*Mentre Jay si rende conto di amare perdutamente Denis e questo torna nella sua vita come un raggio di sole, David sta per incontrare il suo Dio, un Dio che sta per cambiargli la vita in un modo che ancora non ha idea. Ma l'agitazione per incontrare il suo grande idolo lo porta a piombare da Jay, l'unico che sa di lui certe cose. Ma lui non gradirà molto l'interruzione. Mi scuso per il ritardo con cui pubblico, ma ho pubblicato un libro, Il gioco del diavolo, ed ho molte cose da fare per promuoverlo... nel frattempo lavoro perciò il tempo è tiranno! Comunque spero darete un'occhiata alla mia opera, è un giallo ed è acquistabile in libreria ed online. Vi lascio un link sicuro per comprarlo, con certezza so che da lì arriva in due giorni! Buona lettura. Baci Akane*
12. NEI PARAGGI DI DIO
Quando Jay rivide Denis, ebbe solo più conferme di quello che ormai aveva capito.
Quello era l’amore che non aveva mai capito. Ora lo capiva. Lo capiva eccome.
Non ci poteva credere, appena era giunta la voce aveva subito chiesto conferma convinto che non fosse vero o che ci fosse qualche trucco dietro.
Invece no, invece era vero e gli veniva da piangere come una ragazzina davanti al proprio idolo, anche se in quel momento era più come essere davanti al proprio dio.
Per David era questo Lucas Legrand soprannominato Lucas il grande per l’assonanza del significato del cognome. Oltre che per il fatto che era effettivamente uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.
Per David, Lucas era il più grande, un dio, un sogno. Nonostante giocasse in un grande club, il suo club fra l’altro, dove lui aveva militato per la gran parte della sua carriera ormai finita, non l’aveva mai incontrato di persona, ma sapeva che era una sorta di consigliere del presidente e che era stato lui a suggerirgli di prenderlo nonostante non sembrasse ancora nessuno, all’epoca in cui era stato ingaggiato.
Già solo sapere che il grande Lucas l’aveva consigliato al presidente di un grande club era stato un immenso onore, un’emozione che quando ne era venuto a conoscenza a posteriori, non ci aveva nemmeno creduto.
Ora quella notizia.
Il grande Lucas sarebbe stato nello staff tecnico del loro allenatore.
Una notizia a cui aveva messo un po’ a credere, ma appena aveva ricevuto conferma si era emozionato e commosso.
Un anno sicuramente sotto di lui, ovviamente non era un allenatore, nemmeno un vice allenatore, però era un tecnico della squadra d’allenamento e l’avrebbe visto ogni giorno in campo. Avrebbe potuto usufruire di qualche consiglio prezioso e comunque anche il solo semplice vederlo, era tutto.
Solo in un secondo momento, molto in là nel tempo, alla fine delle vacanze estive e quindi alla soglia del ritiro estivo con il club e tutti i nuovi membri, aveva capito l’arma a doppio taglio con cui aveva a che fare.
Lucas aveva creduto in lui prima di chiunque altro, consigliando al presidente di prenderlo, ma fino a quel momento non aveva dimostrato di meritare quel club prestigioso, aveva avuto qualche occasione, alcune le aveva sfruttate ma non abbastanza e non tutte. Non era sufficiente quello che aveva fatto.
Ora che Lucas, colui che aveva creduto in lui, sarebbe stato lì davanti a lui era obbligato a tirare fuori tutto, anche quello che lui stesso non pensava di avere ma che evidentemente Lucas aveva visto.
Perché se lui l’aveva visto, significava che c’era. Perché lui non sbagliava mai, lo sapeva con certezza.
“Adesso, mio caro anatroccolo addormentato, è ora di svegliarsi e svegliarsi realmente. Tirare fuori i coglioni, insomma! Se non lo farai lo deluderai ed al mondo puoi deludere tutti, tranne i tuoi genitori e Lucas il Grande!”
E fu così che si mise da solo così tanta pressione da non riuscire nemmeno a dormire fino al giorno del ritiro, il giorno del grande incontro.
Jay era al settimo cielo, quel mattino.
Finalmente cominciava un ritiro con Denis, come si doveva insomma.
Aveva avuto un anno infernale dove per tutti i suoi problemi non se lo era goduto, ora sembrava tutto superato ed era deciso, quel giorno, a ricominciare da capo un nuovo libro, non un nuovo capitolo.
Fisicamente Denis stava bene ed aveva capito di voler giocare ancora, non minacciava più di lasciare e andarsene. Da quando era tornato era di nuovo un raggio di sole pronto a riconquistarsi il posto in squadra e la fiducia del mister e della squadra.
Fra loro sembrava andare bene, era quasi come essere una coppia senza esserlo realmente. Per Jay andava bene, ma il ritiro estivo era una bella promessa poichè avrebbero passato circa un mese sempre insieme girando per il mondo allenandosi e facendo partite di preparazione. Quell’anno non c’erano campionati con le rispettive nazionali, per cui tutti cominciavano sin dall’inizio e tutti erano pieni di voglia di riscatto.
Quell’anno lo sentivano, quell’anno lo sentivano tutti.
Denis aveva promesso di passare da Jay con la colazione per farla insieme, prima di dirigersi insieme al club da cui sarebbero partiti alla volta dell’America. Erano seduti a tavola a sorseggiare la colazione dolce fatta di caffè e brioche e Jay si stava sentendo il suo fidanzato, o meglio si stava illudendo di esserlo, mentre parlavano del piano di battaglia per quel nuovo anno ed in particolare per la divisione nelle camere.
Fu lì che suonò il campanello e seccato come una regina offesa, Jay sbatté le mani sul tavolo facendo saltare di spavento Denis che non capì perché se la fosse presa tanto.
- Che c’è? -
- Come osano rompere il cazzo a quest’ora? - Denis pensò che non gli piacessero le visite a sorpresa di mattina, Jay invece aveva pianificato quel tempo insieme facendo ritardare l’arrivo della governante che avrebbe dovuto impacchettare casa per il suo mese d’assenza. Aveva fatto di tutto per stare solo con Denis come si doveva, conscio che con una squadra intera intorno era difficile avere sempre privacy.
- Beh, magari è un’emergenza... - Disse titubante e preoccupato Denis. Jay sbuffò e scuotendo la testa andò ad aprire. Quando si trovò David davanti, pensò di stare sognando.
In effetti quel sogno spesso l’aveva fatto. Una notte a tre con lui e Denis. Probabilmente una gran bella notte.
Jay si perse per qualche istante, poi si riscosse e si rese conto che era ben lontano da una cosa a tre con loro due, era più probabile fare sesso a due con David.
- Che cazzo ci fai qua, dannazione? Lo sai che cosa sto cercando di fare? - David lo prese per le braccia e nel panico più totale rispose con impeto:
- Jake, sono nella merda! - Per un momento Jay ci credette davvero, dopotutto non l’aveva mai visto in quelle condizioni.
- Che è successo? - Sembrava grave in effetti guardandolo bene.
- Incontrerò Dio! - E a quel punto Jay che ne aveva abbastanza di confrontarsi con Dio visto che era già al primo posto delle preferenze di Denis, lo spinse e lo mandò a cagare:
- Ma va a fare in culo, per queste stronzate mi disturbi? - David però mise il piede sulla porta impedendogli di sbattergliela in faccia e lo prese per il polso come un pazzo forsennato:
- Io dico sul serio, Jay! -
- Anche io, cazzo! Ho di meglio da fare che parlare di conversioni di fede! Non me ne frega un cazzo di Dio! -
- Ma no, che hai capito, mica quel Dio. Il mio Dio! - Esclamò David capendo che Jay non aveva compreso. Infatti lo fissò stralunato. - Lucas Legrand! - Aggiunse.
- Sarà nello staff di quest’anno, e allora? - Fece Jay senza capire che c’entrasse Dio e la sua crisi con questo.
- Cazzo, è il mio Dio! Tu hai mai incontrato il tuo Dio? - Poi si rese conto che trattandosi di uno che si considerava Dio da solo, probabilmente il problema era quello. - Tu hai mai avuto un Dio? - Chiese infatti perplesso e sempre con foga. Jay sbuffando lo scacciò liberandosi come si faceva con una mosca.
- Io ho Dio in cucina, lasciami in pace o te lo mordo, il tuo enorme cazzo favoloso! - Rispose chiudendogli veramente lo porta in faccia.
David rimase fermo a fissarla incredulo della sua risposta e che gli avesse voltato così malamente le spalle. Ed ora da chi andava? Doveva sfogarsi con qualcuno, rischiava di scappare a gambe levate invece che andare al ritiro.
Lui aveva bisogno di qualcuno.
Come evocato dalle sue preghiere, il Dio di Jay comparve sulla porta, aprendola poco dopo.
Quel Dio sorrideva gentile e mortificato e si scusò con David.
- Scusalo, non è sempre così cafone, solo a giorni alterni... - Disse simpaticamente Denis. David guardando un viso comprensivo, lo abbracciò di slancio ritrovandosi la faccia cupa e furiosa di Jay a due centimetri dalla propria, alle spalle di Denis.
David si scostò subito dal compagno e tentò di riprendere un po’ di quel contegno amaramente perso.
- Scusate, ma dovevo... io sono terrorizzato. Incontrerò Lucas il Grande, voi dovete capirmi... non so che cazzo fare... - In un attimo si accese come una miccia, i due lo ascoltarono, uno impaziente e l’altro con anche la sua pazienza; al termine del suo monologo di spiegazione dove non era sembrato nemmeno lui, Denis poté parlare con la sua tipica dolcezza:
- È una grande occasione per fargli vedere che ha fatto bene a consigliarti al presidente ed imparare da lui. Io lo conosco perché l’ho già incontrato nell’altro campionato in cui giocavo, prima che chiudesse la sua carriera. - Cosa che era successa da non molti anni. - Ed è una persona gentilissima e disponibilissima. Vedrai che se intraprende la carriera da allenatore ne saremo tutti felici. Devi solo fidarti e rilassarti, seguire quello che ti dirà e non preoccuparti. Anzi, confidati con lui, chiedigli consigli... -
David spalancò gli occhi come se bestemmiasse impazzito.
- Sei matto? È già tanto se riuscirò a salutarlo! - Jay alzò gli occhi al cielo seccato e schifato.
- Oh, ma cosa vuoi che sia? È solo una persona come gli altri! Se la smetti di vederlo come un Dio ma come una persona, vedrai che riuscirai a parlargli! - David lo fulminò scocciato.
- Ma che puoi capirne tu che ti guardi allo specchio e pensi di essere il divino fra i divini? - David quando era esasperato non connetteva il cervello e buttava fuori le cose come gli venivano, spesso male, ma per fortuna questo fece ridere Denis che calmò Jay, il quale rise di riflesso. Se Denis era divertito allora andava bene.
- Senti, se imparassi a vederti tu stesso come il tuo Dio personale, riusciresti a parlare e a rapportarti con chiunque! Avresti solo da guadagnarci! - David non ne era convinto e Denis rideva troppo per inserirsi.
- Ma se prima hai detto che il tuo Dio... - Stava per dire ‘era in cucina’, ma Jay capendo che lo stava per sputtanare si alzò dalla sedia in fretta e dandogli uno schiaffo sulla nuca dai capelli rasati corti, disse che era ora di andare interrompendolo. David lo fissò corrucciato massaggiandosi la nuca, suo malgrado si dimenticò cosa stava dicendo e non replicò se non con un conclusivo:
- Vaffanculo Jay! -
Poi arrivò la mano di Denis sulle loro spalle a calmare tutti.
- Su ragazzi, buoni... -
E come per magia tutti si calmarono!