*Niky arriva come una sorta di angelo salvatore, ci mette molto poco ad innescare una miccia in Kari, una miccia che scalpitava per partire, in realtà. Solo un ragazzo che ci tiene agli altri perché di buon cuore, poteva essere il giusto tassello mancante. Ma quel che conta davvero è che finalmente Kari e Joshua trovino il modo di comunicare e questa volta sul serio. Bisogna vedere dove arriveranno dopo di questo. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO IV:
CERCANDO LE PAROLE GIUSTE
"Sto da solo, un uomo distrutto
Tutto quello che ho è un'ultima opportunità
Non ti volterò le spalle
Prendi la mia mano, trascinami a fondo
Se tu cadi allora cadrò anche io
E non posso salvare ciò che è rimasto di te
Di qualcosa di nuovo
Non mi è rimasto niente
Non posso affrontare il buio senza di te
Non c'è rimasto niente da perdere
La lotta non finisce mai"
- Breaking Benjamin - Without you -
Kari uscì dal bagno lavato e cambiato e trovò il pranzo pronto, non aveva molta fame, ma sentendo il profumo del cibo un po' gli si aprì, così si sedette.
Niky era, nemmeno a dirlo, un cuoco eccezionale. Davvero una perfetta donna di casa.
Kari aveva captato il discorso che aveva fatto prima con difficoltà, ma gli sembrava d'aver capito che aveva avuto approcci con Chris. Ovviamente. Nessuno si sarebbe stupito, chiunque avesse a che fare col gruppo doveva passare per gli approcci con lui. Solo lui non ne aveva mai avuti.
Però per Niky dovevano essere in generale i primi anche se non conosceva la sua sessualità, cioè se era etero o gay.
“Dannazione, è chiarissimo che è gay!”
Non aveva idea che aveva vissuto fuori dal mondo sotto una campana di vetro, completamente isolato in un universo unicamente di casa e chiesa. Quelli erano i suoi primi approcci col mondo reale e ci aveva messo poco a capire cosa gli piaceva, tutto sommato.
- Kari, posso farti una domanda indiscreta? Se non ti va di rispondermi non serve... - Disse subito mettendo le mani avanti, Niky mangiava, ma qualche boccone ogni tanto, era molto distratto dai pensieri che chiaramente gli vorticavano nella testa.
- Spara! - Disse sorpreso di non infastidirsi di uno che osava fargli una domanda. Alla fin fine nessuno gliene faceva per partito preso. Incuteva un certo timore.
- Sei gay? - Kari sogghignò. Ci stava pensando in modo ossessivo. - Hai detto che Joshua è praticamente bisessuale, no? Ma tu? Non mi hai detto come hai preso tu quello che hai fatto. Certo, eri addormentato, ma... non è un gesto consueto da fare il tuo. - Kari non gli poteva dare torto, quando pensò alla risposta capì che non sapeva bene cosa dire, per cui alzando le spalle disse senza rifletterci.
- Non sono niente. Non mi piace la gente, in vita mia sono andato ogni tanto con qualche ragazza ma non... non ho quella del sesso, non mi sento attratto da niente! - Era una risposta anche piuttosto articolata, sebbene Niky ebbe l’impressione che gli nascondesse qualcosa a proposito, ma decise di non insistere.
- E quando è successa questa cosa stamattina? - Era arrossito tantissimo, non sapeva porre la domanda in modo chiaro, però Kari, ridacchiando ironico, capì cosa intendeva.
- Vuoi dire cosa ho provato? - Il ragazzino annuì. - Mi è piaciuto! Sono venuto! - Niky smise del tutto di mangiare, l'argomento lo metteva a dir poco in subbuglio.
- Non sei proprio gay, non hai mai avuto esperienze di quel tipo, sbaglio? - Kari alzò le spalle e Niky pensò fosse un sì, anche se di nuovo ebbe la sensazione che evadesse ancora su questo punto. Forse aveva avuto rapporti omosessuali ma non voleva parlarne. - Però ti è piaciuto stamattina con lui. - altra alzata di spalle. Chiaramente non era una cosa di cui voleva davvero parlare. - Quindi cosa sei? - nonostante questo Niky riteneva che fosse un argomento da sondare.
Kari lasciò la forchetta a metà strada. Quella era la domanda del secolo. Ci pensò, ma si sentì l'orticaria nella pelle all'idea di etichettarsi mentre ripensava al suo passato, per rispondere doveva considerare aspetti della sua vita che non voleva condividere con nessuno, per cui semplicemente disse in modo comodo.
- Niente! Non voglio essere etichettato! Sono un uomo! Chi se ne fotte se gay, etero o bisex? Mi è piaciuto che Joshua mi facesse una sega, ok? Mi è piaciuto. Non lo rinnego e non lo trovo un problema! Nella vita capitano cose molto peggiori di esperienze omosessuali! Non sai che merda è il mondo! - In effetti non ne aveva idea, ma lui sembrava l'essere che più di tutti lo sapeva. Quando lo disse Niky vide nei suoi occhi un tormento senza fine. Preferì non chiedergli delucidazioni e si fece andare bene quella risposta inquietante.
Niky si mise poi a pensare che comunque tenesse tantissimo a Joshua, voleva che fosse lui a curarlo e controllarlo, per questo si era arrabbiato nel sapere d'avere un assistente. Per cui, attrazione o meno, per Kari contava moltissimo Joshua.
- Perché non gliene parli? - Disse cercando di essere delicato. Kari si chiuse a riccio.
- È uno stronzo, deve essere lui a cercarmi! Cosa crede? Io non ho niente da dirgli! Sono a posto con me stesso! - Niky sospirò paziente.
- Sì, però se pensi che ci sia un problema fra voi e la cosa non ti piace, dovresti per lo meno parlargliene. Non vorresti risolverla? - Diceva le cose in modo che non davano eccessivamente fastidio anche se non capiva cosa gli interessasse tutto quello.
“Magari dopotutto gliene fotte qualcosa, invece...” Si disse Kari. Voleva sperare che fosse così, voleva crederci perché era il primo a fargli tante domande ed era strano, ma bello.
Non l'avrebbe mai ammesso però lo era.
- Ce l'ha con me, non vuole più occuparsi di me, sono un peso e mi ha rifilato la baby sitter! È questo il problema! - Ruggì attaccando per difendersi da qualcosa che comunque lo feriva. Niky cominciò a sparecchiare e a ripulire la cucina e, nel frattempo, continuò a parlare pacato.
- Se pensi di essere il suo problema, smetti di esserlo. Dici che non vuole occuparsi di te, perché non smetti di essere uno di cui ci si deve occupare? Se lui dice che bevi e non devi bere e ti ha messo me vicino per controllarti e farti smettere, se tu smetti di bere, lui mi toglie da te! Il problema si elimina, no? - Kari pensò per prima cosa che fosse un ragionamento sensato e logico e poi che avesse ragione.
Se il problema era il suo stile di vita, se Joshua scappava da quello, allora doveva smetterla con quel modo di vivere dissoluto. Così sarebbe tornato da lui.
“Ma se poi mi scarica dicendo che non ho più bisogno di lui e mi ficca in una casa per conto mio?”
Kari non sapendo come gestire quel proprio pensiero, lo scartò e non lo espresse.
Era troppo. Non poteva semplicemente accettarlo e basta. Avrebbe significato che ci teneva, che ci teneva troppo.
Era questo che avrebbe significato.
Solo questo.
Quando si teneva troppo ad una persona poi quella tradiva e deludeva, come tutte le altre prima di lui.
Kari lo sapeva bene, per questo era trattenuto nel lasciarsi andare in quella storia e nel guardare le cose in faccia.
Se Joshua aveva evitato di farlo per le sue regole auto imposte, Kari aveva fatto altrettanto per paura.
Per cui ora erano lì a guardarsi in faccia per la prima volta e a dover affrontare qualcosa che non era più trasparente.
- E tu? Che mi dici di te? Sei gay? - Niky fece cadere il piatto che aveva appena finito di sciacquare e lo ruppe. Kari sogghignò perché non era ancora capace di ridere, però lo stava quasi divertendo quel ragazzino. Era una risposta molto chiara.
Era anche strano che fosse lui quello a fare domande, Niky non sapeva quanto incredibile fosse.
- Non... non lo so. - Disse piano guardando in basso imbarazzato. - Non ho avuto esperienze di nessun tipo, vivevo fuori dal mondo, iper protetto dai miei genitori che mi hanno cresciuto a base di pane e Dio. Gliene sono grato, sono una brava persona, però sai... mi manca... - La voce gli tremava e si sentiva ingrato a dirlo, specie perché non c'erano più, però ci pensava da quando aveva deciso di trasferirsi.
- Vivere. - Disse per lui Kari capendo quanto opposti fossero. Uno vissuto sempre in casa troppo protetto da tutto, l'altro vissuto sempre fuori, in giro per il mondo, protetto da nessuno.
Purezza e ingenuità contro peccato e disillusione.
Niky non aveva vissuto per niente, Kari aveva vissuto troppo e voleva averlo fatto di meno. Tutto il contrario dell'altro che invece voleva averlo fatto di più.
Eppure non si poteva modificare niente di quel che si era. Solo vivere in base a ciò che si voleva.
Per questo Niky voleva provare a sperimentare un po', anche se con paura, mentre Kari voleva solo fermarsi e semplicemente non vivere, sparire, dormire, tramortirsi.
Però non bevve nemmeno un goccio.
“Vale la pena mettere alla prova quello stronzo. Mi accusa sempre di bere troppo. Se non bevo più di cosa mi accuserà? Cosa farà?”
Certamente smettere di bere per uno che lo faceva tanto non era facile a conti fatti, specie perché se lo faceva un motivo preciso di base c'era.
Sarebbe riuscito Kari a sopportare il peso dei ricordi che la sobrietà gli dava?
Sperava davvero ne valesse la pena.
- Comunque non preoccuparti. Eccitarsi con Chris e finire nel suo letto non significa essere veramente gay. Anche se tu lo sembri. È solo che lui seduce anche un monaco di clausura! Niente di che! - La cosa fu talmente blasfema che Niky pregò Dio affinché perdonasse Kari di quel che aveva appena detto.
Poi ci rifletté.
“È che non capisco come dovrei prendere questa cosa dell'essere gay... nessuno me ne ha mai parlato, specie dal punto di vista della fede. Come la dovrei prendere, insomma? È questo che mi frena tanto e mi mette confusione.”
Decise comunque di fare una cosa per volta. Intanto sopravvivere, poi vivere.
Nelle sue condizioni non era una cosa tanto semplice visto che gli armadietti di casa sua erano quasi del tutto senza cibo.
“Sopravvivere. Sopravvivere!” si ripeté infatti distraendosi mentre guardava quegli armadi fin troppo pieni di viveri.
Quanto era difficile venire al mondo, si disse.
A prove, quel pomeriggio, Kari e Niky arrivarono insieme sorprendentemente puntuali, quando la cosa si verificò a tutti venne un colpo cominciando a fare testamento. Di certo quello presagiva la fine del mondo.
Kari li ignorò, specie le allusioni al fatto che due così che lavoravano insieme era come l'inizio di un cliché, una di quelle storie d'amore classiche.
Chris non si unì alle allusioni e Niky divenne paonazzo sentendo i loro commenti. Fu ben lieto di essere strappato con poca gentilezza dal manager Joshua che aveva bisogno di parlare con lui.
Kari lo fissò torvo, ma l'altro non lo ricambiò come non esistesse. Questo alimentò la rabbia pericolosa in lui.
I due, chiusi insieme nell'ufficio adiacente alla sala prove, dove il giorno prima avevano avuto il colloquio, parlarono con molta chiarezza.
Joshua chiese ogni dettaglio a Niky, facendogli il terzo grado su come era andata quella mattina, cosa aveva visto, come era stato Kari, cosa aveva detto parola per parola.
Niky non era tipo da nascondere le cose davanti a domande dirette, tanto meno era capace di mentire. Pensando che fosse carino a preoccuparsi tanto per lui, alla fine delle sue mille domande, disse la sua senza che gli fosse richiesto.
- A mio avviso vi fraintendete. Kari parla poco e sembra non abbia niente da dire e per questo nessuno sa nulla di lui. Però ha delle idee e delle intenzioni ben precise... bisogna solo farlo parlare e ascoltarlo. È convinto che tu sei stufo di lui e lo vuoi scaricare, è terrorizzato all'idea di rimanere solo. Non so cosa abbia passato, ma qualunque cosa sia deve essere terribile perché si vede quanto è tormentato. - Questo fu come un colpo allo stomaco per Joshua e non era comune per lui riceverne, specie da novellini come lui, così puri ed ingenui che della vita non ne sapevano niente. Forse erano i più attendibili nel dare opinioni proprio perché non avevano termini di paragone.
- Non lo so di preciso. Era un senzatetto drogato. Non ho idea del perché sia così tormentato... - Disse cupo senza esprimere un'eccessiva loquacità. Niky era preoccupato per loro, voleva sapere la parte di Joshua, ma chiederla a Kari perché aveva bisogno di sfogarsi era un conto, chiederla a lui, un estraneo adulto che metteva delle barriere insormontabili, era un altro.
- Non posso certo intromettermi, ma se c'è un problema fra voi o un equivoco, come sono sicuro sia quello nato fra voi, l'unica è parlarne apertamente e subito. Sicuramente ogni cosa si può risolvere se affrontata a viso aperto. - Per lui parlare era facile, si disse amaro Joshua fissando Kari in una foto del gruppo appesa sulla parete.
Spento, chiuso, assente.
Esserci dentro era tutt'altra cosa.
- Non hai mai avuto davvero a che fare con lui. Un giorno è poco ed ora è bene. Quando l'ho raccolto era... - Non trovò le parole per descriverlo, ma la sospensione della sua frase rese chiaro il disastro in cui probabilmente era stato, Niky rabbrividì perché la sua esperienza di vita gli impediva di immaginare cosa potesse ridurre qualcuno in quello stato e non riusciva nemmeno a visualizzare un Kari in tali pessime condizioni. Però alzò le mani e fece un passo indietro per mettere le cose a posto, con la sua solita calma.
- Non mi azzarderei mai a dire come fare con lui, proprio perché non so niente di lui e della vostra situazione. Volevo solo dire che anche se non sembra, alla fine una soluzione c'è sempre... - Joshua sorrise in modo poco amichevole.
- Sei una persona positiva, Niky... ed è per questo che ti ho messo vicino a Kari... magari tu che sei così positivo riesci a dargli un po' del tuo ottimismo. Io ne ho troppo poco per darglielo. - Per questo reputava il proprio intervento una specie di fallimento. Certo l'aveva ripulito e messo in una band che stava avendo successo, però quello non era salvare qualcuno. Era solo mettergli dei fili ai polsi e controllarlo. Quella non era salvezza.
“Non sono abbastanza positivo per lui...”
Si ripeté ringraziando Niky ed andandosene dalla porta secondaria.
Niky rimase a guardarlo allibito convinto che di cose da dirne ne avesse anche lui. Non aveva nemmeno salutato Kari, si capiva che aveva dei problemi enormi con lui, ma per lui affrontare una cosa simile era davvero troppo complicato.
La sera Kari e Joshua si ritrovarono come sempre da soli ma l’atmosfera fra loro era molto diversa, era come se avessero litigato brutalmente eppure non era così. L’avevano fatto attraverso Niky, in un certo senso... poteva definirsi litigio?
C’era molta tensione nell’aria e i nervi a fior di pelle annunciavano tempesta, come se dovessero scatenarsi da un momento all’altro.
Mangiarono in silenzio completo e Kari non toccò un sorso di birra o altro alcolico. Joshua lo notò e notò anche che aveva mangiato tutto senza essere obbligato e si chiese cosa fosse successo con Niky, cosa gli avesse fatto cambiare quegli atteggiamenti che lui da solo non era mai riuscito ad estirpargli. Un giorno contro mesi e mesi passati a bacchettarlo.
A quel punto non fu certo per gelosia, ma solo per capire in cosa avesse fallito per tutto quel tempo, cosa gli fosse mancato che invece c’era in Niky in abbondanza.
Non era idiota, le vedeva da solo le differenze, ma sicuramente c’era qualcosa di specifico che aveva fatto breccia in Kari. Lui voleva sapere. Ne aveva bisogno.
Quando il ragazzo fece per alzarsi, Joshua glielo chiese col suo solito piglio deciso e diretto. Non amava girare intorno alle cose e nemmeno rimuginarci sopra da solo come un idiota.
- Cos’è stato che ti ha fatto decidere a cominciare a prenderti cura seriamente di te? -
Kari rimase colpito dal fatto che l'avesse notato subito.
Si fermò sulla porta e si girò verso di lui. Non avevano parlato per tutto il tempo come se fossero arrabbiati l’uno con l’altro ed ora lo faceva di punto in bianco.
Lo guardò dritto negli occhi con la sua aria torva, quel continuo mistero intorno ad ogni suo gesto ed atteggiamento, perché Niky lo capiva e lui no?
- Non voglio essere un peso per te. - Joshua si alzò, girò intorno al tavolo e si appoggiò sopra in modo da non avere niente fra loro, quindi con le braccia conserte con fare di sfida, disse sottile:
- Solo perché ti ho dato un’assistente personale, tu sei convinto di essere un peso? - Era esattamente questa la questione principale, ma in realtà si trattava di molto altro. Solo Joshua avrebbe potuto affrontarla subito ed in quel modo, a viso aperto e senza il minimo tatto o riguardo.
Kari preferì così e con il sangue che ribolliva dentro al ricordo di come si era sentito quella mattina, come uno scarto, disse:
- Certo che è così. Vuoi forse dirmi che mi sbaglio? - Fu lui a provocarlo, tanto che era convinto di aver ragione. Non aveva paura di lui ed era uno dei pochi, a Joshua piaceva anche per questo. Non aveva rispetto per niente, nemmeno sé stesso, ma soprattutto non l’aveva per lui e sebbene questo normalmente avrebbe dovuto mandarlo fuori di testa, ora era motivo di compiacimento. Non era normale, lo sapeva, ma gli piaceva. Per questo andò dritto per quella strada, per spingerlo ad andare oltre.
- Certo che ti sbagli! Come al solito non capisci un cazzo! Io cerco di non farti mancare niente perché ti vedo peggio ogni giorno che passa e tu lo prendi come uno scaricarti ad un altro! Ma dannazione, cosa cazzo c’è di sbagliato in te? -
Si stavano alterando allo stesso modo e Kari si impose di non avvicinarsi a lui per non mettergli le mani addosso.
- Oh cazzo, lo vedi che sono un dannato peso? Non fingere di avermi a cuore e scaricami subito! Non voglio altri che si occupino di me, voglio che tu ti occupi di me e non voglio essere un fottuto peso di merda se è questo che sono. -
Joshua voleva prenderlo a calci, non si staccava dal tavolo e non scioglieva le braccia dal petto per non farlo, ma era furioso.
Come diavolo osava dire quelle cose?
Come poteva anche solo pensarle?
Ma soprattutto come poteva fargli capire che non era affatto così come credeva?
Più di dirglielo… più di dirglielo cosa poteva?
Era talmente convinto di dover essere sempre rifiutato, che stava rovinando tutto e non credeva nemmeno all’evidenza.
- Ma non voglio che te ne vada! Come diavolo te lo faccio capire? Voglio che rimani qua, che tu stia bene, che tu sia felice, che smetti di pensare che tutti ti odiano e ti tradiscono! Voglio… - Ma non finì perché si rese conto che stava per passare un segno che non aveva nemmeno mai immaginato di poter passare un giorno. Per un momento storico esitò e Kari muovendosi come una tigre in gabbia, sorprendentemente acceso ed infuriato come non si era mai rivelato, apparendo un altro, ringhiò furibondo:
- Cosa vuoi? Dillo che sono un peso, è così! Non ne puoi più di me, vuoi che sia qualcun altro a farlo! Non mi vuoi e basta! Dillo! -
Joshua non ci vide più, non poteva resistere, non poteva ascoltarlo e prendendosi la testa che gli esplodeva fra le mani sentendosi ai limiti della follia, tornò a guardarlo e gridò senza più resistere oltre.
- Voglio che tu rimanga con me e sia felice qua, non voglio che scappi in tutti i modi che conosci! Ti voglio qua, presente, vivo e cosciente! E ti voglio felice! - non si rese conto di ciò che aveva detto prima di vedere Kari avvicinarsi improvviso e prenderlo per le braccia. Lo strinse tanto da fargli male, lo guardò da vicino con un’espressione terribile che ancora non sapeva decifrare, lo guardò con la tempesta negli occhi e lo sentì gridare di rimando, straziante:
- Giuralo! Giuralo o smettila di prendermi per il culo! -
Joshua era convinto di essere in un incubo e a sentirlo pregò solo che qualcuno gli facesse dire le maledette parole giuste, come evidentemente Niky quel giorno era stato capace di fare.
Non ragionò oltre, lo prese per la maglietta, l’attirò con violenza ed altrettanta violenza, ad una vicinanza irragionevole, disse basso e tagliente:
- Ogni giorno mi alzo pregando Dio che tu sia tornato e che non sia finito chissà dove in overdose o ammazzato o scappato! Ed io non prego mai Dio perché sono convinto che ci ha creati con la capacità di risolvere i nostri casini! Io voglio salvarti davvero, Kari, ma se tu non vuoi essere salvato io non so che altro fare. Non riesco ad arrivare a te per cui spero che qualcuno lo possa fare al posto mio e mi brucia dirlo, ma forse non sono io quello che questa volta può tutto! -
All’idea che quello fosse veramente un addio e che stesse buttando via tutto, che stesse gettando la spugna e si stesse arrendendo, Kari impazzì. Avrebbe potuto sopportare qualunque cosa, ma non che l’affidasse a qualcun altro perché si arrendeva.
Era stato talmente convinto che lo facesse perché lo odiava e lo considerava un peso, che sapere che in realtà era tutto l’opposto, gli fece perdere il controllo.
Incapace di pensare oltre, lo strinse ulteriormente e sussurrando all’ultimo: - Non arrenderti mai con me, ti prego, voglio che sia tu a salvarmi sempre, ogni giorno, ancora e ancora. - lo spinse sul tavolo e lo baciò.
Joshua se lo trovò addosso e sentì dentro tutte le sue paure, le sue angosce e capì qual era il modo per salvarlo una volta per tutte e definitivamente, capì cosa ci voleva.
Lo abbracciò con forza facendogli sentire quanto lo voleva rispondendo al bacio e togliendo ad entrambi il fiato.
Fu devastante e intossicante al tempo stesso.
Aprirono le bocche subito, le fusero piegando le teste all’opposto e si trovarono con le lingue che vorticarono furiose in una passione senza precedenti, il calore fu un’onda devastante, mentre i loro sapori esplodevano nel bacio che sembrava non poter finire più.
Avere il suo calore, le sue braccia, la sua forza, la sua disperazione, le sue tenebre. Tutto il suo mistero. Tutto. Voleva tutto di lui e non poteva capire cosa fosse stato di quel giorno alla metro ad averlo catturato, non poteva dire che era stato solo il modo in cui suonava il basso ed il suo talento bruciato, ma qualunque cosa fosse stata non rimpiangeva un solo giorno di averlo tirato su.
Andarono con frenesia oltre al bacio ripetendo coscientemente e volontariamente quello che era successo la mattina sul divano, in una specie di conferma che anche se erano stati presi alla sprovvista ed avevano agito d'istinto, ora sapevano cosa stavano facendo e lo volevano.
Le mani di Kari corsero nei pantaloni di Joshua a prendergli l’erezione senza esitare, mentre la nebbia giocava con la loro razionalità e li immergeva in un piacere che confermava ogni cosa. Un nuovo calore più intenso li accolse mentre lo masturbava veloce e deciso, il piacere salì in Joshua che iniziò a gemere contro la sua bocca. Era piaciuto undici ore prima e piaceva di nuovo anche adesso, sebbene ora a godere era l’uomo più grande.
Forse rifiutare la realtà per comodità era normale, ma prima o poi si arrivava alla verità ed allora non la si poteva più ignorare.
Joshua aveva preso con sé Kari per una serie di motivazioni... era un grande talento sprecato e gli ricordava il sé stesso del passato, ma era anche innegabilmente stato attratto da subito da lui, come una sorta di colpo di fulmine. Non aveva fatto nulla con lui perché era un tossico e perché aveva delle regole di lavoro. Regole che non erano più abbastanza importanti per tenerlo lontano da lui.
Per Kari era diverso, era molto più complicato perché lui era istinto puro ed odiava definire sé stesso e le cose che lo riguardavano, faceva tutto quello che gli veniva sul momento. Si era sentito impazzire all'idea di essere scaricato da Joshua ed ora agiva di conseguenza per tenerselo stretto il più possibile, con ogni mezzo.
La mano di Joshua corse svelto nei pantaloni di Kari, gli prese il membro duro e lo tirò fuori iniziando a massaggiarlo veloce e sicuro, entrambi smisero di baciarsi, rimasero con le bocce premute una sull’altra, ansimando e gemendo insieme, mentre tutti e due si provocavano un piacere che a lungo avevano sognato e desiderato.
Raggiunsero entrambi l'apice del piacere con le erezioni dure che si toccavano fra le loro dita, ansimanti e sconvolti da quanto successo, bisognosi di fermarsi per non esplodere. Joshua per lo meno. Kari non ne voleva proprio sapere.
Il bacio successivo fu qualcosa di così delicato e fragile da non poter essere definito, solo accolto nella speranza che da ora le cose potessero andare meglio.