongono di non fare niente con quelli con cui lavoro, però alla fin fine non l'ho mai trattato come tutti gli altri. Ne ho trovati altri che cantavano in un karaoke ed erano disoccupati, non me li sono portato in casa, gli ho solo dato una band.”
Joshua dovette ammettere quello che testardamente si era imposto di non considerare mai.
Kari era diverso dagli altri e non ne aveva mai capito il motivo, non si era dato spiegazioni, era andato avanti per la sua strada facendo né più né meno quello che desiderava.
Tutto lì.
Era bravo ad ignorare le cose scomode.
Kari era scomodo, ora. Doveva cacciarlo di casa e dirgli di farsi la sua vita, ma sapeva che sarebbe tornato a drogarsi. L'aveva tolto da un terribile ambiente per metterlo in uno peggiore. Se non lo controllava non ce l'avrebbe fatta.
“E cosa dovrebbe importarmi? Troverò altri bravi bassisti!”
Però anche se continuava a ripeterselo, non riusciva a crederci.
Kari aveva avuto qualcosa sin dal primo istante, qualcosa che non aveva visto in altri. Forse semplicemente perché non aveva guardato nessuno con la stessa attenzione.
“Credo che in qualche modo mi ricordi me stesso.”
Questa conclusione riuscì a dargli pace, dopo di questo chiamò Niky per offrirgli un secondo lavoretto. Assistente personale di Kari.
C'erano sempre delle soluzioni a tutto.
“Magari quel piccolo prete ha una buona influenza su quel demonio!”
Pensò dopo avergli spiegato di cosa si trattava.
Non era difficile, doveva andare a casa sua, svegliarlo, far sì che si lavasse e fargli da mangiare. Poi controllare nella sua agenda, che avrebbe dovuto tenergli al suo posto, gli impegni della giornata e farglieli rispettare. E, se ci riusciva, trovargli un passatempo migliore del dormire, ma quella sapeva che era un'impresa. Tuttavia un tentativo poteva essere fatto.
Naturalmente questo non avrebbe mai minato gli impegni di assistente all'ascolto per Chris.
Non lo stava scaricando, si ripeteva. Voleva solo evitare di complicare le cose.
“E poi è da mesi che provo a fargli piacere la vita, ma sembra un'impresa disperata. Magari uno innamorato della vita più di me, ci può riuscire!”
Dopotutto era solo un altro dei molti sistemi per aiutarlo. Sembrava incapace di smettere di tentare.
- Kari… Kari, devi svegliarti, è mezzogiorno! - Dalle tenebre una voce angelica ed estremamente femminile lo raggiunse. Quando aprì gli occhi e vide un viso vagamente noto che però ricordava a stento, si chiese se per caso non fosse uscito a bere e si fosse ubriacato finendo a casa di chissà chi. Nella nebbia pensò per assurdo che Joshua si sarebbe arrabbiato di non vederlo a casa. Quel tipo faceva sempre una gran confusione per delle stupidaggini.
- Kari, ma stai bene? - Disse gentilmente. Era un ragazzo anche se la sua voce continuava a sembrare quella di una ragazza, i capelli neri e mossi erano spettinati intorno al viso minuto dai lineamenti delicati e preoccupati. Era proprio familiare, ma chi era?
Kari si girò per guardarlo meglio sperando di ricordare, in quel movimento gli cadde il cuscino dal bacino e si scoprì le parti basse ancora al vento.
Appena successe, vide il giovane seduto sul tavolino davanti al divano coprirsi il viso come uno che aveva appena visto il diavolo in persona.
- Oh Dio, oh Dio, oh Dio... - Cominciò a ripetere veloce senza respirare, come una litania, un'invocazione ed un incantesimo.
Kari alzò gli occhi al cielo maledicendolo, poi si coprì coi pantaloni e si sedette; la testa batteva la marcia di guerra per colpa di quella vocina acuta isterica.
- Se non chiudi la bocca te la chiudo io con un pugno! - Finalmente l'usignolo smise di strillare e Kari riprese a respirare, si tolse le mani dalla faccia nello stesso momento in cui lo fece l'altro e disse sforzandosi di stare calmo. - Chi se ne frega se mi hai visto il cazzo? Ce l'hai anche tu, no? - Poi dubitò della cosa e controllò con uno sguardo accigliato. Magari era una ragazza vestita da maschio!
Niky arrossì, ma annuì.
- Sì ok, ma certe cose mi imbarazzano! - Quella reazione gli faceva pensare che non ne avesse mai visti altri dal vivo. - Scusami, comunque. -
- Chi se ne frega! - Doveva essere l'unica frase che sapeva dire. - Chi sei? - Chiese non riuscendo proprio a ricordare dove l'avesse già visto.
Niky tramortito dal fatto che potesse essersi davvero dimenticato di lui, gli ricordò del giorno prima.
- Il lavoro come assistente all'ascolto di Christopher... ricordi? Mi hai indicato la strada... - Kari si corrucciò per poi ricordare e annuire. - Niky... -
- Sì sì... il nome poco mascolino! - Niky non capiva quali fossero i nomi mascolini, ma non polemizzò, si limitò a precisare.
- Sono contento di questo secondo lavoro, mi serviva proprio, appena vedo Joshua lo ringrazierò di nuovo... - Kari tornò accigliato.
- Che diavolo dici? - Niky trattenne il fiato mentre lo stomaco gli si contorceva dalla paura. Non era per niente amichevole. Aveva pensato sarebbe stato facile, ma evidentemente si sbagliava.
- Joshua non te l'ha detto? Sarò il tuo assistente... dice che se nessuno vede di te dormi tutto il giorno, non ti lavi e soprattutto non mangi... e arrivi tardi a tutti gli appuntamenti! - Ripeté quasi tutte le parole di Joshua. Evitò di dirgli la parte in cui gli aveva chiesto di tenerglielo da conto.
Kari parve cadere dalle nuvole e non solo, sembrò davvero contrariato e sconvolto. Niky si rese conto che non lo sapeva, ma evidentemente doveva esserci qualche altro problema. Già la sua cera non era buona, ora era davvero pallido.
- Mi dispiace, credevo lo sapessi... - Mormorò mortificato assistendo al suo oscuramento repentino.
Kari a quel punto si alzò di scatto e si mise a camminare furioso per il salotto dando calci a sedie e soprammobili, alcuni si rovesciarono. Il tutto condito da una specie di frase a denti stretti.
- Quello stronzo! Solo perché mi sono fatto toccare da lui! Che cazzo, dormivo in pratica! Quante storie per una cazzata! - Ma sembrava ci fosse rimasto davvero male, Niky si perse il dettaglio erotico per commentare spontaneo e piano.
- Se te la sei presa tanto forse non è poi una cavolata. - Naturalmente lui le parolacce non le diceva.
Kari lo fissò davvero male, come si poteva fissare un nemico da uccidere. Come fissava praticamente tutti.
Il ragazzo ne era terrorizzato e non si mosse dal tavolino basso costosissimo su cui sedeva, ma non gli staccava gli occhi di dosso e si faceva coraggio. Era il suo lavoro, se Kari lo cacciava poi Joshua avrebbe cambiato assistente e lui non aveva più soldi, forse non sarebbe riuscito nemmeno a mangiare fino allo stipendio!
- Che diavolo ne sai tu? - Ringhiò astioso verso di lui. Niky alzò una spalla in segno difensivo, ma non abbassò lo sguardo.
- Niente... ma mi sembrava ci tenessi, dalla tua reazione. Mi dispiace se ci sei rimasto male, ecco... - Kari a quella strana reazione spaventata ma coraggiosa, si calmò. Non era certo lui il suo nemico. Dopotutto stava eseguendo un ordine.
Si sedette sentendo i muscoli cedere per il risveglio brusco che si era imposto e sospirò strofinandosi il viso insonnolito, appoggiò la testa all'indietro e scosse il capo.
Non voleva certo parlarne. Non voleva nemmeno pensarci, ma sapere che ora Joshua non si sarebbe più occupato di lui lo mandava in bestia.
Lo stava scaricando anche lui?
Anche lui come tutti dopo un po' lo abbandonavano?
“Ma che dico, sono sempre stato io quello a scappare!”
Pensò calmandosi definitivamente.
Aveva ancora molta rabbia dentro, sembrava pronto a scoppiare ancora, ma Niky era lì davanti a lui e lo guardava intimidito in attesa di qualcosa.
Cosa aspettava?
Cosa diavolo voleva da lui?
- Che hai ora? - Chiese poco gentilmente.
Niky sussultò, ma si fece forza.
- Hai magari bisogno di parlarne? Sai, io quando ho qualcosa che mi ferisce o innervosisce ne parlo. Prima di venire qua ero da Ian perchè mi sono svegliato da Chris e non ricordavo proprio di essere finito nel suo letto ed io non so cosa sia successo, non lo ricordo. Eravamo alla festa a casa sua e poi buio! Così ho visto Chris nudo, il mio primo nudo maschile, e sono successe certe cose per la prima volta. Mi ha fatto qualcosa che nessun altro mi aveva fatto, non so come sia possibile, ero fuori di me, spaventato, avevo bisogno di parlarne e visto che Ian era il solo con cui avevo scambiato due parole il giorno prima, ho pensato di chiamarlo. Sono passato da lui e mi sono sfogato, gli ho detto tutto e lui mi ha consigliato di calmarmi e capire innanzitutto la mia sessualità. Ha detto che non avendo mai vissuto non mi conosco ed è come se fossi appena nato. Così ora il mio obiettivo è conoscermi. Solo che è traumatico così... - Si fermò prendendo respiro rendendosi conto d'aver oltre che parlato tanto e a macchinetta, aver esagerato sulle informazioni. Forse a Kari non interessava. Lo fissava convinto d'avere davanti un paziente di psichiatria. Niky tossicchiò e si grattò la nuca. - Ho perso il filo. - Ammise arrossendo. Poi lo ritrovò. - Sì insomma, era per dire che se hai un peso dentro, forse parlarne ti può aiutare, a me aiuta molto. Ecco! - Per dire una cosa tanto semplice era passato per un logorroico monologo incentrato su sé stesso. Aveva decisamente parlato troppo!
Alla fine Kari non seppe dire perché, ma si sentiva effettivamente oppresso ed era una sensazione familiare. Quando la provava, di solito prendeva qualcosa per scappare con la mente. O scappava fisicamente, ma visto che stava facendo un lavoro che gli piaceva e che in vita sua era la prima volta, capiva che doveva sforzarsi di rimanere.
Per quello il minimo era provare ad affrontare i problemi in modo diverso che scappando. Magari quel furetto aveva ragione. Magari parlandone. Non l'aveva mai fatto, però era vero che nessuno glielo aveva mai chiesto.
Era questo, no?
Nessuno gli aveva mai chiesto cosa pensava, cosa provava, come stava, cosa era successo. Per questo non parlava mai. Se a nessuno interessa che ne parli a fare? Ti scopri per qualcuno che non lo merita.
Ma lui era lì e lo guardava insistente, glielo aveva chiesto.
Così, semplicemente, parlò.
- Io e Joshua non stiamo insieme, ma stamattina ero rincoglionito ed in poche parole mi son fatto fare una sega da lui e sono venuto. Non mi ha detto un cazzo, ma ora capiti qua tu e cosa dovrei pensare? Vuole chiudere con me! - Niky si era perso, per cui gli venne spontaneo fargli delle domande per capire meglio.
- Scusa, ma cosa c'entra? Vuole assicurarsi che tu sia seguito, che stia bene... è una cosa carina... - Vedeva il bene in ogni cosa, era abituato così. Kari scosse il capo.
- No, non è una cosa carina, è una stronzata! Si è sempre occupato lui di me e quando non riusciva mi lasciava dormire tutto il giorno! - Cadde il silenzio e Niky continuò a riflettere su quanto appreso. Decisamente imbarazzante.
Quella mattina aveva avuto un approccio omosessuale con Christopher, il primo della sua vita, ed ora ne aveva subito un altro indiretto. Doveva rifletterci lucidamente, lui era molto credete e doveva far coincidere le due cose, era il minimo. Però Kari aveva bisogno di una mano, non di un sermone religioso o filosofico. Non era nessuno per giudicare, per cui non lo fece e cercò solo la parte più positiva da illustrargli.
- Io non vi conosco e sono l'ultimo che può parlare, però credo che stia solo cercando di aiutarti di più... non ci vedo niente di male... magari è rimasto turbato da quello che hai fatto, è comprensibile dopotutto... non siete una coppia, hai detto... - Kari sospirò e scosse il capo nervoso.
- Lui non si scandalizza! Ha uno stile di vita molto libero! Ha avuto storie sia con uomini che con donne! - Niky si zittì. Ora decisamente non sapeva cosa dire, ma preferì ribadire il concetto che comunque dargli un assistente non era un gesto poi così negativo.
- Credo solo che volesse aiutarti dandoti qualcuno che si occupasse di te! -
Kari a quel punto reagì con estrema spontaneità ed alzandosi andò verso il bagno brontolando seccato:
- Non voglio aiuti esterni! Voglio che sia lui ad occuparsi di me! - Niky, rimasto solo in salotto, fissò ebete la porta del bagno chiudersi dietro di lui.
“Ma si vogliono bene e non lo sanno? È uno di quei casi?” Non era un vero esperto, però di primo acchito era proprio quello che sembrava.