* Finalmente Joshua ha l'accesso al computer di Gabriel e può vedere dentro i suoi segreti. Nonostante si aspettava il peggio, non era di certo pronto a ciò che trova. Perché la realtà supera sempre l'immaginazione e non è facile affrontare la verità, questa volta, anche se l'hanno cercata ed aspettata a mille mani. Attenzione, il contenuto di questo capitolo non è per stomaci delicati. Buona lettura. Baci Akane* 

CAPITOLO XXXIII: 
L’HARD DISK

joshua

"Sei un errore di Dio
Piangi, ammasso di carne inutile
Sono ben consapevole di come faccia male
Ed ancora non mi fai entrare
Adesso, butto giù la porta"

- Placebo - Song to say goodbye -

Joshua aveva trovato la persona giusta.
Era contento di averla trovata, finalmente, visto che Kari era al limite.
Molti dei litigi ultimi erano perché Kari voleva estirpare una volta per tutte Gabriel dalla sua vita, ma visto che anche se l'avesse fatto quello sarebbe sicuramente tornato, dovevano aspettare di trovare delle prove incriminanti, sicuri che ormai ce ne fossero.
Dovevano toglierselo definitivamente di torno.
Ormai non si poteva più avere riguardo di alcun tipo.
Era vero che Gabriel aveva avuto una vita difficile, però poi si era liberato del padre. Se si fosse limitato a quello sarebbe andato bene, ma era successo troppo tardi.
Ormai qualcosa in lui si era spezzato e l’aveva rovinato definitivamente.
Ne era certo.
Ne era assolutamente certo.
Frank continuava a non rispondere al telefono, però gli scriveva che era ancora vivo e che stava lavorando, di fidarsi.
Joshua parcheggiò per incontrare quel nuovo hacker che aveva conosciuto giorni fa.
Era certo fosse la persona giusta.
Aveva detto che aveva metodi illegali e quindi ci voleva tempo, spazio e denaro. Joshua gli aveva dato tutto assicurandosi che non potesse ritorcersi tutto contro. Aveva sempre un sistema per evitare i contraccolpi.
Salì nell'edificio del quartiere popolare e suonò al campanello due volte, la porta si aprì e lui entrò.
L'hacker era una ragazza punk che al solo sguardo spaventava, piena di piercing, i capelli più stravaganti mai visti e con dei tatuaggi che spuntavano ovunque.
Aveva delle belle curve e dei vestiti strappati.
- Allora? - Chiese Joshua ansioso.
Le aveva corrisposto l'anticipo pattuito, ma il grosso l'avrebbe ottenuto alla fine del lavoro.
La ragazza rispose buttandosi sulla sedia davanti al computer, gambe larghe e gomma da masticare in bocca.
- Ti ho chiamato appena ho avuto l'accesso. Ci ho lavorato un casino, mi dovresti dare di più! - 
Joshua prese la sedia e si mise accanto a lei per guardare, ignorò la sua richiesta e sbrigativo disse con l'ansia e la tensione che cresceva a livelli smisurati:
- Hai già guardato? - Lei scosse la testa.
- Sono cazzi che riguardano te. - Joshua allora la fissò per un attimo incredulo.
- Vuoi dire che ora non guarderai? - Lei a quel punto gli fece l'occhiolino.
- Certo che sì! - Joshua scosse il capo e per un attimo apprezzò quella buffa ragazza.
- Dai... - La incitò impaziente.
A quel punto lei aprì quello che aveva scaricato.
- Principalmente si tratta di due cartelle. Una è 'papà' e l'altra 'miei'. - Joshua sentì qualcosa dietro la nuca corrergli lungo la spina dorsale ed era freddo.
Brividi.
Qualcosa non andava.
- Apri la prima. - Quando aprì la prima si ritrovò davanti ad una serie di filmati datati molti anni prima, Joshua fece due calcoli veloci, erano di quando Kari era piccolo. Il sangue cominciò a rallentare nelle vene mentre il cuore, al contrario, andava più veloce. Da un lato aveva il sacro terrore di guardare, dall'altro era consapevole che a quel punto era inevitabile. La lotta finì quando lei aprì il primo video e davanti a loro il tanto temuto timore di Joshua prese vita.
Una specie di incubo da quando gli si era insinuato il dubbio che a Gabriel fosse piaciuto quello che da piccoli suo padre aveva fatto fare a lui e a Kari. 
Le immagini riprese negli anni novanta presero vita davanti a lui.
Due bambini, uno dai capelli neri e corti, più grande, e l'altro ricci e più piccolo costretti a fare cose che nessun bambino avrebbe mai dovuto fare.
Si vedeva che la cinepresa era vecchia e la mano non molto ferma, si sentiva anche la voce che diceva cosa fare, che cercava di parlare piano. All'epoca non era capace di togliere i dettagli sonori indesiderati, così in quel primo filmato si vedevano i due bambini eseguire quello che la voce fuori campo diceva. Erano entrambi spaventati e capivano che non era più un bel gioco, ma una cosa strana e sbagliata. C'era qualcosa di poco piacevole. I filmati successivi continuarono, le riprese migliorarono, la voce parlava sempre meno. Chiaramente prima venivano istruiti e costretti. I bambini facevano sempre delle determinate cose da adulti. 
Proseguendo le cose diventavano più spinte e meno innocenti di qualche carezza e bacio.
Proseguendo il grande dominava il piccolo e quegli abbracci che potevano anche essere teneri era diventato osceno. 
Lo scenario una camera, un letto, dei vestiti tolti ed uno sguardo rabbioso prima e spento poi.
Lo sguardo di Kari era sempre più rassegnato e vuoto, mano a mano che i filmati andavano avanti. 
I baci miglioravano ed anche la padronanza del fratello maggiore. Fino a che riuscì a filmare l'orgasmo di Gabriel, un Gabriel grandicello, disorientato davanti a quanto successo mentre Kari lo fissava con dei grandi occhi increduli che l'avesse davvero potuto fare.
Gli era piaciuto.
Quello era stato il vero limite di Kari.
Joshua vide nei suoi occhi familiari il buio invaderlo e la rabbia riprenderlo, il rifiuto, la voglia di farla finita. Joshua pensò che si sarebbe ammazzato. Quello era lo sguardo della morte. Però fortunatamente se ne era andato, era scappato dopo un litigio furioso con Gabriel. 
Senza quello forse avrebbe resistito ancora fino a farla finita in un altro modo. 
Quell'episodio umiliante e terribile aveva dato vita all'ira della tigre che aveva visto all'inizio, una contrarietà netta. 
Joshua ripensò a quando l'aveva rivisto.
I suoi occhi erano tornati spenti, vuoti, bui e tormentato. La rabbia era andata via, però era tornata dopo che l'aveva preso con sé ed obbligato a disintossicarsi, allora si era infuriato di nuovo. Col senno di poi poteva dire che quella sua rabbia intermittente era sempre stata la sua salvezza. 
Dopo di questo il sonno. Un sonno per dimenticare di essere vivo e di essere un morto incapace di morire. 
Kari in realtà era attaccato alla vita, per questo aveva scelto quelle strade, quelle in grado di farlo sopravvivere in qualche modo, anche se male e dolorosamente. Forse poteva sembrare il contrario, ma era così. Kari aveva sempre voluto vivere ed era solo grazie a quello che ce l'aveva fatta davvero, gli aiuti erano stati importanti, ma era stato solo grazie a lui stesso.
La ragazza, shockata da quanto trovato, era raggelata nel fissare quell'elenco di filmati datati. 
Non sapeva dire niente. Non ce la faceva. Erano state delle visioni orribili ed insostenibili. 
Non c'erano filmati di Gabriel o di Kari da soli, forse non ne aveva fatti, ma quando era rimasto solo il grande, perché il padre non aveva continuato in qualche altro modo? 
“Forse ha filmato lo stesso ma a Gabriel non interessava rivedere...”
Pensò. Se era una questione di ricordarsi del fratello in qualche distorto e malato modo, allora aveva senso conservare solo quelli di loro due insieme.
- Apri l'altra cartella. - Disse freddo mentre stentava a controllarsi. Non sapeva nemmeno cosa fare per primo, il cuore batteva fortissimo ed aveva una gran voglia di vomitare, ma non aveva idea che il peggio sarebbe arrivato solo ora.
Forse si poteva chiudere gli occhi per spirito di sopravvivenza, però il male sarebbe esistito lo stesso. Per vincerlo bisognava guardarlo e calpestarlo. Perché si poteva.
Lasciava il segno, un segno indelebile, ma lo poteva calpestare ed uccidere. Almeno quello.
Lei eseguì. Nell'altra cartella c'era una divisione fra 'foto' e 'video'. Già questo ritorse lo stomaco di Joshua.
Aprirono i video. 
Anche quelli erano datati, ma erano degli ultimi anni, partivano intorno al 2005 circa in poi.
La videocamera era sistemata su un cavalletto in un angolo della camera.
Per un momento Joshua si chiese lucidamente come mai le riprese, poi si rispose altrettanto lucidamente.
“È l'eredità del padre, gli ha insegnato che il piacere doveva essere filmato.”
Le prime inquadrature erano dei ragazzi. Non erano bambini. La cosa stupì Joshua. 
Erano dei ragazzi che ridevano, alcuni erano poco virili, altri confusi e disorientati. 
Li attirava, li frequentava e dopo che diventavano suoi ragazzi, cominciava coi giochi speciali, si disse Joshua amaro mentre lo schifo saliva da dentro di sé fin nella gola chiusa.
Gabriel compariva e cominciavano a fare sesso. Erano intorno ai venti anni, quindi non si trattava di pedofilia e soprattutto erano consenzienti, era solo un filmare i giochi erotici privati. 
Però poi, dopo che si cominciava apparentemente con entusiasmo e convinzione, qualcosa cambiava.
Gabriel diventava nervoso e mano a mano che andavano avanti si capiva che il meccanismo si inceppava.
Poi i ragazzi si fermavano, lo consolavano e cercavano di rilassarlo e dirgli che forse era la videocamera che lo inibiva, lui diceva che lo aiutava, che andava bene. Ci riprovava e matematicamente si interrompevano di nuovo.
Poi gli altri proponevano di riprovarci un'altra volta, erano sempre molto dolci e comprensivi. Nel vederli Joshua trovava in loro qualcosa di stranamente familiare, ma non sapeva inquadrare bene cosa.
Il primo colpo era quello di sorpresa che stordiva. Quando cominciava a picchiare il ragazzo, e così con tutti gli altri inquadrati, il filmato porno si trasformava in qualcosa di macabro. Gabriel cominciava a gridare furioso cose incomprensibili, poi picchiava e dopo di che, quando cominciava ad essere troppo il sangue, li soffocava. 
Joshua poteva distinguere solo una cosa, nei suoi vaneggiamenti.
'Non sei tu. Non sei tu.'
Come se parlasse con qualcuno che non c'era ma che cercava.
Dopo i primi filmati simili, Joshua interruppe decidendo di evitare, però fu attirato da un filmato a metà. Erano una ventina, in tutto. 
C'era un ferma immagine prima di aprire l'icona. Era la prima scena filmata.
Joshua si fermò perché gli sembrò di vedere Kari, quindi chiese di aprirlo.
Non era Kari ma era uno molto somigliante a lui, infatti Gabriel prima di sistemare la videocamera su un cavalletto, si era perso a fare i primi piani del ragazzo, i suoi occhi da tigre, i ricci castani tenuti corti in un taglio leggermente moderno, il corpo atletico, la bocca vagamente a cuore e con il labbro inferiore carnoso. Anche i tratti ricordavano molto Kari.
“Somigliano tutti a lui! Ma questo in modo impressionante!”
Questa volta ebbe conferma. Gabriel aveva provato ad immaginare suo fratello da grande e ci era andato molto vicino, crescendo era diventato così come quel ragazzo, naturalmente non uguale ma molto simile.
Le cose con lui andarono meglio, ma quando nell'amplesso che Gabriel stava finalmente per avere, questi chiamò 'Kari', il ragazzo lo corresse dicendo il proprio nome. Gabriel si era fermato come se fosse tornato alla realtà più drasticamente che mai. 
'Ti sei confuso... capita... Kari è il tuo ex? ' Gabriel dapprincipio era rimasto sotto shock. 
'Non importa, comunque... non sono Kari, sono Etienne...' Disse cercando di essere dolce per farlo riprendere... questa fu l'ultima frase che il ragazzo disse. Nell'ucciderlo, Gabriel ci mise particolarmente rabbia, fu molto cruento, il sangue schizzò ovunque sporcando tutto, specie lui stesso. Alla fine, con voce roca ed aria raggelante, quell'aria dove solo un altro che viene dallo stesso inferno può capire, disse:
'No, non sei Kari... non lo sei nemmeno tu... '
Joshua per un attimo si chiese se lui cercasse dei ragazzi che potessero essere veramente Kari, o se semplicemente cercava qualcuno con cui potersi illudere. Erano ragazzi che gli sembrava potessero essere Kari, ma era consapevole che non erano lui, di conseguenza sperava solo che potessero aiutarlo a ritrovare quella sensazione che gli piaceva e che non aveva più avuto?
O forse era una vera ricerca di suo fratello?
Una ricerca anomala.
“Pensava che facendo sesso con lui l'avrebbe riconosciuto?”
Qualunque fosse la vera risposta, la verità principale era una.
Gabriel aveva cercato di fatto Kari con disperazione e nel non trovarlo aveva riversato la sua rabbia, il suo odio e la sua frustrazione sui poveri ragazzi trovati.
Gabriel era un assassino seriale. 
Joshua, facendosi forza e cercando di trattenere i conati di vomito per quanto aveva visto, con una rigidità quasi mortale, disse di continuare a guardare l'altra cartella, quella delle foto.
Lì c'erano foto recenti di quei giorni, aveva fotografato Kari in tutti i modi possibili ed immaginabili, con chiunque gli si era avvicinato. Non l'aveva stupito, dopotutto.
Alcune erano state modificate con un programma e al posto di Niky aveva messo sé stesso. Questo lo tese di nuovo, corrugò la fronte. Stonava in qualche modo. Era come una specie di aggravante o di degenerazione. Non capiva bene in che modo, avendo visto tutti quei filmati era chiaro che Gabriel era ossessionato dal fratello, ora che l'aveva ritrovato il minimo è che lo seguisse e che facesse dei fotomontaggi.
Però era diverso.
- C'è un'altra cartella di questo bastardo. - Disse lei rigida e dura. Joshua per un momento si chiese come facesse a rimanere ancora lì a guardare tutta quella roba, lui aveva un gran motivo per resistere, ma lei no.
La cartella si chiamava 'nuovo' e basta. 
Lei l'aprì, dentro c'era un video intitolato 'Kari'. 
- È di ieri notte. - Disse lei come se l'accoltellasse.
Cosa aveva fatto?
Per un momento pensò assurdamente che avesse preso Kari e avesse filmato una violenza su di lui, che potesse avergli già fatto tutto quello che aveva filmato in quegli ultimi anni.
Il suo telefono squillò e vedendo che era Frank che cercava di contattare da molto, rispose indicando di far partire il video. Era troppo importante.
Quello era il primo video con un sottofondo musicale. 
- Frank... - Disse Joshua perdendosi la sua risposta nel riconoscere la voce di Chris che cantava Sleeper. Proprio quella, si disse.
Il cuore cominciò a battere folle nel petto, di nuovo. Gli faceva anche male.
Era la paura, quella. La paura che stava per vedere la morte di Kari. Era quella la parte peggiore di tutte. Essere arrivato tardi. Non poteva, non poteva essere.