*Il peggio è passato, Kari e Niky ne sono usciti vivi da Gabriel, eppure per Kari c'è ancora uno scoglio da affrontare che non è da poco. Subire violenze, sopravvivere ed uscirne è dura, ma lo è anche denunciarle e solo chi ci passa può capire quanto è difficile. Sembra una sciocchezza, sembra normale, sembra ovvio denunciare un male, ma quando lo subisci capisci perché non è così. Ma ora davanti al detective che ha in carico il caso, Kari si trova davanti ad un bivio, tacere ancora o denunciare pubblicamente tutto quanto. Non è facile. Buona lettura. Baci Akane* 

CAPITOLO XXXIX:
ESORCISMO

kari

"So che hai sofferto
ma non voglio che tu lo nasconda
è tutto freddo e senza amore
io non permetterò che ti venga negato qualcosa
Sarò di conforto
ti farò sentire puro
abbi fiducia in me
puoi stare sicuro
Voglio riconciliare la violenza che c'è nel tuo cuore
voglio riconoscere che la tua bellezza non è solo una maschera
voglio esorcizzare i demoni del tuo passato
voglio soddisfare i desideri non rivelati che ci sono nel tuo cuore"

- Muse - Undisclosed desires -

L'interrogatorio di Kari prese molto più tempo del previsto, inizialmente non era un vero interrogatorio ma più una deposizione, tuttavia dal momento che lui non voleva denunciare tutto dall'inizio di quella storia perchè gli procurava ancora molto fastidio e sofferenza, oppose così resistenza che i detective pensarono che stesse nascondendo qualcosa e che in qualche modo fosse complice. Magari dell'uccisione del padre. 
Avevano il video, per cui era partito tutto come una cosa puramente formale. 
Alla domanda:
- Cominci dall'inizio. - Kari aveva subito scrollato le spalle e con una spontanea ferocia, aveva esclamato:
- Lei è fuori di testa! Non ha idea di che cosa sta dicendo! - L'ispettore era un uomo sulla cinquantina ben tenuto e fortemente sospettoso. Nonché impaziente quanto Kari stesso. 
- Mi illumini! - Esclamò allora con una pazienza già scarsa.
- Questa maledetta storia è cominciata da quando sono nato, ho passato una vita a dimenticarla ed ogni volta che sembra che ci riesca qualcosa me la fa ricordare! Mi sono rotto il cazzo! Non voglio più parlarne! Voglio chiudere tutto per sempre e basta! - L'ispettore, tale Trevor Kostner, cercò di raccogliere la sua scarsissima pazienza.
- Mi dispiace farle perdere tempo, so che vorrebbe essere in ospedale dai suoi amici e da suo fratello, in questo momento, ma è necessario che spieghi la sua versione dall'inizio. Poi sarà libero. - Kari tuonò sbattendo le mani sul tavolo.
- Non è mio fratello quello! Non è più niente! E spero che muoia! - 
Trevor sospirò ancora. Se non fosse per i filmati visti, questo gli sarebbe potuto valere un approfondimento.
- Siamo in collegamento con l'ospedale, se dovesse succedere lo sapremo! - 
- Allora prendiamo dello spumante così brindiamo! - Disse ironico Kari. 
- Non preferisce lo champagne, signor Bellier? - Kari lo fulminò con uno sguardo assassino.
- Ho cambiato nome! Ora sono Kari Martin! Ed odio lo champagne! - avrebbe sempre negato le sue origini, forse non avrebbe mai smesso.
- Però è nato come Kari Francis Bellier, figlio di... - Kari tornò a battere sul tavolo furioso ma questa volta non urlò, si protese verso l'uomo e disse a denti stretti:
- Un bastardo e di una puttana! - Sibilò. Poi aggiunse sempre tagliente e feroce: - E sono figlio unico! - 
Trevor capì che non avrebbe mai collaborato, insofferente si alzò, girò intorno al tavolo e si chinò verso di lui per guardarlo meglio:
- Sarò molto chiaro con lei, signor... Martin... - Questo gli fece capire che non era veramente contro di lui. - sono completamente dalla sua parte, io la sua storia l'ho saputa e mi creda che si stupirebbe di sapere quante storie come la sua scopro. Ed è vero che spesso è tardi. Io però devo fare il mio lavoro e prendere la sua deposizione. Voglio solo la sua versione dei fatti per chiudere questa storia di merda. Dall'inizio. Dica tutto, lo denunci e sarà tutto finito per sempre, una volta per tutte. - Kari rimase colpito dalle sue parole, si calmò, abbassò lo sguardo, ci rifletté qualche istante e poi tornò a guardarlo. Era uno sguardo carico di sofferenza, Trevor vide un inferno in quelle iridi nere. Rimase di ghiaccio.
- Io voglio solo dimenticare tutto. Voglio che il mondo mi dimentichi. Non voglio che sappia niente di me. Io devo tornare invisibile come ero prima! Non ho chiesto niente, niente... non volevo denunciare, non volevo parlarne, non volevo affrontarlo. Voglio solo andare a vedere come stanno Niky e Chris. E ricevere la notizia della morte di quello stronzo. Non voglio niente. - 
Trevor capiva il suo stato d'animo e quella voglia di non far notizia, di sparire e di spazzare via il passato.
Se lo denunciavi lo rendevi ufficiale e poi non se ne andava più. O per lo meno questa era la sua paura. La paura di quelli come lui che scappavano dall'inferno.
- Denunciarlo sarà il suo punto e a capo. Lo deve a sé stesso. Gabriel pagherà sia che viva sia che muoia, abbiamo tutte le prove per gli omicidi di almeno venti vittime. - 
Kari per un momento da tenebroso ed ostile si fece smarrito e confuso:
- Ed allora se lo faccia bastare... cosa vuole da me? - 
- La sua versione. - 
- Sono andato da Chris e Niky, ho trovato Chris in un lago di sangue e Niky non c'era. Chris mi ha detto che era stato Gabriel e che aveva visto che alloggiava in un secondo hotel, il Crystal. Così ho chiamato la polizia e sono andato là. Poi mi ha dato un colpo in testa, mi ha legato al letto ed ha fatto quello che avete visto nella registrazione. Quando mi sono liberato l'ho massacrato di botte perché stava uccidendo Niky. Siccome aveva una pistola l'ho pugnalato col suo stesso pugnale. Questo è quanto! - 
Kari era di nuovo rabbioso ed insofferente, voleva andarsene e basta. 
Trevor sospirò e si allontanò tornando di fronte al tavolo.
- Non è sufficiente. Perché suo fratello l'ha cercata? Non viveva qua! - voleva tutta la storia.
- Lo chieda a lui se sopravvive e poi me lo riferisca! In camera ha detto che voleva me, veda un po' lei! - Ruggì aggressivo. 
- Cosa le costa fare una deposizione come si deve? Spiegare tutto? Dobbiamo capire il movente di suo fratello. - 
- È pazzo! - 
- Troppo comodo! Quel ragazzo non era pazzo, era perfettamente lucido ed organizzato! - 
- Lei vuole una storia macabra, vuole farsi i cazzi miei e basta! La conosce la storia! Perché lo devo dire io?! Perché?! - 
I toni stavano di nuovo crescendo, Trevor era in piedi oltre il tavolo e Kari seduto ma sbatteva le mani di continuo e si muoveva molto.
- Perché mi serve il movente! - 
- Del tentato omicidio di Niky?! - 
- Per tutto! - 
- Io ho appena saputo che ammazzava quei ragazzi, cosa diavolo vuole che ne sappia?! Per me è pazzo, per lei no! Cazzo! Lo sa meglio di me! - 
- Kari, mi deve dire la storia, la deve denunciare! - Trevor batteva tantissimo su questo e faceva impazzire Kari che esasperato, dopo essersi coperto il viso sudato, chiese con la testa che esplodeva: 
- Perché ci tiene tanto? - 
- Perché ne devi uscire, ragazzo! Ne ho visti tanti come te convinti che non dicendo niente fosse più facile dimenticare... e poi si sono uccisi perché non riuscivano a superarlo, il ricordo c'era sempre anche se facevano un'altra vita e ne erano usciti! Io ne ho visti troppi come te! Denunciarlo è il primo passo! Perché lo accetti! Tu non lo hai ancora accettato! So che è una vita che scappi, hai anche cambiato nome! - Kari si sentiva in un altro incubo, scuoteva la testa ed evitava di guardarlo, voleva uscire da quella porta e scappare di nuovo, poi bucarsi una vena e dormire per sempre. Non riusciva a liberarsi del suo inferno, dopo tutto quel tempo ci era ancora dentro ed ora era convinto che non ne sarebbe mai uscito, che non ce l'avrebbe mai fatta. Quella era la dimostrazione.
- No, lei ha le prove, lo incrimini dei suoi reati e chiuda questa maledetta storia senza di me! Tutto quello che ho da dire l'ho detto! Sono andato da Christopher, l'ho visto sanguinante, mi ha detto che Gabriel aveva preso Nicolas e che forse era al Crystal. Christopher lo sapeva perché l'aveva seguito. L'aveva seguito perché in quei giorni l'aveva visto strano. Questo è quanto! - 
Kari non voleva saperne, non voleva. Si ostinava a rifiutare di parlare della sua infanzia, dell'origine del suo male.
- Perché non vuoi dirlo?! Non dirmi la cazzata del dimenticare, così non dimentichi! Non te ne liberi se lo seppellisci di nuovo! - Trevor era molto fermo, sapeva il fatto suo, non avrebbe mollato nemmeno lui.
A quel punto si alzò tirando un pugno sul tavolo, poi a tu per tu con l'uomo, gridò:
- Perché quello che abbiamo vissuto lo giustificherebbe, lo farebbe sembrare umano ed io non voglio perché quello è un mostro! Ha detto che in quei ragazzi che uccideva cercava me, cazzo! Ha ucciso perché cercava me! Voleva strapparmi tutto quello che mi sono conquistato oggi! Voleva ammazzare una delle persone più care che ho ora, che mi hanno aiutato di più, che mi hanno restituito la voglia di vivere bene, di essere felice! Ed io non voglio che i suoi gesti siano giustificati! Non voglio che qualcuno abbia pietà di lui! Non voglio che... - Alla fine Kari dovette interrompersi perché la voce era incrinata, si rese conto che se avesse continuato avrebbe pianto e non era ancora successo. Non poteva farlo ora.
Però se non continuava era chiaro il motivo. Non voleva che capisse che stava per piangere, così fece forza e violenza su sé stesso e con quell'esplosione sorda di dolore, gli occhi lucidi ed il volto contratto in una smorfia di odio e dolore, concluse:
- Non voglio che il nostro inferno e la nostra sofferenza giustifichi le sue orribili azioni! Io ora vivrò con altre venti persone sulla coscienza solo perché non volevo subire quella merda e me ne sono andato! Il minimo è che paghi con il massimo della pena, se sopravvive! Il minimo è che nessuno sappia che quel mostro ammazzava perché nostro padre ci obbligava a registrare filmini pedo pornografici ed incestuosi! E solo lui sa cosa gli ha fatto quando me ne sono andato! E non intendo denunciare tutto questo solo per dargli una mano o che cazzo ne so! Non c'è un movente! Il suo unico movente è l'odio verso il genere umano ed era perfettamente sano di mente! Scriva questo nel suo rapporto e mi lasci andare una volta per tutte. Io... io non ne posso più! Non ne posso più. Sono distrutto... ha preso tutto da me, tutto! Quel vecchio bastardo è morto ma si è portato dietro due vite innocenti, ha trasformato uno in un mostro assassino e l'altro in un perdente drogato capace solo di scappare, seppellirsi, distruggersi e dormire. Non avrò mai una vita serena. Mai. Non sarò mai felice. E se non mi ucciderò sarà per miracolo! - Kari si accasciò di nuovo sulla sedia, si prese il viso fra le mani e col cuore uscito dalla gola, il petto dilaniato e la testa ormai totalmente fuori controllo, si chiuse in sé stesso lasciando solo un ultimo mormorio:
- Voglio morire... non ce la faccio più... sto male... sto male... sto male... - E in quella ripetizione infinita, la voce si ruppe definitivamente perché le lacrime erano troppe da trattenere. 
Kari non piangeva dall'inizio di quella storia. Non sapeva nemmeno se aveva mai pianto con Niky e Joshua. Quelle a confronto erano le prime mai versate in tutta la sua vita.
Gli corrodevano le guance creando laghi che le sue mani a coppa raccoglievano.
Voleva sparire.
Voleva confondersi nel niente, voleva diventare una goccia nell'oceano e non essere nessuno.
Voleva solo un po' di pace. 
Le lacrime non si sarebbero più fermate e quella mano sulla schiena aumentarono l'intensità del suo pianto.
Perché era una mano che nell'inferno che stava rivivendo per l'ennesima volta, gli faceva ricordare quel desiderio bruciante avuto da piccolo.
Che qualcuno gliela porgesse allora.
Nessuno era mai arrivato.
Ora sì.
Dopo anni delle mani erano arrivate. 
Non era solo. 
Si focalizzò sulle mani ricevute, mani preziose. Non le avrebbe mollate. Dopo aver aspettato tanto di riceverne, non le avrebbe lasciate andare. 
Non ebbe idea di quanto rimase a piangere, quando alzò la testa le lacrime scendevano ancora, ma non singhiozzava più, si pulì il naso ed evitò di asciugarsi gli occhi, gli bruciavano e non volevano saperne di smettere.
Trevor era seduto ed aspettava.
Alla fine Kari capì cosa aveva fatto quell'uomo e capì che davvero per lui sarebbe stato uguale con o senza movente e denuncia. Le prove c'erano in abbondanza. 
Davvero stava facendo tutto quello solo per lui.
Alla fine forse aveva ragione.
Era dirlo che rendeva libera la vittima dal proprio incubo. 
Perché finalmente lo ammetteva. Lo ammetteva ufficialmente, per davvero, per tutto il mondo. 
Non era come dirlo a due persone fidate. Lo diceva alla Legge, alle forze dell'Ordine. Lo rendeva noto. Lo rendeva reale. 
- Sono pronto per la deposizione. - 
Con questo, Kari cominciò a parlare dell'inizio di tutta quella storia, di come era andata avanti e di come era finita.
Perché finalmente era finita. 
Era ora che era finita.
Era finita lì, così. Con quella denuncia. 
Alla fine Kari si alzò dalla sedia e si sentì davvero più leggero, aveva smesso di piangere una volta finito di raccontare, aveva barcollato fino ad arrivare davanti all'uomo, gli aveva stretto la mano ma lui aveva preferito abbracciarlo e sussurrargli all'orecchio qualcosa che non sarebbe stato registrato in nessun video.
- Adesso puoi cominciare la tua vita, ragazzo. Non sprecare nemmeno un secondo. - 
Dopotutto era giusto fosse uno estraneo alla sua vita. Quell'uomo non aveva un tornaconto di nessun tipo, non l'avrebbe più rivisto, non sapeva niente di lui. Non c'era un coinvolgimento di nessun tipo. 
Quindi era giusto così. 
Era un esorcismo completo, disse a sé stesso.
Appena mise piede fuori dalla sala interrogatori, Joshua si alzò. Capì subito che aveva pianto, rimase di pietra per un secondo perché sapeva che dall'arrivo di Gabriel aveva accumulato tanto stress, nervoso e dolore senza mai esplodere se non quel giorno, in quel modo.
Era mattina, ormai. Joshua si chiese su due piedi cosa fosse il caso di fare, conoscendo Kari era meglio evitare abbracci strappalacrime o cose così, quindi si limitò ad un semplice e naturale:
- Io ho bisogno di un caffè e di mangiare qualcosa. Poi andiamo in ospedale. - 
Kari annuì, aveva un'espressione molto strana, non si poteva capire che tipo di espressione fosse. 
- Prendo le mie cose. - Andò al banco in fondo per recuperare le proprie cose che aveva dovuto deporre all'ingresso. Nel frattempo, per quei pochi secondi a disposizione, Joshua fu fermato dall'ispettore. L'uomo era uscito poco dopo, non aveva idea della natura della sua relazione con Kari, non glielo aveva detto. Aveva detto solo che l'aveva aiutato e salvato. 
Sapeva però che doveva essere importante come un padre.
Trevor aveva molta esperienza per quel genere di cose, infatti la sua sezione si occupava di quel tipo di crimini.
- Non le nascondo che sarà dura. Ma ne uscirà completamente. Denunciarlo è il primo vero passo per una rinascita completa. - Disse solo questo, sapendo che era quello che Joshua voleva sapere. Infatti sospirò sollevato e fece un piccolo sorriso veloce rilassato. 
Poi tese la mano e l'altro gliela strinse.
- La ringrazio di tutto. Se serve qualunque cosa... - Joshua aveva già deposto e detto tutto prima. 
I due uomini si salutarono, poi Joshua se ne andò con un silenzioso e pensieroso Kari.