*Denis è in crisi, ha problemi a calcio e quando lui ha problemi da bravo emotivo li vive non male, molto peggio. E se la persona che ami sta male, nemmeno tu stai bene. Perciò Jay è straordinariamente giù, ma David se ne accorge e lo saprà sorprendere. Buona lettura. Baci Akane*
10. UNA MANO LAVA L’ALTRA
Il resto dell’anno di Jay fu caratterizzato dalla crisi personale e calcistica di Denis, perciò ogni sua energia di ogni momento della sua giornata, sia che fosse in campo che fuori, era concentrata totalmente sul suo amico.
Dopo l’infortunio, l’operazione, la riabilitazione e il ritorno in campo, aveva ripreso a sentire dolore al ginocchio a cui nessuno aveva creduto.
Aveva fatto visite da specialisti che non avevano riscontrato niente, perciò avevano giudicato l’origine del suo dolore psicosomatica. Questo aveva innescato un meccanismo di depressione nel giovane così emotivamente fragile, che si era messo in testa di voler mollare il calcio. Che in realtà stesse male perché inconsciamente non voleva giocare.
Jay era stato l’unico fra tutti ad intestardirsi che non era così, che lui non voleva mollare e che se sentiva male doveva solo sentire altri pareri, che allora aveva qualcosa realmente e che bastava curarsi.
Passò i mesi primaverili ed estivi a convincere Denis a fare altri consulti, a non mollare e a tirarlo su di continuo.
Mise ogni energia e forza in lui trascurando qualunque altra cosa a parte il calcio che per lui era un modo per ricaricarsi.
Si stava consumando anche lui, finendo addirittura per trascurarsi.
Verso tre quarti di stagione Jay l’aveva convinto ad andare in patria a consultarsi con un medico di fiducia, vedendolo partire sperò ardentemente che tornasse con buone notizie.
Se gli diagnosticavano qualcosa si poteva curare, non era pronto a separarsi da lui. Si era trovato davanti alla concreta eventualità di perderlo e mese dopo mese aveva solamente potuto rafforzare il suo sentimento che era molto più profondo del mero desiderio sessuale.
Non era solo quello, non gli era mai capitato di provare una cosa simile per nessuno e pensare di rinunciare a lui, di vederlo lasciare il calcio lo terrorizzava.
Sapeva che un giorno le loro strade professionali si sarebbero divise, ma sperava fosse più tardi possibile, dopo aver consolidato un rapporto destinato a durare anche fuori dai campi.
Una piccolissima parte di sé lo sperava. Di riuscire a farsi amare da lui al punto da venire meno a tutti i suoi principi saldi di uomo innamorato di sua moglie, dei suoi figli e di Dio. sebbene, comunque, era consapevole che probabilmente non avrebbe mai avuto niente più che l’amicizia.
In amicizia si rimane in contatto, ma quando c’è una separazione eccessiva è davvero difficile. Ci si vede e ci si sente ogni tanto. È diverso, lo sapeva.
Era l’ombra di sé mentre aspettava di avere sue notizie, spaventato all’idea del cambiamento che non poteva sopportare, non di già, non così presto.
Era così chiaramente preoccupato, che fu David ad avvicinarlo negli spogliatoi, quel giorno.
Si era meravigliato di vederlo lì seduto in attesa di lavarsi piuttosto che come suo solito in palestra a fare macchine.
- Ehi, ma che ci fai lì? - Jay sorrise riemergendo dal cellulare e dai messaggi poco positivi di Denis.
- Riprendo le forze... - David spontaneamente e già docciato, gli toccò l’orecchio affettuosamente senza pensarci. Dopo quella volta in piscina non era più successo nulla fra loro, ma David si sentiva molto più a suo agio con lui. Aveva anche visto che Jay non aveva fatto minimamente menzione di ciò che era capitato, perciò aveva capito di potersi fidare. Forse condividere un orgasmo e farsi toccare le parti basse ti rendeva intimo con qualcuno, David non sapeva dirlo. Però si sentiva più rilassato nei suoi confronti.
- Ma di solito a quest’ora non ci sei ancora... - Notò mentre si asciugava vicino a lui, in mezzo il posto vuoto di Denis. Jay lo guardò mentre si passava il telo dalla vita al viso ed al collo, lasciando scoperto il suo glorioso inguine.
- Vengo un’ora prima e faccio rifiniture e vado via un’ora dopo per fare palestra... ma oggi non ne ho più, mi sa. - Disse lasciando liberamente un filo di depressione fuoriuscire. David lo notò, fino a quel momento era stato bravo a mascherare, era la qualità maggiore di Jay fingere che tutto andasse bene, fingere di essere egoista, fingere di non fregarsi di nulla, quando nella realtà era tutto l’opposto. David lo osservò con più attenzione in viso e notò che aveva anche la barba, non aveva mai la barba, era sempre rasato al millimetro. Poi osservò i capelli sudati senza gel, quel giorno. Di solito ne aveva così tanto da non lasciar scappare nemmeno un capello nonostante gli allenamenti sotto il sole cocente della quasi estate.
- Jay, che ti succede? Stai male? Non è da te... ti stai lasciando andare... - Per notarlo lui doveva essere proprio evidente, si disse Jay ridendo fra sé e sé alzandosi e togliendosi la maglia senza maniche della divisa d’allenamento ancora madida di sudore. David si distrasse alla visione, mentre intorno a loro i compagni andavano e venivano lasciandoli in pace. Evidentemente tutti avevano notato lo strano stato di Jay e l’ancora più strana presenza del campione lì con loro. A quell’ora era sempre dietro alle macchine.
- Sto bene, sono solo prosciugato... sarà il caldo, sai... sono umano anche se sembro superman... - David arricciò la bocca carnosa esprimendo la sua scarsa convinzione nelle sue parole, lo guardò che si spogliava del tutto per farsi la doccia e si avvolgeva nell’asciugamano che avrebbe usato dopo per asciugarsi, si dimenticò di vestirsi guardando i suoi glutei sodi e marmorei come sempre.
Lo lasciò andare, non era tipo da insistere, ma decise di aspettarlo nonostante sarebbe stato pronto in cinque minuti. Jay era stato molto carino con lui a cercare di aiutarlo a modo suo senza insistere troppo, l’aveva invitato a casa sua e l’aveva coperto nel suo piccolo grande problema. Oltretutto gli aveva fatto capire a fatti che non era grave concedersi un po’ di piacere fine a sé stesso. Non che dopo quella volta avesse più avuto il coraggio di provarci con altri e sperimentare quel lato, ma ora quanto meno sapeva che se ci fosse stata l’occasione non sarebbe stato un problema.
Jay ci mise molto più del solito a lavarsi, quando uscì erano solo loro due, David era vestito e smanettava al cellulare seduto tutto scomposto con le gambe larghe e l’aria annoiata. Si illuminò nel vederlo tornare nudo e bagnato, con il suo asciugamano alla vita e l’astuccio col necessario per lavarsi sotto braccio.
Jay rallentò nel vedere che l’aveva aspettato mentre erano andati tutti via e capì che voleva approfondire un discorso che non era pronto a fare, non voleva farlo con nessuno, nemmeno con qualcuno con cui aveva più confidenza, figurarsi con lui.
Confidare quel che aveva l’avrebbe reso debole, lui non era debole. Aveva solo un momento, così gli scoccò un’occhiata maliziosa e fermandosi davanti a lui si aprì il telo scoprendo il proprio inguine in totale riposo e con scarsa voglia.
David alzò lo sguardo dal cellulare per vedere il suo membro davanti agli occhi e trattenne istintivamente il fiato.
- So che ora non è un grande spettacolo, ma se ti impegni penso che potrebbe migliorare la situazione... - Lo disse scherzando, ma con un’apertura a provare realmente la sua bocca su di sé. In stati d’animo simili non voleva scopare, ma magari poteva funzionare.
David preso contropiede si sentì impennare di voglia, si raddrizzò e strinse le gambe istintivamente posando il cellulare di fianco. Lo guardò dimenticando il suo viso, pensando realmente se fosse il caso, se potesse.
Lo voleva, ovviamente. Il desiderio di succhiare il suo primo cazzo gli era appena arrivata come un’onda alta quattro metri, si leccò le labbra e rimase lì fermo a fissare la sua erezione a riposo. Le dita fremevano per toccarglielo, la bocca asciutta voleva averlo dentro.
“Dai cazzo, è giù di corda, cosa ti metti a succhiargli l’uccello?!”
Con questo, pentendosene amaramente, gli mise la mano sul fianco e lo spinse lievemente come per dire di no. Mentre lo faceva si dava del coglione patentato, ma Jay, profondamente sorpreso, apprezzò infinitamente il gesto.
- Davvero? So che lo vuoi... - Disse senza filtrare. Normalmente certe cose non si dicevano, ma lui non si faceva problemi a mettersi sul piatto del più desiderato. David si morse il labbro e gli lanciò i boxer dal suo borsone che gli finirono in faccia.
- Vestiti! - Brontolò sempre per nulla convinto fosse la scelta migliore.
Jay decise di seguire il suo ordine perentorio e alzando un sopracciglio iniziò ad asciugarsi e vestirsi.
- Non sei qua per questo? - disse per deviare dall’ovvia conversazione che sarebbe arrivata di lì a breve.
- No, sono qua perché mi sembra ovvio che stai male... -
- Ma almeno hai mai preso un uccello in bocca? - Chiese cercando ancora di distrarlo. David avvampò e Jay rise nel suo modo rumoroso ed osceno.
- Piantala. Perché stai male? Non ti ho mai visto così! - Attaccò subito David. Jay non ci stava ad aprirsi, proprio per nulla, così proseguì mentre si vestiva.
- Sai come si dice, no? Quando inizi non finisci più... vedrai che quando scoperai con un ragazzo sarà la fine! - David provò l’insano istinto di dargli un pugno allo stomaco per zittirlo, ma si trattenne tornando come un toro pronto ad attaccare.
- Vedrai che Denis risolverà i suoi problemi e non ti lascerà. - Lo disse senza immaginare di sapere da solo cosa avesse, ma aveva capito benissimo che Jay era cotto di Denis, perciò se uno stava male, anche l’altro doveva necessariamente stare di merda per lo stesso motivo. Jay stava per riprendere con le sue risposte, ma si zittì colto in fallo e smise di fingere e di deviare.
“Fanculo!” Pensò solamente chiudendosi nel tipico mutismo che di norma vigeva in David.
- Lo ami, vero? - Non sapeva nemmeno se quello che nutriva Jay per Denis fosse amore.
Jay lo guardò stupito della sua domanda.
- Sembri in un altro pianeta. - David sorrise.
- Ed invece sono qua. - Non fu una vera risposta, ma a David bastò. Era chiaro che era un sì ed in effetti lo era. - Dai, vedrai che risolve tutto. - Disse ancora alzandosi e recuperando il suo borsone sportivo. Jay quasi del tutto pronto lo guardò mentre si infilava le scarpe.
- Lo spero. - Rispose.
David sulla porta lo aspettò senza aggiungere altro. Non era bravo in quelle cose, non sapeva nemmeno perché l’aveva fatto. Si era solo sentito di farlo ed aveva capito di riuscirci. Non era una cosa facile per lui, ma cominciare da qualche parte aiutava sempre. Le volte successive erano migliori, di solito.
Jay recuperò tutto ed uscì con lui, prima di separarsi per andare ognuno alla propria auto, si girò, gli prese il braccio, lo tirò verso di sé e gli scoccò un veloce bacio sulla guancia in modo poco mascolino, ma molto spontaneo. David rimase inebetito a farsi fare, con le sue labbra che gli bruciavano la guancia dove l’avevano toccato. Jay lo lascio e lo guardò con un sorriso imbarazzato.
- Grazie. - David alzò le spalle imbarazzato a sua volta, ma compiaciuto di come fosse finita, fece un cenno per poi andarsene senza dire nulla.
Jay e Denis erano destinati, in qualche modo. Lo sapeva.
“Cazzo, la prossima volta glielo succhio eccome, l’uccello!”
Si disse poi salendo in auto.