*Capitolo un po' di passaggio per passare da una fase all'altra della maturazione di David e del rapporto che lui ha sia con Jay che con Lucas. Lucas inizia a lavorare sul suo protetto per trasformarlo in quello che sarà uno dei giocatori più forti al mondo, ma la fase iniziale di quel processo vede un po' di perplessità in Jay che non capisce cosa abbia in mente l'allenatore in seconda. Buona lettura. Baci Akane*

26. 
PROVANDO A FARLO IN UN ALTRO MODO

david jay

Quando sarebbero andati in albergo spostandosi di paese per le tipiche tappe del tour estivo, in preparazione alla stagione regolare, David e Jay non si sarebbero messi in camera insieme di tacito comune accordo. Non ne avrebbero parlato, ma entrambi avrebbero scelto altri partner.
Quel primo giorno di ritiro, però, erano ancora nella loro città, nel centro sportivo di casa nel quale avevano ognuno una camera personale, arricchita di terrazzi esterni comunicanti fra loro. 
Quella sera Jay e David furono i primi ad essere in stanza.
Molti dei loro compagni erano ancora in sala comune a fare un po’ di confusione, qualcuno faceva qualche gioco, qualcuno guardava la tv. Era come un enorme pigiama party per bambini troppo cresciuti. Specie perché nella stanza che fungeva anche da sala relax, c’erano un sacco di attività ludiche fra cui giochi da tavola, carte, Playstation e simulatori. Ce n’era per tutti i gusti, ma Jay e David, nemmeno farlo a posta, si ritrovarono tutti e due nel terrazzo a godersi la frescura serale dopo il grande caldo del giorno. 
David si voltò sentendo una presenza fuori dalla stanza accanto e quando vide che era lui, rise ricordandosi che le loro stanze così come i posti negli spogliatoi confinavano perché lì era tutto in rigoroso ordine di maglia. 
7 e 9. Al momento l’8 era libero, così c’era una stanza vuota fra loro, così come negli spogliatoi c’era un posto libero ed era come se fossero vicini. 
L’8 era il numero di Denis. 
- Perché ridi? - fece Jay incuriosito, avvicinandosi senza grossi problemi alla sua parte di terrazzo e quindi anche a David. 
- Sei proprio cotto per essere qua in camera quando in sala si fa casino. Di solito sei il primo a farlo! - Jay non sapeva come faceva a dire che era cotto solo sulla base del fatto che era in camera. In teoria nessuno l’aveva visto allenarsi. Non che l’avesse fatto di nascosto, ma di norma non veniva nessuno. 
- Che ne sai? È il primo giorno, sono solo un po’ stanco... - David lo guardò sorpreso mentre lo vedeva sedersi nella comoda sedia reclinabile accanto alla sua. 
- Ti vergogni che sappiano che ti alleni tanto? Lo sanno tutti... - Jay si morse il labbro. 
- Mi hai visto... - David alzò le spalle e guardò il cielo stellato che gli piaceva molto. 
- Lo sanno tutti che ti alleni molto... 
- Ma non quanto... - il giovane scosse la testa. 
- Hai paura che la gente sappia quanto ci tieni? - Jay non rispose e deviò l’argomento con la sua tipica abilità. 
- Come hai fatto a vedermi? Mi sembrava non ci fosse nessuno...  
- Non sarà così per molto... - incalzò ricordandosi della volontà di Lucas. Jay lo fissò con la testa appoggiata pigramente all’indietro, l’altro era più dritto, l’aria sicura e decisa. Si voltò a sua volta e lì nella penombra dell’esterno, rispose eccitato.
- Da domani mi allenerò con te. Farò tutto ciò che fai tu! - Jay spalancò gli occhi. 
- E questa da dove ti esce? - chiese drizzandosi a sedere in punta, convinto si fosse fumato qualcosa. Cercò odori strani senza trovarli. 
- Da Lucas! - a quel punto Jay si accasciò sullo schienale ridendo. 
- Dovevo immaginarlo! Lui ti dice di mangiare quello che caghi e tu lo fai! - lo derise infastidito della sua rinnovata dedizione. - Pensavo sarebbe stato diverso... 
- Mi hai detto tu di approfittare del suo ritorno, io lo faccio! - esclamò David come una molla, infastidito del suo fastidio. Lo fissava ma Jay non ricambiava lo sguardo e non capiva che espressione avesse. 
- Sì però dovresti avere un po’ di amor proprio... vi siete già parlati? - David percepiva il suo fastidio, ma non capiva proprio per cosa fosse ed era strano essere soli in un momento così intimo. Il ricordo di quanto successo solo poche settimane prima era ancora vivido. 
- Io ho amor proprio, cosa centra. Solo che mi ha spiegato cosa è successo ed io ho capito. Aveva bisogno di riflettere sul suo futuro. Poi il presidente gli ha chiesto con chi voleva allenare e lui gli ha fatto il nome di Claudio, così eccoci qua. - David l’aveva fatta semplice, a Jay interessava poco se non che a David era bastato un nonnulla per tornare da lui scodinzolando. 
- Sarà così? Lui ti dice cosa fare e tu lo fai sbavando? - disse amaro senza potersi trattenere. David si tirò su nella sedia voltandosi del tutto verso di lui, scocciato. 
- Adesso mi dici che problemi hai? Lo amavo, ci sono stato male, è tornato, ci siamo chiariti, il rapporto è complicato, ma ovviamente non voglio tornare a star male come prima... a te comunque che importa? Che problemi hai? - David voleva picchiarlo ma si tratteneva solo perché era lui. 
Jay col broncio rimase seduto scomposto come per dire che non gli importava anche se era l’opposto, ma lo guardò sentendosi male nel reggere il suo sguardo tempestoso.
Gli seccava che fosse di nuovo così preso da Lucas, ma capiva che non ne aveva il diritto. 
- Ti farai del male. Tu gli starai intorno sperando in qualcosa o comunque amandolo, lui non ti ricambierà in quel modo. Non dico che non ci tenga a te, ma considera che per quanto in crisi fosse, non ti ha cagato molto. Questo me lo dicevi tu, eh?  
- Tu... tu sei un bel tipo, sai? Prima dici di approfittare e poi che faccio male? Ma poi di cosa parliamo? Non ci proverò mai con lui, non voglio tornare a stare così male... voglio solo... essere il suo miglior allievo e renderlo fiero. Si aspetta molto da me, ha puntato tutto sul sottoscritto. Mi sento responsabile!  
- Oh andiamo Dave! Non ti sei mai allenato con me, ora lui ti dice di farlo e tu lo fai! Ma un po’ di amor proprio! - Jay non riusciva a frenarsi e a quel punto si ritrovò ad alzarsi con la schiena e sedersi bene per fronteggiarlo meglio. 
- Ma che amor proprio? Non mi sto umiliando! Voglio imparare dal miglior calciatore che sia esistito! Sarei idiota a non farlo! E se vuoi saperlo ha detto che per migliorare devo imparare da te, che sei un grande professionista! Bel modo di considerare uno che ti tiene così alto! - concluse concitato alzando il palmo in alto. 
- Non mettermi parole che non ho detto. So che lui è un grande e lo ammiro, ma non si è comportato bene con te! Avevate un certo rapporto e d’improvviso ha chiuso tutto! Solo io ricordo quanto ci sei stato male? - 
David non capiva se era realmente preoccupato per lui o cosa. Rimase in silenzio per un istante a cercare di capire, poi sospirò e si calmò provando con un altro metodo. 
- Ti ringrazio che ti preoccupi per me. In ogni caso non posso rifiutarmi di avere un rapporto con lui, sarà uno dei miei allenatori e visto che a quanto pare non posso andarmene... e comunque non voglio nemmeno... - alluse per smorzare la tensione. Jay si ricordò della promessa che gli aveva strappato e si sentì meglio nell’essere un po’ responsabile della sua presenza in squadra, del suo sforzarsi, del cercare un modo per rimanere lì senza esplodere. 
Dopotutto aveva ragione, dovevano convivere tutti. 
- Hai ragione, saresti stupido a rovinarti la vita, questo posto è un sogno e lui è il tuo dio. Spero solo non torni a soffrire come prima. - disse Jay con più calma girando la testa verso l’esterno del terrazzo, su un paesaggio oscuro che poco si distingueva. David si rilassò sorridendo, guardando anche lui avanti. 
- Non credo... non c’è una parte di me che spera di mettersi con lui. È più un amore platonico. - Jay scosse il capo alzando gli occhi al cielo. Vedeva poca differenza da prima. 
- E cosa ti impedirà di starci male? - David alzò le spalle ridacchiando: 
- Prima o poi mi innamorerò e sarò ricambiato, no? - Jay rise del suo lato romantico che da fuori non sembrava avere, poi girò la testa che aveva di nuovo appoggiata allo schienale e sorridendo disse: 
- Te lo auguro, David. Lo meriteresti davvero. - ed entrambi pensarono a loro due insieme, ma nessuno dei due fece alcun accenno al loro rapporto. 
Era stato più facile parlare con Lucas dei suoi sentimenti piuttosto che chiarire con Jay. 
Tornarono a guardare altrove e non parlarono più, pensando al sesso e a quanto avrebbero voluto farlo, eppure nessuno fece nulla consapevoli che era meglio così. Forse per non rovinare la delicata situazione in cui erano, un rapporto a cui entrambi tenevano. Per paura. Paura di qualcosa. 

Fare allenamenti extra insieme e non fare sesso non sarebbe stato compatibile in casi normali se non si fosse messo in mezzo Lucas ad allenare David con esercizi speciali adatti a lui.
Durante le sessioni regolari, Lucas si occupava della sezione giovanile della squadra, perciò per rimettere in piedi David doveva pensarci a parte. 
- Spero non ti diamo fastidio! - disse David acido verso Jay il giorno successivo, il primo che si trovarono lì con lui. 
Nelle idee di Jay sarebbe dovuto essere diverso. Sarebbero dovuti essere solo loro due insieme, così che poi nudi e bagnati sotto la doccia tornavano a scopare come ricci. Non che fosse sicuro di tornare a scopare, o meglio lo voleva con ogni cellula del suo corpo, ma razionalmente capiva che era meglio non farlo.
Quando capì che Lucas intendeva allenare in modo speciale David mentre anche lui era lì a fare rifiniture per conto suo, si sentì deluso e stupido. 
Ovviamente riuscì a domare alla perfezione il suo stato d’animo. 
- Tu non disturbi mai, amore mio! - rispose imitando una voce da checca e buttandosi su di lui per strusciarsi, in quello gli toccò il culo e David scattò, rise e gli diede un pugno al fianco per allontanarlo. Doveva fare una certa figura davanti a Lucas. Oltretutto non voleva interagire sessualmente con Jay, si sarebbe fatto del male. 
Dopo di quello l’allenatore iniziò a tartassare David di dettagli davanti alla porta, cosa che nei mesi successivi avrebbe fatto sempre alla fine di ogni allenamento regolare fino a fargli avere un certo risultato degno di nota. 
Nei mesi, infatti, David tornò quel campione che aveva dimostrato di poter essere e non solo, riuscì anche a migliorare. Non nascose mai l’ammirazione e la gratitudine per Lucas, il quale aveva fatto tanto per lui. Allenarsi a tu per tu, sebbene con Jay sempre nei paraggi, era stato un grande privilegio ed aveva assorbito da lui ogni nozione calcistica e consiglio, ben concentrato a limitarsi a quello ed imparare il più possibile per non deluderlo.
Quando era tornato a segnare e a giocare bene e ad essere adulato dalla massa, David si sentì al settimo cielo. 
Quell’anno fu caratterizzato da questo. Dai loro allenamenti speciali in semi solitaria, ben controllati da un Jay perplesso che non capiva perché Lucas gli avesse detto di allenarsi con lui per poi inserirsi in quella maniera fra loro. 
Certo spesso facevano esercizi insieme, come attacchi combinati che poi in campo replicavano bene, ma di fatto erano Lucas e David, non lui e David. Non lo capiva, ma non chiese nulla per non fare la parte del geloso.
David oltretutto era felicissimo e lanciato, in campo andava alla grande ed anche se il nuovo campione arrivato quell’estate aveva faticato tanto ad inserirsi, ci avevano pensato loro due a portare la squadra a vincere la tanto agognata Champions League. Di giocate insieme ne facevano, ma prevalevano quelle belle da soli, le qualità dei singoli. Eppure non era esattamente questa la visione dell’allenatore. Una visione che li vedeva perfettamente fusi in un’unico attacco. 
Qualcosa che sarebbe arrivato comunque.