*Kari arriva nella camera d'albergo e non è lì solo per salvare Niky e lo sa benissimo. Non se ne andrà senza aver chiuso una volta per tutte col suo passato, perché ormai il suo limite l'ha superatoe niente lo fermerà più. Deve però scontrarsi con la verità di Gabriel che è pronto a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Scoprire cosa vuole davvero suo fratello può essere peggio di quel che pensava. Attenzione, capitoli sempre più per stomaci forti! Buona lettura. Baci Akane* 

CAPITOLO XXXVI: 
LA RESA DEI CONTI

Karigabriel

"Lanciati da un corpo all’altro, ed ancora non si allevia il dolore
Svanire come una traccia di rossetto, mi manda fuori di testa
Ogni nuvola è grigia, con i sogni di ieri
Torna a casa, torna a casa, torna a casa, torna a casa"

- Placebo - Come home - 

Kari aveva la tensione alle stelle, tutti i nervi come corde di violino e quell'incapacità di ragionare con lucidità e di sentire tutto quello che lo circondava. Aveva la pelle atrofizzata così come i sensi.
Quella era la rabbia.
L'odio sarebbe arrivato dopo.
La porta si aprì, fece un passo in avanti, lo sguardo furioso, concentrato, la bocca stretta e tesa, la mascella contratta. Non riuscì a girare la testa per guardarsi intorno, focalizzò appena Niky, prima di sentire un colpo alla testa e di svenire. 
Il buio ed i tamburi continuarono a circondarlo e a divorarlo, erano come dei tamburi di guerra. 
Non vedeva niente ed ancora non sentiva precisamente.
L'ultima cosa che pensò prima di riuscire faticosamente a riaprire gli occhi, fu che per ammazzare non servivano armi.
Quando gli occhi neri tornarono alla vita, distinse una sagoma. 
Realizzando che era quella di Gabriel seduto chino a guardarlo e contemplarlo con un inquietante sguardo, tirò le braccia istintivamente, ma dovette scontrarsi con la dura realtà.
Era era legato ed era steso.
Alzò la testa per vedere e si rese conto che era su un letto, le mani legate alla spalliera in legno ed i piedi con dei lacci agli angoli inferiori del letto.
Come fosse in croce, pensò.
Era a questi livelli la follia di Gabriel?
Era arrivato a quel punto in tutti quegli anni?
Per un momento si chiese come uscirne. Un momento solo.
Poi la voce di Niky lo rinsavì.
- Kari... stai bene? - Kari lo vide seduto nella sedia davanti a lui, ai piedi del letto, lo guardava, era proteso e preoccupato, però sembrava stare bene. 
In qualche modo ne sarebbe uscito. Ne era sempre uscito. Da tutto. Niky gli diede quella risposta, perché lui gli avrebbe detto questo.
- Sì... - Gli pulsava la nuca, doveva averlo colpito dietro la testa, sentì qualcosa proprio dove appoggiava sul cuscino. 
- Ti ho medicato, mi dispiace di averti fatto male. Ti ho anche messo del ghiaccio. Sapevo di doverti far male per immobilizzarti, quindi mi ero premunito. - Disse gentilmente Gabriel, sempre seduto nel letto accanto a lui.
- Puoi ammazzarmi, non me ne fotte un cazzo! Ma lui non ti serve! - Kari non aveva chiaro cosa volesse Gabriel, forse vendicarsi del fatto che se ne era andato e l'aveva lasciato solo, però era strano che l'avesse medicato. Che senso aveva?
Gabriel mostrò dispiacere, o per lo meno si sforzò di esprimerlo.
- Perché dici così? Non voglio farti male, non voglio che ti succeda nulla... - Kari aveva bisogno di prendere tempo, trovare un modo per liberarsi e ammazzarlo, quindi doveva farlo parlare ed era certo che non volesse far altro. 
- Mi odi, vuoi vendicarti che ti ho lasciato solo con quel bastardo! Hai ammazzato quello stronzo ed ora la tua vendetta si può completare con me! Poi potrai vivere meglio, no? - 
Gabriel sospirò paziente e scosse il capo. 
- No, non hai capito... lascia che ti spieghi. - Niky sembrava stesse pregando sotto voce, Kari pensò che se il suo Dio esisteva davvero, quello era effettivamente il momento migliore per pregarlo di dargli una mano.
Si insultò per non essere stato più lucido, aveva scritto a Joshua solo 'Crystal'. Poteva essere qualunque cosa. Come poteva capire di cosa si trattava? Avrebbe dovuto aspettarlo, ma la voglia di uccidere Gabriel era stata troppo grande.
E si fermò.
Era venuto solo di proposito per avere l'occasione ed il tempo di farlo fuori a modo suo.
Lui, il suo maledetto passato e qualunque altra cosa.
Era come ad un punto di rottura, ormai. Dopo un'esistenza passata ad ingoiare, scappare, dimenticare e soffocare, quello era troppo. Alla fine era arrivata la sua stessa resa dei conti.
Una resa sotto ogni fronte.
Non ce l'avrebbe fatta ad uscire da lì con il suo passato ancora vivo e vegeto capace di ferirlo ancora.
Aveva sofferto troppo. Non gli importava più di niente, improvvisamente. Né di Joshua, né di Niky né di nessun altro.
Voleva bene a tutti e due e non voleva si facessero male, però lui era lì per un atto puramente egoistico. 
Doveva ammazzare il suo orribile passato, la sua sofferenza atroce mai assimilata e vinta, i suoi ricordi dilanianti.
- Ho un piano preciso, non sono qua per Niky... - 
- Allora lascialo andare! - Disse svelto.
- Non posso, è importante per il mio scopo. - Rispose gentile.
- Cosa cazzo vuoi, si può sapere? - Intanto Kari tirava le mani per liberarsi, strattonava molto forte con tutta la sua rabbia arretrata ingoiata, però la testiera in legno per il momento tremava e basta. Doveva romperla, doveva farcela. 
- Voglio te, Kari. -
- Ammazzami subito perché se mi libero o non fai un buon lavoro, giuro che ti faccio a pezzi! - Ruggì Kari sperando che facendo rumore qualcuno avrebbe sentito.
- Sai quanto ho pagato quell'uomo che avrai terrorizzato? Molto... per non far affittare il posto a nessuno e per andarsene quando saresti venuto! - Kari cercò di pensare ma la sua mente si rifiutava.
- Come sapevi che sarebbe venuto? - Niky intervenne capendo, nella sua paura domata un po' dalla presenza di Kari, che doveva perdere tempo nella speranza che qualcuno venisse.
- Non lo sapevo. Però so che lui ha mille risorse ed un modo l'avrebbe trovato. - Disse Gabriel. Kari scosse il capo.
- Hai pianificato tutto, non puoi essere stato così idiota! Potevo non trovarti! - 
Gabriel sospirò ancora e continuò a camminare per la camera a caso, sempre stando attento alla telecamera. Sarebbe stato un gran bel film, quello. 
- Mi conosci. Bene. Mi ero accorto che Chris mi aveva seguito in questi giorni, sapeva che avevo preso questa camera. - 
- Per questo non l'hai ferito a morte! - 
- Speravo ti chiamasse in tempo per dirti il posto. Se non fossi arrivato, ti avrei chiamato col telefono fisso. - Era un rischio, mentre ferire Chris e lasciare a lui il compito di dirglielo, era perfetto.
- Come... come sta? - La voce tremante di Niky stava parlando con Kari, ora, e questi si calmò per rispondergli, si addolcì nonostante la rabbia e la situazione estrema.
- È ancora vivo. Sono arrivato in tempo. Gli stanno salvando la vita... - 
- Logico, se è qua non può che essere così... - Disse Gabriel trionfante. - Comunque è vero che mi piaceva, quel ragazzo. È sveglio ed è un ottimo cantante. - Concluse come per archiviare la pratica. Dopo di questo tornò a guardare Kari sul letto che ancora strattonava braccia e gambe. - Come mai sei andato da loro? - Questa era l'unica cosa che non sapeva. 
- E tu come facevi a sapere che ci sarei andato? - 
- Credevo che Chris ti avrebbe chiamato prima di morire. - 
- Non aveva con sé il suo telefono... non è arrivato a chiamarmi... - 
- E come hai fatto? Questa variabile mi incuriosisce. Sai, ho passato tantissimo tempo a pensare ai dettagli... avevo previsto tutto ma non... - Kari brillò di sadismo mentre lo disse.
- Ma non che Joshua arrivasse ai tuoi sporchi affari. Li ha scoperti, ha le prove per farti fuori. Hai passato una vita a coprire la tua merda ed ora annegherai proprio lì! Mi ha detto che era grave e di andare da loro e chiamare la polizia! - 
Gabriel si fermò e si fece cupo e teso, l'odio fece capolino.
L'aveva sottovalutato, quell'uomo. Pensava si intendesse solo di musica e di discussioni, invece era davvero intelligente. Come aveva fatto? Era impossibile. Sicuramente mentiva. Però in qualche modo lo aveva avvertito... se Joshua sapeva ed aveva queste prove, doveva sbrigarsi e sparire.
Si seccò di dover cambiare vita ed identità, ma era uno dei suoi piani di fuga nel caso in cui un giorno sarebbe stato scoperto. 
Gabriel pensava sempre a tutto.
Quella piccola variabile non significava niente. 
Così tornò a Kari che ancora non si era dato per vinto.
- Posso scommettere sul fatto che però non gli hai detto dove stavi andando? - Kari prese respiro.
- L'ho fatto. Gli ho scritto dove siamo. - 
Gabriel si sedette di nuovo, ora sorrideva malizioso, si chinò su di lui e si appoggiò coi gomiti al suo petto teso.
- Vuoi dire quel messaggio che non è partito perché qua il telefono non prende? - Niky chiuse gli occhi e riprese a pregare con maggiore intensità, Kari imprecò.
Aveva sperato che il telefono spedisse l’sms, ora doveva sperare in Chris, che si svegliasse e gli dicesse il posto. Che ce la facesse, soprattutto.
Erano nelle mani di Chris, colui per cui Niky stava tanto pregando.
“Spero davvero che Dio esista e che lo svegli, dannazione!”
Gabriel però non era turbato da nulla, anzi. 
- Può avere le prove ma non sa dove siamo, posso prendermela comoda. - Era sicuro che Chris non ce l'avrebbe fatta, quindi Kari non lo contraddisse. In realtà non sapeva se puntare davvero su di lui, ma a quel punto non rimaneva altro.
- Me la dici una cosa, Kari? - Chiese poi Gabriel come se fosse una lieta conversazione che sfociava nel divertimento. Era ancora appoggiato su di lui e Kari voleva solo poterlo mordere e toglierselo di dosso, lo faceva vomitare il suo contatto. 
- Perché non l'hai chiamato subito? Non glielo hai detto mentre eri in viaggio o appena l'hai saputo? Sei venuto qua da solo, gli hai scritto un sms prima di entrare. Meno sicuro di così si muore. - 
- Non sapevo se eri veramente qua! - Disse senza più ringhiare. Non era la verità. Gabriel sogghignò con quella luce maledetta nello sguardo nero ed oscuro.
- No, lo sapevi. Ne eri certo. - Kari si morse la bocca, non voleva dire più niente. - Risponderò io. Tu non vuoi essere fermato. O meglio. Vuoi che salvino lui. Ma non vuoi che arrivino prima che tu mi abbia ammazzato. - Niky aprì gli occhi e li guardò spaventato, incredulo che fosse vero, ma quando vide Kari continuare a mordersi la bocca, capì che era vero.
- Tu sei qua per uccidermi, sai che è sbagliato e che non potresti, però non te ne frega, vuoi farlo lo stesso. Lo vedi che siamo fratelli? - 
Questo Kari non poteva ancora capirlo.
- Solo perché hai fatto fuori una merda che andava ammazzata, non significa un cazzo! - Disse schifato dall'idea di essere come lui.
- Ma non parlo di nostro padre. - Kari si fermò. Cosa stava dicendo? Era questo che Joshua non gli aveva detto per telefono? Gabriel prese il coltello dalla tasca e l'aprì davanti al suo naso, Niky cominciò di nuovo a piangere ed il cuore di Kari salì in gola. I suoi occhi glaciali non gli trasmettevano niente, non un minimo di umanità.
- Ti sei mai chiesto cosa io abbia fatto in tutto questo tempo? No, vero? Non te ne importava... io sono il tuo passato vergognoso da uccidere e dimenticare. - 
- Tu sei la vergogna a prescindere dal passato. - Disse Kari solo per il gusto di ferirlo. Non funzionò, era davvero come non avesse più sentimenti ed emozioni. 
Gabriel puntò la punta del coltello sul colletto della sua maglietta, così cominciò a strapparla in verticale fino alla fine, per aprirla. Strappò anche le maniche in modo da lasciarlo completamente a torso nudo. Kari non arrivava ancora precisamente a cosa volesse da lui e la sua mente non l'aiutava a ragionare freddamente. Credeva si preparasse ad ucciderlo.
- Ti ho cercato, Kari. Dopo aver sistemato mamma e papà e aver capito quanto mi mancavi, ti ho cercato. Ho capito che non ti avrei più riavuto e mi sono disperato. Capire di essere gay era il meno. Il peggio è stato capire di desiderare te e solo te. Eri tu il punto, non chi o cosa. Tu. Quando ho guardato i filmati di nostro padre tutto mi è stato chiaro, il mio primo sesso, il mio primo orgasmo, l'unico che mi poteva capire, con cui ho condiviso cose fortissime ed incredibili, l'unico che non mi avrebbe mai giudicato, l'unico colpevole quanto me. L'unico che aveva visto l'inferno, che ci era stato dentro. Eravamo uguali. Cercavo te, Kari. Solo te. E mano a mano che mi rendevo conto che tutti quelli che credevo fossero te, non lo erano... li facevo sparire. Riversavo in loro la rabbia, la delusione, l'odio e la frustrazione. È grazie a questi sfoghi che non sono impazzito, capisci? - Kari era stralunato dal suo racconto. Aveva ammazzato dei ragazzi innocenti la cui unica colpa era assomigliargli. E si credeva sano di mente? Davvero lo diceva? 
- Sei un mostro Gabriel. Io sarò un vigliacco che sono scappato, però tu sei un mostro. Non solo sei ossessionato da me ma... ma hai ammazzato perché loro non erano me?! Per farti sfogare i tuoi istinti?! Ma ti rendi conto? - Gabriel gli aprì i pantaloni con molta calma, quindi strattonò dalla vita in giù e glieli abbassò fino alle ginocchia, rendendogli anche più difficoltosi i movimenti, più impacciati.
Gabriel poi tornò all'altezza del suo viso, si avvicinò e continuò a sorridere. 
- Lo so. È questa la differenza fra l'impazzire ed il restare sani. Sapere che mostri siamo. Quando lo sappiamo e lo accettiamo, la mente rimane nelle nostre mani. Siamo sempre noi a comandare. Siamo ancora sani di mente. Capisci? Non sono impazzito per questo. So cosa sto facendo. Sono un mostro, va bene. Mi dispiace non essere perfetto, però sono ancora vivo e padrone della mia vita, non sono scappato, ho affrontato gli ostacoli e li ho abbattuti tutti. Ora sto lavorando per ottenere i miei scopi. - Kari a quel punto capì che qualcosa in ciò che pensava non quadrava.
Smise di strattonare quando si ritrovò nudo alla sua mercede e lo chiese piano.
- Cosa diavolo vuoi da me?! - Gabriel glielo disse all'orecchio aderendo le labbra.
- Te l'ho detto, voglio te. Io ti amo, Kari. Sei la persona che mi era stata destinata alla nascita, sei il mio compagno, sei ogni orgasmo, sei ogni scelta, sei tutto. E sarai mio. Io voglio te. Voglio vivere con te per sempre. Voglio essere il tuo compagno. Quindi se pensi di averla facile morendo, ti sbagli. Non lo farò mai. Io non ti ferirò mai e poi mai. E scusami per prima, ma era necessario. - Kari sgranò gli occhi mentre la paralisi per un istante si impossessava di lui. Come reagire davanti ad un'ammissione simile? C'era un sistema per rimanere sani, lucidi e reattivi? Non poteva perdersi, non poteva.
Provò ribrezzo nell'avere le sue labbra sull'orecchio. Voleva vomitare, in effetti. 
- Io non ti seguirò mai... - 
Disse con un filo di labbra ed un tono irriconoscibile, a denti stretti.
Gabriel si spostò di nuovo sul suo viso e lo contemplò con adorazione, come se finalmente potesse liberamente perdersi in colui che aveva cercato da una vita.
- Lo dici tu. Pensi di non poterlo fare perché qua hai qualcuno per cui restare... - 
- Joshua è troppo furbo per te, non arriverai mai a lui! - Disse istintivamente tornando combattivo a strattonare le braccia. Gabriel sospirò, non aveva capito nemmeno lui.
Decise di mostrarglielo, così si alzò e dalla televisione Gabriel fece partire il video che aveva composto. 
Sleeper si levò nella stanza, Niky aprì sorpreso gli occhi riconoscendola e guardò.
Le scene di Kari di quei giorni si mostrarono a loro sotto forma di film, foto e scene riprese da lontano. Era tecnicamente un buon video, se non fosse per il contenuto. Niente di scabroso, ma ciò che rappresentava era agghiacciante.
Gabriel li aveva ripresi e registrati in tutti i momenti della giornata, cioè aveva ripreso lui.
Aveva i brividi nel vedersi in quel modo, persino le volte in cui aveva fatto sesso con Joshua. Però il finale fu una doccia fredda.
Il litigio dell'altra notte, quando poi aveva fatto venire Niky e si era calmato solo con lui. 
Quel bacio fraterno sulla fronte e quell'addormentarsi con lui. 
Gabriel bloccò l'immagine sul suo bacio, rimase fermo immobile a guardare lo schermo per qualche istante, nessuno respirava e c'era di nuovo silenzio. Gli occhi di Niky sgranati perché aveva capito, quelli di Kari due fessure che si specchiavano in un inferno di cui non ne poteva più. Ancora uno. L'ennesimo. Un altro.