*Le cose si complicano fra David e Jay perché entrambi vogliono cose diverse ma nessuno dei due ha la forza di fare quello che è veramente giusto, così la tensione sale mentre si intromette un nuovo amante, Hamir, lottatore professionista di arti marziali miste, che sposta brutalmente gli equilibri. Buona lettura. Baci Akane*

23. QUEL PENSIERO CHE NON PUOI PIÙ IGNORARE

david jay

- Non sapevo che sapessi anche tirare al sacco... - David alzò le spalle sudate mentre andava a prendere un asciugamano e si toglieva il sudore. 
- Per tirare calci e pugni non ci vuole nulla! - Disse David scorbutico mentre si ostinava a non guardare Jay. Non sapeva nemmeno se era vestito o meno e non voleva saperlo. Gli dava fastidio. Era come un anima in pena. 
- Per tirare calci e pugni no, ma tu sai fare di più, mi sembra... - La voce profonda di Hamir si inserì fra i due, alle spalle di Jay. A questo punto David si girò per vedere il suo amico di vecchia data entrare nella palestra sfiorando Jay con una mano che indugiò sul suo fondoschiena perfetto. 
Jay fece un sorrisino e non si mosse lasciandolo fare, ma puntò lo sguardo su David che indurì il volto incupendosi ulteriormente. 
- Confronto a te sono sciocchezze... - Brontolò notando che erano entrambi in boxer, quel genere di boxer che facevano vedere quanto dotati fossero. 
David cominciò la sua lotta interiore. Quella lotta fra il crogiolarsi nella visione estasiante che i due gli stavano regalando ed il fastidio nel loro ostentare quanto affiatati fossero a letto. 
Per non parlare della lotta sul guardare e non toccare. Ormai Jay aveva un altro giocattolo sessuale, David doveva arrangiarsi di nuovo. Era seccante, per lui non era facile trovare qualcuno con cui fare sesso. 
Hamir andò alla parete degli attrezzi e si infilò i guanti da sparring partner, poi si diresse verso David che sbuffò: 
- Che c’entra, tutti confronto a me sono sciocchezze... - Disse scherzando l’amico battendo le mani foderate coi cuscini ricurvi. I due iniziarono a camminare girandosi intorno, guardandosi in viso. Per un momento iniziò a sembrare qualcos’altro del semplice allenamento banale. 
Come se si giocassero lo spettatore fermo che li fissava leccandosi le labbra. 
David indossava degli shorts ridicoli per quanto aderenti, shorts neri che non avevano nulla da invidiare ai loro boxer. Sopra in più di loro solo una canotta nera, altrettanto aderente. Quel genere di outfit che era peggio avere che non avere. 
- Sei sempre molto umile... tu e lui vi capite per questo, suppongo! - Esclamò David acido, fingendo di scherzare come aveva fatto Hamir. Hamir rise, ma alzò la mano verso di lui provocandolo a colpirlo e come se azionasse una leva, David iniziò a saltellare e a colpirlo. 
Si vedeva che aveva le basi e che ogni tanto si allenava in quello sport, non era niente di complesso, David si limitava a calci e pugni mentre l’arte marziale mista vera e propria era fatta di prese e molto altro. David non faceva quello, ma i suoi colpi che alternavano velocissimi calci e pugni, erano ben piazzati e precisi e Hamir che dettava il ritmo rimase piacevolmente colpito nel constatare quanto era migliorato. 
Jay li guardava chiedendosi se tutto quel buttarsi su sport rischiosi che gli erano valse delle multe dal club, fossero segnali di gelosia. Se così fosse stato, era meglio troncarlo in quel momento sul nascere. Hamir era stato una benedizione. Non voleva che David si innamorasse o che pensasse che erano una coppia. Aveva accettato di venire a casa sua per non essere nessuno, per non essere lui il Dio di turno. Aveva bisogno di essere trasparente, concentrarsi su altro ed era successo. 
Lì aveva trovato un altro con cui fare sesso ed era perfetto, ma era turbato da quella scena. 
David geloso che prendeva a pugni e a calci il suo nuovo scopamico. 
“Interessante...” Pensò leccandosi le labbra mentre la ragione gli diceva che non era positivo che David fosse geloso, al contrario del suo ego che lo faceva gongolare. “Interessante perché me li farei tutti e due insieme...” E pensandolo sorrise malizioso eccitandosi in modo piuttosto evidente. Ma non si scompose, non si mosse, non se ne andò, non si fece una doccia fredda. Rimase lì a guardarli mezzi nudi e sudaticci che saltellavano uno davanti all’altro, che si prendevano a pugni. Li guardò immaginando di essere in mezzo a loro a farsi baciare da tutti e due, mentre gli toglieva quel po’ di stoffa che indossavano. Immaginò di sentire entrambi i loro cazzi splendidi e grandi strofinarsi sul proprio corpo, avanti e dietro, mentre le lingue percorrevano la sua pelle sensibile risalendo sulla bocca, dando vita ad un erotico bacio a tre. 
Quando i due si interruppero, totalmente persi nel loro mondo brutale, lui per poco non ebbe un orgasmo e prima di bagnarsi e gocciolare impunemente, si girò e se ne andò a farsi quella famosa doccia fredda. 
“Una scopata a tre non è un problema, l’ho già fatto. Ma penso che loro due non siano tipi, specie non insieme. Però chissà, mai dire mai...”
Jay era tipo da non precludersi mai nulla, specie perché aveva notato che David doveva solo sperimentare per capirsi. 

- Io me ne torno a casa, ho altre tappe prima dell’inizio del ritiro. Se vuoi stai qua, non sono problemi... - Quando David disse questo, quel giorno stesso, poco dopo la doccia fredda di Jay, questi capì che stava succedendo qualcosa. Qualcosa di non bello, di potenzialmente dannoso per il loro rapporto. E lo pensò con una chiarezza allucinante, merito anche della doccia fredda. 
“Se va via ora così fra noi si rovina qualcosa definitivamente!” Lo pensò così e basta, non lo elaborò bene, ma gli bastò per agire perché dopo averlo pensato con certezza, realizzò anche che non voleva rovinare nulla. 
- È successo qualcosa che mi sono perso? - Chiese Jay mentre lo seguiva in camera alla volta del suo turno di docciarsi. David alzò le spalle facendo finta che non ci fosse nulla, ma era tornato quel David chiuso e scontroso che non parlava con nessuno. Jay sbuffò guardandolo spogliarsi nel suo ostinato mutismo. Tentativo difficoltoso vista la pelle madida di sudore. Si morse il labbro e si avvicinò per aiutarlo a togliersi la canottiera. David rabbrividì eccitandosi nonostante fosse arrabbiato e deluso. Non riusciva nemmeno a guardarlo, come morso da una tarandola si affrettò a staccarsi da lui e gettò la canottiera per terra, togliendosi subito shorts e slip sportivi. 
Jay spalancò gli occhi. L’effetto della doccia fredda svanì in un attimo e tornò la voglia di inginocchiarsi e divorargli quel cazzo che gli pendeva fra le gambe. Il cazzo che aveva assaggiato un sacco, nell’ultimo periodo. Che ora, evidentemente, gli mancava come non pensava fosse possibile. 
- Cioè se ora torni a casa e ci separiamo, non tromberemo più? - Improvvisamente quello fu l’unico pensiero fisso ed importante, ma David scalzò lo sconcerto per il suo passaggio troppo repentino dal separare le loro vacanze al rovinare il rapporto. Lo superò perché ci fu un’altra cosa che lo perplesse: 
- Ma il tuo problema più grande è avere qualcuno con cui trombare e basta? Il tuo pensiero principale è un cazzo bello grande e perfetto da sbatterti in culo? Non c’è altro? Adesso hai lui e non ti servo io, ma poi a casa lui non ci sarà e vuoi assicurarti di avere me? Beh caro, se cerchi bene sono certo che ne troverai altri di perfetti come questo! - Così dicendolo, grezzo, duro e furioso, se lo prese e se lo strinse fissandolo rabbioso, Jay subì l’impennata nel suo completo sportivo estivo. A momenti tornava a venire così senza essere toccato.
Sapeva, capiva che non poteva inginocchiarsi e succhiarglielo come voleva, che David avrebbe preso lui a calci e non il sacco da boxe, ma era dannatamente difficile non farlo. Era dipendente da quel genere di cose. 
“Grezzo, rozzo, volgare e furioso. Come resisto?” Non sapeva di esserne tanto dipendente, l’aveva appena scoperto in realtà e non era facile gestirsi perché capiva che era più importante risolvere con lui. 
- David, ma che diavolo hai? Sei mica geloso? - Non che poi quello fosse il modo migliore per risolvere qualcosa del genere con uno così irascibile, ma lo capì tardi. Perché David prese a calci la sedia e la ribaltò con un gran fracasso, poi andò nel bagno annesso alla camera e sbatté violentemente la porta facendola quasi cadere. 
- Cazzo! È geloso! - Jay l’aveva già capito, ma finché non c’era stata una reale conferma non ci aveva dato peso. Adesso era il caso di darlo. 
Jay si eccitò ancora, ma si diede uno schiaffo forte per calmarsi, poi se ne diede un altro. 
“Risolvi questa, non vuoi rovinare tutto con lui. Risolvila!” 
E così Jay che capiva quale era la sua priorità anche se non come adempiere al problema, entrò in bagno.
David era sotto la doccia, aprì il vano smerigliato e si bloccò. David era con le mani appoggiate alle piastrelle, l’acqua calda che scendeva sulle spalle, i muscoli tesi, gli occhi chiusi stretti. 
Jay non capiva, ma sapeva che David stava male e che era colpa sua. 
Sospirò e scosse il capo e si infilò nell’acqua tornando a fare una seconda doccia vestito. 
Ripensò a come l’aveva abbracciato tutte le volte che aveva pianto per Denis, a tutto quello che aveva fatto per lui e lui in cambio era stato così ottuso ed insensibile da non capire che David si stava innamorando di lui, che faceva sesso con lui per questo. Perché c’era del sentimento. 
Lo sapeva che era tipo da farlo solo per questo, ma aveva voluto ignorare tutto per comodità ed ora era lì a dover risolvere qualcosa di irrisolvibile. 
- Lasciami! - Disse David che voleva solo sbatterlo via con violenza. Ma rimaneva fermo contro la parete, sotto la doccia, con Jay che lo stringeva da dietro testardamente. 
Non sapeva cosa provava, sapeva solo che non voleva far star male David e soprattutto non voleva rovinare il loro rapporto. Non voleva rompere con lui.
“So che per il suo bene dovrei approfittare di questo momento, spezzargli del tutto il cuore e andarmene. Lasciare che ci stia male ora, ma poi non rischiare dopo di far peggio. Ma non posso. Non posso proprio lasciarlo andare. Se ne andrebbe di squadra, non lo rivedrei più, non gli parlerei più. Non so perché, ma non posso reggere anche questo, adesso. Ho già subito Denis, non posso subire anche David. Chiedo pietà.”
Pensandolo si infilò sotto le sue braccia, dall’altra parte, si incastrò fra lui e la parete, lo abbracciò e si fece abbracciare mentre gli baciava la guancia e l’orecchio, con l’acqua calda che li carezzava dolcemente. 
David si arrese a lui, a quello, consapevole che non era nulla. Non era un ‘provo qualcosa anche io’ o simili. Era solo un misero ‘non posso lasciarti andare’. 
Ed era tutto così fottutamente sbagliato. 
“È andata esattamente come non volevo. Preso di nuovo dalla persona sbagliata, che non mi ricambia, che non mi ricambierà mai. Ma cos’ho di sbagliato?”
Ma pur pensandolo, con una lacrima silenziosa e traditrice che gli scivolava nella guancia, gli baciò il collo e lo tenne a sé incapace di lasciarlo andare. 
“Le strade per farci male non le sbagliamo mai!”
Pensò infine, consapevole che quel silenzio fra loro non significava proprio nulla. Non rimediava a nulla, non risolveva, non aggiustava, non chiariva. Ma era un punto fermo.
“Tu non te ne andrai da me. Non finché non lo decido io.”
E questo Jay lo sapeva con una precisione sconcertante, consapevole che era egoista da parte sua, ma incapace di affrontare un’altra rottura in quell’istante.