*Mentre Jay vive una fase strana con Denis, David si rende conto che avere ogni giorno a che fare col suo idolo, un idolo che è estremamente alla mano e disponibile, gli accende voglie e desideri che non riuscirà facilmente a tenere a freno. Specie se Jay ha i suoi stessi problemi. Buona lettura. Baci Akane* 

14. UNA MANO LAVA L’ALTRA

  jay

Jay non ci provò più con Denis, né seriamente, né per gioco.
Non ci fu bisogno.
Da lì in poi ogni contatto, ogni abbraccio, ogni sussurro, ogni sguardo assunse un significato diverso, una connotazione diversa da prima. 
Fu come aprire gli occhi, per Denis, e nonostante Jay non fosse più andato in alcun modo sull’argomento, per lui fu impossible non pensarci con ossessione, non guardare a tutto ciò che capitava con altri occhi. Fu impossibile non sentirsi diverso ogni volta che in qualche modo entrava in collisione con lui e si sentiva in colpa e stupido, perché sapeva che Jay non stava facendo nulla e che anzi, molto probabilmente non provava nulla. 
Insomma, sapeva di non essergli indifferente, ma Jay era un tipo che se voleva qualcosa la otteneva, il fatto che non avesse più insistito, che non fosse un martello pneumatico, che non ci provasse in tutti i modi significava che dopotutto non lo voleva poi così tanto. 
Lui ne era convinto. 
O per lo meno voleva pensare fosse così, perché se lui non era realmente preso significava che non ne valeva la pena. Mettere tutto in discussione, tutto il suo essere per cosa, per un probabile capriccio, più che un reale amore?
Jay non combatteva per averlo, ergo poteva farne a meno, ergo non sarebbe andata molto avanti. 
Però ormai gli aveva messo la pulce, l’aveva provato ed era innegabile che gli fosse piaciuto baciarlo.
Come era innegabile che gli piaceva essere abbracciato, che ogni volta che lo faceva, che lo toccava anche solo per scherzare o del tutto innocentemente, a lui succedeva qualcosa.
Si eccitava. Stava diventando impossibile stargli vicino e al tempo stesso era impossibile stargli lontano.
Quell’anno fu per lui un subbuglio totale, un combattere contro ogni istinto contrastante.
Uno scappare e al tempo stesso uno sciogliersi ad ogni sussurro, ad ogni sguardo. Un abbandonarsi agli abbracci che lo facevano sentire in colpa. 
Non aveva il coraggio di fare nulla per uscire da quella fascia di bonaccia e per Jay all’inizio fu bello e divertente, poi divenne pesante. Sempre più pesante. Più che pesante, frustrante. 

Era un sogno, non era mai stato più felice di così.
Parlare con Dio era facile e meraviglioso, era anche meglio di quello che avesse mai immaginato.
Lucas era sempre disponibile, sia in orario di allenamento che fuori.
Inizialmente gli parlava timidamente e con fatica, ma quasi subito Lucas aveva imparato a precederlo, a capire che voleva dirgli qualcosa e ad avvicinarglisi, incitandolo.
Spesso gli diceva lui di sua iniziativa qualcosa che magicamente coincideva con quello che doveva dirgli.
Spesso riguardava il calcio. Magari qualche prestazione o consiglio. 
Poi un giorno il mister l’aveva spedito da lui per parlare di come aprirsi.
- Come? - Gli aveva chiesto senza parole. 
- Sì, il tuo problema più grande è che sei chiuso, era il problema anche di Lucas agli inizi della carriera, ma ha trovato il modo di non farsi fermare da quello. - Il mister sempre molto diretto e senza peli sulla lingua, era giunto  a quella conclusione una volta che David era sbottato chiedendogli perché lo chiamasse sempre ‘anatroccolo’. Lui gli aveva detto ‘se vuoi diventare un cigno, parla con Lucas’. Al suo ‘perché dovrei parlare con lui? Il mio mister è lei!’ Lui gli aveva detto di parlare con lui per capire come fare ad aprirsi. 
- Ma questo come dovrebbe... insomma, che c’entra? - David si era intimidito e chiuso, il mister aveva sbuffato e l’aveva intimato con più vigore, visto il fuori orario di lavoro, di andare da Lucas nel suo ufficio. 
Così aveva scoperto che Lucas aveva un ufficio in quanto consigliere del presidente e che era nello stesso enorme centro sportivo dove loro si allenavano ed avevano il dormitorio e la mensa. 
Stare con lui nel suo ufficio era stato maledettamente imbarazzante, ma lui l’aveva subito messo a suo agio, gli aveva offerto una bevanda energetica, si era seduto con lui nelle poltrone, dalla stessa parte della scrivania, e si era posto come se stesse conversando amabilmente. 
David aveva capito che Dio era umano come lui. In quel momento preciso l’aveva capito, stando a tu per tu come poteva fare con chiunque altro membro del club, qualche compagno, il mister stesso, magari. 
L’emozione c’era, ma era diversa. 
- Ehm... il mister dice... dice di... di parlare con lei per... - 
- David, ti prego, dammi del tu. - Il primo passo per vederlo come uomo. Sembrava così a suo agio, come aveva fatto a diventare quello che era? 
Ricordava gli inizi della sua carriera, era piccolo ma ricordava i suoi problemi comportamentali, era molto irascibile. Ora sembrava Buddha. 
Arrossendo, sentendosi tutto in subbuglio, aveva provato a spiegargli in modo molto ingarbugliato cosa volesse. 
Tutti lo chiamavano anatroccolo, il mister spesso non l’aveva scelto l’anno precedente per questo. Lui non capiva, era un po’ lento di comprendonio per ciò che lo riguardava, ma appena aveva capito la questione, era andato dal mister esasperato chiedendo spiegazioni. Lui non è che gliene avesse date molte, se non che era troppo chiuso e che lui, Lucas, doveva aiutarlo ad aprirsi. 
Lucas sorrise amabilmente.
Quel sorriso David lo vide pieno di colori e sentì il classico vuoto allo stomaco. 
Dio era un uomo ed era alla sua portata. 
Quel giorno Lucas gli spiegò di come inizialmente il suo carattere chiuso e turbolento avesse seriamente minato la sua carriera e di come con il giusto allenatore che era stato capace di domarlo, avesse capito di dover sfogare nel calcio ogni rabbia che nutriva per la vita. Solo nel calcio, e non nei compagni o negli avversari. Ci era voluto molto, ma poi aveva capito e ci era riuscito. Lentamente era diventato Lucas Il Grande. 
David era rimasto incantato ad ascoltarlo, sapeva tutto di lui e della sua carriera, ma certe cose sentirle da lui di persona era diverso. 
- Io non so come aprirmi potrebbe però aiutarmi ad esprimermi meglio nel calcio. Voglio dire, sono solo chiuso, non è che... - Lucas aveva sorriso ancora paziente. 
- So che ti sembra scollegato, ma fidati. C’entra tantissimo il carattere. Aprirti significa lasciarti andare. Questo ti porterà a farti amici, essere apprezzato e di conseguenza apprezzare te stesso. Ti piacerai e ti amerai. A quel punto avrai fiducia in te stesso e troverai il coraggio di fare quello che vuoi ma che non riesci perché pensi di non essere perfetto, pronto e all’altezza delle aspettative. - David l’aveva ancora ascoltato assorbendo ogni parola, incredulo che fosse proprio lui a parlare. 
- Ascolta. - Aveva poi aggiunto toccandogli un braccio come se fosse niente di che. - Io so che hai delle doti incredibili. Verranno fuori. - Ne era sicuro e se lui lo era, era impossibile non credergli.
Fu lì che David iniziò a crederci. Credere in sé stesso. Di avere qualcosa. Quello che aveva Jay. 
Non perché pensava di averlo, ma perché Lucas pensava lo avesse. Per quello ci credeva. 
Lì si eccitò per la prima volta e fu innegabile, impossibile nasconderlo. 

Le altre volte furono peggio.

- Che diavolo... - Disse David vedendosi Jay piombare in casa così fra capo e collo e senza avvertire. 
Era la prima volta che gli arrivava in casa, di solito si vedevano o nel contesto sportivo, oppure all’esterno per qualche aperitivo o cena od evento, al massimo se Jay organizzava qualcosa a casa lo coinvolgeva insieme ad un gruppo di compagni ed amici. 
Ma così non era mai successo. 
Nel corpo aveva ancora l’adrenalina per l’ultimo incontro con Lucas nel suo ufficio, quel giorno di pomeriggio tardi, era quasi sera. Aveva voluto parlare della sua ultima prestazione e di qualcosa che aveva detto il mister, di come lui lo interpretava. 
Lucas di sera in un edificio completamente vuoto aveva un’aria intima o così a lui era parso. 
David si era eccitato. Non l’aveva cercato di proposito in quel contesto, gli aveva detto dopo la partita del giorno prima che aveva bisogno di parlargli, Lucas quel giorno gli aveva dato un orario, le cinque di pomeriggi nel suo ufficio.
L’ora era stata di gran lunga sforata e con l’inverno alle porte, la sera era sopraggiunta presto. 
Stare con lui a confidarsi in un posto desolato era stato eccitante, quell’elettricità ce l’aveva ancora addosso.
Ce l’aveva fra le gambe.
E Jay aveva pensato di piombargli in casa proprio quella sera senza preavviso.
Cosa voleva dopo mesi e mesi dall’ultimo contatto sessuale? 
- Sei solo? Hai da fare? - David spiazzato rispose sincero: 
- No sono solo, non ho niente da fa... - Ma Jay non gli fece finire la frase, lo spinse dentro prepotentemente e si chiude la porta alle spalle. 
Poi gli prese il viso fra le mani e si avventò sulla sua bocca. 
David senza parole si ritrovò a baciarlo brutalmente ancora prima di capire che lo stava facendo. Quando realizzò di stare giocando con la sua lingua, lo staccò con forza: 
- Che stai facendo? - Chiese con il suo tipico secondo treno. 
- Ho bisogno di scopare. - David impallidì e lo fissò convinto che scherzasse. 
- Eh? - Chiese strozzato. 
- Sì senti... ti faccio il regalo di compleanno in anticipo... accetta il mio corpo, scopami di brutto che sto per diventare matto! - David si ritrovò inebetito ancora la sua bocca addosso, spinto verso il salone della sua non certo piccola villa. Più piccola di quella di Jay, perché Jay ce l’aveva più grande di tutte. La villa.
Le mani di Jay dappertutto in un attimo, in particolare ad afferrargli il membro non ancora duro, ma nemmeno troppo moscio. 
- Mm Jay... - Fece David cercando di contrastare a fatica la voglia che aveva ma soprattutto la lingua che ci sapeva fare come le sue mani. - Jay... - Provò ancora con scarsi risultati ritrovandosi la sua bocca sul collo e lui indirizzato verso il basso. 
Beh ad un certo punto perché fermarlo?
Chi se ne importava del perché voleva scopare?
Anche lui ne aveva bisogno, tanto valeva approfittare.
Lo lasciò arrivare al suo inguine con veemenza, se lo ritrovò inginocchiato davanti a sé mentre si avventava subito succhiandoglielo.
David fece un’enorme fatica a realizzare in quel momento, con l’eccitazione che cresceva a dismisura nella sua bocca, cosa stava per succedere. Ma alla fine ce la fece e fu ammirevole. 
- Ehi... - Tentò ‘ubriaco’. Jay aumentò la foga, il piacere era davvero inebriante. - Ehi Jay... - Non voleva fare la prima volta in quel modo. Sebbene volesse, non così. Una piccola parte di sé lo sapeva. 
Era emozionato all’idea di fare sesso completo con un ragazzo per la prima volta e non voleva fosse così, in qualche modo capiva che non andava bene. 
Visto che Jay lo stava per far venire, lo staccò da sé brutalmente prendendolo per i capelli pieni di gel. Questo eccitò ancora di più Jay inginocchiato davanti ai suoi piedi in una scena estremamente calda. 
- Senti, non voglio che la mia prima scopata con un ragazzo sia così! - Sbottò finalmente, roco e pieno di desiderio. 
La sua erezione era dritta e dura davanti al viso perfetto di Jay che ridendo malizioso gliela prese e l’agitò. 
- Non sembrerebbe... - Lo prese in giro. David imprecò e lo alzò a forza spingendolo sul divano con poca grazia. Altro gesto che Jay apprezzò. Gli piaceva la scopata dura. - E cosa vorresti fare con un cazzo così duro e grande? È fatto per scopare, per ficcarlo in... - David non lo fece finire, se parlava ancora veniva senza bisogno di aiuti fisici.
Si accucciò fra le sue gambe che aprì brusco, gli tirò fuori l’erezione e prima di ripensarci si occupò di lui. 
Non aveva ancora preso in bocca un pene, perché correre e bruciare le tappe? 
Non sembrava gli importasse di nulla, ma in realtà ci teneva. Ci teneva eccome. 
Era emotivo, ma lo nascondeva bene. 
Quando si trovò a toccare e leccare un’altra erezione, fu per lui strano ed emozionante. Andò piano, cauto, per poi piano piano andare con più coraggio e voglia. Avanzando Jay gli dava suggerimenti su come fare, incitandolo a non avere paura, ad usare più decisione. 
Quando lo sentì crescere nella sua bocca fu eccitante anche per lui in qualche modo, al punto che iniziò a masturbarsi per continuare il lavoro iniziato da Jay. 
L’eccitazione crebbe in entrambi, fino a che Jay lo staccò dicendo che stava per venire, capiva che per iniziare non era il caso di esplodergli in bocca, così David si alzò davanti a lui e continuò a toccarsi con foga, allo stesso modo che proseguì Jay su di sé guardando la sua mano. 
I due conclusero masturbandosi e Jay si fece venire sulla faccia, cosa che aumentò il piacere in David il quale sconvolto gli crollò vicino, senza forze per un po’. 
- Scopare è meglio, ma questo è un buon compromesso. - Disse Jay abbastanza soddisfatto, sicuramente con gli ormoni calmati, mentre usava un fazzoletto per pulirsi la faccia. Guardandosi la maglia, notò con stupore che era riuscito a non sporcarlo. - Bravo. - Aggiunse poi. David non capì per cosa fosse il complimento, ma non glielo chiese nemmeno.
Era comunque calmo e riappacificato col mondo, ma sapeva che quell’eccitazione era dovuta a Lucas. Poteva resistergli, ora che sapeva di essere anche attratto da lui? 
Girò la testa stanco e sfinito verso il compagno che lo guardava malizioso e realizzato. 
Sì, grazie a lui e a qualche piccolo trucco poteva farcela. 
- Ti faccio una proposta. - Disse quindi pieno di coraggio dopo l’orgasmo. Jay inarcò le sopracciglia. - Quando uno di noi due ha bisogno di sfogare gli istinti, l’altro ci sarà. - Jay che non si aspettava tanta grazia, piegò le labbra all’ingiù colpito e compiaciuto. 
- Andata! - David allungò la mano per suggellare il patto, ma Jay preferì prendersi le sue labbra carnose. Il compagno spiazzato si ammorbidì in un secondo momento e sorrise aprendosi e andandogli incontro con la lingua. 
- Dimmi una cosa... - Fece poi staccandosi qualche centimetro. - Perché sei venuto da me? Chissà quanti potevi scoparti disponibili... - Jay in risposta, sempre malizioso, gli mise la mano fra le gambe e gli toccò il pene soddisfatto. 
- Ma nessuno ha il tuo uccello! - Anche quello era vero. David rise e gli morse il labbro spingendolo giù fino a stendersi su di lui in un inaspettato bisogno di coccole. 
Coccole che Jay gli diede con sorpresa, ma senza dire nulla. 
Nessuno chiese all’altro le rispettive motivazioni, ma si addormentarono così, stando finalmente bene con l’universo. 

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