*Tempo di approfondire un po' di cose, a partire dal particolarissimo rapporto che si è instaurato in poco tempo fra Niky e Kari, per poi iniziare a crearne uno fra Kari e Chris mentre quest'ultimo si tuffa nel sensibile mondo di Niky. La relazione fra Niky e Chris è sempre accennata sebbene sia in pieno svolgimento perché la fic è totalmente incentrata su Kari, però tramite lui si vivono in qualche modo anche le vicende degli altri. Chris è molto particolare e tramite Kari lo scopriremo. Buona lettura. Baci Akane* 

CAPITOLO IX: 
COMINCIANDO A SCOPRIRSI

chrisniky

"Dev'essere stato nella mia testa
ho perso la speranza che mi rimaneva
e adesso, alla fine, accadrá
dormiamo, sognamo, non abbiamo di meno
lungoil percorso abbiamo perso la nostra strada
è tutto un gioco che devo giocare
e adesso il debole cade"

- Breaking Benjamin-  The dark of you -

Ci fu solo un momento fugace in cui Kari riuscì a stare con Niky senza orecchi indiscreti. Erano passati da casa di quest’ultimo per prendere i bagagli e portarli da Chris e mentre questi aspettava giù in auto cercando di non farsi riconoscere - il volto più popolare del gruppo era proprio il suo, Kari fissandolo truce disse diretto ed accusatore: 
- Lo sai che sei cotto come una merda, vero? - Niky fece cadere i vestiti che aveva in mano e colto in fallo cercò di smentirlo con scarso successo: 
- M-ma cosa dici, dai! Non è mica vero! - Ma non seppe dire altro e quando l'altro gli rovesciò il cassetto dell’intimo nella valigia, borbottò seccato: 
- Prenditi pure per il culo, ma non farlo con me. Sei cotto e ti stai mettendo nelle mani del diavolo, lo sai? - 
- Ma dai, Chris non è così male… diavolo addirittura? - Niky cominciava a preoccuparsi, da un lato gli dispiaceva vederlo così astioso, non ne capiva bene il motivo, però capiva che era in pensiero per lui. Dall’altro se aveva ragione a dire quelle cose forse si era davvero messo in trappola…
Kari lo fulminò con uno sguardo tetro.
- Tu non lo conosci! Finché si tratta di lavorarci insieme o avere un rapporto d’amicizia è un conto, ma quando si tratta di avere qualcosa di più è tutta un’altra cosa. Il sentimento più vicino all’amore che è in grado di provare è solo quello verso sé stesso. Tu sei uno specchio, per lui. Rimandi di lui un’immagine meravigliosa perché ne sei stra cotto, ma non sei obiettivo perché non lo conosci veramente. Lo trovi bello, bravo, ammaliante, sexy, bravo a letto. Ti considera una sua proprietà. Per lui sarà come avere un cagnolino. Niky, ti ridurrai in poltiglia, vedrai! - Ma non disse altro, non intendeva fare il salvatore di nessuno, non sapeva salvare sé stesso, figurarsi gli altri.
Il giovane rimase di sasso nell’ascoltarlo e spaventato dalle mani in cui si stava per mettere, esitò prima di uscire dalla camera e seguire l'amico con la valigia; questi, non sentendolo dietro di sé, si girò e tornò indietro. Rimase sulla soglia a fissarlo sempre accigliato. Stava cominciando ad essere anche troppo espressivo…
- Cos’hai? - 
A quel punto era talmente amareggiato e preoccupato da non saper nemmeno cosa dire di preciso.
- Non so cosa fare… - Kari capì che aveva esagerato e capì anche che se al suo posto ci fosse stato lui alle prese con Joshua non avrebbero tenuto ragionamenti. Si morse il labbro e posando la valigia lo raggiunse avvolgendolo con un abbraccio protettivo e di scuse.
- Fai quello che credi, lascia perdere quello che pensano gli altri. Non dovevo vomitarti addosso le mie cazzate su di lui. Magari per Chris gli ci vuoi tu e la tua dolcezza. Non so cosa mi hai fatto, ma sei riuscito a farmi prendere cura di me e farmi smettere di bere, quindi potresti veramente aiutare Chris a capire che il mondo non è uno specchio che rimanda la sua fottuta immagine. Non pensare a niente, vai e basta. - 
Niky si aggrappò alla sua schiena e stringendosi a lui come se fosse l’unico modo per non affondare, si sentì meglio. 
Era pieno di dubbi già di suo, non poteva circondarsi di gente che lo deragliava e gliene metteva ulteriormente. Kari iniziò a carezzargli la nuca arruffandogli i capelli neri che erano mossi di natura con fare fraterno, rimasero un paio di secondi così e quando si sentì meglio ripensò alle sue parole.
- Ma io non ho fatto niente, sono solo stato lì ad ascoltarti, anzi… sono stato invadente, ti ho chiesto cose personali che non mi riguardavano. Non ho fatto proprio nulla, sai… - 
- Non è poco ascoltarmi. Nessuno osa mai farmi domande per non ricevere il mio sguardo da ‘non rompere il cazzo’. E così non mi chiedono nulla. - Fece Kari non avendo più la minima intenzione di lasciarlo andare.
- Avevi solo bisogno di essere ascoltato e di sfogarti. - Asserì piano l'altro lusingato da quelli che vedeva come ringraziamenti inaspettati. Davvero lui credeva di non aver fatto niente di speciale. 
- Non è poco. - Concluse deciso continuando a tenerselo a sé. 
- Se vuoi saperlo ho anche pregato per te. - Lo disse con orgoglio contento di averlo fatto con tanto fervore. Da quando l’aveva conosciuto non aveva smesso un secondo di chiedere a Dio la grazia di aiutare quel povero ragazzo che si addormentava di continuo e si auto distruggeva con l’alcool.
Ora non solo stava smettendo di bere e stava già al cinquanta percento più sveglio di prima, ma parlava anche di più, faceva espressioni e si interessava a qualcun altro. Quel qualcuno era lui, ma quel che contava era che uscisse almeno un po’ dal suo guscio.
I cambiamenti in Kari in pochi giorni erano stati tanti ed enormi, a partire dal riuscire ad essersi messo con Joshua e quindi essersi aperto a lui. Quel che a Niky dispiaceva era che gli altri ancora non li notavano, quei miglioramenti, ma era fiducioso e sapeva che ce l’avrebbe fatta a farsi vedere da tutti. 
Sarebbe diventato una rosa magnifica da ortica che era. 
Kari ridacchiò all’idea di sapere che qualcuno aveva pregato per lui, quindi percependolo Niky si sentì meglio e pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà.
Se Christopher era la sua prossima missione, sarebbe andato da lui senza paura. Sicuramente Dio l’avrebbe accompagnato, ne era certo. Come sempre, del resto. Non era razzista, Dio. Insegnava l’amore e l’uguaglianza, di conseguenza non contava se a qualcuno piacevano quelli dello stesso sesso purché operasse sempre seguendo i Suoi insegnamenti ed i Suoi ideali.
Niky brillando di luce propria si staccò dal suo petto e rimanendo allegramente abbracciato a lui, disse:
- Dovremmo andare, no? Chris mi aspetta in macchina… - 
Kari sbuffò ricambiando il suo sguardo: 
- Poteva anche aspettarci a casa, non ti rapivo mica! Ti portavo da lui, che cazzo! - Niky rise e l’altro scosse il capo. - Il solito egocentrico! - In realtà il vero termine sarebbe stato ‘geloso’ ma dirlo voleva insinuare che fra loro poteva esserci qualcosa e non voleva correre troppo.
- È solo uno pieno di insicurezze… - Nel momento in cui lo disse Kari sgranò gli occhi sorpreso.
- Che cazzo dici, ti sei fatto? - Chris non sembrava di certo uno insicuro, anzi. Era proprio quella sua eccessiva sicurezza che stava tanto sulle scatole a molti. Si sarebbe messo a ridere se l’avesse detto qualcun altro, ma essendo lui capì che lo pensava veramente.
- Perché credi abbia bisogno sempre di guardare sé stesso negli altri? Perché non è sicuro di sé, di chi è, di che tipo sia, di come lo vedono… vuole sapere tutto su di sé, controllare ogni cosa, essere chi vuole, ma in realtà non è sicuro di riuscirci e così si guarda di continuo, si cerca negli altri e non vede altri che sé. Questo è il più grande sintomo d’insicurezza! - 
Kari profondamente colpito da quella riflessione che considerò la più vera fatta sul suo compagno di band, chiese stupito:
- Ma hai studiato psicologia? - 
- No, perché? - 
- E come ti vengono queste cose? - 
- Mi vengono così… - Non lo disse come banale giustificazione od in senso ironico o perché non sapeva cosa dire, lo disse perché era vero e Kari capì la sua sincerità.
Avrebbe approfondito l’argomento volentieri, ma non sapendo comunque cosa dire, decise di lasciar perdere.
- Allora forse sei veramente quello giusto per lui. - Concluse sciogliendosi e prendendolo sotto braccio. Riprese la valigia e lo condusse fuori. Vederlo sorridere era decisamente più tranquillizzante, ora che l’aveva sentito parlare in quel modo di lui poteva credere che dopo tutto non fosse così male la situazione che si era creata. Per la motivazione sbagliata, ma quello che contava era come finiva.

Quando arrivò a casa Kari si stupì di trovare Joshua ad aspettarlo, per lui era presto, la sua giornata lavorativa solitamente proseguiva fino ad ora di cena mentre lì era pomeriggio. 
Di malumore per molti motivi, non ci fece caso più di tanto e buttandosi sul divano con l’unica intenzione di dormicchiare per non pensare più a niente e far scivolare di nuovo le ore velocemente, la voce di Joshua glielo impedì quasi subito.
Era sostenuta e provocatoria, gli stava girando qualcosa sul groppone che ora avrebbe buttato fuori.
- Che hai, non ti piace che Niky stia con Chris? - Dritto al sodo e all’attacco in pieno suo stile.
Kari sbuffò, se quella era gelosia era quasi una barzelletta su di lui!
- Non stanno insieme! Quello non sa come si sta veramente con le persone e penso che non sia l’unico. - Dal modo in cui disse ‘quello’ si capì subito a chi si riferiva e anche la seconda accusa era fin troppo chiara. 
Joshua ghignò lieto che venissero fuori i problemi. Odiava girarci intorno per giorni.
Comunque era nell’aria da quando si erano messi insieme, in un certo modo. Una sorta di ulteriore chiarimento o approfondimento.
- Parli di me? - Chiese appoggiandosi al mobile dello stereo poco più in là del divano. Le braccia conserte, le caviglie incrociate, l’aria di sfida. Kari aprì finalmente gli occhi e sciolse le mani da dietro la nuca, quindi girando il capo per guardarlo bene, rispose astioso:
- Certo che parlo di te! Di chi altri dovrei parlare? - 
Joshua non perse tempo ad indagare, sapeva già cosa aveva per la testa, quel che gli premeva era ben altro e andò di nuovo al sodo con sferzante ironia: 
- Non so, potresti dirmi cosa te ne frega di quello che combinano Niky e Chris, ad esempio! - 
Kari si tirò su a sedere per guardarlo meglio e si capì subito dai modi che cominciava ad innervosirsi per bene. Perché dovevano sempre finire per litigare?
- E tu potresti dirmi invece perché non mi chiedi di me e della mia vita! - Era una fissa e Joshua lo sapeva anche senza la conferma che quel giorno gli aveva dato Niky. Il fatto che Kari si aprisse tanto con lui non poteva che essere motivo di ulteriore fastidio, ma non si mosse ed anzi rispose sempre alla stessa maniera, fastidiosamente provocatorio e acido: 
- E tu potresti piantarla di fissarti con certe stronzate, no? - il ragazzo proprio non capiva perché si impuntava tanto su quella linea. Sapeva che ci teneva a lui, ma era ormai sempre più convinto che fosse una cosa passeggera, una sorta di capriccio o di sfizio o al massimo una sfida con sé stesso. Vinta questa si sarebbe stufato di lui. Si spiegava così il suo non voler entrare nella sua vita. Eppure lui lo voleva, voleva così tanto che ci entrasse di più… in tutti i modi, non solo fisicamente. 
Dio, come lo voleva. 
Si sentì male improvvisamente e la voglia di stordirsi con l'alcool lo invase, quindi sperò di poter tuffarsi in un sonno profondo senza risveglio per risolvere tutto. Dormire e sognare per sempre senza più stupidaggini. Mica male, no?
- Allora anche tu devi piantarla con le tue, di stronzate! - Inteso quelle su Niky e Chris e quella specie di gelosia. Joshua non era veramente geloso, era la persona più sicura di sé che avesse mai calpestato la Terra. Era solo una delle sue provocazioni per fargli dire come mai si era aperto tanto con Niky, tutto lì. 
Certo che glielo poteva dire, il motivo, ma sarebbe stato come cedere per primo e non intendeva farlo, non era giusto, non voleva. Doveva essere Joshua a dimostrargli per una volta qualcosa. Quanto ci teneva a lui, tanto per cominciare. 
Si scambiarono degli sguardi tempestosi, tanto aggressivo uno quanto furente l’altro. Dopo essersi sbranati per qualche istante, il più grande diede il solito crudele colpo di grazia. Era una questione di principio anche per lui. Kari doveva imparare a fare le cose da solo senza che gli altri glielo chiedessero e lo supplicassero. Se voleva aprirsi perché diavolo non lo faceva e basta, invece di aspettare che glielo chiedesse?
Voleva sapere se gli interessava veramente, ma che diavolo voleva? La baby-sitter sempre pronta a rimboccargli le coperte? Doveva prendersi da solo ciò che voleva, non l’aveva ancora imparato?
- Visto che stiamo entrambi parlando solo di stronzate allora direi che non abbiamo niente da dirci! - 
Con questo se ne andò dal soggiorno chiudendosi nello studio.
Quando Joshua sentì sbattere la porta d’ingresso pregò di risentirla presto riaprirsi. Pregò che Kari tornasse e che fosse anche sobrio.
Per quanto fosse preoccupato per lui nonostante i grandi miglioramenti di quei giorni, lo vedeva sempre in bilico su un burrone che non perdonava. Il punto era che non poteva fare la corda che lo legava alla terraferma. Doveva riuscire ad allontanarsi da solo, da quel burrone, doveva volerlo lui per primo o niente e nessuno l’avrebbe veramente salvato.
La porta non tornò ad aprirsi per tutta la notte e per orgoglio non rimase ad aspettarlo nel divano, convinto che questa volta non se lo meritasse, però rimase sveglio gran parte di essa lo stesso. 
Quando al mattino non lo vide né in camera sua, né nel divano, né riverso in qualche bagno a vomitare l’anima, l’ansia lo colse come mai gli era successo in vita sua.
Alla fine era sempre tornato, nonostante i suoi timori che non succedesse. Era sempre stato lì in qualche posto di casa a dormire distrutto. 
Quella era stata la prima volta che non era tornato e vedendo per un istante agghiacciante tutte le paure di quegli ultimi tempi incarnarsi e diventare vere, morì dentro per un momento leggendario.
Non poteva fare così, sapeva che era quello il suo punto debole, glielo aveva detto. Il non rivederlo a casa il mattino dopo lo mandava fuori di testa e lui non poteva non tornare di proposito per fargli male. Non era giusto, non era un comportamento accettabile.
Fu per questo che non lo chiamò e non lo cercò nonostante la frenesia per non sapere dove fosse e se stesse bene.
Sperò solo che fosse con uno dei ragazzi e non a farsi in qualche angolo della strada.
Non lo chiamò, però prima di andare a lavoro fece tutti gli angoli malfamati della città e nel non vederlo riverso a terra si sentì un po’ più sollevato. 
Non chiamò nemmeno Niky per dirgli di trovare Kari e vedere di lui, non si assicurò in alcun modo che facesse quello che doveva in quanto bassista. Per Joshua, Kari non c’era più anche se sapeva che era una cosa provvisoria e che non avrebbe mai potuto cancellarlo per sempre.
La furia che lo investì fu qualcosa di impossibile, la consapevolezza che Kari l’avesse fatto apposta perché quello era il suo unico punto debole, lo mandava completamente fuori di testa e nonostante questo non riusciva, mentre lavorava, a non pensare costantemente al fatto di poter ricevere da un momento all’altro la chiamata di un poliziotto che gli diceva di andare a riconoscere il corpo di un giovane morto per overdose. Questo era lui, quello che pensava al peggio del peggio per prepararsi a qualunque evenienza e non farsi trovare impreparato.
Non gli interessavano gli ottimismi, ma solo il realismo.
Eppure poteva chiamarsi realismo il terrore di non rivedere più Kari?
Il terrore che tornasse a finire male?
Che si distruggesse di nuovo?
Combatté fra sé e sé non poco e lo fece per tutto il giorno consapevole, o sperandolo fortemente, di rivederlo a sera a casa e di poterci litigare come si doveva.

 
L’unica cosa a cui Kari riuscì a pensare una volta in macchina, fu di correre tanto forte da non vedere più il mondo intorno a sé e solo quando sfiorò un incidente molto grave rischiando di portarsi dietro anche altre persone, si rese conto che non poteva farlo.
Si diede una regolata solo per la consapevolezza che Joshua ne sarebbe morto ed anche se nel dirselo si rispondeva che comunque non gliene importava niente, non tornò a correre come un pazzo.
Non avendo in testa nessun altro viso alternativo a Joshua che non fosse Niky, andò senza esitare da Christopher.
Si erano quasi appena lasciati, solo qualche ora e rieccolo lì come fosse incapace di stargli lontano.
Se ne fregava di quello che sembrava, lui sapeva chi era. 
Quando suonò ed un seccato Chris gli aprì, capì subito di aver interrotto qualcosa e infastidito anche da quello perché significava che Niky si sarebbe fatto ampiamente del male di lì a breve, entrò.
Christopher non l’aggredì stupito dell’aria fuori di sé che aveva.
- Che hai? - Chiese andandogli dietro.
Si trovò a camminare per la sua ampia villa come un’anima in pena e solo quando raggiunse il soggiorno con Niky seduto su una poltrona ed un’aria strana ed imbarazzata, i fili si ruppero di schianto. 
- Kari? - Lo chiamò piano l’amico alzandosi in piedi. 
- Ho… - Tentò di spiegargli, ma le corde vocali erano atrofizzate e voleva bere per bruciarsi i neuroni e non capire più niente. Voleva annegare, voleva addormentarsi, voleva non sentirsi più così. Solo agli occhi sinceramente preoccupati di Niky trovò la forza di continuare roco e cupo: - ho litigato con Joshua. - 
Chris si mise in parte appoggiato ad un tavolo e senza dire o fare nulla, non sapendo molti dei dettagli che invece sapeva Niky, stette in ascolto e basta.
Kari era veramente sconvolto, sembrava sull’orlo di esplodere, era chiaro che voleva piangere e gridare, ma che non voleva farlo per paura di chissà cosa. Avrebbe voluto sinceramente fare qualcosa per lui, però capì che l’unica era non offrirgli da bere. 
Chiedendosi come sarebbe finita, trovò tutte le risposte. Specie quelle che riguardavano il rapporto fra Kari e Niky, argomento che l’aveva assillato in ogni modo. 
Quando Niky aprì le braccia, Kari vi si rifugiò come se fossero il suo salvagente e fu strano perché non era la differenza di fisico, Niky non era poi così piccoletto tutto sommato. Era la differenza di personalità.
Kari dava di sé l’idea di uno che di certo non si appoggiava a nessuno e che piuttosto faceva il senzatetto ed ora era lì abbracciato a qualcun altro con il puro bisogno di essere sostenuto e consolato.
Chris capì di cosa si trattava e nel momento in cui li vide così, rivide sé stesso poco prima quando era lui quello che era stato aiutato da Niky. Non riusciva ancora a comprendere chi fosse, ma era chiaro quanto importante riusciva ad essere per chi gli stava accanto.
Quella sua capacità innata di entrare negli altri e renderli quasi dipendenti da lui non era normale, non l’aveva vista in nessuno, era qualcosa di incredibile e non si sentì geloso come gli altri giorni perché finalmente cominciava a capire. 
Prima Niky aveva scritto una poesia su Kari e Chris si era ingelosito facendogli una piazzata, si era calmato solo per chiedergli una poesia anche su di lui. Niky gliel'aveva fatta e quel che aveva tirato fuori l'aveva sconvolto al punto da farlo piangere. 
Non poteva dimenticare, dal dialogo che avevano avuto dopo, un dialogo serio ed estremamente profondo, la frase di quel ragazzo:
- Sotto la superficie del mare ci sono gli abissi. Non sei solo un bel ragazzo, un corpo da avere ed un cantante da ascoltare. Sei un abisso da conoscere. Ti va di mostrarmelo? -
Chris si era aperto a lui con una facilità disarmante, spiegandogli delle proprie debolezze e del fatto che era vero che negli altri cercava sé stesso per paura di rimanere solo. Era riuscito a dirgli che pur di avere i consensi degli altri ed un falso affetto, si era ridotto ad essere quel che gli altri volevano lui fosse. Solo Niky aveva capito subito che c'era altro oltre a quegli atteggiamenti superficiali e narcisisti. Avevano finito per baciarsi e Kari era arrivato esattamente in quel momento. 
- Dai, non è definitivo. Sono sicuro che vi siete capiti male come sempre! - Stava dicendo Niky. Kari non voleva parlarne, sembrava ancora troppo infuriato per riuscirci, ma aveva bisogno di stargli abbracciato e nascondere il viso contro la sua spalla e aggrapparsi alla sua maglia. 
Non si poteva sentire meglio solo per quello, però almeno scemò la voglia di bere rimanendo solo quella di annullarsi in qualche modo.
Voleva dormire.
Solo dormire e basta, senza pensare, sentire, parlare. 
- È solo uno stronzo e basta, non gliene fotte veramente un cazzo di me. - E di nuovo questa convinzione, questa insicurezza abissale di non essere mai veramente voluto da nessuno, di essere lasciato.
Fu nell’averlo fra le braccia con quella fragilità che Niky vide una similitudine incredibile fra lui e Chris, non lo fece di proposito, ma pensandolo cercò il ragazzo con lo sguardo e lo vide assorto a fissarli poco più in là.
Era molto pensieroso, ma non arrabbiato od infastidito. Sembrava colpito da quel che vedeva e sperò non fraintendesse.
- Sono sicuro che non è così, dovete solo calmarvi. Cosa vi siete detti? - Chris si stupì che glielo chiedesse. Nessuno glielo avrebbe chiesto e nessuno gli avrebbe detto nulla di particolare. Nessuno, anzi, aveva mai parlato veramente con Kari. Nessuno lo conosceva. Nessuno lo aveva visto fragile. Nessuno l’aveva sentito parlare. Nessuno lo aveva visto infuriato. Nessuno gli si era mai avvicinato veramente. Non come Niky. 
- Lui era seccato e con quel suo tono da prenderlo a pugni ha chiesto perché mi dava fastidio che tu stessi qua, io in risposta gli ho detto perchè non mi chiedeva di me e della mia vita e lui ha detto che erano solo stronzate le cose di cui stavamo parlando. Così lui è andato in studio ed io sono venuto via. Stavo per schiantarmi, prima. Non l’ho fatto solo per lui anche se sono convinto che non gliene freghi un cazzo di me in realtà! Sono solo una fottuta sfida. Vuole vedere se riesce a domarmi e basta! - 
Chris sconvolto non tanto per quel che aveva detto quanto per la quantità - non l’aveva mai sentito parlare tanto e così concitato, si sorprese nel vedere che per Niky era normale ascoltarlo. 
Kari si separò per guardarlo in viso mentre gli rispondeva, ora non aveva più la voglia di spaccare tutto ed esplodere, dopo il suo abbraccio si era sciolto e abbattuto, non aveva più forze e rabbia. Era rimasto solo un grande dolore interiore, un’inquietudine, un’angoscia identica a quella che Chris aveva letto nei versi di Niky all'inizio di quella serata, quei versi che l'avevano reso geloso.
Capì il senso di quelle parole scritte e si immaginò il resto della canzone.
Kari scappava da ciò che voleva per paura di perderlo, come aveva sempre perso tutto nella sua vita. 
Non erano proprio uguali, la vita di Chris era stata fortunata e felice, ma entrambi avevano paura di essere rifiutati e quindi si comportavano in maniera discutibile. Ognuno a modo suo e diversamente, ma comunque consequenzialmente a quella profonda paura ed insicurezza.
- Non è così, ne sono sicuro. È una persona contorta e quindi anche se non so di preciso perché si comporta così, so che non è come sembra. Nessuno è come sembra. Fidati. Lascia passare un po’, datevi modo di calmarvi e riflettere e poi torna a casa e torna ad affrontarlo con calma. Va bene? - 
Il suo era un ‘sta qua un’oretta e poi torna da lui’, ma alla fine divenne uno stare lì tutta la notte. 
Kari sembrò cercare una speranza in Niky, un rifugio che gli era sempre mancato e che ora sembrava essere lui. 
Chris capì cosa c’era in quel ragazzo.
Semplicemente chiedeva le cose, ascoltava e diceva la sua. Non si teneva tutto per sé per paura di essere rifiutato o qualcosa del genere. In molti facevano così, si facevano gli affari propri, o magari mettevano muri fra loro ed il mondo per non essere visti dentro e mantenere sempre una parte di loro al sicuro e non essere feriti del tutto. 
Niky dava invece tutto di sé senza paura e si limitava comunque ad esserci, ad interessarsi agli altri, a cercare di capirli e ad ascoltarli. 
Era questo, Niky. 
Uno che si interessava a chi lo circondava.
Ma con lui?
Con lui era lo stesso tipo di interesse che aveva per Kari o era altro?
Chris non seppe rispondersi.
- Posso rimanere a dormire qua? - Chiese con un filo di voce e l’amarezza nello sguardo, quello di chi era stato troppo deluso. 
Niky alzò lo sguardo oltre il ragazzo a cercare quello del proprietario che grattandosi il collo per dietro, si strinse nelle spalle e acconsentì. Non ne era felicissimo, aveva sperato di mangiarsi un po’ Cappuccetto Rosso, ma poteva anche aspettare per un’emergenza simile…
- Va bene. Ma domani fa in modo di parlare con lui, si preoccuperà molto. - 
- Non dirgli che sono qua, per favore! - Disse improvviso Kari mentre Niky lo lasciava andare a sprofondare nel divano senza forza di andare in altre stanze, né tanto meno fare qualsiasi altra cosa.
Niky non rispose, ma sapevano tutti che per amicizia non l’avrebbe fatto. Però sapevano anche che se Joshua glielo avrebbe chiesto espressamente, glielo avrebbe detto perché non sapeva mentire. 
Gli andò bene. Joshua non lo cercò, sorprendentemente. 
 
Il mattino dopo, Niky fu il primo a svegliarsi. Nell’agendina con gli impegni di Chris e Kari per quella giornata c’era segnata l’inizio delle riprese del primo video del singolo di prossima uscita, quindi erano tutti impegnati.
Non fece fatica a saltare giù dal letto e prepararsi, non aveva dormito tanto per colpa di quei sogni erotici su Chris e per quel che era successo il giorno precedente. Di cose a cui pensare ne aveva avute e prima delle due di notte non aveva preso sonno, quando ci era riuscito aveva sognato il cantante in tutte le salse per poi svegliarsi con un’erezione da paura. 
Sceso in cucina preparò la colazione per tutti e tre e quando fu pronta andò a svegliarli.
Sapeva che Kari non usava mai le sveglie e tanto per scrupolo guardò il suo cellulare spento. 
Aveva dormito nel soggiorno, su uno dei comodi e ampi divani, quindi aprendo le finestre a parete fece entrare la luce attenuata dai tendoni lunghi d’avorio ricamati in oro. 
Kari non diede segni di vita e sorridendo fraterno, Niky si sedette sul bordo del divano scuotendolo per la spalla con una certa dolcezza che manteneva sempre nei suoi modi. A quel tocco, finalmente il bassista in apparente coma reagì mugugnando. Aveva la luna storta e solo quando vide il suo viso sorridente sospirò e cercò di tornare fra i vivi. Aveva creduto fosse Joshua, lo svegliava sempre lui. O quasi sempre. 
Aveva sperato che fosse stato tutto un incubo, ed invece era successo sul serio. L'ennesimo litigio e loro più lontani che mai. 
Anche lui era l'ennesimo fallimento, prima o poi avrebbe dovuto andarsene perchè era il solito disastro in cui si imbatteva. O magari Joshua l'avrebbe abbandonato. Comunque non avrebbe funzionato. Ne era certo, ormai la sua vita era uno schema fisso.
Niente funzionava. Niente.
Niky gli ricordò gli impegni per il video e gli disse che la colazione era pronta in cucina, poi lo lasciò per andare a svegliare Christopher. 
Non era contento che quel tipo fosse libero di fargli quel che voleva, ma non era una questione di gelosia come poteva sembrare. Kari si sentiva coinvolto da Niky perchè Niky lo coinvolgeva nella sua vita e di conseguenza lo trattava come un fratello. Se suo fratello fosse stato come Niky, si sarebbe comportato così, sarebbe stato protettivo. Era questo il tipo di sentimento che si era mosso in lui. Per questo non gli piaceva che Chris soddisfacesse i propri desideri per puri capricci e che poi lasciasse Niky sofferente. Però, d'altro canto, più di tanto non poteva intromettersi. Non era nemmeno nel suo stile, dopotutto. 
Così pensando, sbuffò per tutte le cose a cui era riuscito a pensare aprendo gli occhi e andò in cucina immergendosi nel caffè. 
Di nuovo la voglia di affogare, tornare a dormire, spegnere la mente, smettere di pensare e provare. Come si poteva bloccare quel flusso senza usare sostanze stupefacenti?
L'aveva promesso a due persone importanti, non voleva riprendere.
Poi si fermò con la tazza a mezza strada capendo cosa aveva pensato.
Quello che faceva, nonostante tutto, era ancora per Joshua. 
Da lì capì che, volente o nolente, non sarebbe finita tanto facilmente con lui.
- Che palle! - Borbottò infatti da solo riprendendo a bere il caffè.
Sarebbe mai andata bene?
 
Quando lo raggiunsero in cucina, aveva finito la colazione. Niky era rosso in viso ma non disse nulla, Kari scosse il capo capendo al volo cosa era successo in camera con Chris e rimase in silenzio a sua volta. Non era favorevole ma, come già detto a sé stesso, erano affari di Niky. Lui stava solo pronto ad intervenire se serviva, perché ormai Niky meritava la sua protezione, se l'era conquistata. Il giovane prese il resto della caraffa bollente e fumante e cominciò a versarla nelle altre due tazze, fu lì che dietro di sé comparve subito Chris in veste notturna, ovvero in boxer. Per un pelo non si spanse addosso il caffè e mentre Kari borbottava brusco di stare attento, Chris gli prese la caraffa e con uno strano ghigno consapevole, versò lui stesso ad entrambi.
- Vestiti la prossima volta, vedrai che non rischia l’ustione! - Sbottò il bassista al cantante in una delle poche volte che comunicavano.
Non si parlavano mai, Kari in realtà non parlava con nessuno, c’era sempre stato solo Joshua fino a che non era arrivato Niky.
Chris stupito di sentire la sua voce rivolta proprio a sé, gli scoccò uno sguardo divertito e sedendosi cominciò con la colazione insieme ad un silenzioso ed imbarazzato Niky.
Dopo poco che mangiavano quel che aveva preparato, fu il padrone di casa a rompere il silenzio che si era creato, ma non per parlare al loro assistente, bensì per parlare al suo compagno di gruppo in una delle forse uniche volte da quando l’aveva conosciuto.
- Come stai? - Già solo il fatto che gli parlasse era anomalo, ma che si interessasse al suo umore era incredibile. Lo sguardo di Niky fu stupito, ma anche Kari si dimostrò vagamente sorpreso.
Si strinse nelle spalle. 
- Di merda. - Fece poi cavernoso. Chris strinse le labbra con un che di dispiaciuto e Niky continuò a sentirsi sempre più incredulo dinnanzi a quello che vedeva. Non si intromise.
- Oggi abbiamo le riprese, non avrai tempo di giorno di parlarci, ma stasera torna a casa e fallo. - Capendo che sembrava uno che si preoccupava per lui, volle correggere subito la stoccata. - Per non mandare a puttane il gruppo! Se Joshua prende il via di evitare di proposito gli incontri col gruppo per colpa tua, ci fa lavorare di sicuro male. Quando inizierà il tour lui verrà con noi, non voglio passare un anno se non due di merda! - Non stavano due anni continuamente fuori a suonare in giro per il mondo, di tanto in tanto tornavano a casa fra il tour di un continente e di un altro, ma alla fine dalla data del primissimo concerto a quella dell’ultimissimo, gli anni erano sempre due, al termine dei quali ricominciava la preparazione per il nuovo album. 
Kari capì che era una scusa grande come una casa, ma Niky ci cascò come un pero. Fortunatamente non ci pensò due volte a smascherarlo, non si faceva problemi a dire le cose in faccia. 
- Non ti facevo uno che si preoccupava per gli altri… - Era chiaro a cosa si riferiva e lo sguardo dello spettatore che correva sorpreso da uno all’altro era un autentico capolavoro.
- Neanche io pensavo che avessi la voce per parlare! - Rispose ironico l’altro per parare il colpo basso ricevuto. Rivelarsi per uno che in realtà pensava anche agli altri, seppure in rari casi, non gli piaceva, era come mostrare un lato debole di sé e lui cercava di evitarli tutti. 
- Non ci conoscevamo abbastanza. - Fece Kari allora schietto.
- Non ci conoscevamo per un cazzo. - Puntualizzò ironico Chris. 
- Comunque stasera torno da lui. Anche se non so che cazzo gli dirò. Magari faccio solo le valige e vado per conto mio! - Niky sgranò gli occhi preoccupato e tendendosi sul tavolo per poco non morì soffocato. Tossì al boccone di traverso, entrambi i ragazzi gli batterono la schiena insieme, poi questi si guardarono e Chris diede voce all’allarme evidente di Niky, solo che lo fece a modo suo.
- Se te ne vai da là scappi come hai sempre fatto in vita tua. Non è così? - 
Kari si fermò, non si aspettava nemmeno un attacco così diretto da parte sua, ma soprattutto così competente. Era davvero il primo dialogo che facevano. 
- Non me ne fotte, deve dimostrarmi che ci tiene e non a parole, non perché me lo urla e tira fuori le cose giuste da dirmi sul momento! Non mi ha nemmeno cercato, stanotte! - 
Chris scosse il capo.
- Se tieni spento quel cazzo di cellulare… - 
- Andiamo, vuoi che non sappia che sono qua con lui? - Sbottò indicando uno sbalordito Niky che non sapeva nemmeno come inserirsi. 
- Certo che lo sa, per questo non ti cerca. Lui è orgoglioso, non farà mai il primo passo, ma starà pregando come un forsennato che tu torni a casa. Lo stai uccidendo, così. - 
- Se lo merita! - Sentenziò il bassista stufo. Nell’ultima frase aveva tirato fuori un delizioso accento francese. Dal nome tutti avevano immaginato avesse origini francesi, ma nessuno glielo aveva mai chiesto, l'avevano solo dedotto da soli. Joshua l’aveva trovato in qualche stradina di Los Angeles, non potevano essere sicuri da dove venisse. Nessuno sapeva niente di lui, in realtà. 
- Sei francese? - Chiese ad un certo punto Chris diretto e curioso. Non ci vedeva niente di male nel chiederglielo…
Kari si sorprese che finalmente qualcuno glielo chiedesse e senza rendersene conto, sbalzato momentaneamente non tanto nel proprio passato quanto nello sguardo interessato e diretto di Chris, rispose: 
- Sì… ma ormai quelle origini sono morte e sepolte… - Niky era senza parole. Si stavano parlando, si stavano dicendo cose utili, si stavano interessando a loro e soprattutto si stavano aprendo.
Era incredibile e ritenendolo uno dei miracoli di Dio, non si rese conto che fondamentalmente il merito era suo, perché era per lui che erano entrambi lì. Lui che Chris si era preso in casa, lui che Kari aveva cercato la sera prima per farsi consolare, era stato ascoltando lo sfogo di Kari diretto a Niky che il cantante aveva capito molte cose di lui. 
- Non si capisce, l’accento ti viene fuori solo quando sei incazzato o stanco, l’ho notato ieri sera. Nemmeno da ubriaco, esce… - 
Era strano non sapere di che nazionalità fosse il proprio bassista, ma per Chris fu più strano sentirlo rispondere con naturalezza, come se fosse tutto andato via grazie alla chiacchierata con lui.
- Ho sempre parlato perfettamente l’inglese e quando sono venuto qua non ho mai più parlato francese, quindi l’accento è andato via in fretta. - 
Aveva anche una bella voce, solitamente si percepiva un borbottio indistinto. 
Rimasero a conversare del più e del meno per il resto del tempo a loro disposizione, senza dirsi niente di privato e personale, non si diedero più consigli e non fecero più domande particolari, però parlarono e Niky non asserì mezza parola, rimase ad osservarli e ascoltarli più contento che mai capendo che le cose si erano davvero mosse in un modo incredibilmente bello nonostante la situazione tesa fra Kari e Joshua.
Per quello si mise a pregare che si sistemasse tutto anche su quel fronte.