NOTE: arriva una nuova original, ha 39 capitoli ed è già scritta completamente, perciò metterò un capitolo ogni 5 giorni circa ed i capitoli in se non sono lunghi. Se seguite la mia pagina su FB saprete quando pubblico. 
La fic parla di calcio ed è ispirata a giocatori e situazioni specifiche, ma ho voluto per una volta girare tutto in ‘originale’ in modo da dare la possibilità ad altra gente di leggere e spero appassionarsi. Non dirò chi sono i miei modelli reali, ho scelto altri attori per la loro ‘interpretazione’, come faccio sempre, ma se qualcuno mi segue o segue bene il calcio dovrebbe capire subito di chi parlo. Questa storia mi è uscita così, inizialmente doveva essere breve, poi come mio solito mi sono dilungata. Non ho mai inserito dettagli su luoghi e provenienze di proposito.
Nel primo capitolo conosciamo i protagonisti che sono 2, Jake e David. Jake è interpretato da Zac Efron, è la tipica stella: bello, bravo, egocentrico, esagerato e notevole, mentre David è interpretato da Matthias Schoenaerts, una specie di ombra che non sai nemmeno che esiste: silenzioso, chiuso, misterioso, scontroso, emotivo. Sono due poli opposti, entrambi con difetti e pregi, ognuno con caratteristiche diverse che insieme impareranno ad aiutarsi e migliorarsi trovando insieme un equilibri, fino a diventare qualcosa di speciale uno per l’altro. Di volta in volta ci saranno personaggi secondari che avranno un ruolo importante. Specifico che gli attori scelti sono loro, ma le loro età non sempre corrispondono, sia Jake ma soprattutto David all'inizio sono piuttosto giovani. Non serve dire che la fic è slash. Buona lettura. Baci Akane

QUALCOSA DI SPECIALE

jay david

1. DUE NUOVI ACQUISTI

Quell’estate erano arrivati insieme allo stesso club. 

Jake era arrivato facendo un gran chiasso. In più di un senso, in effetti, visto che prima arrivavano le grida delle tifose sfegatate e poi lui. 
Era approdato in uno dei club di calcio più famosi del mondo, ma anche lui lo era già, pronto a diventarlo ancora di più. 
Tutti già conoscevano Jake Armstrong, l’attaccante più promettente degli ultimi anni, giovane eppure già nella lista dei migliori, con la stoffa di poter diventare il numero uno di tutti i tempi.
Veniva da un club inglese prestigioso, aveva vinto la Champions ed era stato nominato giocatore più forte dell’anno, aveva vinto premi individuali importanti e fatto parlare di sé in tanti modi sia all’interno del calcio, che fuori. 
Di lui si sapeva tutto, vita, morte e miracoli.
Era già al livello che se starnutiva, tutti lo sapevano, se era costipato il mondo intero si allarmava, se lui diceva una stronzata, tutti lo mettevano alla gogna senza nemmeno risalire alle fonti originali e capire il contesto e le modalità di tale stronzata. 
Comunque era anche vero che di stronzate tendeva a dirne e a farne, specie la sera quando invece di andare a dormire presto si perdeva in locali di dubbio gusto con compagnia di altrettanto dubbio gusto. 
Dubbio per il mondo intero, perché chiunque giudicava tutto ciò che faceva, con chi usciva, dove andava, come si vestiva... e per sua fortuna era sempre sul pezzo, anche se forse osava andarsene in giro con macchine troppo costose. Troppo, poi, per chissà chi, visto che il suo stipendio gli permetteva di essere dispendioso quanto voleva e di viziarsi.
E si viziava, ovviamente. 
Molto. 
Il mondo sapeva tutto di lui ed era destinato a saperne ancora di più, perché il tasso di fama sarebbe aumentato a dismisura. Un po’ per sua volontà, un po’ perché semplicemente quando diventavi il calciatore più pagato e più costoso del mondo nella storia del calcio, la fama l’acquistavi di diritto. 
Jake oltretutto era bello di natura, ma bisognava dire che sapeva valorizzarsi, passava ore davanti allo specchio a rendersi perfetto e alla moda, se aveva un capello fuori posto o qualcosa di non abbinato, sia pure che fosse solo il profumo, non usciva.
Nonostante queste manie era uno stacanovista. La sua vita professionale non ne risentiva perché anche se andava per locali e feste private, arrivava un’ora prima al centro sportivo per allenarsi e se ne andava un’ora dopo. Decisamente era quello che perdeva più tempo dietro al calcio, perciò non era solo una questione di apparire bello e perfetto nella vita pubblica, ma anche bravo ed il migliore nella vita professionale. 
Ma nel provato chi era realmente Jake? 
Era egocentrico, narcisista e superficiale come appariva al mondo? 
Oppure era preciso, pignolo e professionale come si comportava nell’ambito sportivo? 
Forse ciò che lo caratterizzava realmente nel privato, ovvero sotto la maschera e senza una palla al piede, era la parola ‘esagerazione’. 
Jake era esagerato sotto ogni aspetto, qualunque cosa facesse, usasse, gli piacesse o dicesse, era sempre in maniera esagerata, in qualche modo era sempre troppo, di più, in esubero se non addirittura megalomane. 
Quello era un tratto originale, ma decisamente non era tutto lì.
Aveva tanti soprannomi, uno fra questi era ‘Star’, perché si comportava come una star in ogni contesto o per lo meno così appariva a tutti quelli che lo vedevano. 
Mondo esterno e compagni di squadra. 
Era comunque probabile, come in ogni caso, che ci fosse dell’altro dietro le mura della villa più grande e costosa della capitale in cui era approdato in estate, ad una modica cifra che superava i cento milioni. La cifra attualmente più alta. 

David, invece, era tutto l’opposto.
Lui era arrivato in sordina, in perfetto silenzio, senza farsi notare.
Nessuno lo conosceva, nessuno aveva sentito niente di lui. Tutti quelli che sentivano di David Martin si chiedevano chi fosse e da dove venisse ma soprattutto come mai quel club così rinomato, uno dei migliori di sempre, si metteva a comprare giocatori così sconosciuti dopo averne acquistato uno dei più in vista del momento. 
Associazioni strane, si erano detti tutti, ma forse non poi così impensabili visto che se un club spendeva più di cento milioni per una persona, non poteva spenderne altrettanti per altri. Non aveva nemmeno tanto senso comprare tutti i giocatori migliori in circolazione, poi contro chi giocavano per gareggiare? Contro loro stessi? 
David veniva da un club che non aveva mai fatto grandi cose, forse un paio di annate interessanti, le ultime due di tutto rispetto, ma trattandosi di un campionato minore non gli avevano dato molto credito. 
Se ci si prendeva la briga di approfondire si scopriva che tale club aveva avuto le sue annate migliori proprio grazie a David, ma ugualmente non l’avevano pagato più di trenta milioni, poco per un club che ne spendeva tre giorni prima più di cento per un altro giocatore. 
David era un attaccante, una punta per la precisione, al contrario di Jake che era un’ala che poteva ricoprire tutte le posizioni dell’attacco. 
Tutti avevano pensato che l’avessero preso per essere l’ombra di Jay, ovvero il suo sostituto, perciò appena appreso vagamente chi era ed in che posizione giocava, per non dire quanto era costato e quanto basso era il suo ingaggio, nessuno ci aveva dato più peso, tutti si erano dimenticati di lui. Si era parlato pochissimo di David Martin, giusto le informazioni essenziali. Provenienza di club, di nazionalità, costo della trattativa, ingaggio annuale e posizione in campo. 
Stop. 
Quando lui arrivava al centro sportivo o al campo, non si sentivano urla e applausi, non si sentiva nulla. Era come un ninja che sfilava via nell’ombra senza farsi notare, lui appariva e basta, faceva ciò per cui era chiamato esattamente nell’ora corretta, né prima né dopo, in perfetto silenzio e senza uno straccio di interazioni con anima viva, eseguiva gli allenamenti e poi altrettanto silenzioso se ne andava senza salutare, quasi. O forse lo faceva, ma nel chiasso generale nessuno lo notava e nessuno sentiva la sua assenza nemmeno dopo. Nessuno sapeva che voce avesse, anche se era molto profonda e cavernosa, nessuno sapeva a che livello era la sua nuova lingua da imparare in quanto straniero, nessuno si chiedeva se fosse timido, chiuso o se non parlasse perché non sapeva ancora la loro lingua. Nessuno si chiedeva nemmeno se li capiva, ma dato che faceva ciò che il mister e i preparatori chiedevano, davano per scontato che qualcosa lo capisse. Anche se effettivamente poteva andare per imitazione.
David era un autentico mistero, nessuno sapeva nemmeno che macchina avesse e dove vivesse. Prima di affibbiargli un soprannome più serio di ‘ombra’ come qualcuno aveva azzardato senza avere molto seguito, era passato qualche tempo, erano dovuti accorgersi letteralmente della sua esistenza poiché inizialmente effettivamente aveva fatto la riserva e giocando poco aveva faticato ad inserirsi nel gioco, finendo per mostrare poco e niente. 
Solo dopo un tempo considerevole aveva dimostrato di saper giocare a calcio.
Eccome se lo sapeva fare.
Quando si era deciso a mostrarlo a tutti, il suo soprannome era stato Cigno per la sua estrema eleganza in campo con un pallone ai piedi. 
Anche Jay aveva avuto un altro soprannome una volta iniziato il campionato, un soprannome che riguardava il suo modo di stare in campo e di giocare. 
Superman. 
La sua potenza e la sua velocità non avevano eguali.