*Dopo che Jay ha precipitosamente messo su un pomeriggio a casa propria con David, Denis ed altri due amici della squadra, e dopo che David ha incoscientemente accettato, si rende conto di cosa ha fatto e se ne pente amaramente. Cominciamo a conoscere meglio sia Jay che David sotto diversi punti di vista. Anche questo capitolo è piuttosto corto e di presentazione, ma le cose succose inizieranno a succedere presto. Buona lettura. Baci Akane*

3. LA STELLA PRIMADONNA

david jay denis

La sua risata si sentiva a distanza, prima ancora di vederlo entrare coi suoi amici, David sapeva che era Jay. 
Aveva una risata caratteristica, sguaiata, ma coinvolgente. 
David nascose un sorrisino dando le spalle alla porta mentre si affrettava a vestirsi dopo la doccia veloce. 
Non fece caso allo sguardo con cui Jay lo penetrò da dietro, sicuro che non lo calcolasse nemmeno. Sentiva solo la sua voce dire una serie di cazzate e scherzare insieme a Joao, Luis ed ovviamente il fedele Denis che non sembrava demenziale come loro perché era quello più serio e sensibile dei quattro, ma in realtà adorava scherzare e sapeva abbassarsi al loro livello. 
Li invidiava, avevano legato subito e sapevano divertirsi. Non capiva perché l’aveva invitato, lui era proprio diverso da loro, non sapeva spiccicare parola, nemmeno capiva bene la lingua, non del tutto. Comunque lo ammirava.
Jay si era inserito subito, aveva immediatamente conquistato le persone giuste che l’avevano aiutato a riabilitare la propria immagine e a dimostrare chi era in realtà. 
Sebbene fosse una prima donna, un’autentica star senza dubbio, era anche una persona allegra, socievole e divertente. Era un leder carismatico al centro dell’attenzione in un modo o nell’altro.
Si era sentito euforico ad essere coinvolto da lui in un’uscita a casa sua, però doveva essere onesto. Non c’entrava nulla con loro e si sentiva già a disagio. Non sapeva se andare realmente, aveva detto di sì solo per liberarsi di lui, perché lo aveva messo a disagio con quell’abbraccio e quelle palpate, sicuramente era un suo modo di esprimersi perché era una persona molto fisica, ma non era da lui. 
Però ora a mente fredda capiva che sarebbe finito per stare in disparte mentre gli altri facevano chiasso. 
Si era del tutto vestito ed aveva deciso di dargli buca inventandosi un impegno, quando si girò a cercare Jay lo vide uscire dalla doccia con un asciugamano alla vita e rimase senza parole per un autentico lunghissimo secondo, dimenticando la scusa che si era tirato fuori.
Si era anzi reso conto di non averlo mai visto nudo realmente, in qualche modo non facevano mai la doccia insieme, David era sempre più veloce, la faceva per primo, si preparava in fretta e se ne andava. Jay a volte nemmeno compariva, in effetti si fermava sempre anche dopo gli allenamenti, ma non ci aveva fatto realmente mai caso, non lo sapeva, non aveva idea di cosa facesse e del perché non andasse via subito. 
Sapeva solo che quando arrivava agli allenamenti lui era già in campo con la palla. Ma anche lì non ci aveva mai fatto caso, perché David era così. Viveva in un pianeta distinto, non stava con nessuno, non notava nessuno. 
Nelle partite David non giocava così spesso, capitava entrasse come sostituto di qualcuno e ovviamente si faceva la doccia, di rado quell’anno aveva giocato partite intere, solo per sostituire qualche infortunato. Ma era comunque entrato per primo sotto la doccia, quando Jay era arrivato lui aveva sempre finito perché perdeva tempo a salutare i tifosi e a parlare coi giornalisti. Figurarsi se poteva esimersi. Adorava i riflettori, era normale. 
Sapeva ovviamente che aveva un bel corpo, ma vederlo senza maglietta tutto sudato e sporco alla fine di una partita non era esattamente la stessa cosa del vederlo nudo e bagnato dopo una doccia calda. 
Specie senza asciugamano.
Quando se lo tolse David rimase lì a guardarlo incapace di rendersi conto che si era incantato chiedendosi se l’avesse mai visto dopo la doccia. 
Che domande sciocche erano da farsi? 
Si schiarì la voce e stava per attirare la sua attenzione, ma realizzò che se gli avesse parlato in quel momento quello si sarebbe avvicinato in quel modo. Nudo e bagnato. Ed improvvisamente non voleva. Non era sicuro di poter sopportare la sua vicinanza nudo e bagnato. 
- Non cambierai idea, vero? - Chiese dolcemente Denis avvicinandosi mentre si stava vestendo, perdeva meno tempo di Jay il quale era lentissimo a prepararsi perché doveva stare attento a mille cose. Per lui la doccia non era mai una semplice doccia, era sempre una scusa per rendersi meraviglioso. Ci teneva davvero troppo.
Nel mentre scherzava a macchinetta con gli altri due pagliacci degni compari, Joao e Luis. 
David pronto di tutto punto trasalì e distolse lo sguardo da Jay arrossendo, sperò non si notasse, ma la sua carnagione era troppo chiara per non notare il colorito acceso delle sue guance lisce. 
- Io non... non so se... - Ma era ancora pieno dell’immagine del nudo integrale di Jay ed il cervello era in tilt. E ancora nemmeno capiva perché era andato tanto nel pallone. Denis così insistette: 
- Dai, ci sono anche io, vedrai che controbilancio la loro esuberanza! So che possono spaventare perché sono tre matti, ma è divertente passare qualche ora insieme al di fuori del campo. Avevo un allenatore nel club dove stavo prima, uno molto bravo, che insisteva tanto sul farci passare il tempo insieme fuori dal campo, diceva che il gruppo si formava fuori, ma poi gli effetti si vedevano dentro ed era importante fare gruppo. - Denis lo ubriacò così tanto di parole e aneddoti sulla sua precedente esperienza, che David non si rese conto di essere trascinato fuori dagli spogliatoi dal compagno, seguiti dai tre chiassosi che ancora non smettevano di scherzare insieme dicendo solo un mucchio di sciocchezze. 
Alla fine con una sonora pacca sul sedere, evidentemente il suo nuovo posto preferito, Jay lo intimò deciso: 
- Allora ci vediamo da me, seguici! - Non era una proposta, non avrebbe ammesso repliche e scambiando lo sguardo confuso con il suo deciso, si ritrovò ad accettare di nuovo. Il sorriso di Denis lo incoraggiò, ma appena fu in macchina con gli occhi fissi in quella all’ultimo urlo di Jay che ruggiva davanti, si rese conto di essere più che agitato. 
Era proprio nel panico. 
Non aveva idea di cosa sembrasse da fuori, forse solo il David musone di sempre, ma lui lì dentro nella sua automobile sportiva stava morendo. Letteralmente. 
E si sentiva davvero un idiota per questo, ovviamente. 
- Sei uno stupido. È solo un paio d’ore da un compagno. Magari ti fai qualche amico, qua dentro, finalmente. Da quando ti sei trasferito non hai conosciuto nessuno, non sei uscito con nessuno. A malapena che conosci la lingua. Loro sono diversi da te, ma che te ne frega? Stai lì, bevi qualche drink e poi te ne vai. Magari un paio ti scioglieranno e ti diverti. - David parlò da solo tutto il tempo cercando di calmarsi.
Uscire dalla sua limitata confort zone era motivo di profonda ansia, non era facile. In aggiunta c’era l’agitazione provocata dal nudo di Jay e dalle sue due palpate al suo sedere. Così casuali che non significavano nulla, ma comunque l’avevano colpito. Gli erano rimaste impresse nelle chiappe insieme al suo corpo da favola, scolpito muscolo per muscolo nella sua pelle liscia senza un singolo pelo, abbronzata e perfetta. 
Nemmeno un tatuaggio perché il suo corpo era il suo tempio. 
Solo quando parcheggiò dietro alla fila dei suoi compagni, all’interno di un cancello, realizzò d’aver pensato a Jay e al suo corpo come una ragazzina fanatica e si diede dell’idiota mentre per qualche stupida ed insana ragione gli veniva in mente il suo amico d’infanzia finito in prigione per dei giri sbagliati. 
Jay lo faceva sentire improvvisamente simile a come l’aveva fatto sentire il suo amico Jacob. 
- E comunque adesso non hai scelta, caro David. Qualunque cosa ti stia succedendo sei il solito ritardatario. Ma ormai sei qua e ti tocca ballare. - Chiuse la macchina e ritirò le chiavi dal quadro. - Si fa per dire, non ballerò nemmeno se mi ubriacano. -