*Kari viene a sapere che Gabriel è morto in sala operatoria e che dunque lui è il suo assassino. Questo sicuramente lascia un ulteriore segno in lui, perché un conto è denunciare tutto quello che gli è capitato, un conto è realizzare che hai ucciso tuo fratello, che è davvero successo, che il suo sangue è nelle tue mani. Non è un fatto che può passare con poco. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO XLI:
L’URLO
"Voglio che tu rimanga
Voglio che tu creda
Voglio che tu vinca le tue battaglie
Non vuoi rimanere!
Rimanere
Voglio che tu rimanga
Anche se non credi
Quando ci si imbatte nelle proprie battaglie
Non ci si preoccupa di
Credere
Voglio che tu creda
Voglio che creda
Ti ricorderò per sempre"
- 30 second to Mars - The believer -
Joshua ci mise un po' a trovarlo per il semplice fatto che l'ospedale non era un posto frequentato da Kari, per cui non c'era un posto preciso dove si sarebbe potuto nascondere.
Alla fine pensò a due fattibili: il tetto o l'uscita.
Sperò nel tetto e fu premiato.
Si diresse lentamente verso di lui, era verso la ringhiera alta del terrazzo che fungeva da tetto e da pista di atterraggio per gli elicotteri.
C'era molta aria, lì sopra e la stagione non era di certo estiva, ma nemmeno invernale. Si stava comunque anche senza giacca.
Aveva le mani in tasca e guardava il panorama. Un panorama che solo in lontananza gli riportava il mare come sempre pieno di cavalloni, per il resto c'era una città che gli appariva lontana anni luce.
La mattina era inoltrata, il sole cercava di vincere sulle nuvole e c'era un gioco continuo di ricambio fra i due elementi.
Joshua lo affiancò senza toccarlo ancora.
Uno che passava quello che passava lui, doveva come minimo essere lasciato nei suoi spazi. Pensava fosse la cosa migliore. Non era facile immaginarlo, Kari era schivo di suo.
- Credi di essere un assassino? - Joshua non voleva dargli pareri ma solo farlo parlare e capire cosa pensasse. Il suo profilo marcato e deciso rimandava un'espressione corrucciata.
- Lo sono. È morto per le ferite che gli ho fatto io. Alla fine ho ammazzato. -
Joshua voleva dire che era stato per sopravvivenza, però non era proprio vero. Poteva neutralizzarlo senza ridurlo in quello stato. Il punto era che nessuno, al posto di Kari, si sarebbe veramente limitato.
- E come ti senti? - Era l'unica cosa saggia da chiedergli.
Kari alzò le spalle.
- Non mi hai detto niente da quando è finita questa maledetta storia... ed ora mi chiedi come sto? - Chiese risentito, finalmente girò lo sguardo a cercare il suo ed i due si guardarono. Joshua si manteneva composto e non si sbilanciava.
- Dovevo restare lucido per fare quello che andava fatto nel migliore dei modi. Dovevo essere il più efficace possibile senza trascurare nulla. - Rispose freddamente. Non voleva dargli l'idea di essere troppo scostante, ma di natura non era una persona molto dolce ed in quel caso veramente non aveva idea di che cosa fosse meglio fare.
- Ed ora è più efficace stare lì e chiedermi come sto invece che abbracciarmi? - Disse con un astio che lentamente usciva parola dopo parola, lo sguardo specchio di un grandissimo disagio che non si sarebbe rimarginato tanto in fretta.
- È questo che vuoi? Che ti abbracci? - Joshua lo stava mettendo alla prova perché era convinto che non fosse così facile. Kari non lo era mai stato.
Kari però era stufo dei suoi giochi. Faceva sempre così! A volte però aveva solo bisogno di un po' di semplicità.
- È questo che si fa normalmente in questi casi! - Ruggì alzando la voce perché il vento ululava più forte. Joshua si sentì colpire con un pugno allo stomaco, ma erano solo le sue parole d'accusa. Accuse che intendevano lui era troppo lontano.
- Credo tu abbia bisogno di parlare, a te gli abbracci non sono mai bastati! -
- E non sono nemmeno un tipo che parla, allora! - Si rivoltò del tutto verso di lui e gesticolando continuava a parlare forte e concitato, Joshua non si scompose, era quello di cui aveva bisogno e lo capì solo ora.
Non litigare, ma sfogarsi ancora e forse avrebbe avuto quel bisogno ancora a lungo, nei mesi a venire.
- E che tipo sei? - Joshua lo faceva apposta e Kari ci cascò perché il tono aumentava sempre più, così come l'intensità e la sua rabbia che fuoriuscivano come se Joshua fosse la causa di tutto.
- Sono un mostro, sono! Sono stato trasformato in mostro e non posso scappare da questa realtà! -
- Perché sei figlio di un mostro non significa che tu lo sia! - Joshua aveva sperato che uscissero quelle parole, sapeva che comunque le stava macinando. Al contrario di Kari non urlava, manteneva sempre la sua fredda compostezza.
- Mi ha trasformato in un mostro! A me e a Gabriel! Ci ha rovinati! Siamo due assassini! Lui ha solo ucciso più di me, è la sola differenza! -
- Non è la sola differenza! Lui ammazzava per dei raptus che non poteva controllare, era diventato pazzo! Tu hai reagito ad una situazione estrema che minacciava te ed una persona importante! È diverso! Non è che adesso esci e ammazzi tutti quelli che trovi! -
Joshua ci teneva a specificare affinché non pensasse che fosse così. Non era così. Era assurdo!
Kari si mise a camminare davanti a lui fissando il cielo, il pavimento e le sue stesse mani come se fosse effettivamente fuori controllo.
- No no no! Lui sapeva cosa faceva! Si era reso conto di essere sbagliato, un mostro! Ha accettato di esserlo, per questo non è impazzito davvero! Si è detto che era diverso dagli altri, ma che meritava di vivere e che nessuno poteva giudicarlo perché nessuno sapeva cosa aveva passato, perché era diventato così! Quindi non era pazzo! Non aveva raptus! -
- Andiamo, Kari! Ho visto i video, tu no! Gli venivano dei raptus! Dannazione! Non è uno sano di mente! Lui cercava te nei suoi partner! E tu eri il fratello! - Kari si fermò davanti a lui, si piantò e allargando le braccia continuò con il suo sfogo che sovrastava il vento e forse il proprio dolore.
- Pazzo o sano non fa differenza, lo ha trasformato quel bastardo che ha ucciso e aggiungo che è l'unica cosa buona della sua vita! -
- Gli avevi dato la possibilità di scappare, ha scelto lui di rimanere col mostro! - Replicò intelligentemente Joshua.
- Era soggiogato da lui, si era fatto andare bene quel mondo, era già come lui. Era tardi! È diventato come lui quando ha avuto il suo primo orgasmo in me! - Era la prima volta che lo diceva e poteva essere solo nella preda della rabbia, Joshua si sentì colpire di nuovo allo stomaco, voleva vomitare. Sapere che il suo compagno aveva passato quelle cose era un conto, sentirlo parlarne era un altro.
Era orribile.
- Non è colpa tua, Kari! Non potevi fare niente per lui! Lui è diventato un mostro prima della tua fuga! Era più fragile di te! - Kari si passò insistentemente le mani sul viso come un forsennato. Gli occhi bruciavano, il cuore era in gola e tutto nel suo corpo batteva e correva e voleva uscirgli da dentro. Ma non era un tutto. Era un urlo. Un urlo che si ostinava a non fare.
Joshua lo sentiva, quell'urlo, e sentiva quanto lo tratteneva. Non poteva farlo ancora.
- Lui è diventato un mostro quando me ne sono andato! Se rimanevo con lui gli piaceva scopare con me e basta! Non era quello il vero mostro. Esiste l'incesto, lui non se l'è cercato, è stato colpa di quel bastardo! Non era un mostro perché gli piaceva scopare con me! - Joshua si perse per un momento.
- Puoi accettare che gli piacesse scopare con te? - Per lui era terribile già solo quello senza doverci aggiungere il resto e per Kari era bruciante l'idea che Joshua non capisse ma sapeva che non poteva. Nessuno poteva.
Scosse il capo e si girò di schiena, allora Joshua gli andò davanti per farsi vedere.
- Perché era un mostro secondo te? -
- Perché mi cercava e visto che non mi trovava ammazzava. Per questo era un mostro. Non perché era innamorato di me! E lo è diventato perché me ne sono andato! Era me che cercava. Era me che non trovava! Ero io che gli ho voltato le spalle! Anche se sono tornato a prenderlo e lui non è venuto! Sono sempre io che l'ho abbandonato. -
- Vuoi dire che sei tu che l'hai trasformato in un mostro?! - Joshua doveva fargli dire tutto, doveva riuscirci, era troppo importante anche se quel discorso lo faceva infuriare e vomitare insieme.
Per Kari era peggio, per Kari non c'era una redenzione, non c'era un modo per uscirne interi.
- Certo che sono io! Sono io che ho quelle persone sulla coscienza! In loro non trovava me. In loro cercava me. In loro c'ero io e poi non c'ero più! È solo mia la colpa di quelle morti! È solo mia la colpa del mostro che lui è diventato! Mia e basta! - Ruggì alla fine. Joshua non poteva ascoltarlo, non poteva, ma si sforzò e continuò. Era ora di premere ancora. Era ora di non mollare.
- Kari, è vostro padre che vi ha rovinato! È lui che l'ha fatto diventare così! Tu sei stato la scintilla che l'ha fatto cedere e degenerare, ma se non fosse stato per lui... era lui che lo metteva su di te, lui che gli diceva cosa fare, lui che glielo faceva fare. E dopo anni passati a poter fare solo quello, sempre quello, l'ha fatto diventare il suo unico mondo, il suo solo rifugio! Ma è stato quello stronzo ad obbligarlo ad arrivare a quel punto! Se vi lasciava liberi di vivere in modo normale non si sarebbe mai fissato ed ossessionato da te, mai! Toglitelo dalla testa che sia così! -
Però per Kari non era sufficiente, non lo era. Scosse il capo, strinse gli occhi e respirò marcato, lo superò per andarsene e non sapeva nemmeno dove. Voleva solo sparire. Aveva un dolore sordo al petto ed alla testa. Gli sembrava di impazzire.
Joshua lo vide che se ne andava e lo fermò con la voce:
- Kari! Devi parlare! Devi farlo uscire tutto! Quello che pensi, quello che senti, quello di cui sei convinto! Cosa provi? Cosa diavolo pensi? Devi dirlo tutto, tirarlo fuori! - Mentre lo gridava gli andava dietro e visto che Kari era quasi uscito dalla porta per rientrare nell'edificio dell'ospedale, lo prese per il braccio e strattonò con violenza girandolo.
- Devi dirlo tutto una volta per tutte, Kari! Liberatene! -
Ma Kari non aveva idea di che cosa dovesse dire perché ne aveva troppe. Era troppo tutto quanto. Tutto. Non sapeva nemmeno da dove cominciare, che nome avesse, da dove avesse origine, come definirlo, cosa dire. Non lo sapeva minimamente!
Fu così che si liberò per sgusciare via stringendo gli occhi e quando Joshua tornò a prenderlo gridando 'Fallo!', Kari alla fine senza respirare, senza fermarsi, senza esitare, si girò di scatto come se non ce la facesse più e si decise.
Kari urlò.
Urlò così forte che superò di gran lunga il vento ululante. Urlò per dei lunghissimi secondi e quando finiva il fiato lo riprendeva e continuava ad urlare. Urlò piegandosi su sé stesso e finendo in ginocchio ed urlò fino a bruciarsi le corde vocali e a non poterlo più fare.
Urlò per tutto quello che provava. Che provava ora e che provava da una vita e che non aveva mai lasciato andare del tutto.
Joshua si inginocchiò davanti a lui e lo lasciò finché non si spense sfinito, senza forze, senza voce, senza polmoni.
A quel punto lo abbracciò per raccogliere le sue lacrime.
Kari piangeva.
Lo lasciò in silenzio, raccolto nel suo dolore, nel suo sfogo che ora era diventato pianto e non più urlo.
Poi, carezzandogli la nuca e sentendo le sue mani aggrappate alle sue braccia, come che chiedesse un po' di pace, Joshua si decise a parlare nell'unico modo che aveva voluto dall'inizio.
- La verità è che gli esseri umani sono fatti per molte cose. Essere felici, amare, giocare, ridere, soffrire, fare danni, procreare... sfruttare i loro talenti, diventare grandi. Però sono anche fatti per uccidere. Tutti possono uccidere. Non devi essere pazzo o averlo nel DNA o essere trasformato in un mostro da un'infanzia tremenda. Sono cazzate. Chiunque può uccidere. Chiunque è capace. Tutti arrivano o possono arrivare al punto che ammazzerebbero, è questo l'unico fatto reale. Gli uomini posso anche uccidere. Gli uomini sono nati anche per quello. Il fatto è che se lo sai e pensi che sia sbagliato, lavori su te stesso in modo da non rimetterti più nella volontà di uccidere di nuovo. A meno che tu non sia pazzo, puoi controllarti e puoi scegliere. Il fatto che puoi arrivare a volerlo non significa che lo farai e che non puoi controllarti. Puoi farlo benissimo. Oggi sei stato fermato ma non è bastato. Però puoi imparare a fermarti da solo. Puoi fare qualunque cosa decidi, ricordati che il sistema c'è sempre per ogni cosa. -
Kari nel suo pianto si aggrappò a quelle parole chiedendosi come faceva a sapere che gli bruciava tantissimo aver ucciso suo fratello.
- Non sei come lui. Lui ammazzava perché era pazzo o perché era stato trasformato in un mostro. Qualunque motivo avesse era una cosa ripetuta e la scusa eri tu, ma lui ammazzava per il dolore che provava dentro. Ammazzava quel dolore. Quella solitudine. Quel vuoto. Quell'odio. Quella freddezza. Tu l'hai fatto perché volevi chiudere definitivamente e per sempre con quel tuo buco nero rappresentato da lui. Il tuo passato ha divorato ogni cosa di te e continuava a farlo e sapevi che se non avessi messo un punto definitivo e per sempre, avrebbe continuato a tornare e divorarti! Ma puoi essere aiutato, puoi guarire da tutto. C'è sempre un modo. Sempre. A tutto. Non esiste niente che non può essere guarito. Devi volerlo, devi chiederlo. Lo hai imparato, ormai... - Era vero, Niky aveva lavorato tantissimo per quello. Perché era riuscito a fargli volere di vivere ed essere felice.
Per questo non aveva potuto permettere che di nuovo i suoi mostri del passato tornassero a rubargli l'esistenza.
- Ora sei libero, puoi vivere nel migliore dei modi, puoi guarire sapendo che non ti ammalerai più. - Continuò a ruota libera, Kari beveva tutte le sue parole incapace di smettere di ascoltarlo. Sperava continuasse. Sperava non si fermasse. Era come se gli strappasse da dentro l'anima e gliela leggesse. Leggesse laddove lui non riusciva più a leggere.
- Non siete nati così. Siete stati spinti ad esserlo, ma tu non l'hai accettato. Ricordati sempre, Kari, che tu non l'hai mai accettato. Gabriel l'ha accettato perché pensava di non avere scelta e questo l'ha rovinato. Ma tu no. Tu non l'hai accettato ricordalo. Sei scappato perché non eri così. La trasformazione non è stata completata, con te. Tu sei padrone di te stesso. Lo sarai sempre. - Fu come ridargli ossigeno.
Kari tornò a respirare e smise di piangere per alzare il viso e baciarlo.
Forse era sbagliato, forse era vero che vedeva Joshua come un padre e Niky come un fratello e che inconsciamente era convinto che con queste figure ci si comportasse in altre maniere. Però per il momento non ne poteva fare a meno.
Non poteva smettere.
Qualunque tipo di amore fosse quello che provava per Joshua era vero e reale ed era forte.
Se un giorno si sarebbe reso conto che era un padre e non un fidanzato, avrebbe agito di conseguenza.
Ma ora aveva bisogno di quello.
Di tutto l'amore possibile. Ed era lì davanti a lui che l'abbracciava con una dolcezza infinita.
Così quel bacio fu un altro passo verso la rinascita.